domenica 20 marzo 2016

La chimera, Sebastiano Vassalli.

Titolo: La chimera.
Autore: Sebastiano Vassalli.
Casa Editrice: BUR Rizzoli.
Pagine: 361.

Trama: Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, e come tanti destinato a essere cancellato senza lasciare tracce. C'è però una storia clamorosa, soffocata sotto le ceneri del tempo, che Sebastiano Vassalli ha riportato alla luce: la storia di una donna intorno alla quale si intrecciano tutte le illusioni e le menzogne di un secolo terribile e sconosciuto. Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, un giorno viene scelta da due contadini e portata a Zardino, dove cerca di vivere con la fede e la semplicità che le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente. Perché è scura d'occhi, pelle e capelli, come una strega, e una volta è svenuta al cospetto del vescovo Bascapè, l'uomo che doveva diventare Papa e che si è messo in testa di trasformare in santo chiunque abiti quelle terre. E poi perché Antonia è bella, troppo bella, ed è innamorata, ed è indipendente: in lei ci dev'essere per forza qualcosa di diabolico... Vassalli illumina gli angoli più oscuri di un secolo senza Dio e senza Provvidenza, ricostruendo un episodio che è stato crocevia di molti destini e che, in un turbine di menzogne e fanatismi, ci dice molto di come si è formato il carattere degli italiani.


Un CAPOLAVORO. Non so davvero da dove cominciare per parlare di questo libro. Tutti lo conoscerete e molti lo avranno letto. Io ho aspettato tanto prima di leggerlo perché sapevo di non essere pronta ad affrontarlo. Una decina di giorni fa ho deciso che i tempi erano maturi ed era ora di leggere Vassalli. Mi sentivo pronta ad affrontare questo signor Libro nel modo giusto, senza spaventarmi od annoiarmi. Ed infatti così è stato. Mi sono lasciata trasportare nel Seicento senza pensare troppo a cosa avrei trovato. Il quadro che mi è stato posto davanti è una società non poi così diversa da quella attuale, fatta di pregiudizi, chiacchiere e malelingue, di mala-politica e mal costume, di problemi e soluzioni inesistenti, di difficoltà e fatica.
"Il Langhi dunque riferì al governatore le ragioni dei novaresi; il governatore le ascoltò, e lasciò che le leggi rimanessero com'erano. Del resto, era una precisa tecnica di governo al tempo della dominazione spagnola in Italia, questa di costringere i sudditi a convivere con leggi inapplicabili e di fatto inapplicate, restando sempre un poco fuori della legge: per poterli poi cogliere in fallo ogni volta che si voleva riscuotere da loro un contributo straordinario, o intimidirli, o trovare una giustificazione per nuove e più gravi irregolarità. Così è nata l'Italia moderna, nel Seicento: ma può essere forse motivo di conforto, per noi, sapere che il malcostume ci è venuto da fuori, e che è più recente di quanto comunemente si creda."
Se quella descritta in questo breve estratto non fosse espressamente indicata come l'Italia del Seicento, verrebbe da credere che il Vassalli stia parlando dell'Italia moderna. E questa sensazione accompagna il Lettore per tutto il romanzo. Tra intrighi, tradimenti, siccità e raccolti, il Lettore vive costantemente quella sensazione di incertezza sul momento storico descritto. Questo perché, in fondo, l'Italia moderna, con le sue contraddizioni e le sue problematiche, tanto diversa non è da quella del Seicento. E Vassalli lo sapeva bene e ha sfruttato questa particolarità a suo favore, per raccontarci contemporaneamente la vicenda di Antonia nel Seicento e la nostra negli anni moderni (il libro è del 1990). 

Detto questo, passiamo alla storia che il romanzo ci racconta. 
Antonia è un'esposta che vive alla Pia Casa di Novara. La piccola Antonia non ha mai visto quello che sta al di fuori delle mura del collegio, ovvero il mondo, fino a che i Nidasio non decidono di prenderla con sé. In un istante la vita della piccola Antonia cambia. Vive nella bassa con i Nidasio, cresciuta come una figlia e amata. Ma fin da subito la diffidenza dei paesani e delle comari segna la sua vita. Antonia cresce bene nella bassa, troppo bene e troppo bella secondo le malelingue. Cominciano a circolare voci terribili e infondate sul conto di Antonia, voci che la portano ad essere additata come strega. Fino alla tragica conclusione.
Ad arricchire la vicenda di Antonia ci sono incontri con i potenti esponenti del Clero del tempo, aneddoti sulle usanze della bassa, descrizioni di avvenimenti eccezionali di Novara e storie di personaggi minori. L'affresco che Vassalli ha dipinto per noi è articolato, complesso e coloratissimo. Leggendo il romanzo il Lettore sorride, si arrabbia, soffre e prova le più disparate emozioni. 

La vicenda di Antonia ha dell'incredibile. Pensare a cosa faceva la Santa Romana Chiesa, mi fa sempre venire i brividi. Condannare al rogo una giovane, soltanto perché è più libera e più bella, più emancipata e più intraprendente della altre, perché le malelingue (quelle maledette donnette che invece che fare la calza dovevano mettere in giro chiacchiere!) sussurravano chissà quali crimini compiuti dalla sfortunata, è una barbarie. Una barbarie. E nessuno può farmi cambiare idea, anche se non credo che qualcuno voglia farlo. Per non parlare delle torture, delle condizioni disumane e degli ingiusti processi. Proprio meglio sorvolare. Antonia è stata vittima delle invidie, dell'ignoranza e del suo status di donna-giovane-bella-esposta. Una combinazione micidiale e, all'epoca, assolutamente da condannare. Di tutta la terribile storia, di tutte le parole spese e non, di tutti i fatti e le dichiarazioni, solo le parole del boia restano degne di nota, perché tutte le altre sono solo frutto di fanatismo religioso e pagano che non fa altro che distruggere, nel Seicento come oggi, tutto ciò che c'è di bello.
Bruciare vivi è la morte più orrenda che ci sia e io non credo di togliere nulla alla pena che i giudici hanno stabilito per la strega togliendole un poco di quella capacità di intendere che è anche capacità di soffrire. Che Dio mi perdoni se sto per commettere un errore, e che Dio ci aiuti!
Servirebbero altri dieci post per analizzare uno alla volta tutti i temi trattati: la corruzione del Clero, la riforma e la controriforma, la condizione della donna, e quella dei poveri contadini della bassa, l'avidità e il potere, la morte e l'Inquisizione, e via dicendo. Tempo ce ne sarebbe, ma spazio non abbastanza.
Vorrei spendere ancora due parole solo per le considerazioni finali dell'autore a proposito del Seicento. Il Seicento di Vassalli è reale, crudele e non filtrato, mentre quello a cui ci aveva abituato il Manzoni è filtrato, romanzato e quasi all'acqua di rose (come ci dice Vassalli). Ecco. Io non ci avevo mai pensato prima di leggere questo romanzo. Ingenuamente non avevo mai pensato di paragonare quello che ci racconta il Manzoni con il Seicento dei libri di Storia. Ma in effetti ci sono differenze, incongruenze e piccole differenze. Questo non fa de I Promessi Sposi un romanzo meno significativo, ma fa riflettere. E Vassalli "giustifica" così le scelte del Manzoni e le proprie (e proprio con queste parole voglio concludere).
E' con quel genere di persone e in quell'ambiente, che si è formata l'Italia moderna. In un clima di povertà e di illegalità diffuse dove le regole, che pure esistevano, non arrivavano a contrastare lo strapotere dei forti sui deboli; e dove la religione, che avrebbe dovuto attenuare i contrasti, finiva invece spesso per accentuarli. E' in quell'epoca che va cercata l'origine di molti nostri difetti (per esempio della nostra scarsa socialità compensata da una socievolezza spesso falsa, o della convinzione, comune a molti, che le leggi esistano soltanto per favorire i furbi; o, infine, dell'attesa di un "salvatore" che sistemi tutto e faccia funzionare tutto) e di molte caratteristiche negative della nostra società. Ed è lì che ha preso forma, in età moderna, il nostro carattere nazionale. Quel carattere che il Manzoni, uomo del Risorgimento, volle correggere almeno in parte per renderlo più presentabile; e che io invece mi sono limitato a raccontare, senza aggiungergli e senza togliergli nulla. Partendo dalle sue origini. Come già aveva fatto Manzoni.

venerdì 18 marzo 2016

L'ultima danza, Emiliano Gambelli.

Titolo: L'ultima danza.
Autore: Emiliano Gambelli.
Casa Editrice: Augh Edizioni.
Pagine: 62.
Formato: e-book.


Trama: Carmelo e Livio sono cresciuti insieme e insieme si trovano a vivere una vita che non li soddisfa, circondati da una società bigotta e sputasentenze. Due maschere indossate per gioco danno ad entrambi la possibilità di riscattarsi, di mostrare a se stessi il proprio valore e la propria onnipotenza. Inizia così un gioco perverso, fatto di terrore e redenzione, che sconvolgerà in modi diversi l’esistenza di chi si troverà sulla loro strada. Emiliano Gambelli si cimenta in un thriller dai risvolti inaspettati che, anche grazie ad un costante – e sapiente – cambio del punto di vista, spiazza il lettore e lo trascina in una spirale di emozioni ed eventi di cui l’epilogo finale rappresenta solo una delle tappe. Alla seconda prova letteraria, con L’ultima danza il giovane autore pare così raggiungere la sua maturità letteraria, come sottolinea anche Marcello Rodi, scrittore e autore della prefazione: “[…] Emiliano riesce a fare quel salto di qualità dalla sua prima opera che non riesce sempre a tutti, architettando una trama ricca di colpi di scena e di sorprese che rende il racconto godibile al lettore […]”.


Come ben sa chi segue il blog, tendo a non leggere libri in formato digitale. Un po' perché non mi piace, un po' perché faccio fatica. Ma per Emiliano Gambelli ho fatto un'eccezione. Quando avevo letto il suo primo lavoro, I due angeli, ero rimasta piacevolmente colpita e quindi ho trovato più che giusto leggere anche questo nuovo racconto.

Il racconto, purtroppo, è breve e si legge in un'oretta, ma lo stile di Emiliano Gambelli è unico e coinvolge il Lettore fin dalle prime pagine. La storia viene raccontata da più di un narratore: Carmelo, Battiston, Livio e un poliziotto. Tutti con le loro ragioni, i loro sogni, le loro idee e i loro destini. In poco più di 60 pagine si susseguono le vite e le speranze dei protagonisti e il Lettore si sente coinvolto e smanioso di conoscere quello che succederà.
Il capitolo conclusivo ci racconta la morte come una danza,  l'ultima danza appunto, una metafora forte, potente e coinvolgente. Un'idea singolare e assolutamente azzeccata.

Non so cosa altro dirvi se non invitarvi a leggerlo. Questo racconto va gustato-in-lettura, non si può raccontare o svelare. È troppo particolare, per narrativa e immagini, per essere descritto. 
È la seconda volta che leggo Emiliano Gambelli ed ogni volta è una meravigliosa sorpresa.

lunedì 14 marzo 2016

Gruppo di Lettura: Leggiamo Insieme i Classici Russi. Fase #2: LA MORTE DI IVAN IL'IČ.

Salve lettori!
È arrivato il momento di introdurre la seconda fase del nostro gruppo di lettura. La prima fase con zio Fëdor è andata molto bene, ma ora è tempo di conoscere un altro zio, altrettanto talentuoso e conosciuto: zio Lev!

Ivan Il'ic ha una vita soddisfacente, una buona carriera, una vita familiare e sociale apparentemente appagante. Nel nuovo appartamento di Pietroburgo, città in cui si è trasferito dopo una promozione, cade da uno sgabello, sistemando una tenda, e prende un colpo al fianco. Il dolore provocato dalla caduta diventa, nei giorni, sempre più forte e tutte le cure si rivelano inutili. Il pensiero della morte gli fa riconoscere la falsità della sua vita, di chi lo circonda, dei suoi apparenti successi. L'unica persona che gli sa stare vicino è un giovane servo che lo assiste fino alla terribile agonia. Morente, capisce che così libererà, prima che se stesso, gli altri dalla sofferenza e con questo pensiero muore sereno.


La morte di Ivan Il'ič (in russo Смерть Ивана Ильича, Smert' Ivana Il'iča), pubblicato per la prima volta nel 1886, è un raccontodi Lev Nikolaevič Tolstoj. È una delle opere più celebrate di Tolstoj, influenzata dalla crisi spirituale dell'autore, che lo porterà a convertirsi al Cristianesimo. Tema centrale della storia è quello dell'uomo di fronte all'inevitabilità della morte.


Lev Nikolàevič Tolstòj (Jàsnaja Poljana, 9 settembre 1828– Astàpovo, 20 novembre 1910), è stato uno scrittore, filosofo, educatore e attivista sociale russo.
Divenuto celebre in patria grazie ad una serie di racconti giovanili sulla realtà della guerra, il nome di Tolstoj acquisì presto risonanza mondiale per il successo dei romanzi Guerra e pace e Anna Karenina, a cui seguirono altre sue opere narrative sempre più rivolte all'introspezione dei personaggi ed alla riflessione morale. La fama di Tolstoj è legata anche al suo pensiero pedagogico, filosofico e religioso, da lui espresso in numerosi saggi e lettere che ispirarono, in particolare, la condotta non-violenta dei tolstoiani e del Mahatma Gandhi.

Il racconto è molto breve, ma se avete la mia stessa edizione (che è quella in foto) nello stesso volume ci sono anche altri racconti che vi invito comunque a leggere, indipendentemente dal gruppo di lettura. 
La lettura inizierà lunedì 21 marzo. Avrete tempo una decina di giorni per leggere il racconto. Come per la prima fase, anche stavolta commenteremo sia durante la lettura che alla fine. Il gruppo dell'evento rimane lo stesso, anche se, putroppo, Mr Facebook non mi ha permesso di aggiornare la data e quindi trovate l'evento tra quelli passati. 
Ogni canale di condivisione e confronto sarà ben accetto: Facebook, la pagina del blog, il blog stesso, messaggi privati, Instagram e chi più ne ha più ne metta. Vi ricordo che l'hashtag uffciale è #GdLclassicirussi.

Allora, siete pronti a ripartire per San Pietroburgo? Tra una settimana si riparte! Niente tappe obbligate nemmeno stavolta, soltanto noi e zio Lev! 

domenica 13 marzo 2016

Pills of books. #8

"Il Langhi dunque riferì al governatore le ragioni dei novaresi; il governatore le ascoltò, e lasciò che le leggi rimanessero com'erano. Del resto, era una precisa tecnica di governo al tempo della dominazione spagnola in Italia, questa di costringere i sudditi a convivere con leggi inapplicabili e di fatto inapplicate, restando sempre un poco fuori della legge: per poterli poi cogliere in fallo ogni volta che si voleva riscuotere da loro un contributo straordinario, o intimidirli, o trovare una giustificazione per nuove e più gravi irregolarità. Così è nata l'Italia moderna, nel Seicento: ma può essere forse motivo di conforto, per noi, sapere che il malcostume ci è venuto da fuori, e che è più recente di quanto comunemente si creda."


Servono parole? Serve aggiungere qualcosa? Probabilmente no. Poche righe bastano per esprimere tanti di quei concetti e raggruppare tante di quelle idee che nemmeno l'opinionista migliore avrebbe potuto fare di più. Ho aspettato tanto prima di leggere Vassalli e ora me ne pento. Questo libro ti inghiotte e ti svela cose che non avresti mai nemmeno lontanamente immaginato. Menomale che ho deciso di colmare questa mia grande lacuna, perché arrivare a 27 anni e non aver ancora letto La chimera non va bene, proprio no. 

sabato 12 marzo 2016

La frusta e l'onda, Irene Reffo.

Titolo: La frusta e l'onda.
Autore: Irene Reffo.
Formato: digitale.
Pagine: 23.

Trama: Breve racconto erotico in cui il BDSM incontra l’amore, legati entrambi dal fil rouge del dolore, emotivo e fisico. Un dolore, però, che non è mai odio, semmai un amore così forte e profondo da scendere negli Inferi per cercare di sopravvivere. Le pratiche BDSM non sono intese come mero piacere, ma come risorsa ultima per compensare ad un amore che non ha abbastanza forza per esistere. Una storia che non vuole fermarsi al puro e semplice erotismo, ma vuole scendere fin dentro all’anima, pescando a piene mani dall’immenso mare dei sentimenti. Erik e Christian: apparentemente due personaggi completamente opposti, in realtà due facce della stessa medaglia, due sfumature dell’amore e, nello stesso tempo, del dolore. Lacrime e sangue, polvere e ferro. E un amore che non è mai venuto meno.


Come vi avevo annunciato alcune settimane fa in occasione della segnalazione di questo racconto qui sul blog, ho letto La frusta e l'onda, breve racconto nato dalla penna di Irene Reffo.

La storia segue quel filone molto in voga al momento (sì!, proprio quello delle Sfumature) che vuole raccontarci di una lei che incontra un lui dominatore e maschio e che si lascia dominare. Ma alla consueta accoppiata si aggiunge un terzo tassello, a creare una specie di triangolo con un vertice che appartiene al passato.
La protagonista soffre per una storia finita e si butta nel BDSM e nel dolore per dimenticare e non pensare. Ovvero, si trasforma in creatura dominata per scelta, come se fosse la scelta più ovvia per non pensare al passato. Il desiderio di dolore della protagonista è quasi patologico e un po' mi ha preoccupata. Se, invece di essere un racconto breve, fosse stato un romanzo non oso immaginare cosa avrebbe potuto combinare Christian (che poi, i dominatori si chiamano tutti Christian? Attenzione ragazze se conoscete un Christian!).

La narrazione, le azioni e i pensieri scorrono veloci, e non potrebbe essere diversamente visto che si tratta di un racconto breve, ma qualche paginetta in più non ci sarebbe stata male. Lo stile narrativo di Irene mi piace. Mi piace in questo racconto tanto quanto mi era piaciuto nel racconto (inedito) che mi aveva inviato tempo fa. Irene, a mio modestissimo parere, ha grandi potenzialità e sicuramente sentiremo ancora parlare di lei. La frusta e l'onda rappresenta solo una piccolissima parte di quello che può fare e produrre. Nonostante non sia il mio genere prediletto, ho letto piacevolmente il racconto e auguro a Irene il meglio per la sua carriera da scrittrice!

venerdì 11 marzo 2016

Veronica è mia, Giulia Mastrantoni.

Titolo: Veronica è mia.
Autore: Giulia Mastrantoni.
Casa Editrice: Panesi Edizioni.
Pagine: 55.

Trama: Veronica è una ragazza giovane, timida, innocente. La sua voglia di amare ed essere amata si scontra con quella di possedere di Max, ragazzo impassibile che entra nel suo corpo e nei suoi pensieri. Max di giorno, Max di notte, Max in ogni fibra del suo essere: Max è ossessione e sogno effimero. Veronica, nel tentativo di non dimenticarlo, lo ricerca e rivive nei corpi vuoti e indifferenti di altri uomini. Solo una grande forza interiore sarà in grado di rimettere tutto in discussione. "Veronica è mia" è pornografia dell'anima, grido di forza e speranza, inno alla rinascita.



Ve lo avevo annunciato ormai un mesetto fa, ed eccomi finalmente qui a dire la mia su Veronica è mia. Vi avevo già presentato Giulia Mastrantoni in occasione della segnalazione del suo romanzo e vi avevo promesso che avrei letto il suo scritto e vi avrei detto cosa ne penso.

Oggi mi sono messa comoda, ho acceso il tablet e ho letto questa storia. Tutta d'un fiato, senza fermarmi. Inizialmente non sapevo cosa aspettarmi. La solita storia di sesso ed erotismo, letta e riletta? O qualcosa di più? Per una ventina di pagine avevo la sensazione di leggere la storia di sempre, con personaggi diversi sì, ma con le stesse scene. Scritta bene, benissimo, ma la solita. Poi qualcosa è cambiato. La storia diventa più intima, più femminile, più sensibile. Veronica apre il suo mondo al Lettore e si scopre nuda, di quel nudo personale e profondo, che nulla ha a che vedere con il sesso, ma che offre l'anima a chi osserva.

La "storia" tra Veronica e Max è una storia di possesso e mancato rispetto, di amore e perdita di sé. All'inizio sembra quasi che Veronica non voglia reagire e riscattarsi. Poi, dopo l'ennesimo sopruso, finalmente!, decide di ribellarsi e riconquistarsi la propria vita. Il capitolo conclusivo è bellissimo, un inno alla donna in quanto essere umano capace di pensare ed amare, che può riscattarsi e scegliere per se stessa. Una luce in fondo a quel tunnel di ossessione e possesso che troppo spesso inghiotte le donne. 
La parte finale del libro sarebbe da riportare per intero, perché un solo estratto non sarebbe sufficiente ad esprimerne la forza emotiva ed umana. Quindi, per non sbagliare, vi invito a leggere questo breve racconto e farvi conquistare dalla forza delle parole che Giulia Mastrantoni ha saputo regalarci.

mercoledì 9 marzo 2016

Masha e Orso e altre fiabe russe, Aleksandr Puškin, Aleksandr Afanasev.

Titolo: Masha e Orso e altre fiabe russe.
Autore: Aleksandr Puškin e Aleksandr Afanasev.
Illustratore: Ivan Bilibin.
Casa Editrice: Bur.
Collana: Bur Deluxe.
Pagine: 179.


Trama: Una raccolta preziosa, un’edizione di prestigio per godere la magia senza tempo di un tesoro di storie e tradizioni che continua a incantare per la ricchezza dell’invenzione e l’inesauribilità della fantasia.
Principi e regine, serpenti e draghi, spiriti magici e diavoli, personaggi indimenticabili come la strega Baba Jaga, la bella Vassilissa, Finist falco lucente o la piccola Masha e l’orso, protagonisti di un antico racconto recentemente riscoperto da un’amatissima serie televisiva. L’universo delle fiabe russe, disseminato di cupole d’oro e capanne sperdute nel folto di boschi secolari, costituisce da sempre un’inesauribile fonte di fascino e stupore per grandi e bambini. In questo volume, che affianca le più belle storie tratte dalla celebre raccolta di Aleksandr Afanasev a quelle rese immortali dal genio di Aleksandr Puškin, il mondo fantastico delle fiabe prende forma nelle incantevoli tavole di Ivan Bilibin, tra i più grandi artisti russi di inizio Novecento: contraddistinte da una perfetta osmosi fra tradizione e stile moderno, le sue illustrazioni ritraggono con maestria zar inflessibili e streghe spaventose, animali magici e giovani coraggiosi, immergendoli in paesaggi fantastici e in interni riccamente decorati.


Può una groupie della Letteratura Russa non avere in libreria questa chicca, questo volume così pregevole e unico? Ovviamente la risposta è: no!, non può non averlo. Appena l'ho visto tra gli scaffali della mia libreria preferita non ho resistito e me lo sono regalata.

Questa raccolta di fiabe catapulta il Lettore nella tradizione popolare russa più autentica. La serie di fiabe proposte è perfetta per grandi e piccini. I fili conduttori sono gli stessi in tutte, ma ogni fiaba regala una morale che si differenzia dalle altre, seppur per una impercettibile sfumatura.
Il lavoro dei due autori per tramandare la tradizione è eccezionale se si pensa che, a distanza di così tanto tempo, ancora si leggono queste fiabe e se ne parla. 
Le illustrazioni sono a dir poco bellissime. Piccole e grandi tavole che sono dei veri e propri gioielli, bellissime nella loro semplicità.

Inutile commentare ulteriormente una raccolta come questa, perché sarebbe superfluo. Le fiabe vanno lette, da piccoli e ancor di più da grandi, per imparare o non dimenticare quello che si è imparato. Come diceva Gianni Rodari: "La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.", e proprio su questo vorrei soffermarmi un attimo: sulla fiaba e il suo scopo.
Questa non è la prima raccolta di fiabe che leggo. Ho letto le fiabe irlandesi e altre raccolte. E tutte hanno molto in comune con queste fiabe russe, anzi!, sembrano essere le stesse fiabe, solo con ambientazioni diverse e nomi diversi. In quelle irlandesi l'ambientazione sono le scogliere e i prati immensi, in quelle russe i boschi e i palazzi dorati. Nelle fiabe irlandesi i personaggi portano i nomi di grandi guerrieri celtici, nelle fiabe russe i personaggi portano i nomi dei grandi zar. Ma le storie e le morali sono le stesse. E sapete perché? Perché le fiabe, di qualsiasi Paese siano, nascono tutte dallo stesso ceppo, dalla stessa storia, poi ogni popolo le ha adattate per la sua gente. E questo vuol dire che tutti, italiani, russi, europei, raccontiamo ai nostri bambini le stesse storie con le stesse morali. E da queste storie i bambini conoscono il mondo e lo costruiscono. Ecco perché non si dovrebbe mai smettere di leggere le fiabe, perché ci ricordano di quando eravamo bambini e immaginavamo di vivere personalmente quelle avventure, le stesse che tutti i bambini del mondo si sentono raccontare prima di dormire. La cultura unisce, sempre. Anche se tendiamo a dimenticarcene.

lunedì 7 marzo 2016

Presentazione #26: Silvia Devitofrancesco.

Salve lettori!
Inizia una nuova settimana e quale modo migliore di iniziarla se non con una nuova presentazione? Oggi voglio presentarvi Silvia, il suo romanzo ed il suo mondo. Pronti?

Dopo il buon riscontro di pubblico, l’autrice ha deciso di dare una seconda vita al suo romanzo attraverso il self. L’opera sarà disponibile su Amazon e Kobo.

Titolo: Lo specchio del tempo.
Autore: Silvia Devitofrancesco.
Editore: Self publishing.
Genere: Romance a sfondo storico.
Pagine: 157.

«Avvertivo strane sensazioni. Avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere e avevo paura per me.» Due donne diverse dai destini intrecciati, l’una lo specchio dell’altra. Un manoscritto le farà incontrare mettendo così a confronto due epoche diverse e due donne simili, vittime di un padre padrone, ancorate a un amore romantico, capaci di lottare per la vita. Due storie legate dallo specchio del tempo, dove il passato incontra il presente e in cui due donne lontane eppure vicine, lottano per rivendicare il diritto di scegliere il proprio destino e il loro sogno d’amore.
Marylya, principessa del Regno del Nord, è costretta dal padre per motivi dinastici a sposare Mikelle, principe del Regno del Sud. Un tempo, infatti, i due regni erano in guerra e questo matrimonio, unito a una cospicua dote, garantirà la pace perpetua. La situazione, però, non è così semplice. Ben presto Marylya dovrà confrontarsi con una realtà totalmente diversa da ciò che immaginava: Mikelle si rivela un uomo dispotico e autoritario e sua sorella Sadyon, ostile. L’unica persona con la quale la giovane principessa instaura un dolce feeling è il principe Meros, fratellastro di Mikelle. Tra battaglie, colpi di scena e momenti ad alto tasso adrenalinico, la riconquista della pace tra i due regni diviene sempre più ardua.


Chi è l'autrice? Silvia Devitofrancesco è nata a Bari nel 1990. È laureata in Lettere (curriculum “Editoria e Giornalismo”) e ama scrivere e leggere sin da piccola. Gestisce un blog nel quale propone recensioni, blogtour e interviste. 
Twitter: @ragazzainrosso

domenica 6 marzo 2016

Gruppo di Lettura: Leggiamo Insieme i Classici Russi. Fase #1: LE NOTTI BIANCHE, Fëdor Dostoevskij. (recensione e commento)

Salve lettori!
Come sapete se mi seguite sempre qui sul blog e in pagina, a febbraio si è svolta la prima fase del gruppo di lettura che ho organizzato. Ho sempre avuto il desiderio di prendere parte ad un gruppo di lettura, ma non avendone trovati di davvero interessanti qui nella mia zona, mi sono decisa ad organizzarne uno virtuale. 
Non starò qui a spiegarvi tutto quanto di nuovo, ma se non sapete di cosa parlo vi rimando al post di presentazione del progetto

A febbraio abbiamo letto tutti contemporaneamente Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij. 

Le notti bianche (in russo: Белые ночи, Belye Noči), è un romanzo breve giovanile di Fëdor Dostoevskij, pubblicato per la prima volta nel 1848. L'opera prende il nome dal periodo dell'anno noto col nome di notti bianche, in cui nella Russia del nord, inclusa la zona di San Pietroburgo, il sole tramonta dopo le 22.
Le notti bianche è un romanzo sentimentale in cui appaiono molti dei temi fondamentali dell'opera di Dostoevskij.

La lettura è iniziata lunedì 15 febbraio. Per due settimane, sulla bacheca dell'evento su Facebook, la lettura individuale è stata accompagnata da brevi commenti e considerazioni per mantenere vive curiosità e attenzione. Per alcuni giorni, a partire dal 29 febbraio, è partito lo scambio di opinioni vero e proprio. 
In quanto mediatrice della discussione ho posto ai partecipanti una serie di domande per capire impressioni ed idee post lettura. Le risposte sono state varie e tutte uniche. Impressioni e pensieri individuali si sono fusi per formare una grande idea collettiva. 

In generale il romanzo è piaciuto ed ha riscosso un buon successo. Chi si è avvicinato per la prima volta a zio Fëdor ne è rimasto positivamente colpito. Chi già aveva letto Dostoevskij ha gioito per la possibilità di rileggere questo breve libro.
Riportare le risposte di tutti quanti sarebbe impossibile perché il post diventerebbe davvero lungo, quindi, per ogni domanda che ho posto, riporterò soltanto una o due risposte, quelle più particolari o complete, ma senza nulla togliere a tutte le altre (che potrete comunque leggere sulla bacheca dell'evento su Facebook).

Qual è l'aggettivo che meglio descrive il nostro Sognatore?

Avido nel senso di desideroso di nutrirsi di emozione, affamato di vita. Ho sentito proprio fame di emozioni, ma anche struggimento, voracità, tutto un po' mescolato, nella modalità tipica dell'adolescente di vedere la vita. Un grande mix di emozioni molto intense. (Cris, Letture di tutti i colori)

Che dire, le parole di Cris dicono già tutto. Ma aggiungerei una piccola nota divertente: con Cristina G. abbiamo associato una definizione al nostro Sognatore; e questa definizione è "fan della friendzone". All'epoca né Dostoevskij né il Sognatore conoscevano la parola friendzone, ma al giorno d'oggi ben rende l'idea. 

Quale edizione avete adottato? Vi siete trovati bene?

L'edizione più gettonata è stata quella della Mondadori, ma anche MiniMammut, Feltrinelli, Garzanti e Mursia hanno trovato spazio. In generale tutte queste edizioni si sono rivelate all'altezza della aspettative e le traduzioni sono state apprezzate. Unico tasto dolente: tutti quegli avverbi in -mente che hanno reso l'approccio a Dostoevskij inizialMENTE complicato.

Come vi è sembrato lo stile di Dostoevskij?

Mi aspettavo uno stile un po' più pesante a dire il vero, un romanzo così tanto introspettivo da lasciare poco spazio alla storia, ma sono stata piacevolMENTE sorpresa: l'introspezione nasce dalle vicende dei personaggi, sono riflessioni a cui il lettore è spinto, senza necessariaMENTE trovarsele lì palesate sulla pagina. (Erika, La Spaccialibri)

Ho incontrato qualche difficoltà solo quando lui parlava della sua vita. La sua bulimia verbale mi ha dato un po' fastidio. Fortuna che l'Anastasia l'ha friendzonato ché non se ne poteva più... (Cristina G., I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro)

Qual è la frase che vi è rimasta nel cuore e perché?

La citazione vincitrice (citata da molti partecipanti) è la seguente, anche se ce ne sarebbero moltissime altre da riportare:
"Dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Hai vissuto, oppure no? Guarda, ti dici, guarda che freddo fa nel mondo. Passeranno ancora gli anni e al loro seguito giungerà la tetra solitudine, giungerà la tremolante vecchiaia col bastone, e dietro a esse l'angoscia e lo sconforto. Impallidirà il tuo mondo fantastico, morranno, appassiranno i tuoi sogni e cadranno a terra come le foglie ingiallite cadono dagli alberi..."
Perché credo renda l'idea di tutto il racconto. (Serena P.)

Non possiamo evitare la vecchiaia (se non finendo troppo precocemente i nostri giorni), quindi non resta altro da fare se non chiederci se stiamo vivendo realmente, cosa stiamo facendo, come stiamo affrontando questi giorni, questo nostro tempo migliore, dove siamo ancora così pieni di energia da poter compiere le più grandi imprese, al punto da realizzare i nostri sogni più disparati. (Erika, La Spaccialibri)

Qual è la cosa che proprio non avete capito?

Non ho avuto problemi particolari, se non per l'atmosfera un po' onirica che, come ho detto, all'inizio non riuscivo ad "afferrare" bene. Leggerò sicuramente altro, ecco...magari senza cimentarmi direttamente con le opere più lunghe e impegnative! (La libreria di Tessa)

Non ho capito la storia della tartaruga. (Serena P.)

All'inizio l'idea del "sognatore" non mi è apparsa chiarissima. Per fortuna il libro ha un'ottima prefazione che mi ha aiutata a comprendere meglio questo concetto. (Martina, Un buon libro e una tazza di tè)

Non ho capito perché Dostoevskji ha scelto di non dare un nome o un'età a questo Sognatore... (Cosa che la ragazza ha!). (Cristina G.)

Leggerete ancora Dostoevskij dopo questo primo approccio? (Domanda solo per chi leggeva zio Fëdor per la prima volta).

Tutti hanno dato risposta affermativa e questo mi rende molto orgogliosa e soddisfatta!

Impressioni, argomentazioni, idee?

Il finale secondo me fa perdere di credibilità la giovane ragazza. Mi spiego: la ragazza appare intelligente, sensibile, profonda per tutto il romanzo. Magari un po' ingenua, ma comunque profondamente buona. Non dico che il finale non mi sia piaciuto, semplicemente secondo me ha tolto un po' di "punti" alla ragazza, facendole perdere credibilità e rendendola più ingenua e superficiale di quanto ci si aspetti all'inizio. Anche se non metto in dubbio che l'amore per l'altro uomo fosse autentico e profondo. (Martina, Un buon libro e una tazza di tè)

Io ho amato questo piccolo libro. Un libro così piccolo, ma allo stesso tempo intenso, emozionante, magnetico e puro. (Simona B.)

Riflettendoci un po' su, mi sono chiesta se non fosse Dostoevskji stesso ad aver subìto questa friendzone... Te, che lo conosci bene, sai niente a riguardo? (Cristina G.)


Prima di concludere, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno partecipato e soprattutto le altre persone che hanno commentato: Cristina S., Veronica Z. e Valentina Z.. 

Dopo la prima fase del gruppo di lettura non posso che essere felice. Il risultato mi sembra molto interessante e non vedo l'ora venga il tempo per la seconda fase. E, per la cronaca, la seconda fase prenderà il via il 21 marzo con La morte di Ivan I'lic di Tolstoj. Ricordo che chiunque può partecipare e che non è obbligatorio partecipare a tutte le fasi del gruppo di lettura. 
Ringrazio ancora una volta tutti i partecipanti e spero di ritrovarli tutti tra un paio di settimane quando affronteremo Tolstoj, magari con qualche new entry!

venerdì 4 marzo 2016

Lone Star, Paullina Simons.

Titolo: Lone Star.
Autore: Paullina Simons.
Casa Editrice: William Morrow Paperbacks.
Pagine: 622.
Lingua: Inglese.

Trama: Dalla famosa autrice di Il cavaliere d'inverno e Tully, una nuova e indimenticabile storia d'amore tra una giovane ragazza e un giovane ragazzo sempre in viaggio che sta per andare in guerra - una storia di amore trovato e perso sullo sfondo dell'Est Europa. 
Chloe sta per iniziare la sua nuova vita al college, lontana dalla sua casa nel Maine, quando parte per una grande avventura europea con il suo ragazzo e i suoi due migliori amici. La loro destinazione è Barcellona, ma prima devono forzatamente passare per le storiche città dell'Est Europa per mantenere fede ad una promessa familiare. 
Qui, nello stravagante mondo post-comunista, Chloe incontra un fascinoso vagabondo americano di nome Johnny, che porta una chitarra, un semplice sorriso - e una vita di segreti. Da Treblinka a Triste, da Karnikava a Cracovia, da Vilnius a Venezia, il gruppo di amici e amanti attraversa il vecchio mondo in treno, cambiando prospettive e priorità.
Ma i legami di una vita che Chloe e i suoi amici dividono saranno presto messi alla prova - e in un modo o nell'altro cercano di raggiungere Barcellona, certi che le loro vite non saranno più le stesse.


Ho moltissime cose da dire su questo romanzo e sono convinta che me ne dimenticherò qualcuna. Non so da dove cominciare e quindi inizio dicendo che questo libro ha significato tanto fin dal giorno in cui l'ho acquistato online. Perché? Semplice. L'ho acquistato direttamente dagli USA grazie ad un firmacopie online e l'ho ricevuto con la firma e la dedica dell'autrice (come vedete qui a fianco). Soltanto questo basterebbe da sé per farmi adorare questo libro, visto il mio livello di fangirlismo nei confronti della Simons.
Detto questo, meglio passare a cose serie.

Il romanzo è una storia di viaggio e di crescita. Un gruppo di ragazzi parte per il classico viaggio del diploma. La meta scelta è Barcellona, ma visto che i soldi scarseggiano nelle tasche degli studenti, si trovano costretti a fare un piccola deviazione verso l'Est Europa. Infatti, la nonna di Chloe, Moody, offre al gruppetto di amici tutti i soldi necessari, purché facciano tappa a Treblinka per onorare una vecchia promessa. Ma a Est, i ragazzi, non faranno solo una breve sosta, ma scoprono se stessi e i lati più nascosti delle proprie vite.
Tra intrecci amorosi, amicizie spezzate, nuovi amori e rivelazioni, i quattro amici (Chloe, Hannah, Mason e Blake) impareranno cosa vuol dire crescere e vivere nel mondo, lontani dal Maine e dalle proprie case sul lago.

A movimentare ancora di più il viaggio verso Est arriva Johnny, un ragazzo americano con la chitarra sempre in spalla e tanti segreti nella vita. Johnny è bello, divertente, spigliato, e Chloe se ne innamora come mai prima e si sente in un modo tutto nuovo, un modo in cui il suo storico fidanzato Mason non l'ha mai fatta sentire. Tra gelosie (di Blake, non di Mason!), litigi (con Hannah, con Blake, ma non con Mason) e scoperte, Chloe si scopre diversa e prende decisioni che cambieranno radicalmente la sua vita. 

Sullo sfondo dell'Europa post-comunista, l'amore tra Chloe e Johnny cresce e si fortifica, fino a diventare qualcosa che fa muovere Chloe fin dove mai avrebbe immaginato.

Lo stile del libro è quello classico della Simons. Denso, densissimo. Inizialmente lento e quasi eccessivamente descrittivo, ma poi la storia prende ritmo, spessore e significato e la lettura procede spedita e fluida.

I colpi di scena non mancano e uno su tutti mi ha letteralmente lasciata senza parole e mi sono trovata a sussultare sulla poltrona dalla sorpresa.

Mi spiego. Arrivata in fondo al libro, su una delle ultimissime pagine del romanzo, un nome spicca: Anthony Alexander Barrington III.
Per chi non ha mai letto la Simons, questo nome non significa proprio nulla, ma per chi, come me, ha letto e ha adorato i suoi romanzi  (primo tra tutti Il cavaliere d'inverno) questo nome vuol dire tutto. E con tutto intendo TUTTO. Non potete immaginare quanti viaggi mentali mi sono fatta dopo aver letto questo nome. È stato come aggiungere al puzzle un nuovo tassello e sorridere soddisfatta per averlo trovato, anche se non ho la certezza matematica che quel che ho dedotto dal libro e dal posare gli occhi su quel nome sia vero. Non vi svelerò dettagli per non spoilerare uno dei passaggi cruciali a chi leggerà questo libro, ma se qualcuno è curioso non deve fare altro che scrivermi in privato utilizzando il modulo di contatto nella sezione apposita e sarò felicissima di rispondere.

Come sempre quando un libro o un autore mi stanno a cuore, mi sono dilungata molto. Non credo di avervi detto tutto. Non credo di aver reso al meglio i miei sentimenti. Ma spero di avervi incuriositi almeno un pochetto.
Lone Star è davvero un bel romanzo. Non sarà uno dei migliori della Simons, ma resta davvero un libro piacevole, scorrevole e consigliato. E poi, diciamocelo!, quando ci sono una bella ragazza e un soldato (o quasi), che sia ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale o ai giorni nostri, un romanzo della Simons è sempre ben riuscito.

giovedì 3 marzo 2016

Presentazione #25: Alessio Del Debbio.

Salve lettori!
Settimana ricca di appuntamenti questa che sta volgendo al termine. Oggi conosciamo insieme Alessio e il suo romanzo. Siete curiosi? Allora partiamo!

Titolo: Favola di una falena.
Autore: Alessio Del Debbio.
Casa editrice: Panesi Edizioni.
Genere: romanzo per ragazzi / new adult.
Formato: digitale.

Dopo la maturità, Jonathan e i suoi amici devono prendere importanti decisioni sul proprio futuro. Jonathan rinuncia a studiare, tuffandosi nel lavoro a tempo pieno e cercando di recuperare la sua amicizia con Leo, incrinata da una ragazza che si era messa tra loro. Leonardo si iscrive a Medicina ma deve barcamenarsi tra lo studio e il prendersi cura della madre, psicologicamente instabile, e della sorella più piccola, che continua a sognare una famiglia unita, anche con il padre da cui si sono allontanati quando hanno lasciato Milano. Veronica sorprende gli amici, decidendo di iscriversi al Dams e andando a vivere a Bologna con il suo nuovo ragazzo, scardinando gli equilibri del gruppo. Francesca infine si iscrive a Lettere, sua grande passione, continuando a scrivere in un diario le avventure dei suoi amici, con l’idea un giorno di farne un libro, e faticando nel liberarsi del fantasma del suo ex che da sempre la ostacola nei suoi rapporti con il sesso maschile. 
Su queste premesse iniziano le avventure di Jonathan e dei suoi amici, in quel periodo di passaggio che è la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Un periodo in cui i sentimenti appaiono amplificati, a volte confusi, di certo molto intensi. Lo sa bene Veronica che lotta per inseguire un sogno e fuggire alla maledizione di Cenerentola, oppressa da una famiglia di “matrigne”. Da bruco diventerà una falena, sbattendo le ali in cerca della sua fiamma vitale.
“Scrivere è vivere, scrivere è la mia vita, l’unico modo in cui posso essere me stessa e tirare fuori la mia vera essenza. Soltanto così posso lasciarmi andare, viaggiare lontano, fuori e dentro di me, provando emozioni che nella vita la rispettabilità e il moralismo mi impediscono di esternare. Questa sono io, seduta su una tavola di legno, mentre il vento della sera mi sbatte in faccia quest’incompleto presente. Questa sono io, innamorata della vita e dell’amore, di un amore che ho perduto, di un amore che non sono forte abbastanza da affrontare.”
Nota: per quanto Favola di una falena sia ambientato DOPO gli eventi di Anime contro e Oltre le nuvole, la lettura dei romanzi precedenti di Alessio Del Debbio non è obbligatoria, in quanto i libri sono costruiti per essere fruiti indipendentemente l'uno dall'altro. 

Sito dell’autore: www.alessiodeldebbio.it
Pagina Facebook dell’autore: I mondi fantastici 


Chi è l'autore? Grande appassionato di libri, soprattutto fantasy, Alessio Del Debbio ha pubblicato il romanzo Oltre le nuvole – storie di amici nel 2010, il racconto fantasy distopico L’abisso alla fine del mondo, nel 2014, e il romanzo young adults Anime contro, nel 2015. Il 2016 inizia con l’uscita di Favola di una falena, un romanzo new adult edito da Panesi Edizioni, e con L’ora del diavolo, antologia di racconti fantastici ispirati a leggende della Lucchesia, vincitore della terza edizione del concorso ObiettivoLibro e pubblicato da Sensoinverso Edizioni.
Dal 2015 collabora con il portale di letteratura fantastica “Lande incantate” in cui scrive recensioni di romanzi fantasy contemporanei. Nell’estate 2015 organizza, assieme alla scrittrice Elena Covani, la rassegna “Un libro al tramonto” – Aperitivi letterari presso il Bagno Paradiso di Viareggio, per far conoscere autori toscani. Cura il blog “I mondi fantastici” che promuove scrittori emergenti di letteratura fantastica italiana. Numerosi suoi racconti sono usciti in antologie e riviste, come Contempo e Streetbook Magazine di Firenze.

martedì 1 marzo 2016

Snapshots #11.

Salve lettori!
Anche il mese di febbraio è terminato ed è tempo di bilanci. È stato un mese molto strano, super-impegnato e volato via veloce.
Il lavoro con Mr Scrooge prosegue tra alti (pochi) e bassi (moltissimi) e mi assorbe completamente. Il tempo per leggere ha scarseggiato per tutti i 29 giorni di febbraio, ma ho sfruttato il giorno in più per terminare la lettura di Lone Star di Paullina Simons che spero di recensire in settimana. Mi sono trascinata questa lettura per troppe settimane, ma mi ha donato molte emozioni e sorprese.
A marzo spero di poter leggere di più e di essere molto più presente e costante sul blog. Spero anche di comprare qualche nuovo libro, per proseguire nei festeggiamenti per il mio compleanno da poco passato.
Ma passiamo alle cose serie. Ecco le mie snapshots di febbraio.

Un libro.

Il libro del mese è Lone Star, unico libro letto a febbraio. Ho letto questo libro in lingua originale. Lo stile della Simons è semplice seppur ricco di emozione e sentimento, e quindi accessibile per tutti. Da questo libro ho colto molti spunti di riflessione di cui vi parlerò nella recensione.
La frase che più mi è rimasta impressa è It's never too late to be what you might have been.

Febbraio è stato anche il mese di inizio del gruppo di lettura dedicato ai classici russi. Abbiamo letto insieme Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij. Un classico senza tempo e sempre attuale. La discussione sul romanzo è ancora in corso, ma presto arriverà un post tutto dedicato a questa esperienza.

Una copertina.

La copertina del mese è quella del libro che inizierò stasera. Non vi sembra bellissima? Io trovo le copertine della Bur-Deluxe eccezionali. Credo di avervene già parlato, ma sono troppo carine!
Oltre a questo libro, ho intenzione di leggere a breve due racconti di due autrici emergenti che aspettano da troppo un mio commento (e me ne scuso!).




Un film.

Il film del mese è The danish girl. È un film incredibile, toccante e vero. Sono andata al cinema con la mia mamma, un po' per curiosità un po' per attualità. Gli interpreti, ed in modo particolare il protagonista maschile, sono bravissimi. Le ambientazioni e i costumi perfetti.
Se non lo avete visto, provvedete a recuperarlo e non ve ne pentirete.
Mi è piaciuto tantissimo trovare in sala persone di tutte le età, attente e curiose. Mi è piaciuto molto meno il fastidiosissimo rumore che provocavano tutte quelle persone che non rinunciano ai pop-corn e alla Coca Cola e li consumano in modo più rumoroso dei bambini. Sì!, lo so, a dir così passo per la zitella-trentenne-sempre-nervosetta, ma vi garantisco che l'unica parte che mi appartiene (scusate il gioco di parole) è "nervosetta".

Una canzone.

La canzone più bella di questo mese non ha bisogno di spiegazioni o introduzioni. Un grande interprete italiano: Enrico Ruggeri.