venerdì 30 settembre 2016

Snapshots #18.

Snapshots è una rubrica di recap mensile.
Salve lettori!
Avrei dovuto intitolare questo post Alla ricerca del settembre scomparso perché questo ultimo mese è passato talmente in fretta e sono successe talmente tante cose che non l'ho proprio visto. E proprio per questo, il post di oggi sarà lungo, molto lungo. Quindi mettetevi comodi perché, prima di iniziare con i preferiti del mese, ho alcuni aggiornamenti importanti da darvi!

Come ben sapete, sulla carta figuro ancora come studentessa universitaria (questi maledettissimi tre esami mancanti mi stanno facendo impazzire!), ma da quando sono tornata dall'Inghilterra dieci mesi fa (dieci mesi!, e chi li ha visti...passati come un lampo) non mi sono mai fermata, ho fatto molti lavoretti e mi sono sempre tenuta lavorativamente attiva per quel che mi è stato possibile. Infatti, avere un impiego, non importa se part-time o full-time, fa sentire importanti ed autonomi ed è quello che mi serve per provare ad affrontare quei tre mostri chiamati Geotecnica, Scienza delle Costruzioni e Fisica 2. Per tutta l'estate ho mandato curriculum a destra e a manca, ho spulciato bandi e ricercato progetti. Volevo assolutamente trovare qualcosa da fare, per sentirmi utile e per racimolare qualcosina (e magari contribuire alla tasse universitarie e a tutto il resto). Quando stavo per riporre nel cassetto tutte le mie speranze, ecco spuntare all'orizzonte i bandi del servizio civile. Ho deciso di provarci e dopo domande, colloqui, selezioni e attese interminabili, sono stata presa!
Il prossimo 3 ottobre novembre (ho saputo che hanno posticipato di un mese la data di inizio proprio stamattina) inizierò la mia esperienza di servizio civile presso la Federazione Trentina delle Pro Loco, partecipando al progetto Comunicazione digitale e volontariato nel turismo. Non so ancora di preciso di cosa mi occuperò, ma so per certo che sarà un ottimo modo per approfondire alcune tematiche che mi piacciono (comunicazione ed organizzazione di eventi in primis) e per imparare molte cose nuove!

Questa è la cosa più bella ed importante che è successa questo mese, ma ce ne sono un altro paio delle quali vorrei parlarvi. Innanzitutto, devo ringraziare tutti voi che avete partecipato al mio contest nei mesi scorsi perché le frasi che mi avete suggerito per l'album di anniversario dei miei genitori hanno riscosso un enorme successo. E poi, last but not least, volevo dirvi che, finalmente, la raccolta è finita e potrò riprendere orari più umani e stare dietro a tutto con più serenità.
Con il mese di ottobre novembre inizierò un percorso tutto nuovo, ma il blog resterà il mio punto fermo, il mio porto sicuro a cui tornare per raccontarmi e raccontarvi. Le rubriche (soprattutto quella sul Wreck this Journal) riprenderanno il loro normale corso già da questa settimana e non ci saranno più salti di appuntamento dovuti a ritardi o impegni improrogabili (o almeno spero!).

Bene!, se siete arrivati alla fine di questo monologo, grazie. E ora passiamo alle cose serie: i preferiti del mese di settembre.

Un libro.

Il libro del mese non poteva che essere Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov. L'ho spammato praticamente ovunque e in maniera compulsiva per una settimana. 
Non mi soffermerò a parlarvene ancora perché ne ho già parlato a dovere nella recensione che trovate qui. L'unico concetto che mi sento di ribadire è: LEGGETELO! Si tratta di un libro che parla anche di voi, ne sono sicura, e leggendolo vi farete le domande giuste e troverete la strada per ricercare anche le risposte.
Una lettura diversa, fuori dagli schemi, ma assolutamente incredibile. La migliore del mese.

Una copertina.

Non compro libri da mesi, anche perché da quando uso AccioBooks ho adottato uno stile nuovo di acquisizione e accumulo dei libri. Quando ho saputo di essere stata presa per il servizio civile, ho pensato bene di farmi un regalo. Così, per festeggiare.
Ecco allora che, senza alcuna esitazione, sono andata su Wordery ed ho ordinato Aristotle and Dante discover the secrets of the Universe. Ne ho sentito parlare moltissimo sia nella blogosfera che su YouTube e poi la copertina è bellissima (anzi!, credo di averla già citata in un altro appuntamento con i preferiti del mese, ma si sa, repetita iuvant).
Senza dubbio questa è la copertina del mese.

Una canzone.

Ok, la mia preparazione in materia di musica in voga al momento meriterebbe uno 0. Da un po' di tempo non ascolto praticamente più nulla. La radio ogni tanto mi fa da sottofondo, ma sono assolutamente impreparata sulle canzoni attuali. Non mi sento, per ora, di proporre come canzone del mese uno dei nuovi brani che stiamo preparando con la banda perché non ho ancora capito se mi piacciono oppure no, perciò ho deciso di riproporvi (ancora!) i Cranberries perché, in tutta onestà, se mi capita di infilarmi le cuffie per estraniarmi dal mondo, ascolto loro. Chissà, forse questa ossessione che mi appartiene da alcuni mesi sta ad indicare una certa nostalgia per la mia adolescenza. Chissà...
Comunque, se avete canzoni, gruppi o singoli da consigliarmi, lasciatemi un commento. Aiutatemi ad uscire da questa seppur piacevole monotonia!, ve ne sarei grata.



Un film.

Visto che film ne ho visti pochi e serie-tv ancora meno, vi segnalo un film che uscirà la prossima settimana e che io vorrei tanto andare a vedere.
Al momento non ho trovato nessuno che sia disposto a venire con me al cinema per vedere l'ennesimo cartone animato, ma ossessionerò chiunque fino a che qualcuno, preso per sfinimento, acconsentirà ad accompagnarmi.
Ditemi che non sono l'unica che vorrebbe vedere questo film d'animazione, datemi un pizzico di conforto almeno voi...


Un booktuber.

Questo mese torniamo in Italia perché vorrei consigliarvi il canale di Jo Reads. Mi piacciono molto i video di questa ragazza, anche se spesso i libri citati non mi sono congeniali, ma è davvero molto brava, parla bene e riesce a coinvolgere lo spettatore in quello che fa. E poi quando nei suoi video compare il suo adorato cane Mr Darcy mi sciolgo perché è troppo carino...

Un articolo.

Questo mese vorrei mettere da parte la modestia e citarvi il mio ultimo articolo uscito su Parte del Discorso. Erano mesi che non scrivevo nulla, avevo una specie di blocco, non riuscivo a trovare un argomento sufficientemente interessante del quale parlare. Poi, finalmente, grazie al buon Gospodinov, mi sono sbloccata e sono riuscita a scrivere un qualcosa che mi piacesse e mi rappresentasse. Vi invito a leggerlo perché parlo di libri (che novità!) e del rapporto libro-Lettore.


L'eterno post dei preferiti di settembre termina qui. Se siete arrivati fino in fondo meritereste un premio! Come sempre, se avete musica, film, libri, canali YouTube o articoli da suggerirmi, lasciatemi un commento. Alla prossima!

P.S. Oggi, 30 settembre, è l'ultimo giorno per rispondere al questionario relativo al prossimo gruppo di lettura. Domani estrapolerò i risultati e la prossima settimana sceglieremo tra una rosa di titoli il prescelto per questo Gruppo di Lettura 2.0. Perciò, se ancora non avete risposto, affrettatevi!
PP.SS. A novembre il blog compie due anni, quindi tenetevi pronti perché sto pensando a qualcosa di speciale per festeggiare!

martedì 27 settembre 2016

Un segno invisibile e mio, Aimee Bender.

Titolo: Un segno invisibile e mio.
Autore: Aimee Bender.
Pagine: 236.
Casa Editrice: Beat.


Trama: Mona Gray, vent'anni, è innamorata dei numeri fino all'ossessione: l'ordine e la precisione dell'aritmetica le servono a difendersi dall'instabilità del mondo. Da quando il padre ha contratto una misteriosa malattia, infatti, Mona ha bloccato ogni propria aspirazione, ha paura di innamorarsi e si rifugia in una serie di piccoli gesti e oggetti scaramantici. Ma quando viene assunta come insegnante di matematica alle elementari, la sua vita - grazie a un'allieva fuori dal comune e a un collega capace di far breccia nella sua timidezza - comincia a cambiare irreversibilmente. Tenero, spassoso, commovente, acclamato dal Los Angeles Times come uno dei libri dell'anno, questo romanzo ha lanciato Aimee Bender come una delle migliori voci nella nuova narrativa americana.

Ormai lo sapete, io arrivo sempre in ritardo sul pezzo e anche questa volta non faccio eccezione. Conoscevo già Aimee Bender perché avevo letto L'inconfondibile tristezza della torta al limone (peraltro un romanzo molto carino e particolare), ma non avevo mai letto il suo romanzo d'esordio. Di solito si comincia dall'inizio, dal primo lavoro di un autore, per poi proseguire con il resto, ma io mi sono voluta distinguere pure stavolta e ho fatto le cose al contrario. Per dirla tutta, quando terminai la lettura del libro della torta al limone, mi ero detta che non avrei letto altro della Bender perché sì, scrive bene, ma... Questi puntini di sospensione mi erano rimasti impressi e, non so perché, avevano messo la parola 'fine' sul mio rapporto con l'autrice-Bender. Alcune settimane fa, però, ho avuto la possibilità di recuperare, per uno strano gioco del destino, il suo romanzo d'esordio e l'ho letto per vedere se si trattava della stessa Bender o se ci fosse qualcosa di diverso...Beh, sapete che vi dico?! Il romanzo di esordio di Aimee Bender è superiore alla torta al limone e di un bel po' secondo me. 

L'idea di base del romanzo è semplice ma efficace. Il filo conduttore di tutta la storia sono i numeri: interi, primi, frazioni, operazioni, e via dicendo. Tutta la vita di Mona Gray è impostata sui numeri. Già dal cognome si capisce quanta vitalità sprizzi questa ragazza nella vita quotidiana, quindi immaginate che bel mix salta fuori quando ci si mettono anche i numeri a dettare regole e condizioni! Nella vita di Mona c'è un numero per tutto: paura, felicità, tristezza, rabbia, morte, tutto ha il proprio numero. Fin qui, direte voi, nulla di eccezionale. Vero!, in fin dei conti, una ragazza che costruisce la propria vita basandosi su dei numeri non ha poi molto da raccontare. Ma se vi dicessi che:

Il giorno del mio ventesimo compleanno mi sono comprata un'ascia.

Così si presenta Mona all'inizio del libro. Il Lettore la incontra la prima volta in un negozio di ferramenta mentre, con fare misterioso, si compra un'ascia con i soldi che la madre le ha regalato per il suo ventesimo compleanno. Ogni altra ragazza si sarebbe precipitata in un negozio di borse, abbigliamento, scarpe, in una libreria o in un negozio di dischi, ma non lei!, non Mona! Lei si compra un'ascia perché assomiglia dannatamente ad un sette. Io vi giuro!, ho sperato fino all'ultima pagina che la usasse quest'ascia, per affettare le sue paure, le sue manie e le sue sciocche pare mentali, ma purtroppo non è successo. 
La timida e matematica Mona non si affetta con la sua stessa ascia, ma sarà travolta da numeri ed eventi che la faranno (finalmente!) crescere e le faranno buttare via paure e manie. 

Quindi, che dire?!, il romanzo è carino, scritto bene e assolutamente migliore del libro della torta al limone. Come romanzo d'esordio è incredibile e promettente. La storia è buona e regge (nei limiti degli stereotipi americani e delle famiglie da sit-com). Una lettura piacevole e rilassante, senza grandi pretese, ma da tenere presente.
Voi l'avete letto? Vi è piaciuto? Fatemi sapere cosa ne pensate!

giovedì 22 settembre 2016

Wreck this Journal - Everywhere. #9

Rubrica nella quale vi racconto i miei progressi nella compilazione e distruzione del Wreck this Journal.
Salve lettori!
Avrei voluto pubblicare questo post ieri (era pronto, necessitava solo di una piccola revisione pre-pubblicazione), ma ero troppo stanca per mettermi davanti ad uno schermo e fare quel che serviva. Dopo ieri, però, posso dire che la raccolta di questo 2016 sta volgendo al termine; una decina di giorni mi separano dal termine di questo intenso periodo e sono contenta. Purtroppo però, proprio a causa della raccolta serrata, nell'ultima settimana non ho avuto modo di completare nessuna istruzione della cara Keri Smith. Sono molto dispiaciuta di questo perché pensavo di aver ripreso un buon ritmo con la scorsa settimana, ma invece gli impegni hanno avuto il sopravvento su di me ancora una volta. Non sapevo se saltare il post settimanale o se ultimare di fretta qualche pagina. Nessuna delle due opzioni mi è sembrata sufficientemente intelligente e quindi ho optato per una cosa ancora diversa...tirare le somme di quello che ho fatto fino ad oggi.

Le pagine del Wreck this Journal (quelle numerate intendo, quelle che contengono delle istruzioni) sono 133.
Le pagine interamente completate sono 62.
Le pagine iniziate ma non ultimate sono 6.

Considerando solo le pagine totali e quelle completamente finite, facendo un veloce calcolo salta fuori che ho completato il 47% del mio journal. Non male vero?! Io non pensavo...credevo di essere attorno al 30 o 40 per cento, ma non quasi a 50. Direi che posso ritenermi soddisfatta!

Da quando ho iniziato la mia manualità e la mia fantasia si sono risvegliate. Ho messo su carta idee che mai avrei pensato e sono contenta. Mi sto appassionando ai libri interattivi e sto meditando di comprare tutti quelli della serie della Smith (uno alla volta ovviamente!).
Nelle ultime nove settimane (sarebbero undici, ma per due settimane non ho pubblicato nulla) ho condiviso con voi progetti, successi e disavventure. Credo mi ci vorranno altrettante settimane per finirlo, anche perché ho lasciato per ultime le pagine più difficili...
Ci sono state pagine più riuscite e pagine meno riuscite, pagine che ho condiviso con voi e pagine che non ho avuto il coraggio di mostrare. Ma la più bella, quella con la quale vorrei chiudere questo brevissimo post, resta questa:


Vi ringrazio per avermi seguito fino a qui e grazie se mi seguirete anche nelle prossime settimane. Il prossimo mercoledì tornerò con qualche pagina finita (spero!) e con nuove Anto-avventure. Alla prossima!

lunedì 19 settembre 2016

Fisica della malinconia, Georgi Gospodinov.

Titolo: Fisica della malinconia.
Autore: Georgi Gospodinov.
Casa Editrice: Voland.
Pagine: 335.

Trama: Un ragazzo è affetto da una strana sindrome: soffre di empatia, è capace di immedesimarsi nelle storie degli altri. Inizia così un viaggio nel mondo del possibile, nel labirinto dei sentimenti mai provati, delle cose mai accadute eppure reali più del reale stesso. Questo “io” coraggioso e impertinente va e viene dal passato, fa incursione in un futuro di cui abbiamo già nostalgia, e ritorna con un inventario di storie sull'autunno del mondo, sui Minotauri rinchiusi in ognuno di noi, sulle particelle elementari del rimpianto, sul sublime che può essere ovunque.



Breve premessa. Faccio il filo alla collana Sìrin e, soprattutto, alla collana Sìrin Classici della Voland da un bel po', ma purtroppo qui in zona non ci sono molte librerie con questi titoli e quando compro un certo genere di libri non amo acquistare online, ho bisogno di toccare il libro con mano prima di aprire il portafoglio. La scorsa settimana, però, sono uscita in compagnia di una cara amica che, oltre ad avermi regalato questo magnifico volume, mi ha fatto scoprire che esiste da poco una libreria qui in zona che vende titoli a me congeniali. Non potete immaginare la mia gioia! Da una parte avevo ricevuto un regalo che, già al primo sguardo, mi aveva fatto innamorare; dall'altra, ora so dove poter andare quando cerco titoli particolari non così conosciuti. Quindi preparatevi!, perché questa sarà solo la prima di una serie di recensioni di libri diversi dal solito. Fine.
empatia./em·pa·tì·a/.sostantivo femminile
In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.
Nella critica d'arte e nella pubblicità, la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.
Volevo partire dal significato di empatia per parlare del romanzo perché è alla base di tutto il libro, collega, come un filo invisibile, tutta la narrazione, fa entrare in contatto il possibile e l'impossibile, il passato e il futuro, il reale con l'immaginario.
Empatia non è solo la capacità del protagonista di immedesimarsi nelle storie altrui, ma è anche quello che prova il Lettore una volta che ha superato lo scoglio delle prime pagine che, ad un animo poco attento, possono sembrare solo un gran pasticcio di parole, ma che, se si pone più attenzione, si rivelano le coordinate per un lungo viaggio fatto di storie, sentimenti e paure. 

Fisica della malinconia è un romanzo incredibile. Perché? Innanzitutto parla di noi (inteso come umanità), parla delle sensazioni che ci appartengono e delle cose dalle quali scappiamo. E poi è scritto benissimo, in modo assolutamente singolare e diretto. Non si può non apprezzare questo romanzo, è matematicamente impossibile. Non saprei in quale categoria collocarlo (che poi, le categorie a cosa servono?!), forse meriterebbe un genere a sé. 
Io mi sono innamorata fin da quell'iniziale "Io siamo." e sono stata travolta da un turbinio di sensazioni ed impressioni fino a quel finale "Io fummo.". Tutto quello che ci sta nel mezzo è Letteratura, critica letteraria, vissuto personale e magia narrativa. Mi sono lasciata cullare dalle parole di Gospodinov e ho viaggiato nel tempo. Ho visto la sofferenza del Minotauro, ho ascoltato le storie di Sharazàd, ho seppellito la mia personale capsula del tempo, ho vissuto mille vite o forse nessuna.

Vorrei poter spiegare meglio quello che ho provato leggendo questo romanzo, ma temo sia troppo complesso e intimo. Un libro così viene riscritto ogni volta per ogni Lettore. Quello che ci ho visto io, probabilmente, non potreste vederlo voi perché si tratta di un libro che si legge con il proprio vissuto, prima ancora che con il cervello. Le nostre esperienze personali sono solo nostre e di nessun altro ed è per questo che ci sarà chi si è ritrovato maggiormente nel Minotauro, chi nelle particelle elementari, e via dicendo. 
Per quanto mi riguarda, questo libro ha toccato corde molto profonde del mio essere e, se ne avessi avuto il coraggio, avrei sottolineato citazioni su citazioni perché merita davvero. Tra le molte che mi sono piaciute, vorrei condividerne con voi una che non avevo ancora condiviso da nessuna parte (se mi seguite sui social vi sarete visti sommergere dalle citazioni i giorni scorsi, scusate!).
Ho smesso di uscire, non rispondo al telefono, ho cambiato i negozi dove andavo a far la spesa per non consolidare le conoscenze triviali di tutti i giorni. Ho riflettuto a fondo su come formulare risposte in difesa. Avevo bisogno di un nuovo scudo di Achille contro la stupidità. Di trovare una riposta che non moltiplichi l'inettitudine e non slitti a vuoto come un cliché. Una risposta che non ti costringa a usare frasi fatte, una risposta che non menta, ma che al contempo non riveli cose che non vuoi rivelare. Una risposta che non presupponga l'avvio di una lunga e insensata conversazione.
Quale falsa tradizione di etichetta l'ha mai preparata, come si è fatta largo nei secoli questa domanda ipocrita? "Come stai?", questo è il problema. That is the Question. (Il sublime "Essere o non essere" si è trasformato in questa domanda insignificante, ecco la dimostrazione della decadenza.)
Come stai?
Come stai?
Come stai?
Cosa rispondere a una domanda del genere?
Vedi, gli inglesi si sono fatti furbi e la hanno trasformata in un saluto. La hanno disossata, le hanno tolto il pungiglione inquisitorio.
"Come stai?" è la buccia di banana, sistemata con la massima gentilezza sotto le tue scarpe, il formaggio che ti adesca nella trappola del cliché.
Come stai? - il debole e spossante veleno della quotidianità. Non c'è una risposta aperta a questa domanda. Non c'è. So le risposte possibili, ma mi ripugnano, capite, mi ripugnano...Non voglio essere così prevedibile da rispondere "bene, grazie" oppure "così così, siamo ancora vivi" o anche "be', ci stiamo ancora riprendendo", o...
Non so come sto. Non posso essere categorico. Per rispondervi in maniera adeguata dovrei passare notti, mesi, anni, leggere torri di Babele di libri, scrivere, scrivere...La risposta è un intero romanzo.
Come sto?
Non sto. Punto.
Questa è la prima riga. E da qui in poi cominci la vera risposta. 
(Fisica della malinconia, Georgi Gospodinov - Descrizione di una fobia, Corridoio laterale)
Ecco, questo è il punto di tutto il romanzo in cui sono entrata più di tutto in empatia con il narratore. Perché? Semplice. La domanda "Come stai?" sortisce su di me lo stesso effetto che fa sulla me-studentessa la domanda "Quando ti laurei?". Mi mette a disagio, non so mai se devo rispondere sinceramente e quindi dare il via ad un monologo che potrebbe durare dai cinque minuti a delle ore, oppure se rispondere con un cortese ma non sincero "benino" e chiudere la faccenda. 
Nel descrivere il suo disagio il narratore ha descritto anche il mio ed è per questo motivo che ho deciso di regalarvi questa citazione. Vorrei sapere se anche voi vi ritrovate in queste parole (perché so per certo che molte persone della mia età ci si ritroverebbero) e se avete letto questo romanzo.

Io spero di avervi trasmesso quanto mi sia piaciuto questo libro e spero vorrete condividere nei commenti le vostre impressioni e sensazioni. Alla prossima!

domenica 18 settembre 2016

Pills of Books. #12

Pills of Books è una rubrica domenicale nella quale vi regalo e mi regalo una breve citazione tratta dal libro in lettura seguita da un brevissimo commento.

E così, l'unica creatura che racconta, l'uomo, tace e si ritira per lasciar la parola all'organico e all'inorganico, che finora hanno accumulato silenzi. In realtà loro hanno raccontato, ma il loro attutito, sommesso racconto si è trasformato in mica e licheni, alghe, muschio, rame, squarciamento di corpi estranei e squarciamento del proprio.
Non ho idea di cosa fare in proposito. Forse dobbiamo fare il primo passo - tutti i classici universali, rinarrati da animali per animali.
Raccontiamo ad esempio Il vecchio e il mare attraverso gli occhi del pesce, di quel marlin. E' questo che chiamo nonantropocentrismo. La sua lotta con quel vecchio duro e col mare non è meno drammatica. In ultima analisi lui è l'eroe, che lotta per tutta la storia per la vita e per la morte. Il racconto del vecchio è il racconto della lotta contro l'invecchiamento. E quello del pesce è il racconto sulla morte. Tutta la storia attraverso la voce di un pesce, sanguinante, rosicchiato, ma che resiste fino alla morte. 
Un marlin può essere annientato, ma non sconfitto.
Fisica della malinconia, Georgi Gospodinov.

Ho ricevuto questo libro in regalo da un'amica, un'amica che mi ha capita davvero bene perché ogni volta che sceglie di regalarmi un libro mi dona un pezzetto di magia. Conoscevo la casa editrice Voland e faccio il filo da tempo ad alcuni suoi volumi, ma questo è il primo che leggo. 
Si tratta di un romanzo molto particolare che fa riflettere e permette alla fantasia di volare alto, molto alto. Al centro di tutto c'è l'empatia, quella capacità di immedesimarsi nelle storie degli altri. All'inizio il lettore rimane un po' sconcertato, ma poi entra anch'esso in empatia con il narratore e si fonde con la storia stessa, lasciando spazio a parole ed emozioni.
Non l'ho ancora terminato, ma mi sento di consigliarvelo ugualmente. 
Se lo avete letto, fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima.

venerdì 16 settembre 2016

Paper Towns, John Green.

Titolo: Paper Towns (Città di carta).
Autore: John Green.
Casa Editrice: Speak.
Pagine: 305.

Trama: Quentin Jacobsen è sempre stato innamorato di Margo Roth Spiegelman, fin da quando, da bambini, hanno condiviso un'inquietante scoperta. Con il passare degli anni il loro legame speciale sembrava essersi spezzato, ma alla vigilia del diploma Margo appare all'improvviso alla finestra di Quentin e lo trascina in piena notte in un'avventura indimenticabile. Forse le cose possono cambiare, forse tra di loro tutto ricomincerà. E invece no. La mattina dopo Margo scompare misteriosamente. Tutti credono che si tratti di un altro dei suoi colpi di testa, di uno dei suoi viaggi on the road che l'hanno resa leggendaria a scuola. Ma questa volta è diverso. Questa fuga da Orlando, la sua città di carta, dopo che tutti i fili dentro di lei si sono spezzati, potrebbe essere l'ultima.


Caro John,

io non so davvero da che parte iniziare per esprimerti il mio disappunto a proposito del tuo romanzo. Proverò a sbrogliare la matassa lasciando che le parole scorrano libere, così come mi vengono, ma promettimi che non ne avrai a male; in fin dei conti, sono solo una lontana vocina fuori dal coro dato che Paper Towns è piaciuto praticamente a tutti. 
Ti avevo già letto alcuni fa e Cercando Alaska mi era piaciuto. Non ti avevo più incrociato sulla mia strada di lettrice, ma poi alcune settimane fa ho scambiato il tuo libro su AccioBooks e, devo ammetterlo, ero contenta. Potevo rileggerti ed esercitarmi con la lettura in lingua, tutto in un colpo solo.
Ho sempre seguito da lontano le tue vicissitudini: libri nuovi, interviste e via dicendo. Un po' per curiosità, un po' perché sapevo che ti avrei incontrato di nuovo. Quindi penso di poterti scrivere apertamente quel che penso...

Paper Towns è una bella idea, ma è lento e noioso. Ho trovato il tuo stile narrativo molto pesante e gli espedienti narrativi molto labili e traballanti. Ci ho messo due settimane a leggerlo (e sono solo trecento pagine!). Arrivata attorno a pagina cento volevo mollare, ma chi mi segue qui sul blog e in pagina mi ha incoraggiata ad andare avanti. Pensavo di trovare un colpo di scena, un qualcosa che regalasse spessore e dinamicità, ma non l'ho trovato. 
Il tuo romanzo è il modello perfetto della storia adolescenziale e senza sugo per ragazzini considerati sciocchi e senza sogni. Passi il classico gruppetto di amici all'americana. Passino tutti quei luoghi comuni sulla gioventù moderna, sugli usi ed i costumi. Ma come si fa a scrivere di gente che molla tutto il giorno del diploma per intraprendere un viaggio di ricerca di una persona che, evidentemente e senza dubbi, fin dall'inizio non vuole essere trovata? Come si fa a scrivere una storia per giovani adulti senza mettere nel romanzo quel pizzico di pensieri profondi ed importanti che possano aprire la mente? Come si fa a pensare che due persone, una volta amiche, si ritrovino di notte per fare una serie di scherzi, che una delle due scompaia e che l'altro si metta sulle sue tracce? Dove sta il realismo? Quentin sembra quasi uno Sherlock Holmes di noi poveri comuni mortali, più bravo dei federali e più astuto di una volpe. Q. vede cose che noi umani non vediamo e mette insieme i pezzi del puzzle grazie all'aiuto di Radar che, più che un ragazzo, sembra un computer ambulante. Ma perché?

Ora, prima di chiudere, permettimi di spendere due parole anche sui personaggi. Sono tutti stereotipati, anonimi nella loro singolarità, senza grandi qualità reali e noiosi. L'unico che si salva, per un paio di scene esilaranti, è Ben. Ma non possono bastare alcune scene comiche per risollevare le sorti di questa lettera-recensione.

Mi dispiace, John, ma il tuo romanzo non mi è piaciuto. E mi dispiace due volte. La prima perché riponevo in te grandi speranze che, però, sono state soddisfatte solo sotto il profilo prettamente linguistico (mi sono esercitata bene con la lettura in lingua). La seconda perché il non aver apprezzato il tuo libro, mi costringe a darti un giudizio basso e questo farà diminuire di qualche punto la media-qualità delle mie letture dell'anno.

Non penso ti leggerò ancora, questa esperienza mi è bastata. Ma so che non ne farai una tragedia. In fin dei conti, hai tantissimi fan e moltissime recensioni positive dalla tua. Ti auguro tutto il meglio per il futuro.

Con simpatia,
Antonella

giovedì 15 settembre 2016

Wreck this Journal - Everywhere. #8

Rubrica nella quale vi racconto i miei progressi nella compilazione e distruzione del Wreck this Journal.

Salve lettori!
Con un giorno di ritardo eccomi qui a scrivere il post settimanale dedicato al Wreck this Journal. Il giorno di ritardo (uno solo?! Pensavo peggio...) è dovuto ad una serie di fattori sui quali vorrei spendere qualche riga prima di passare agli aggiornamenti specifici sul journal
Punto primo. Settembre per chi ha qualche metro quadrato di terra coltivata a frutteto equivale ai gironi dell'Inferno del buon Dante. Chi non fa il contadino per mestiere (che sia part-time o a tempo pieno) non può neanche lontanamente immaginare quanto lavoro, quanta fatica e quanto tempo, la raccolta rubi alla giornata di un umano non dotato di super-poteri. Ecco quindi che il primo fattore che mi porta ad essere incostante e poco precisa in queste ultime settimane è il lavoro nei campi. Tranquilli però!, siamo a buon punto e in un paio di settimane tutto dovrebbe risolversi per il meglio.
Punto secondo. Nell'ordine, in questa ultima settimana, si sono susseguiti: esami, lavoretti estivi da concludere, lavoretti nuovi da iniziare, colloqui (spero di avere presto buone news e di potervene parlare, intanto incrociate le dita per me!), appuntamenti e serate fuori. 
Detto tutto ciò, vi lascio solo immaginare in che condizioni arrivo io a fine giornata. Non aggiungo altro a mia discolpa per la poca costanza di questo periodo, ma spero potrete capirmi.
Passiamo ora alle cose più interessanti!


Metti qui cose appiccicose. (Miele, gomma da masticare, sciroppo, colla, zucchero, marshmallow)

Mettereste mai miele o sciroppo su un vostro libro volontariamente? Io non credo. Ed infatti non ho voluto farlo. In cartoleria però ho comprato dei simpaticissimi (e costosissimi!) stickers adesivi che, tutto sommato, si possono considerare appiccicosi sul retro, no?! Li trovo adorabili...nuvolette, stelline, goccioline d'acqua, tutte con un'espressione diversa che mi ha fatto venire in mente di esprimere a parole quello che le espressioni lasciano intendere. Effetto bambinetta-da-scuola-elementare perfettamente riuscito.


Scrivi brevi note. Tagliale e lasciale per gli altri (in pubblico).

Come è già capitato, anche questa pagina è una di quelle che andrebbero staccate e abbandonate, ma è una cosa che non mi sento di fare (e poi la pagina dietro era già completata). Ho pensato, come per il caso della tasca di qualcuno (episodio #4), di ricreare con un pezzo di carta l'effetto di uno di quegli annunci che si espongono nelle bacheche pubbliche, ma di non strappare nulla. Dalla foto non si vede, ma sono tagliati e pronti per essere, metaforicamente, strappati. Voi quale vorreste?!


Bene!, questa volta, nonostante tutto, sono riuscita a presentarvi due istruzioni e sono contenta. Lasciatemi qui sotto un commento e i vostri pareri. Alla prossima!

venerdì 9 settembre 2016

L'eterno dilemma: libro o film. #7

In questa rubrica metto a confronto un libro e un film ad esso ispirato. La cadenza è, ovviamente, random.

Salve lettori!
Come vi avevo promesso, eccomi qui con un nuovo appuntamento di confronto libro-film. Mi sono ripromessa di recuperare un po' di libri e un po' di film per dare nuovo respiro a questa rubrica che era finita, purtroppo, nel dimenticatoio. Recuperare i film, specialmente se vecchi!, non è facile (anzi, se qualcuno mi sa dire dove posso recuperare in internet una buona versione del film Via col vento, mi farebbe un favore enorme). Leggere i libri che ancora non ho letto per confrontarli con i film già visti richiede tempo. Ma, un po' alla volta, ce la farò. Ovviamente, se avete confronti libri-film che vi interesserebbe vedere in questa rubrica, provate a propormeli, non si sa mai che io accetti la 'sfida'!
Ora, bando alle ciance, largo alle bande!, passiamo all'accoppiata di oggi.

Il libro.

Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

Se avete già letto la mia recensione, saprete che questo libro mi è piaciuto tanto. E' vero, si tratta di un romanzo per adolescenti, pensato per gli adolescenti e scritto con il linguaggio adatto per gli adolescenti, ma l'ho trovato perfetto. Se ne avessi avuto il coraggio, avrei sottolineato ogni singola parola del romanzo, ogni singola frase, ogni singola virgola. E' perfetto. Delicato e allo stesso tempo doloroso; leggero e pungente. Assolutamente consigliato.

Il film.

Bianca come il latte, rossa come il sangue è un film del 2013 diretto da Giacomo Campiotti, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Alessandro D'Avenia. Il film tuttavia presenta significative discrepanze rispetto al romanzo.


Avevo trascinato il mio ragazzo al cinema per vedere questo film. Mi aveva accompagnata, ma era, giustamente, riluttante. E aveva ragione. In sala ci saranno state sì e no altre quattro-cinque coppie della nostra età, il resto della sala era pieno zeppo di ragazzine urlanti ed assatanate (presumo per gli attori del cast, non per altri motivi...o almeno spero). 
Volevo vedere questo film perché 1. mi incuriosiva molto, e 2. la colonna sonora vedeva protagonisti i miei cari Modà (si, beh, ecco...sono una modaiola; non una di quelle pazze da sotto il palco, ma diciamo che mi piacciono abbastanza). 
Il film in sé non è affatto male, anzi credo sia un buon prodotto per adolescenti, ma le discrepanze sono davvero tante e per nulla trascurabili (le ho scoperte solo tre anni dopo, avendo letto il libro, ma non possono essere negate). Non è un brutto adattamento cinematografico. Nella sua totalità il film ha un discreto cast, buoni dialoghi (in linea con il libro, anche se differenti) e una buona dose di logica temporale e spaziale. Io non sono un'esperta di cinema, quindi parlo da perfetta profana, ma penso che questo film sia piacevole, adolescenziale, ma ugualmente piacevole. Va preso per quello che è, ovvero un film per ragazzi con l'ambizioso obiettivo di trasmettere messaggi importanti (cosa che al libro riesce certamente meglio).


Tirando le somme (ce n'è davvero bisogno dopo le mie parole!?) direi che stravince il libro questa volta! Il film è carino sì, ma il libro è proprio bello. Questo non vuol dire che il film sia inutile vederlo, anzi!, ma sicuramente il libro ha due marce in più.
E voi? Avete letto il libro e/o visto il film? Avete avuto la mia stessa impressione? Lasciatemi le vostre opinioni nei commenti qui sotto.
Alla prossima!

mercoledì 7 settembre 2016

Wreck this Journal - Everywhere. #7

Rubrica nella quale vi racconto i miei progressi nella compilazione e distruzione del Wreck this Journal. 

Salve lettori!
Dopo due settimane di pausa forzata, torno sul blog con il mio Wreck this Journal. Come ho già anticipato in alcuni post precedenti, in questo periodo sono sommersa dagli impegni e dal lavoro nei campi e quindi il tempo per completare le pagine del diario è davvero poco.
In queste ultime settimane ho iniziato alcune pagine, ma ne ho completata una soltanto (e sarà l'unica che vi mostrerò in questo breve post di aggiornamento).
Le pagine che ho iniziato sono a buon punto, ma necessitano di qualche aggiunta perché ancora non mi soddisfano. Spero di potervele mostrare la prossima settimana, tempo permettendo. Sembra una cosa assurda, ma lavorare in campagna esaurisce tutto il tempo e tutte le energie che posseggo ed arrivo a fine giornata che non ne posso davvero più e anche solo tenere in mano un libro e leggere mi risulta impossibile. Per fortuna questa condizione durerà solo per questo mese di settembre poi le cose si assesteranno su ritmi più umani e rilassati, quindi portate pazienza!, se non sarà nelle prossime settimane, ad ottobre mi impegnerò per completare e mostrarvi più pagine.


Procurati un tovagliolo in un ristorante. Scrivici sopra un segreto. Incollalo qui.

Continuavo a pensare che mai avrei avuto il coraggio di portarmi via un tovagliolino da un ristorante. Insomma, infilarsi in borsa un tovagliolo non è molto normale. O almeno io non lo faccio...
Per fortuna però, durante il mio weekend al mare con la mia mamma, sono riuscita a prenderne uno in una gelateria (ok, non è un ristorante, ma va bene uguale). Una volta entrata in possesso del tovagliolo, ho pensato di scriverci sopra un pensiero, non un segreto, e poi l'ho incollato. 
Da noi si usa dire "segreto di Pulcinella" per indicare un segreto che sembra essere tale solo per il soggetto del segreto perché tutti gli altri già lo sanno. Ecco allora che ho pensato di stampare un piccolo Pulcinella e accompagnarlo con una frase. L'insieme è carino. Mi piace quasi di più la pagina con Pulcinella che non l'altra...Poi sono gusti.
Sono felice di aver completato questa pagina perché mi metteva un po' in pensiero. La mia attività di wrecking vuole essere il più personale e privata possibile, quindi dover interagire con l'esterno per completarlo non mi entusiasma molto.


Questo è quanto, almeno per questa volta. Lo so, è un po' pochino, ma ci tenevo a riprendere la rubrica il prima possibile così da evitare eterne pause che dilungano inutilmente i tempi. Conto di mantenere la cadenza settimanale, anche se potrò pubblicare pochi aggiornamenti come questa volta. Spero che la scelta vi faccia piacere.
Come sempre, vi invito a linkarmi i vostri post se anche voi state distruggendo il vostro diario. Se avete domande, osservazioni o dubbi, non esitate a commentare.
Alla prossima (si spera più proficua) settimana!

lunedì 5 settembre 2016

Bianca come il latte rossa come il sangue, Alessandro D'Avenia.

Titolo: Banca come il latte rossa come il sangue.
Autore: Alessandro D'Avenia.
Casa Editrice: Mondadori.
Pagine: 254.


Trama: Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.


Vi ricordate qualche recensione fa, quando vi dicevo che arrivo in ritardo sui libri-del-momento, ma ci arrivo? Ecco, questo è un esempio lampante. Questo romanzo di Alessandro D'Avenia, se non erro, è del 2010, ne ho sentito parlare e riparlare, ne hanno fatto un film (molto bello secondo me), è stato tradotto in altre lingue, ne hanno scritto sulle principali testate giornalistiche, eppure io dovevo ancora leggerlo. Non perché non ne fossi attratta, anzi! Solo che, come sapete, non leggo mai un libro finché è sulla bocca di tutti perché non mi piace essere influenzata e allora preferisco aspettare. Soltanto che avevo aspettato un po' troppo ed è andata a finire che, quando mi ero decisa a comprarlo (anche se, permettetemi di dirlo, ma quasi venti euro per questo romanzo mi sembra eccessivo), si trovava solo l'edizione con la copertina riadattata per il film e allora ho desistito. 
Ecco però che, alcune settimane fa, mi è venuto in aiuto AccioBooks (sì sempre lui!, non ve lo linko più perché ormai sarete stufi di sentirlo). Mi è arrivato a casa il romanzo giusto in tempo per partire per la mia breve vacanza e l'ho portato con me senza esitazioni.

Il romanzo è perfetto per gli adolescenti proprio perché D'Avenia volutamente voleva rivolgersi agli adolescenti, ma è scritto molto bene e, spesso, non guasta nemmeno ad un adulto (o presunto tale) leggere certe cose e ricordarne altre magari dimenticate, quindi è un libro adatto a tutti.
Sapevo perfettamente cosa aspettarmi dal romanzo perché avevo già visto il film, ma il libro si è rivelato ugualmente una continua sorpresa. Certo, lo stile e il gergo usati sono ideali per un pubblico un pochino più giovane di me, ma mi è piaciuto davvero molto.
La delicatezza e la profondità con le quali l'autore tratta temi così complessi e difficili da accettare mi hanno lasciata incantata, davvero senza parole se non ammirazione e stupore. Se fossi stata una di quelle lettrici che hanno il coraggio di sottolineare i propri libri, beh!, credo che avrei sottolineato quasi tutto il libro. Io davvero non trovo le parole per descrivere la passione del Sognatore (che vorrei tanto mi appartenesse almeno un pochino), la sofferenza di Leo, il coraggio e la maturità di Beatrice, la pazienza e l'amore di Silvia. Non credo esistano parole adatte a descrivere la reale realtà (scusate il gioco di parole) dei personaggi di questo romanzo. Tutto è curato, tutto è vero, tutto è assolutamente, dannatamente, reale. Chapeau.
Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco... Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso. Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l'ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare??), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.Ma perché sono così? Perdo il controllo. Non so stare solo. Ho bisogno di... manco io so di cosa. Che rabbia! Ho un iPod in compenso. Eh sì, perché quando esci e sai che ti aspetta una giornata al sapore di asfalto polveroso a scuola e poi un tunnel di noia tra compiti, genitori e cane e poi di nuovo, fino a che morte non vi separi, solo la colonna sonora giusta può salvarti. Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un'altra dimensione. Entri nell'emozione del colore giusto.
E poi ci sono loro nel romanzo, i colori. Bianco, rosso e azzurro. Mi è piaciuto tantissimo come i colori siano stati usati per descrivere emozioni e persone, l'ho trovato un modo diretto e allo stesso tempo sottile per focalizzare l'attenzione sulle cose importanti. Mi sono ritrovata a pensare ai colori mentre leggevo ed al loro significato e mi sono resa conto che non c'è niente, come i colori, che riesca ad esprimere al meglio una sensazione. Non ci sono parole. Non ci sono canzoni. Non ci sono poesie. A volte, possono esserci solo i colori.
Fisso l'azzurro degli occhi di Silvia: un mare in cui far naufragio senza morirne, sul fondo del quale c'è sempre pace, anche quando la superficie è in tempesta. E mentre questo mare mi culla, sorrido il sorriso perfetto. Il mio sorriso dice senza parole che quando cominci a vivere davvero, quando la vita nuota dentro il nostro amore rosso, ogni giorno è il primo, ogni giorno è l'inizio di una vita nuova. Anche se quel giorno è il primo giorno di scuola.
Molti mi hanno detto che questo libro è banale, solamente per adolescenti, ma io l'ho trovato davvero delicato e incredibile. Sarà perché, in fondo in fondo, sono ancora la ragazzina con gli occhi a cuoricino, ma mi è piaciuto. 
Vorrei sapere cosa ne pensate voi di questo romanzo, perché mi sembra chiarissimo da quello che ho scritto sopra come la penso io in merito. Fatemi sapere nei commenti.

giovedì 1 settembre 2016

Guida galattica per gli autostoppisti, Douglas Adams.

Titolo: Guida galattica per gli autostoppisti.
Autore: Douglas Adams.
Casa Editrice: Mondadori.
Pagine: 214.

Trama: Arthur Dent scopre che alcune ruspe gialle (che ha appena notato nel suo giardino) stanno per demolirgli la casa in cui abita per fare spazio a una nuova superstrada. Dopo poche ore gli abitanti della Terra scopriranno che il loro pianeta sta per avere lo stesso destino, ma a cura di una flotta di astronavi gialle che appaiono improvvisamente nel cielo. Arthur viene salvato da un suo vecchio amico, Ford Perfect, che si rivela essere un alieno originario della stella Betelgeuse e che lo trascina con sé, chiedendo un passaggio ad una delle astronavi demolitrici. Arthur scoprirà così un universo sconosciuto, nel senso letterale del termine, in cui la sua unica bussola sarà la Guida Galattica per gli Autostoppisti.


Mai avrei pensato di leggere un libro così fuori dalla mia zona di comfort, ma, si sa!, noi lettori cadiamo spesso in trappole ed imprevisti. La trappola questa volta è il sito di booksharing tutto italiano AccioBooks, mentre l'imprevisto (positivo) è stato l'incontro con una ragazza che era interessata ad un mio libro e che, nella sua libreria, aveva questa strana edizione della Guida galattica per gli autostoppisti. Da questa abbinata trappola-imprevisto al salto ad occhi chiusi verso un genere a me non congeniale il passo è stato breve.

Ecco allora che mi sono ritrovata tra le mani questo libro che mai, e dico mai!, avrei pensato di leggere, anche se mi ha sempre incuriosita per la sua fama e per la venerazione che certi lettori hanno per l'autore. Il romanzo è sicuramente un cult, basti pensare che il Towel Day (che si festeggia il 25 maggio di ogni anno) nasce proprio per celebrare Douglas Adams e si aggancia a questo passo della Guida:
La Guida Galattica per gli Autostoppisti dice alcune cose sull'argomento asciugamano. L'asciugamano, dice, è forse l'oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.
Non posso dire che non mi sia piaciuto, anzi!, l'ho trovato scorrevole e a tratti divertente, ma, in tutta onestà, non credo proseguirò con i libri successivi. Non è il genere di lettura che meglio si adatta alla lettrice che sono io, ma sono felice di averlo letto perché ora, ogni 25 maggio, potrò, degnamente e con cognizione di causa, festeggiare anch'io il Towel Day e condividere tutte quelle vignette sceme sui social. Ma, mettendo da parte le battute e l'ironia per un momento, devo dire che il romanzo è davvero interessante per la sua idea di base e per i suoi personaggi. Lo stile narrativo è vivace e ritmato, assolutamente piacevole.

Se non siete amanti del genere come me, ma non volete assolutamente farvi trovare impreparati in merito ad un libro cult come questo, don't panic!, leggetelo e non resterete delusi perché, nonostante tutto, è un libro per tutti, che parla a tutti e accontenta tutti.
Chiudo con un altro breve estratto. Aspetto di conoscere le opinioni vostre a proposito di questo libro e spero con tutto il cuore di non aver fatto inorridire qualcuno con le mie parole!
In molte delle civiltà meno formaliste dell'Orlo Esterno Est della Galassia, la Guida galattica per gli autostoppisti ha già soppiantato la grande Enciclopedia galattica, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché nonostante presenti alcune lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e più accademica Enciclopedia.
Uno, costa un po' meno; due, ha stampate in copertina, a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO.