Titolo: Madame Bovary.
Autore: Gustave Flaubert.
Casa Editrice: Newton Compton.
Pagine: 320.
Collana: MiniMammut.
Trama: Un ufficiale sanitario, Charles Bovary, dopo aver studiato medicina durante la giovinezza, sposa una donna più grande di lui, che però muore prematuramente. Rimasto vedovo, si risposa con una bella ragazza di campagna, Emma Rouault, impregnata di desideri di lusso e romanticherie, vagheggiamenti che le provengono dalla lettura di romanzi. Charles viene da una famiglia benestante ed è un uomo perbene, ma anche noioso e maldestro. Emma crede che la nascita di un maschio "curerà" il loro matrimonio. Quando rimane incinta, e alla fine partorisce una figlia, si convince che la propria vita sia finita. Charles decide che per Emma ci vuole un cambio di scena, e si trasferisce dal villaggio di Tostes (oggi Tôtes) a un altro villaggio altrettanto deprimente, Yonville (tradizionalmente identificato con la cittadina di Ry). Emma accetta il corteggiamento di una delle prime persone che incontra, un giovane studente di giurisprudenza, Léon Dupuis, che sembra condividere con lei il gusto per le "cose più belle della vita". Quando Léon se ne va per motivi di studio a Parigi, Emma intraprende una relazione con un ricco proprietario terriero, Rodolphe Boulanger. Confusa dai suoi fantasiosi vagheggiamenti romantici, Emma escogita un piano per fuggire con lui. Rodolphe, anche amandola, non è pronto ad abbandonare tutto per una delle sue amanti. Rompe quindi l'accordo la sera precedente a quella dell'architettata fuga, mediante una lettera sul fondo di un cesto di albicocche. Lo shock è tale che Emma si ammala gravemente e per qualche tempo si rifugia nella religione. Una sera, a Rouen, Emma e Charles assistono all'opera, ed Emma incontra di nuovo Léon. I due iniziano una relazione: Emma si reca in città ogni settimana per incontrarlo, mentre Charles crede che lei prenda lezioni di pianoforte. Al contempo, Emma sta spendendo esorbitanti somme di denaro. I suoi debiti intanto raggiungono valori esplosivi e la gente inizia a sospettare l'adulterio. Dopo che i suoi amanti le hanno rifiutato il denaro per pagare il debito, Emma ingoia dell'arsenico e muore, in modo penoso e lento. Il leale Charles è sconvolto, tanto più che ritrova le lettere che Rodolphe le scriveva. Dopo poco tempo muore a sua volta e la figlia della coppia rimane orfana.
Premetto che è molto difficile mettere insieme i miei pensieri e le mie osservazioni post lettura di questo romanzo che mi ha profondamente messa alla prova. Credo di aver meditato di abbandonarlo almeno quattro o cinque volte e se l'ho finito è merito di tutte quelle persone che in pagina mi hanno incitata a non desistere ed arrivare in fondo.
Detto questo, meglio cominciare con le cose serie.
Madame Bovary (1856) è il primo romanzo di Gustave Flaubert. Appena pubblicato, fu messo sotto inchiesta per "oltraggio alla morale" e "oltraggio alla religione". Dopo l'assoluzione divenne un "bestseller" (uso le virgolette perché dubito che all'epoca si usasse questo termine) sotto forma di libro nell'aprile del 1857. È oggi considerato uno dei primi esempi di romanzo realista. Il romanzo è imperniato sulla figura di Emma, che si dà all'adulterio e vive al di sopra dei suoi mezzi per sfuggire alla noia ed alla vacuità della vita di provincia. Per scrivere il romanzo Flaubert si ispirò alle vicende realmente accadute di una giovane donna di provincia, Delphine Delamare, del cui suicidio si parlò in un giornale locale nel 1848.
Il romanzo è diviso in tre parti. Nella prima parte Flaubert si concentra su Charles, sulla sua vita, sull'incontro con Emma e sul loro matrimonio fino al trasferimento a Yonville. Una parte lenta, lentissima, quasi stagnante dalla quale emerge, solo sul finale, l'insoddisfazione già latente di Emma, sempre insoddisfatta e irrequieta. Nella seconda parte Flaubert racconta la vita nel nuovo villaggio e tutti i suoi curiosi abitanti, gli adulteri di Emma, i debiti crescenti. Una parte un tantino più ritmata rispetto alla prima grazie all'entrata in scena degli amanti: Léon (platonicamente), Rodolphe e Léon (stavolta non platonicamente). Nella terza parte Flaubert descrive l'abbandono degli amanti, il declino, i debiti, il vortice di disperazione, la morte. Quest'ultima parte, devo ammetterlo, è incalzante, ha un ritmo molto serrato e avvincente e, proprio per questo, si legge velocemente.
I personaggi del romanzo sono molti, ma, escludendo il signor Homais il farmacista che mi è stato antipatico sin da subito e a ragione, i principali credo siano quattro: Emma, Charles Bovary, Léon e Rodolphe. La relazione tra questi quattro può essere immaginata come un triangolo (amoroso) con un vertice intercambiabile (prima il terzo è Léon, poi Rodolphe, poi Léon di nuovo).
Emma è una giovane donna perennemente scontenta, rappresenta in pieno l'insoddisfazione borghese di quell'epoca. Emma trascina sé e la propria famiglia in un vortice di corruzione e disperazione per soddisfare i propri desideri (o, forse, sarebbe meglio dire istinti) che la spingono a volere sempre di più. E il povero e cieco Charles sembra non curarsi di questo continuo e inesorabile declino se non alla fine, quando ormai tutto è compiuto e nulla si può salvare. Emma, sposando Charles, immaginava una vita si sfarzo, gioie, gaiezza e ricchezza, ma, messa davanti alla realtà coniugale e familiare, cerca in altri l'amore e le esperienze che non trova tra le mura domestiche.
Si invaghisce prima di Léon, ma senza andare oltre l'amore platonico, la reciproca compagnia e l'affetto. Il primo uomo con il quale Emma inizia a percorrere la via del declino è Rodolphe. Gli amanti si frequentano per lungo tempo, dando voce a pettegolezzi e sospetti, fino a che Rodolphe si stufa di Emma che è ormai una palla al piede e la pianta. D'altronde, l'uomo libertino tende, a lungo andare, a stufarsi di un giocattolo e a trovarne un altro. Rodolphe si allontana da Emma, che ne soffre terribilmente. Le parole che, a mio avviso, descrivono pienamente Rodolphe sono queste, ed è lui stesso a pronunciarle:
-Ah, ancora!- disse Rodolphe. -Sempre i doveri! Sono stanco di queste parole! Un mucchio di vecchi stupidi con il gilè di flanella e di bigotte con lo scaldino e il rosario ci cantano continuamente negli orecchi: "Il dovere! Il dovere!". Eh, perbacco! Il dovere è sentire ciò che è grande, di amare ciò che è bello: il dovere è di non accettare le convenzioni della società con tutte le ignominie che ci impone.
Il buon Charles, per far star meglio la sua "cara" mogliettina, decide di offrirle qualche svago e la porta a teatro dove incontrano Léon. Stavolta Emma non resiste alla tentazione e cede alle moine del bel giovanotto.
A un certo momento, sul mezzo del giorno, in piena campagna, quando il sole dardeggiava più forte contro i vecchi fanali argentati, una mano nuda uscì di sotto le tendine di tela gialla e gettò via un pugnello di pezzettini di carta, che si dispersero al vento e ricaddero più lontano, come farfalle bianche, su un campo di trifoglio rosso tutto in fiore.
Da quando riprende la sua storia di adulterio con Léon, Emma parte letteralmente per la tangente: si indebita a dismisura, diventa una bugiarda di professione, ha appetiti e desideri sempre crescenti. La spirale le si stringe sempre più attorno e, ormai, non sa più come risolvere tutti i suoi problemi, finanziari e amorosi. Ben presto, gli amanti la abbandonano e si ritrova sola, pazza d'amore e desiderio, incapace di salvarsi. E allora ecco la soluzione: l'arsenico, la morte.
Emma sceglie una delle morti più crudeli per sé stessa, quasi a volersi redimere all'ultimo, quasi a volersi purificare dai peccati e dalle menzogne. Il povero Charles non resiste al dolore e si lascia andare anche lui.
Una storia tragica, di amore ossessivo, di borghesia e di denaro. Emma è uno dei personaggi più antipatici che io abbia mai incontrato: ha un marito con una buona posizione (anche se non è un uomo di spicco e si accontenta, è comunque un brav'uomo), una figlia adorabile, Berthe, e un discreto giro di conoscenze, eppure ha bisogno di evadere, di tradire, di sperperare, di usare gli altri, per essere "felice" e soddisfatta. Nel romanzo, il personaggio meglio costruito resta Rodolphe: non rinnega mai la sua natura di libertino, resta fedele al suo essere anche se ha molto amato Emma, non si mortifica in un amore convenzionale, preferisce la libertà, amorosa e d'animo.
E' stata una fatica leggere tutto il romanzo, ma alla fine sono contenta di esserci riuscita. Spero, con questa mia (lunga!) recensione di aver messo in chiaro le mie impressioni. Aspetto con ansia di avere un riscontro da voi, se lo avete letto.
Alla prossima!