domenica 31 luglio 2016

Snapshots #16.

Snapshots è una rubrica di recap mensile.

Salve lettori! 
Come vola il tempo!, mi sembra di aver pubblicato ieri il post di recap di giugno e sono già qui a pubblicare quello di luglio. Luglio è stato sicuramente un mese più tranquillo, meno frenetico e più ricco di letture (corpose!) e cose belle.
E' stato un mese tranquillo perché mi sono divisa tra studio e letture, ma mi sono anche concessa un bellissimo weekend in montagna per staccare da tutto e tutti (se mi seguite sugli altri social, avrete sicuramente visto qualche immagine). 
Il mio impiego di vice-badante prosegue e, più passano le settimane, più mi sento sicura e meno timorosa. Ho anche trovato qualche ora per dare ripetizioni. Così, tra un lavoretto e l'altro, faccio il giro al mese e alle mie spese. Certo, non sono grandi impieghi, ma mi accontento.
Ci sarebbe anche un'altra grossa news, ma siccome non sono ancora sicura del risultato, per scaramanzia, preferisco non dirvelo questa volta, ma nel prossimo appuntamento con le snapshots.

Un libro.

A luglio mi sono tuffata nelle 1061 pagine di uno dei più famosi "mattoni" di letteratura americana: Via col vento di Margaret Mitchell. Quindi non potevo che citare questo romanzo come libro del mese.
Ve ne ho parlato nella recensione dedicata (che trovate qui), ma permettetemi di spendere due paroline anche questa volta.
Il romanzo è bello, cinque stelline meritatissime, ma non mi è piaciuto in toto. Ci sono persone e situazioni, nel romanzo, che mi hanno davvero irritata, ma il contesto storico ha messo in ombra questi difettucci e mi ha fatto amare il libro.
E' stata un'avventura unica che vi consiglio. Ci vuol pazienza con Rossella, ma poi verrete ripagati.
Al momento sto cercando di recuperare il film per poter confrontare libro e film, ma non riesco a trovarlo. Perciò chiedo il vostro aiuto. Se sapete dove posso reperirlo online, fatemelo sapere o qui sotto nei commenti o via messaggio. Grazie.

Una copertina.

Questo mese niente copertina del mese. Ho avuto poco tempo per guardarmi in giro e non sono andata nemmeno una volta in libreria, quindi non ho adocchiato nessun nuovo libro che vorrei solo per la copertina bellissima.

Un film.

Ho visto parecchi film questo mese. Tutti in replica in tv, ovviamente. L'estate, per una con poco tempo come me, è una manna dal cielo per quanto riguarda i film. Vengono messi in programmazione film e serie-tv che i più hanno già visto, ma che io, solitamente, mi sono persa o non ho finito di vedere.
Ecco allora che il film del mese è The Young Victoria di Jean-Marc Vallée (2009). Un film che con grande delicatezza e precisione (la critica segnala soltanto una discrepanza storica, ovvero il giorno esatto della morte del re) racconta i primi anni di regno di Victoria, con un occhio di riguardo per i sentimenti e l'amore innovativo della sovrana e del suo consorte.
Mi è piaciuto moltissimo questo film, l'ho trovato ben fatto e assolutamente coinvolgente. Per me che sono un'appassionata dell'Inghilterra e dell'epoca vittoriana in generale, questo film è stato una piacevolissima scoperta. Ve lo consiglio, se non lo avete già visto (cosa molto probabile).

Una canzone.

Ero indecisa su quale canzone citare questo mese, poi ho deciso per A parte te di Ermal Meta perché mi piace molto e mi ricorda persone care che ora non ci sono più. Provate a dirmi che non è bella!?



Un booktuber.

Questo mese ho scelto di consigliarvi di spulciare il canale di una booktuber italiana: mmarti nao (la trovate qui). Ho scoperto questo canale alcuni mesi fa e non mi perdo un video. Perché? Semplice. Prima di tutto, i video sono sempre brevi e quindi non ci si stufa. Vengono dette moltissime cose in poco tempo, senza sovraccaricare, ma sufficientemente approfondite da interessare. E, secondariamente, l'entusiasmo di Martina e la sua passione sono molto evidenti e coinvolgono.
Spesso i libri citati non rientrano nella mia zona di comfort, ma mi piace ugualmente guardare questi video. Secondo me potreste trovarci qualche spunto interessante, quindi fateci un salto.

Un articolo.

Per la sezione 'articolo del mese' ho scelto un post di Duille, intitolato Quando il prelievo del sangue si rivela l'armadio di Narnia.... Io seguo Duille da un bel po' e ogni suo post è un bellissimo tuffo-raggruppato-carpiato-all'indietro perché il suo stile di scrittura è incredibile, intenso e ricco. 
In questo post che vi suggerisco, descrive con maestria una situazione che molti di noi, almeno una volta nella vita, hanno vissuto, ovvero la corsa dei vecchietti al punto prelievi. Leggetelo!


Il mio luglio finisce qui. Lasciatemi nei commenti i vostri preferiti e ditemi cosa ne pensate delle mie scelte. Alla prossima!

P.S. Vi ricordo che da alcuni giorni mi sono iscritta su AccioBooks (mi trovate come AntoBeo), quindi se volete tenere d'occhio quello che metto a disposizione per scambio o in vendita non vi resta che spulciare i miei libri.

sabato 30 luglio 2016

La meccanica del cuore, Mathias Malzieu.

Titolo: La meccanica del cuore.
Autore: Mathias Malzieu.
Casa Editrice: Feltrinelli.
Pagine: 147.

Trama: Nella notte più fredda del mondo possono verificarsi strani fenomeni. È il 1874 e in una vecchia casa in cima alla collina più alta di Edimburgo il piccolo Jack nasce con il cuore completamente ghiacciato. La bizzarra levatrice Madeleine, dai più considerata una strega, salverà il neonato applicando al suo cuore difettoso un orologio a cucù. La protesi è tanto ingegnosa quanto fragile e i sentimenti estremi potrebbero risultare fatali. L’amore, innanzitutto. Ma non si può vivere al riparo dalle emozioni e, il giorno del decimo compleanno di Jack, la voce ammaliante di una piccola cantante andalusa fa vibrare il suo cuore come non mai. L’impavido eroe, ormai innamorato, è disposto a tutto per lei. Non lo spaventa la fuga né la violenza, nemmeno un viaggio attraverso mezza Europa fino a Granada alla ricerca dell’incantevole creatura, in compagnia dell’estroso illusionista Georges Méliès. E finalmente, due figure delicate, fuori degli schemi, si incontrano di nuovo e si amano. L’amore è dolce scoperta, ma anche tormento e dolore, e Jack lo sperimenterà ben presto. Intriso di atmosfere che ricordano il miglior cinema di Tim Burton, ritmato da avventure di sapore cavalleresco, La meccanica del cuore è al tempo stesso una coinvolgente favola e un romanzo di formazione, in cui l’autore, con scrittura lieve ed evocativa, punteggiata di ironia, traccia un’indimenticabile metafora sul sentimento amoroso, ineluttabile nella sua misteriosa complessità.


Ho scoperto questo libro grazie alla mia amica Martina di Un buon libro e una tazza di tè. Prima sì, ne avevo sentito parlare, ma non me ne ero mai interessata, ma poi la recensione di Martina mi ha incuriosita e alla prima occasione ho acquistato il libro. 
Molte delle blogger e delle book-tubers che seguo hanno adorato questo libro, ma la mia mamma (che lo ha letto prima di me) non era rimasta soddisfatta ed ero molto preoccupata che non sarebbe piaciuto nemmeno a me. Quando l'ho preso in mano, ho allontanato tutti i timori e mi sono lasciata trasportare...
Il 16 aprile del 1874 nevica su Edimburgo. Un freddo cane, fuori dal normale, inchioda la città. I vecchi commentano che potrebbe essere il giorno più freddo del mondo. Il sole sembra scomparso per sempre. Il vento è sferzante, i fiocchi di neve sono più leggere dell'aria. BIANCO! BIANCO! BIANCO! Esplosione sorda. Non si vede altro. Le case ricordano locomotive a vapore, il fumo grigiastro che esala dai camini fa scintillare un cielo d'acciaio. (Incipit)
Uno degli incipit più belli che abbia mai letto. Ti cattura fin da subito e ti viene spontaneo leggere ad alta voce per dare tridimensionalità alle parole e ai pensieri del piccolo Jack. Ebbene, io ho letto quasi tutto il libro ad alta voce, rischiando di sembrare scema e pazza alle orecchie dei vicini (insomma, è estate, le finestre sono aperte, abito in una stradina cieca con le case a cinque metri l'una dall'altra). La lettura ad alta voce ha regalato a questo libro quel tocco in più, non so perché. Io non leggo praticamente mai ad alta voce, ma stavolta mi è venuto naturale...A voi non capita mai? Vi prego ditemi di sì, altrimenti mi sentirei stupidissima.

Catturata dall'incipit, la lettura è scivolata via velocemente e senza grandi pause, anche perché il libro si legge in poco tempo perché è breve. 
Malzieu regala al Lettore una favola moderna che segue (senza raggiungere) lo stile di Tim Burton, che io adoro. Forse sono proprio l'atmosfera e i personaggi sullo stampo di quelli di Burton che mi hanno fatto amare il libro e che non hanno permesso alla mia mamma di apprezzarlo (a lei Burton non piace). 

Ho trovato questo libro delicato, dolce, ma allo stesso tempo reale e doloroso. Me lo sarei strappata io dal petto l'orologio a cucù se avesse potuto aiutare Jack a superare la delusione. 
Questa favola moderna dalle tinte burtoniane rappresenta un esempio perfetto di romanzo di formazione; è un libro adatto agli adolescenti ed ai giovani adulti perché, con grazia e tatto, racconta l'amore con tutte le sue sfumature (e non solo con lo sbrilluccichio e gli occhi a cuoricino dei libri che vengono proposti ai giovani di oggi). 
Io sono rimasta piacevolmente incantata da questa favola. E credo anche che, oltre a consigliarla al mondo, la rileggerò. E' toccante al punto giusto. E' reale al punto giusto. E' fantastica al punto giusto. E' giusta.

Mi è piaciuto molto il rapporto tra Jack e Madeleine che, come una madre, cerca di proteggere il ragazzo dalla vita e dall'amore, perché, si sa, l'amore può farti volare fin sulla vetta più alta, ma al contempo farti precipitare nell'abisso più profondo. E chi ha sofferto, spera sempre che ai propri cari non debba succedere mai.
Temeva terribilmente il giorno in cui saresti diventato adulto. Ha cercato di regolare la meccanica del tuo cuore in modo da tenerti sempre accanto a sé. Ci aveva promesso che si sarebbe abituata all'idea che forse anche tu avresti sofferto per amore, poiché così è la vita. Ma non ne è stata capace.
Che altro dire? Leggete questo libro, una favola moderna che vi entrerà nel cuore. Un insegnamento sull'amore, ma anche sul rapporto genitori-figli. Assolutamente da leggere.

mercoledì 27 luglio 2016

Wreck this Journal - Everywhere. #3

Rubrica nella quale vi racconto i miei progressi nella compilazione e distruzione del Wreck this Journal.

Salve lettori!
Il tempo vola. E' già trascorsa un'altra settimana ed è tempo di raccontarvi qualcosa di nuovo a proposito del mio journal. In realtà, non c'è molto da raccontare questa settimana perché gli ultimi sette giorni sono stati caratterizzati da un unico comun denominatore: lo sclero. Mi spiego. In casa c'è stata la brillante idea di far ritinteggiare salotto e cucina. Fin qui, direte voi, normale amministrazione casalinga. Ma se si aggiunge a questo il dover svuotare tutti i mobili, spostarli, rimetterli poi a posto e riempirli di nuovo, dopo aver accuratamente lavato ogni singolo bicchiere ed ogni singolo piatto, capirete anche voi che il tempo per le cose leggere come il journal è mancato completamente.
Quindi, ho soltanto due pagine da mostrarvi, ma mi piacciono molto.


Fai galleggiare questa pagina. 

Per seguire alla lettera l'istruzione, avrei dovuto strappare la pagina e metterla in acqua, ma:
  1. sul retro della pagina in questione avevo già fatto qualcosa e mi dispiaceva troppo gettarla;
  2. come ho detto all'inizio di questa avventura, ho deciso di adottare il metodo più fantasioso e "artistico" di interpretare il journal, quindi non eseguo nulla alla lettera (o quasi).
Perciò ho pensato di immaginare di aver messo la pagina in acqua. Come? Mettendo dei simpatici animaletti acquatici e cercando di riprodurre l'effetto acqua. 


Stain Log (tavolozza di colori, campionario,...).

La maggior parte delle persone completa questa parte con i colori usati nel journal, con una gamma di macchie di rossetti o smalti colorati (le ragazze) o cose simili. Io ho pensato di mettere quattro bustine di tè (in realtà ci sarebbe stato spazio per sedici "colori", ma le bustine di tè occupano spazio).
Ho completato il tutto con una frase che mi era piaciuta moltissimo: "You can't be everyones cup of tea or you'd be a fucking mug" che, tradotta a grandi linee potrebbe suonare come "Non puoi essere la tazza di tè di tutti o saresti un fottuto boccale", ricordando ovviamente che l'espressione 'my cup of tea' si intende come 'il mio genere, di mio gusto'. Ok, sono appena caduta nella trappola che mi fa sembrare il Piero Angela della situazione, ma non sono molto brava a rendere le traduzioni, preferisco la lingua originale...


Questo è quello che sono riuscita a fare nell'ultima settimana. Scusatemi per le foto di scarsa qualità, ma le ho fatte al volo stamattina. 
Che cosa ne pensate? Vi piacciono queste due pagine? Lasciatemi un commento! Alla prossima.

martedì 26 luglio 2016

Via col vento, Margaret Mitchell.

Titolo: Via col vento.
Autore: Margaret Mitchell.
Casa Editrice: Mondadori.
Pagine: 1061.
Nota: ho adottato l'edizione del 1980, composta da tre volumi separati.


Trama: Il romanzo ha inizio in un pomeriggio dell'aprile 1861 a Tara, una piantagione di cotone nella Contea di Clayton vicino ad Atlanta, nello stato della Georgia, in cui abita Rossella O'Hara, l'indomita e viziata figlia sedicenne di Gerald O'Hara, un ricco proprietario terriero di origine irlandese. La giovane è seduta sotto il porticato, in compagnia di due spasimanti, i gemelli Stuart e Brent Tarleton. Rossella possiede un fascino così particolare da ammaliare non pochi giovani del luogo. Ma non sono certo i gemelli Tarleton a interessare Rossella, che è segretamente innamorata di Ashley Wilkes. Tra un discorso e l'altro, riguardante soprattutto l'imminente guerra tra gli stati del Sud e quelli del Nord, i gemelli Tarleton fanno un po' di pettegolezzo e comunicano a Rossella che, durante la festa che si sarebbe svolta il giorno seguente alle Dodici Querce (la casa della famiglia Wilkes), Ashley annuncerà il fidanzamento con la cugina Melania Hamilton. La ragazza non può credere alla notizia e, pur senza darlo a vedere, rimane sbalordita e angosciata. Durante il ricevimento Rossella decide di dichiarare il suo amore ad Ashley, nel tentativo di conquistarne il cuore e di evitare il fidanzamento con Melania. Si apparta con Ashley in una stanza e, alle sue parole, l'uomo risponde che anch'egli le vuole bene, ma è convinto che loro due siano troppo diversi per essere marito e moglie. Poi l'abbandona, delusa e rattristata. Subito dopo, nella stessa stanza, Rossella conosce Rhett Butler, uno spregiudicato avventuriero, con il quale ha un alterco. Poche settimane dopo, scoppia la Guerra di Secessione: il matrimonio di Melania e Ashley viene anticipato, in modo che l'uomo possa partire per il fronte. Rossella, per ripicca, il giorno prima si sposa con Charles Hamilton, fratello di Melania, anche lui in partenza per la guerra. Charles raggiunge la Carolina del Sud e muore per una malattia contratta sotto le armi. Rossella è incinta e partorisce un figlio maschio di nome Wade che viene preso in cura da una schiava molto imbranata, Prissy. Nel frattempo Rossella va a stabilirsi ad Atlanta assieme alla cognata Melania la quale, ignorando la gelosia di Rossella, nutre un incondizionato affetto verso di lei. Ad Atlanta, la capricciosa Rossella rifiuta di assumere i composti atteggiamenti di una vedova, e addirittura dà scandalo ballando in coppia con Rhett ad un ballo di beneficenza. Dopo alcuni successi iniziali, le sorti della guerra pendono a favore dei nordisti e i confederati sono costretti a ripiegare, passando anche da Atlanta, che viene messa sotto assedio con pesanti cannoneggiamenti. Sotto l'incedere delle bombe, Rossella aiuta Melania a partorire il figlio di Ashley, Beau. Quando i nordisti entrano ad Atlanta e la mettono a ferro e fuoco, è Rhett Butler a caricare su un carro Rossella, Melania ed il figlio di Melania che erano andati ad abitare con loro, e a portarli via per raggiungere Tara. Ritornata a Tara, Rossella trova povertà e desolazione: la proprietà è in pessime condizioni, non c'è nulla da mangiare, la madre di Rossella è morta ed il padre è impazzito dal dolore. Rossella prende le redini della situazione, riesce a ridare dignità alla sua terra e giura a se stessa che non sarà mai più povera, e che mai più soffrirà la fame. L'arrivo dell'estate del 1865 porta finalmente la pace, con la sconfitta del Sud e la vittoria del Nord. Ashley fa ritorno a casa, accanto a Melania e a suo figlio, e Rossella è sempre più innamorata di lui. Nel tentativo di superare le difficoltà economiche in cui versa la sua famiglia, Rossella arriva a chiedere un prestito in denaro a Rhett, fingendo di esserne innamorata e di desiderare una relazione con lui; Rhett, però, intuisce il vero scopo della sua dichiarazione e rifiuta di concederle il denaro. Cercando nuove strade per superare la difficile situazione, Rossella combina un matrimonio d'interesse con Frank Kennedy, fidanzato di una delle sue sorelle. Lei non lo ama, ma egli è proprietario di una piccola segheria, e la donna, per arricchirsi, intraprende un'attività di imprenditrice nel settore del commercio del legname. Da lui avrà una figlia, Ella. Nel mentre, la sua amicizia con Rhett si approfondisce, e lei si rende conto di quanto solo lui sia in grado di comprenderla e di accettarla con tutti i suoi difetti. Rossella rimane vedova per la seconda volta quando Frank è ucciso durante un'azione armata contro degli sbandati, durante la quale Ashley rimane ferito. Le truppe nordiste cercano gli autori del fatto di sangue per arrestarli ma Rhett riesce a salvarli aiutato da Miss Bell, tenutaria di casa di piacere amica sua. Benché ancora innamorata di Ashley, Rossella accetta di sposare il milionario Rhett Butler. Il cinismo di entrambi e la ricchezza della vita sembra far funzionare il matrimonio, allietato dalla nascita di una bambina, Eugenia Vittoria a cui daranno il soprannome Diletta. Il testardo desiderio di poter ancora conquistare Ashley fa entrare in crisi la sua relazione con Rhett, e il dramma raggiunge il culmine con la morte di Diletta, per una caduta da cavallo. Rhett, che aveva sempre visto nella figlia Rossella tornata bambina, e che l'aveva adorata e viziata, cade in depressione. Dopo la morte di Melania, Rossella potrebbe coronare il suo sogno d'amore con Ashley, ma improvvisamente comprende quanto la sua infatuazione per lui fosse solo un capriccio e che è Rhett, in realtà, l'unica persona di cui le importi. Rossella dichiara il suo amore al marito e lo implora di rimanere accanto a lei, ma l'uomo sceglie di andarsene. Rimasta sola, Rossella si convince che non tutto è perduto e che riuscirà ad andare avanti e a riconquistare Rhett. Perché, dopotutto, "Domani è un altro giorno".


Se siete arrivati fino qui senza annoiarvi leggendo la trama che, ahimè!, è molto lunga, ma impossibile da tagliare, vi faccio i miei complimenti. Ora che siete arrivati fin qui, sarete curiosi di sapere cosa penso di questo romanzo, quindi cominciamo!

Era tantissimo tempo che volevo leggere questo romanzo perché, alla fin dei conti, tutti (tranne me) conoscono il film con Vivien Leigh e Clark Gable, ma pochi possono dire di aver affrontato e sconfitto questo mattone di più di mille pagine. Per non farmi spaventare dalla mole, ho adottato l'edizione in tre volumetti della Mondadori (edizione del 1980 che veniva spedita agli iscritti al Club degli Editori). Scegliere un'edizione in volumi è stata un'ottima idea che mi ha permesso di leggere il romanzo più facilmente e di portarmelo sempre dietro.

Non starò a raccontarvi la storia perché la trama è sufficientemente esaustiva, ma cercherò di illustrarvi i punti di forza e quelli negativi del romanzo.

I punti di forza del romanzo sono due secondo me: il contesto storico e Rhett Butler. 
Il contesto storico è incredibile, descritto alla perfezione e coinvolgente. L'autrice ha speso molte delle sue energie per mettere in questo romanzo una completa lezione di storia americana, ponendo sotto gli occhi del Lettore sia i pro sia i contro di una guerra decisiva per l'America di oggi. Le battaglie, le sconfitte, le vittorie, scandiscono capitolo dopo capitolo tutta la saga personale di Rossella O'Hara (sì!, perché alla fin dei conti, solo lei è il centro del romanzo; il punto da cui ogni altra linea parte verso l'infinito). L'autrice riesce a raccontare con incisività e semplicità la guerra, la ricostruzione, i cambiamenti, il rapporto bianchi-neri, la nascita del Ku Klux Klan. Il romanzo sarebbe interessantissimo e meritevole anche solo per questo lavoro di ricostruzione e narrazione storica
Rhett Butler è l'unico personaggio del romanzo che mi è piaciuto. Nonostante sia un mascalzone, arrivista, rinnegato e chi più ne ha più ne metta, è l'unico che rimane dall'inizio alla fine fedele alla propria natura, non si svende e non si perde in sciocchi giochi di onore e rispetto. E' un personaggio forte ed attraente, enigmatico e complicato, ma l'unico che abbia destato il mio interesse. Fin dal primo incontro con Rhett, il Lettore si sente finalmente davanti ad un personaggio con un pizzico di spessore, reale, senza fronzoli ed etichette. Ed il bello di Rhett è proprio questo, il non essere legato ad un mondo di convenienze e costrizioni. E' un uomo deciso e diretto, insomma, un Christian Grey d'altri tempi, con meno sesso (perché scene di sesso nel libro, ovviamente, non ce ne sono, ma vengono lasciate immaginare) e meno fumo, ma molto più arrosto! Personalmente, ho patteggiato per Rhett fin dall'inizio e non vedevo l'ora che avesse l'occasione per dare una bella lezione a Rosella che, come avrete intuito, finisce dritta tra i punti negativi.

I punti negativi del romanzo sono: Rossella O'Hara e il contesto familiare.
Rossella O'Hara è insopportabilmente insopportabile. Un personaggio vuoto, sciocchino e egoista. Rossella si presenta fin da subito con le peggiori caratteristiche: egoismo, vanità, invidia, voglia di potere, arrivismo, smania di denaro, e via così in un escalation che, in fin dei conti, la porterà a perdere quello che veramente desidera. Io davvero non riesco a capire come si possa definire Rossella un'eroina. Le eroine sono altre, hanno altre caratteristiche distintive ed insegnano dei valori, mentre Rossella fin dall'inizio agisce solo per i suoi interessi, senza curarsi dei sentimenti altrui e degli altri. Vuole Ashley, ma sposa Carlo per ripicca. Vuole salvare Tara e ruba il fidanzato alla sorella sposandoselo per avere i soldi che vuole. Vuole Ashley (sì!, lo vuole fino alla penultima pagina del romanzo, poi casca dal pero e capisce che non lo vuole, che era affezionata all'idea romantica dell'amore per lui ma non a lui), ma sposa Rhett, che la ama, ma lei se ne accorge l'ultima pagina. Vuole Rhett, ma lui parte e, anche se il romanzo non lo dice, spero proprio che l'abbia lasciata a bocca asciutta e non sia tornato, perché una così non se lo merita un uomo come lui.
Rossella rappresenta l'anti-eroina, l'anti-esempio, l'anti-e-basta. Come si fa a essere così meschine, subdole, approfittatrici e egoiste? Io in lei non sono riuscita a vedere che sentimenti ed azioni negative e so che, in questo, il mio pensiero differisce da quello di moltissimi che, invece, vedono in lei un esempio di donna sicura, determinata, emancipata, che si costruisce la sua fortuna, non legata all'idea maschilista della donna, una femminista ante-litteram se vogliamo. Ho letto articoli nei quali si dipinge Rossella O'Hara come l'Eroina, sì!, con la E maiuscola, ma non sono affatto d'accordo (se ancora non si era capito).
Il contesto familiare non mi è piaciuto. E' assolutamente realistico, intendiamoci, ma trovo veramente insopportabili tutte quelle convinzioni, maniere finte e questioni d'onore, che, oggigiorno, sembrano sciocchezze. Un ambiente costruito su menzogne, parole non dette, sorrisi finti, gentilezze costrette e via dicendo. All'epoca sarà stato sicuramente così, ma io non avrei potuto sopportarlo, quindi ho trovato le descrizioni di balli, ricevimenti, visite e tutto, davvero noiose e pesanti, quasi avessi dovuto parteciparvi fisicamente e non solo mentalmente seguendo i personaggi, quei personaggi che vivono nel ricordo di un mondo finito. L'incapacità degli uomini di rimboccarsi le maniche ed uscire dai loro salotti, unita all'ostinazione della donne di continuare a sembrare sottomesse e meno intelligenti dei loro uomini per non offenderli, è assolutamente fastidiosa. Datevi una svegliata!

Due pro e due contro che, messi assieme, fanno pareggio e rendono il romanzo davvero bello, intenso e coinvolgente. Ci ho messo alcune settimane a leggerlo, ma ne è valsa la pena perché è un romanzo che rappresenta un'epoca ed un'America che non c'è più, ma che resta viva nella memoria.
Io vi consiglio di leggerlo e dare una possibilità a Rhett (a Rossella anche no, tanto è odiosa). Secondo me non ve ne pentirete.
Aspetto di conoscere le vostre impressioni e le vostre idee in merito a questo romanzo. Alla prossima!

giovedì 21 luglio 2016

Wreck this Journal - Everywhere. #2

Rubrica nella quale vi racconto i miei progressi nella compilazione e distruzione del Wreck this Journal.

Salve lettori!
E' già trascorsa una settimana dal primo post scritto in merito al Wreck this Journal (ve lo siete perso? Potete recuperarlo qui) e, sinceramente, questa cosa del wrecking the journal mi sta sfuggendo di mano. Continuo a pensare a come completare le pagine mancanti, a cosa utilizzare, a che colori accostare, a quali oggetti cercare, e via così. Appena ho un minuto (e anche quando non lo ho) penso a questo diario. E' un chiodo fisso ormai...
All'inizio del libro, in effetti, era riportata un'avvertenza che suonava un po' come una minaccia: "Potresti iniziare a vedere distruzione creativa ovunque. Potresti iniziare a vivere più incautamente.", ma, chissà perché, non l'avevo presa così sul serio. Ora però inizio a crederci.

Questa settimana ho completato all'incirca sei o sette pagine e mi sono divertita molto. Ho riportato sul journal pensieri, idee e colori. Il risultato finale mi soddisfa, mi sembra quasi che, procedendo con il journal, le mie capacità artistiche, seppur minime, si stiano risvegliando.
Ero molto indecisa su quali pagine finite mostrarvi, ma alla fine ho scelto le tre più significative di questi ultimi sette giorni. Vi prego di essere clementi con una non-artista come me e di apprezzare lo sforzo creativo.


Fai timbrare questa pagina da qualcuno (suggerimento: prova all'ufficio postale)

Siccome non potevo di certo presentarmi all'ufficio postale chiedendo un timbro per il mio journal (anche perché non solo sarebbe stato difficile convincerli che non fosse qualcosa di illegale o illecito, ma mi avrebbero anche presa per scema visti i miei 27 anni di età), ho pensato di ricreare un passaporto. Ho stampato una serie di timbri vintage di destinazioni più o meno lontane e li ho incollati a ricreare un mix di pseudo-visti di entrata. Ho aggiunto un numero fittizio di passaporto e alcune indicazioni in calce. L'effetto mi piace molto e la foto non rende giustizia a quel che ho ricreato.


Scegli il tuo personale modo di distruggere il diario. 

Ci sono molte pagine come questa all'interno del journal. Queste pagine sono una manna dal cielo per chi è bravo a disegnare, un po' meno per quelli come me che si sono fermati al livello base mamma-papà-io-casa-cane-tutto-rigorosamente-in-2d-perché-il-3d-è-troppo-difficile. In mio aiuto è però accorso Mr Facebook che mi ha ricordato che, esattamente tre anni fa, avevo condiviso questa frase "I fell confused like a chameleon in a tub of smarties" (mi sento confuso come un camaleonte in una vasca di smarties). Ho quindi pensato di utilizzarla per completare questa pagina, ma, essendo io manualmente impedita a disegnare un camaleonte, ho stampato un piccolo Pascal per completare il quadro. Se ve lo state chiedendo: sì!, i pallini colorati stanno a rappresentare gli smarties.



Trova dieci piccoli oggetti da incollare qui mentre vai in giro per i fatti tuoi.

Chi mi segue anche sui social, si sarà accorto che lo scorso fine settimana sono andata in montagna. Ho approfittato delle lunghissime passeggiate tra prati e boschi per raccogliere qualche materiale per il journal (principalmente foglie per la pagina dedicata, appunto, alla raccolta delle foglie, ma anche altro). Domenica ho raccolto una pigna, anzi mezza pigna. Una volta tornata a casa ho pensato a lungo cosa farci, poi mi è venuta un'idea! Ho staccato dieci pezzettini (non so come si chiamano in gergo scientifico) e, visto che assomigliano vagamente ad una gocciolina, li ho utilizzati per ricreare una pioggia. L'effetto è carino. Ho pasticciato un po' tra colla, plastica per ricoprire e tenere tutto assieme, e pinzatrice, ma alla fine ce l'ho fatta.

Queste erano le tre creazioni migliori della settimana. Ditemi cosa ve ne pare, se, completando il vostro journal, avete avuto idee simili o diversissime. Spero che questo post vi sia piaciuto e fatemi sapere se avete deciso anche voi di buttarvi in questa avventura.
Alla prossima!

mercoledì 20 luglio 2016

Presentazione #25: Sara Dardikh.

Salve lettori! 
Oggi sono qui per il penultimo appuntamento delle presentazioni sul blog. Come ho già accennato un mesetto fa, per un po' di tempo non ospiterò più presentazioni e segnalazioni (almeno che non si tratti di libri nei quali credo moltissimo), ma avevo ancora alcuni appuntamenti in sospeso quando ho preso questa decisione e li porterò, ovviamente, a termine. Uno di questi appuntamenti in sospeso è quello con Sara Dardikh.

Il libro.

Jennifer Milton, figlia di John e Elisabeth, è colei che può rappresentare il dolore soltanto con i suoi occhi. Occhi verdi di una bambina,che a soli sette anni,hanno assistito alla morte della madre. 
Ma come poteva sapere lei? Come poteva sapere che quella fredda notte a Mahnattan avrebbe sradicato la sua vita trascinandola in una fossa di angoscia? Quando un gruppo di uomini decisero di derubare lei e la madre in uno dei numerosi vicoli bui di Mahnattan, Jennifer era troppo piccola per capire in realtà la gravità del pericolo davanti a quegli uomini. Cercò di opporre resistenza, credendo di essere coraggiosa, ma l'unica cosa che ottenne fu la rabbia di coloro che cercarono di derubarle. Nel correre, alla ricerca di una via di fuga, uno sparo segnò la fine dei suoi sorrisi e l'inizio delle sue lacrime. Rimase li stesa,sotto la pioggia, mentre il sangue di sua madre le colava dalle mani e un ragazzo teneva la pistola puntata sulla sua testa. Mentre lei gridava aiuto a quel ragazzo, con la medaglietta argentata e un tatuaggio sul braccio, lui non si muoveva e continuava a tenere la pistola puntata contro Jennifer. Indeciso sul da farsi,chiedendosi se aveva davvero il coraggio di sparare a una bambina, stesa vicino al corpo morto e freddo della madre. Da quella notte il tempo per Jennifer scorre senza viverlo per davvero. Alzarsi solo per respirare. Mangiare solo per tenersi in forza. Dopo quell'accaduto, il padre (uomo molto potente e con una posiziona stabile sull'economia a Mahnattan) decide di trasferirsi a Londra. Decisione presa per evitare i mille sguardi e le mille domande e anche perché i ricordi in quella città sono troppi. Ma il lavoro di John,quando ormai Jennifer ha 18 anni, li fa ritornare a Mahnattan. Lei è riluttante, come se dentro se stessa sapesse che qualcosa sta per succedere,qualcosa che potrebbe farla ricadere in quella fossa in cui si sentiva sepolta. E forse quel qualcosa,invece,è un qualcuno. Josh Cliver, figlio di Daniel e Margaret, con un passato sempre pronto a tormentare il suo presente. Un amore che lo ha usato e infine gettato. Un gruppo di amici che si è approfittato di lui trascinandolo nel baratro. La scomparsa di suo fratello. Questo è quello che in realtà Josh nasconde dietro ai suoi occhi scuri e al suo sorriso malizioso. Jennifer e Josh si scontreranno come in una battaglia numerose volte, senza rendersi conto di alzare l'ascia di guerra, per poi difendersi a vicenda. Ma c'è un legame ancora più forte che li lega senza che loro ne siano consapevoli. Troppe insidie e tristezza per Jennifer e Josh che però li porteranno ad avvicinarsi sempre di più. In un amore che non sapevano nemmeno che esistesse.

Anche per questa presentazione, mi è stata fornita una bella intervista dalla quale attingere per darvi qualche informazione in più sull'autrice e sul libro. Ho quindi scelto le tre domande che più mi sono piaciute per chiudere questa segnalazione. Ovviamente, non sono opera mia, ma ve le riporto come estratto di un'intervista più lunga e corposa.

Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro? 
Beh io non costringo nessuno (leggete il libro!) però credo di aver messo molti aspetti della vita di tutti i giorni in Baci nell'ombra. La difficoltà dei genitori con i figli, il quanto è difficile per un adolescente riuscire a fa parte di qualcosa, amori nuovi e vecchi, il dolore per una morte, la rabbia verso il mondo, il quanto le persone possono essere meschine, i tradimenti, la gioia che possono dare le semplici cose, l'inaspettato e chi più ne ha più ne metta. Sono cose che percepiamo tutti i giorni e molti lettori si sono sentiti parte di qualcosa leggendolo ed era proprio quello a cui volevo arrivare.

Che cosa ti ha spinta a scrivere?
Una mia amica. Nel vero senso della parola perché mi ha proprio spinta verso il computer e mi fa: ora scrivi. 
Aveva trovato le bozze di Baci nell'ombra e ha preteso che io scrivessi perché le sembrava qualcosa di davvero buono. Io ovviamente rifiutai ma le sue parole mi frullarono in testa un bel po' e alla fine decisi di mettermi alla prova. Per vedere in quanti avrebbero condiviso il mio mondo. 

Tre persone da ringraziare.
Grazie ai miei genitori che continuano a sostenermi con i libri. Che sono stati dietro ai miei scleri come i miei amici e che ahimè hanno tirato fuori il portafogli più volte.
Grazie a Vilma e Tino che mi hanno tirata su fin da piccola e hanno sempre creduto che avrei potuto realizzare i miei sogni.
Grazie a tutti i miei favolosi lettori che continuano a seguirmi e far passa parola. All the love.


Io ringrazio chi mi ha dato, anche questa volta, la possibilità di presentarvi anche questo libro. Personalmente vi do appuntamento alla prossima presentazione (che sarà, per il momento, l'ultima).
Alla prossima!

lunedì 18 luglio 2016

Confessions of a Book-Blogger. #7

Confessions of a Book-Blogger è una rubrica a cadenza casuale nella quale parlo di me mentre parlo di libri e letteratura.

HAPPY BOOK TAG.

Sono stata nominata da Jenny del blog La Casa del Gioco Perduto per rispondere al tag "Happy book tag". Ho quindi pensato di rispondere alle domande in questa puntata delle mie confessioni, visto che tutte riguardano i libri.
Il tag non è molto lungo, quindi spero di non scrivere un papiro (solo una pergamena!).

Cosa ami nel comprare libri nuovi?
Non so cosa amo nel comprare libri nuovi...Forse amo quella sensazione di gaiezza che mi assale quando esco dalla libreria stringendo tra le mani il mio ultimo acquisto. O forse amo il profumo del libro nuovo, intatto, che nessuno ha mai letto. O, ancora, forse amo quel senso di certezza di aver appena acquistato di diritto la possibilità di entrare in un nuovo mondo e trovare nuovi amici letterari da amare e seguire...
Insomma, avete capito! Non so cosa rispondere. Non c'è una risposta unica e le cose che mi fanno amare l'acquisto di un libro nuovo sono tantissime e molte appartengono al mio inconscio di lettrice.

Quanto spesso compri libri?
Compro libri ogni volta che ne ho voglia o ne sento il bisogno, ogni volta che ho dieci euro che mi avanzano e, a volte, anche quando quei dieci euro dovrei spenderli per qualcosa di diverso. Compro libri quando sono felice per qualcosa che mi è successo e anche quando sono triste perché ho avuto una brutta giornata, non ho passato un esame o è un brutto periodo. I libri sono terapeutici, un po' per tutto, quindi quando mi gira, ne compro uno o due o tre o...

Libreria o negozio online. Quale dei due preferisci?
Non saprei. Fino a qualche anno fa, avrei difeso a spada tratta la libreria fisica, ma ad oggi direi che sono a pari merito. Mi piace la libreria fisica perché c'è più contatto umano sia con i librai che con gli altri lettori: i librai consigliano e sorridono, commentano i tuoi acquisti e ti fanno sentire a casa; gli altri lettori rendono l'atmosfera più accogliente e poi, diciamocelo!, tra lettori ci si sbircia, ci si lancia sorrisi e sguardi e, a volte, anche qualche commento. Mi piace il negozio online perché la scelta è infinita, si trova tutto, con qualche sconto e promozione; ti viene consegnato tutto comodamente a casa e non ti resta che aprire il pacco e leggere.

Hai una libreria preferita?
La mia libreria di fiducia è la Ubik di Trento perché, tra tutte le librerie presenti in città, è quella con più scelta e meglio curata. Mi piacciono molto anche le librerie dell'usato e mi piacerebbe tantissimo che anche qui facessero dei mercati con bancarelle zeppe di libri come fanno in altre grandi città. 
Un'altra libreria che mi piace molto è Waterstones. Sì!, lo so, da noi non c'è, ma mi ci sono affezionata quando ero a Plymouth.

Pre-ordini i libri?
Non pre-ordino mai un libro, anche perché io non leggo quasi mai libri appena usciti, quindi non mi tocca l'ansia-da-nuova-uscita.

Hai un limite di libri acquistabili in un mese?
Assolutamente no. L'unica cosa che mi limita sono i soldi nel mio portafoglio.

I divieti di acquisti di libri fanno per te?
Sì e no. Ho provato a pormi dei limiti, ma li ho sempre puntualmente superati o aggirati. Diciamo che cerco di limitarmi, ma se si presenta l'occasione non mi tiro indietro. La mia idea di base sarebbe quella di non accumulare troppi libri, di leggere prima quelli in giacenza, ma non è una regola, è più un auto-suggerimento.

Quanto è lunga la tua wishlist?
Talmente lunga ed in evoluzione che ho smesso di aggiornala, se non con i titoli davvero desideratissimi. Fino ad un paio di anni fa ero molto più attenta alla mia wishlist: la compilavo con tanta cura e con mille libri. Ora ho smesso, un po' per l'ansia di vedere tutti quei titoli in attesa che non potrò mai leggere, un po' perché cambio idea facilmente e libri che erano in wishlist fino a ieri, domani potrebbero non esserlo più.

Nomina tre libri che vorresti possedere ora tra quelli nella wishlist.
Sono andata su aNobii a vedere e, tra i libri fisicamente nella mia wishlist, ho scelto:
Gogol', Dostoevskij e Tolstoj. Tre matti., traduzione e cura di Paolo Nori;
Tutti i russi amano le betulle, Olga Grjasnowa;
A proposito di Cechov, Ivan A. Bunin.

Il tag è finito. Spero vi abbiano divertito le mie risposte. Non nomino nessuno, ma se volete rispondere al tag in un post sul vostro blog, lasciatemi qui sotto il link alle risposte. Se invece non avete un blog, lasciatemi le risposte qui sotto nei commenti.
Alla prossima.

mercoledì 13 luglio 2016

Wreck this Journal - Everywhere. #1

Rubrica nella quale vi racconto i miei progressi nella compilazione e distruzione del Wreck this Journal.

Salve lettori!
Come sa bene chi mi segue sui vari social, ho iniziato da pochi giorni il mio primo Wreck this Journal. Ho notato un discreto interesse nei confronti di questa cosa e moltissima curiosità, quindi ho pensato di creare una serie di post, qui sul blog, per parlarvene più approfonditamente. Sarà una buona occasione per tenere traccia dei miei progressi e per incuriosirvi su questo pazzo mondo dei Journal.

Per chi non lo sapesse, il Wreck this Journal (e tutta la collana ad esso collegata) è un diario, nato da un'idea geniale di Keri Smith, in cui il lettore diventa autore insieme alla Smith del diario stesso. In pratica, in ogni pagina, vengono assegnate delle istruzioni, che il lettore può interpretare un po' come vuole, in base alla sua immaginazione, per distruggere e personalizzare il diario.
Alcune istruzioni sono di facile interpretazione come, per esempio, decorare la copertina a piacere o riempire la pagina di cerchi, mentre altre sono molto più strane ed imbarazzanti (come il dover portare a spasso il proprio libro).
Questo genere di diari è molto conosciuto e popolare, soprattutto in Inghilterra, USA e Russia. Esistono principalmente due correnti di pensiero nella compilazione del diario: la prima consiste nel prendere alla lettera tutte le istruzioni (quindi se dice "mastica la pagina", si mastica letteralmente la pagina, e via così); la seconda, invece, consiste nel lasciarsi andare maggiormente all'immaginazione e creare modi nuovi di interpretare le istruzioni date, creando qualcosa di unico e personale.


Nonostante io non sia mai stata un asso in educazione artistica o educazione tecnica, ho deciso di adottare la seconda corrente di pensiero, ovvero cercare di creare qualcosa di unico e personale (anche perché si tratta sempre di un libro e distruggerlo letteralmente proprio non mi attira).

La mia avventura è iniziato da circa una settimana. Armata di colori, colla, penne, righelli, pennarelli, una buona dose di fantasia e tanta voglia di divertirmi, ho iniziato il mio primo journal (continuo a ripetere primo perché visto quanto mi sto divertendo, credo non sarà l'unico).
Le istruzioni iniziali sono chiare e mettono in guardia il lettore restio a compiere atti impropri su un libro: creare è distruggere; bisogna sporcarsi le mani e sporcare il libro; osare e divertirsi; non porsi limiti o condizioni. Il bello di questo diario è proprio il fatto che nulla è sbagliato, nessun modo di completarlo è fuori luogo. Ognuno può trovare il proprio modo e sarà sempre corretto

Devo ammettere che mi sto divertendo come una bambina con questo diario. Faccio cose che non avrei mai pensato, mi sporco le mani con i colori, cerco oggetti e foglie, mi guardo attorno con maggior attenzione. Credo proprio sia un ottimo modo per rilassarsi e staccare la spina, oltre che per provare cose mai fatte o ripetere cose che si facevano solo da bambini.
Ma, tornado a noi, ora, dopo tutte queste chiacchiere, è tempo di presentarvi le mie pagine preferite di questi primi giorni di wrecking.


Lascia alcune impronte di foglia. Trova una foglia verde. Trova una roccia. Giraci sopra la pagina. Martella il punto dove sta la foglia usando la roccia.

Per svolgere questo compito ho testato diversi tipi di foglia: geranio, ibisco, edera e altre (non ricordo i nomi delle piante). Una volta trovate quelle migliori, siccome non mi attirava molto l'idea di imprimere sulla carta solo verde, ho pensato bene di colorare ogni foglia con un evidenziatore diverso per lasciare impronte fluo sul foglio.
L'idea non è stata affatto malvagia e il risultato mi piace moltissimo.


Riporta tutti i nomi delle vie nelle tue immediate vicinanze.

Mi sono guardata in giro. Le solite strade, i soliti nomi...Mazzini, Garibaldi, Verdi, Piazza Italia, Piazza della Vittoria. Come quando si gioca al Monopoli insomma.
Allora ho pensato a qualcosa di diverso e mi sono venuti in mente Alice, il Bianconiglio e lo Stregatto. Ecco allora servita una carrellata di indicazioni stradali parecchio singolari...
Ho aggiunto anche una breve citazione perché, visto che a disegnare sono scarsa, ho pensato di arricchire qua e là il journal con citazioni e aforismi per renderlo un journal-simil-lettarario. Il risultato mi sembra soddisfacente e rende bene l'idea della confusione che ho in testa...

Allora, cosa ve ne pare del mio progetto journal? Ne avete mai fatto uno? Vorreste farne uno? Lasciatemi un commento che sono curiosa! 
Alla prossima!

venerdì 8 luglio 2016

Which books might you read if you want to...? #1

Which books might you read if you want to...? è una rubrica a cadenza random nella quale vi consiglio dei libri legati dallo stesso filo conduttore.

Which books might you read if you want to...INIZIARE A LEGGERE IN LINGUA ORIGINALE (inglese)?


Salve lettori!
Eccomi qui a scrivere la prima puntata di questa strana rubrica. Ho pensato molto al tema con il quale volevo dare il via a questo nuovo appuntamento e alla fine ho deciso che oggi vi consiglierò tre libri per iniziare a leggere in inglese
Prima di partire con i titoli, vorrei fare una doverosa premessa. Ormai moltissime persone leggono in lingua originale, vuoi perché i titoli desiderati non sono stati tradotti, vuoi perché si vuol fare esercizio, vuoi perché l'edizione inglese è più bella, e molte di queste moltissime persone (scusate il giro di parole da bambinetta delle elementari) sanno perfettamente scegliere i libri in linea con le proprie conoscenze linguistiche.
Sarebbe quindi sciocco dare consigli a chi sa già cosa cerca e cosa vuole, perciò quello che vorrei fare io è consigliare tre titoli adatti a tutti, libri semplici per grammatica e vocaboli, perfetti per esercitarsi senza spaccarsi la testa (che poi è quello che di solito faccio io quando leggo in lingua). 
Bene, detto questo, è ora di iniziare!

I tre libri che ho scelto sono:
  1. The lost wife, Alyson Richman (trovate la recensione qui);
  2. Eleanor & Park, Rainbow Rowell (trovate la recensione qui);
  3. The girl in Times Square, Paullina Simons (non trovate la recensione perché l'ho letto prima della nascita del blog, ma un breve commento lo trovate su aNobii e Goodreads).
Ho scelto questi tre libri perché hanno una trama semplice, il giusto  numero di personaggi e situazioni, e la giusta lunghezza.
Ci sarebbero moltissimi altri titoli da citare tra quelli che ho letto in lingua negli ultimi paio d'anni (ebbene sì!, non è tantissimo che leggo in lingua), ma questi mi sembrano perfetti. Quando ho iniziato a leggere in lingua originale, anch'io mi sono fatta consigliare, e, giustamente, mi era stato detto di iniziare con libri semplici (addirittura libri per bambini!) come per esempio gli young adult o i romance. Così ho fatto, ed ho fatto bene. Per leggere titoli impegnativi su tematiche ancor più impegnative ci vuole tempo e pratica. E le ossa è bene farsele su libri semplici e comprensibili, poi, mano a mano che si sente di migliorare, si può alzare il tiro. 

Molte persone vedono la lettura in lingua come un ostacolo insormontabile, ma sbagliano. Ovvio, se si conosce una lingua straniera a livello scolastico, è assurdo pensare di poter leggere i grandi classici o i saggi sugli argomenti più disparati, ma per ogni livello di competenza linguistica esistono libri adatti. L'importante è scegliere con intelligenza e cognizione di causa, avendo ben presente i propri limiti e sapendo cosa si vuole migliorare. Leggendo in lingua le competenze linguistiche incrementano visibilmente e si acquista maggior sicurezza e padronanza che permettono di scegliere, mano a mano, libri più impegnativi ed importanti.
Le prime volte potrà servire un dizionario a portata di mano, ma poi, un po' alla volta, si prende confidenza e il vocabolario non serve più.
La gamma di possibilità è infinita, basta prendersi un momento per scegliere e buttarsi. E, cosa più importante, mai paragonare le proprie letture in lingua con quelle degli altri perché siamo tutti diversi e tutti abbiamo i nostri tempi e le nostre capacità. Ci sarà sempre chi, vicino a voi, leggerà in indo-turco-cinese-inglese capolavori quali La Divina Commedia o Il Signore degli Anelli, mentre voi starete leggendo l'ultimo young adult o romance o fantasy-per-ragazzi uscito in libreria. E allora? L'importante è che voi siate a vostro agio con il libro che avete in mano e che vi aiuti a migliorare.
Quando leggo in lingua scelgo quasi sempre young adult o romance o romanzi brevi, spesso titoli che in italiano non leggerei mai, ma li trovo perfetti per esercitarmi e migliorare speaking e vocabolario, che poi è quello che voglio ottenere dalla lettura in inglese.
E, badate bene!, non leggo in inglese per seguire la moda (sì!, credo che ultimamente per molti sia diventata una moda; un modo sciocco per elevarsi un gradino sopra a chi invece non può), ma per mantenere costante il livello che ho raggiunto durante i mesi a Plymouth e per leggere quei romanzi (tipo quelli della Simons) che in Italia non sono stati tradotti. Ma non per moda, ci tengo a precisarlo.

Dopo questo lunghissimo discorso, vi consiglio di buttarvi nella lettura in lingua (se già non lo avete fatto) scegliendo i titoli a voi più congeniali. Se, invece, già leggete in lingua vi chiedo quali generi preferite e come vi trovate.
Spero che questa nuova rubrica vi piaccia.
Alla prossima!

martedì 5 luglio 2016

L'eterno dilemma: libro o film? #6

In questa rubrica metto a confronto un libro e un film ad esso ispirato. La cadenza è, ovviamente, random.

Salve lettori!
E' da tantissimo tempo che non scrivo un post per questa rubrica... Purtroppo, come ben avrete capito, tendo ad essere incostante per quanto concerne gli appuntamenti fissi sul blog, un po' per mancanza di tempo, un po' perché per creare contenuti decenti ci vuole il materiale (nel caso di questa rubrica bisogna aver visto il film e letto il libro).
Oggi però, bando alle lamentele e alle scusanti!, perché ho un'abbinata di cui parlarvi. 

Il libro.

La notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, si incontrano per caso quattro sconosciuti. Non hanno nulla in comune, tranne l'intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Martin è - o meglio, era - un famoso conduttore televisivo, che si è giocato carriera, famiglia e reputazione andando a letto con una quindicenne. Farla finita, per lui, è una scelta logica e razionale. I suoi metodici preparativi vengono interrotti dall'arrivo di Maureen, una donna che ha dedicato la sua vita a un figlio gravemente disabile, e che ha deciso di farla finita. La terza a salire sul tetto è Jess, un'adolescente sboccata e straordinariamente molesta. Vuole buttarsi perché il ragazzo di cui è invaghita non vuole più saperne di lei. L'ultimo è l'americano JJ, un musicista fallito che vive per il rock e la sua ragazza. Ma la sua band si è sciolta, e lei lo ha piantato. Dopo una discussione accesa e stralunata i quattro aspiranti suicidi finiscono per scendere dal tetto, ma per le scale, e imprevedibilmente tutti insieme, uniti da un'intima complicità impensabile fino a qualche ora prima. Poiché nello scenario incerto che ora si apre loro, il compito non facile di ricominciare a vivere dovrà essere affrontato, inevitabilmente, all'interno di un'improvvisata ed eterogenea comunità...

Ho letto questo romanzo nel 2014, ma ne conservo un buon ricordo. Era il mio primo Hornby (e al momento l'unico) e mi era piaciuto. Su Goodreads ho assegnato a questo romanzo ben 4 stelle, quindi è un buon libro. Siccome la lettura non è recente e non mi ricordo tutto nel dettaglio, ho pensato di riportarvi pari passo la breve recensione che avevo scritto su Goodreads (il blog ancora non esisteva e non esiste una recensione corposa e completa): "Libro leggero, carino, ma che fa riflettere. La prima parte del libro è divertente, dissacrante, disarmante. L'autore riesce a strappare sorrisi nonostante si parli di suicidio e persone che stavano per togliersi la vita. La seconda parte non scorre bene, è pesante e diventa tutto un po' banale e scontato. La terza parte è una rivelazione! I personaggi assistono ad un suicidio e capiscono di dover riprendere in mano la propria vita. Dopo alcuni tentativi falliti, finalmente la svolta: un incontro di auto-aiuto organizzato dalla più giovane dei quattro aspiranti suicidi, farà aprire gli occhi ai protagonisti e ai loro cari. Una nota a parte, in questo strano e a tratti sconclusionato libro, la merita quello strano personaggio che è Noncane. Una figura tra il mistico e il profano che permette a Jess di afferrare il senso profondo delle piccole cose."

Il film.

Non buttiamoci giù (A Long Way Down) è un film del 2014 diretto da Pascal Chaumeil, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Nick Hornby.
Gli interpreti principali del film sono Pierce Brosnan, Toni Collette, Aaron Paul e Imogen Poots.

Il film era in programmazione ieri sera (4 luglio 2016, ndr) su Rai3 e non me lo sono voluto perdere per nulla al mondo. Dato che serbavo un ottimo ricordo del libro, volevo verificare se anche il film meritava.
Il cast è eccezionale e gli attori hanno portato sullo schermo gli autentici personaggi del libro. La trama del film, però, non è fedelissima al libro (si sa!, noi lettori vorremmo un film spiccicato al libro, anche se non è possibile) e mancano parti, a mio avviso, fondamentali. 
Nel complesso è molto carino, non noioso e divertente, ma manca quel pizzico di 'dissacrante' che lo avrebbe reso paragonabile al libro, anche se non sullo stesso piano. 
Nel complesso, darei al film 3 stelline, diciamo 3 e mezzo se tengo conto della presenza nel cast di Aaron Paul che, con quel tatuaggio di scena che si ritrovava, mi è proprio piaciuto...

Perciò, questa volta la partita Libro-Film finisce 4-3. Questo non vuol dire che io vi sconsiglio di vedere il film, anzi!, ma il libro è migliore.
Voi avete letto il libro o visto il film? Vi sono piaciuti? Raccontatemi le vostre impressioni. Alla prossima.

domenica 3 luglio 2016

Rosa candida, Auður Ava Ólafsdóttir.

Titolo: Rosa candida.
Autore: Auður Ava Ólafsdóttir.
Casa Editrice: Einaudi.
Pagine: 206.


Trama: Rosa candida riesce a fare quello che ogni lettore si aspetta da un libro: trasportarti in un luogo sicuro, al di fuori del tempo, in uno stato di perfetta innocenza e felicità. Un luogo non molto diverso, a pensarci bene, da quello che raggiunge il giovane Lobbi, giardiniere per vocazione e genitore per caso: il roseto incantato di uno sperduto monastero. Qui un monaco cinefilo si prenderà cura di lui, delle sue rose e delle sue paure. Ma la cosa più grande che imparerà il candido e stralunato Lobbi sarà l'essere padre.
Lobbi ha ventidue anni quando accetta di prendersi cura di un leggendario roseto in un monastero del Nord Europa. È stata la madre, morta da poco in un incidente d'auto, a trasmettergli l'amore per la natura, i fiori e l'arte di accudirli, il giardinaggio. Così Lobbi decide di lasciare l'Islanda, un anziano padre perso dietro al quaderno di ricette della moglie, e un fratello gemello autistico. Lascia anche qualcun altro: Flóra Sól, la figlia di sette mesi avuta dopo una sola notte d'amore (anzi, precisa lui, «un quinto di notte») con Anna.
Con sé Lobbi porta alcune piantine di una rara varietà di rose a otto petali, molto cara alla madre, la Rosa candida. Questi fiori saranno i silenziosi compagni di un viaggio avventuroso come solo i viaggi che ti cambiano la vita sanno essere. Ad accoglierlo al monastero c'è padre Tommaso, un monaco cinefilo che con la sua saggezza e una sua personale «cineterapia » saprà diradare le ombre dal cuore di Lobbi. Ma sarà soprattutto l'arrivo di Anna e Flóra Sól in quell'angolo fatato di mondo a provocare i cambiamenti più profondi e imprevisti nell'animo del ragazzo. Perché, per la prima volta, Lobbi scopre in sé un desiderio nuovo, che non è solo amore per la figlia e attrazione per Anna: è il desiderio di una famiglia.
Rosa candida è una gemma piccola ma preziosa che in Francia è diventata un autentico caso letterario grazie al passaparola di lettori e librai affascinati dalla sua forza pacata e magnetica. I commenti dei critici e quelli dei lettori sono unanimi nel riconoscere a Rosa candida qualità che sconfinano nell'incanto: «A volte, - scrive una lettrice su internet, - hai l'impressione di sentire il profumo delle rose uscire da queste pagine. Un profumo che si mescola con quello del neonato che diventa lentamente un bambino». Oppure, un altro lettore: «Che splendida storia: pura e rinfrescante come una cascata!» Mentre «Le Point» scrive: «Quanto è dolce questo romanzo, e quanto è delicato e profondo! Di una purezza rara. Può darsi che i bambini non nascano tra le rose, ma una cosa è certa: in Islanda i romanzi sì». Insomma, un entusiasmo contagioso: «Invidio chi non ha ancora letto Rosa candida».


Desideravo leggere questo libro da moltissimo tempo. Credo, addirittura, che il titolo sostasse nella mia wish list da tre anni. Non ne avevo sentito parlare molto, ma mi ero imbattuta nella copertina per caso e me ne ero innamorata (ennesimo esempio di come io scelgo i libri in base alla copertina). 
Il mese scorso, come ben sapete, c'era la promozione Einaudi che prevedeva, con l'acquisto di due volumi, l'omaggio di un telo mare libresco. Ebbene!, poteva la sottoscritta lasciarsi sfuggire l'occasione? Ovviamente no. Ho quindi acquistato due libri Einaudi, uno dei quali, per l'appunto, è Rosa candida

Parlando con alcune persone che mi seguono anche sui vari social, mi sono accorta di come questo romanzo sia sconosciuto ai più. Ed è un vero peccato perché il libro è bellissimo, una favola moderna scandita dalle stagioni delle rose.
Su questo romanzo Paolo Giordano ha detto: << Rosa candida ubbidisce al tempo sospeso delle fiabe: una bella boccata d'ossigeno>>. Ecco, è la descrizione perfetta. Un romanzo moderno senza tempo, ambientato in un angolo tranquillo di mondo e scandito soltanto dalle stagioni e dalle regole della natura.

Lobbi è un ragazzo ventiduenne che si lascia alle spalle l'Islanda, suo padre, il fratello gemello autistico, la sua bambina e la madre della bambina, per andare in un paese del Nord Europa alla ricerca di se stesso e per inseguire la sua più grande passione: le rose. Dopo mille peripezie, classiche dei viaggi avventurosi in solitaria e on the road, Lobbi raggiunge la sua meta: un monastero famoso in tutto il mondo per il suo giardino. Il compito di Lobbi sarà quello di rimettere in sesto il giardino, rimettendo così in sesto anche la sua anima
Tra pensieri sulla morte, sul sesso e sulla famiglia, passando per film d'autore nelle più disparate lingue del mondo, sotto la guida di Padre Tommaso, Lobbi capirà fino in fondo i propri sentimenti ed il suo Io più nascosto, scoprendosi un ragazzo diverso da quello che aveva sempre immaginato.

Le rose rappresentano per Lobbi il legame eterno con la madre, morta prematuramente in un incidente d'auto. Nel roseto del monastero, Lobbi ritrova la sua dimensione più autentica e riesce a dare un senso e risposte a tutto quello che gli passa per la testa. Le rose sono la naturale estensione del suo Io che, rottosi in mille pezzi, deve essere ricostituito e rinsaldato da nuovi sentimenti e nuovi pensieri.
Flóra Sól rappresenta, invece, per Lobbi il passaggio all'età adulta e il tempo secondo il quale scandire pensieri più maturi e desideri più autentici. Il rapporto che si crea con la bambina è quasi commovente; padre e figlia crescono insieme in un vortice di fatti, storie e momenti indimenticabili. Con la vicinanza della bambina, Lobbi riconosce le sue reali necessità e i suoi desideri più autentici.

Lo stile narrativo è dolce e delicato. Il romanzo scorre secondo le tempistiche della fiaba e si conclude come una fiaba: 
«Avanziamo lentamente verso il coro, dove il sole rosso arancio apparirà all'alba. A poco a poco la luce delicata si apre un varco tra le vetrate variopinte, e si spande dentro la chiesa come un velo leggero di cotone bianco. Mia figlia è immobile sulle mie spalle. Mi faccio schermo con la mano e fisso lo sguardo direttamente nello splendore accecante. È allora che la vedo, lassù, nella vetrata del coro: la rosa purpurea a otto petali. Nello stesso momento in cui il primo raggio trafigge la corolla e va a posarsi sulla guancia della bimba».
Conclusa la lettura, un sorriso ebete si stampa sulla faccia del Lettore (o almeno a me è successo) per la serenità e la speranza che infonde questa storia.
Ovviamente, l'autrice tratta anche altre tematiche nel romanzo: la morte della madre, l'autismo del fratello, il viaggio, le priorità della vita, l'amore e via dicendo. Ma tutti questi elementi fanno da sfondo a quello che è il fulcro del libro, ovvero, il ritrovare se stessi e scoprire il proprio posto nel mondo.

Un romanzo di viaggio e formazione, delicato e intimo, che regala emozioni incredibili. Una scrittura semplice e d'effetto. Un protagonista nel quale tutti possiamo riconoscerci almeno un pochino.
Un libro bellissimo, assolutamente da leggere e scoprire, pagina dopo pagina, magari seduti in un roseto, con il profumo delle rose in fiore che si diffonde nell'aria, per ricreare la magia del roseto di Lobbi e della sua vita.