mercoledì 31 maggio 2017

Snapshots #26

Snapshots è una rubrica di recap mensile.
Salve lettori!
Anche maggio è arrivato alla fine ed è tempo di tirare le somme. Lo so, sono stata assente questo mese dal blog, ma a mia discolpa posso dire che ho avuto molto da fare sia per il Servizio Civile sia per altre questioni personali. Certo, mi sono anche ritagliata il tempo per fare una scappata a Torino per il SalTo, ma a parte questo sono stata davvero impegnata.
Del SalTo e di come è andata vi ho già parlato in un post dedicato, quindi non mi dilungo su questo. Vorrei invece spendere due parole per dirvi che sto lavorando seriamente sul nuovo blog. Vi avevo già accennato che avevo preso la decisione di spostarmi su WordPress, un po' perché mi piace di più come piattaforma, essendo un tantino più professionale, un po' perché ultimamente sto facendo a botte con Blogger perché non funziona come vorrei e non mi permette di fare certe cose. Il trasloco sta occupando tutto il mio tempo libero, ma nelle prossime settimane spero di compiere il giro di boa per poi lanciare il blog nuovo per fine giugno - incrociate le dita e tutto quello che si può incrociare!
Detto questo, passiamo ai preferiti di maggio.

Un libro.

Il libro del mese doveva (!) essere Memorie di una geisha di Arthur Golden. E' un libro che mi ha stregata, incantata, fatta innamorare.
Ve ne ho già parlato nella breve recensione che ho scritto. Ho preferito non dilungarmi su questo romanzo perché è molto conosciuto, apprezzato e chiacchierato. Chi non l'ha ancora letto non può fare altro che leggerlo e lasciarsi trasportare dalla delicata sofferenza che trasuda da tutte e cinquecento le pagine.
E' un romanzo di una delicatezza e di una ricercata sofferenza come pochi altri.
Certo, ho letto anche altre cose questo mese, ma questo è stato il migliore.

P.S. tra le altre cose ho letto anche un libro di Nicolai Lilin del quale vi parlerò domani qui sul blog!

Una copertina.

Una sola?! Vi ho già detto che sono stata al SalTo?! Ecco, l'essere stata a Torino per il Salone equivale all'aver visto centinaia di copertine bellissime, tantissimi libri che vorrei e molte case editrici delle quali comprerei l'intero catalogo. Quindi non inizio neppure ad elencarvi quello che ho visto, sennò qui facciamo capodanno!

Un film.

The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (The Butler) è un film drammatico del 2013 scritto e diretto da Lee Daniels con protagonista Forest Whitaker.
La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'articolo di giornale A Butler Well Served by This Election, scritto dal giornalista Wil Haygood e pubblicato sul The Washington Post, che narra la vicenda di Eugene Allen, maggiordomo della Casa Bianca per più di trent'anni. Nel film il nome del protagonista è stato modificato in Cecil Gaines.

Ecco, questo è il mio film del mese. L'ho guardato una sera di maggio in tv e mi è piaciuto moltissimo. Racconta due storie parallele: quella del protagonista, Cecil Gaines - che mi ha fatto scendere una lacrimuccia - e la storia americana dagli anni '30 in poi. Ho trovato i due piani narrativi ben intrecciati tra loro e ben strutturati. Non me ne intendo di cinema, ma mi è sembrato davvero un lavoro ben riuscito.

Una canzone.

Qui torniamo nella palude. Nulla di nuovo all'orizzonte, quindi salto e passo alla prossima categoria. Resto comunque aperta a nuovi suggerimenti!

Un articolo.

Oggi vorrei consigliarvi un articolo, anzi diciamo un discorso: quello di Nicola Lagioia al termine del SalTo30. Credo che nelle sue parole sia racchiusa tutta la bellezza e tutta la fatica di questa manifestazione. Io ve lo lascio qui, se ancora non lo avete letto, vi suggerisco di buttarci almeno un occhio.


Bene, il mio maggio finisce qui. Giugno porterà sicuramente belle letture e, tempo permettendo, grosse novità. Se avete voglia, fatemi conoscere i vostri preferiti. Io, come sempre, vi ringrazio per essere passati di qua a leggermi e vi aspetto la prossima volta!


mercoledì 24 maggio 2017

SalTo30: un'avventura tra montagne di libri e incontri speciali.

Salve lettori!

Sono tornata a casa da due giorni ormai, i miei pensieri e le emozioni hanno sedimentato e posso finalmente parlavi del Salone del Libro di Torino.
Come ben sapete, per me è stata la prima volta a questa manifestazione, evento clou per tutti i lettori e gli appassionati, quindi non starò qui a raccontarvi cose che avrete sicuramente letto altrove, tipo che è stata l'edizione del riscatto, che c'era moltissima - davvero tanta! - gente o cose così (anche perché di questo ho scritto in un articolo che uscirà presto su Parte del Discorso), ma vorrei parlarvi del mio Salone, quello che ho fatto, visto e vissuto. 

Sono partita per Torino sabato mattina, colma di aspettative e ansia - non che sia una persona ansiosa, anzi!, ma l'idea di andare al Lingotto, incontrare persone, stare a contatto con tutta quella gente che condivide la mia stessa passione, un po' di timore addosso me lo aveva messo. 
Arrivati a Torino - il mio ragazzo e io - ci siamo sistemati in un carinissimo appartamentino in centro - sia ringraziato Airbnb per questo. Poi abbiamo approfittato del bel tempo e ci siamo avventurati per Torino alla scoperta del Parco del Valentino.
Eravamo già stati in città alcuni anni fa, quindi non siamo andati in musei o nei posti più abituali per i turisti di giornata, ma abbiamo cercato piccoli angoli dove ancora non avevamo messo piede - per la cronaca, lunedì prima di tornare siamo andati anche a Superga.

Domenica mattina, finalmente, è arrivato il momento del Salone. Adrenalina a mille e accredito stampa in mano, sono entrata al Lingotto - senza troppa attesa o code, giusto una decina di minuti per il controllo di sicurezza e il ritiro del pass stampa. Non potete immaginare la mia gioia una volta entrata. Mi sentivo come un bambino in un negozio di caramelle.

Cartina alla mano, abbiamo iniziato a gironzolare per gli stand, sbirciando qua e là e lasciandoci incuriosire da copertine ed editori, memorizzando in quali stand c'erano cose interessanti che potevano fare al caso nostro. 
Un lettore va al Salone per conoscere, acquistare e scoprire, ma non di soli libri può vivere. E infatti anch'io non solo per i libri ero al Salone. Ero lì per incontrare finalmente dal vivo alcune persone che conoscevo solo virtualmente, ero lì per sentir parlare di libri e per sentirmi nel mio habitat naturale, circondata da persone con la mia stessa smodata passione per la carta stampata.

Ho fatto acquisti, ovviamente. Un bottino piccolo, ma che sa di certezze. Se mi fossi lasciata prendere la mano, non sarei riuscita a tornare in treno fino a Trento, quindi ho selezionato accuratamente cosa portarmi a casa. La scelta è ricaduta su questi titoli:

- Il libro dei personaggi letterari, Fabio Stassi, edito da Minimum Fax. Si tratta di una piccola chicca, uno sfizio, più che altro, ma mi ha incuriosita molto. E poi il ragazzo allo stand è stato davvero gentile - se mi stai leggendo, grazie!
- Romanza senza parole, Sof'ja Tolstaja, edito da La Tartaruga - Baldini & Castoldi. Questo libro è uscito a marzo ed era l'unico acquisto che ero certa avrei fatto al Salone. Anche qui, la signora alla cassa è stata gentilissima e disponibile, con il suo sorriso sincero e rassicurante. Davvero un'ottima accoglienza, professionale e allo stesso tempo familiare;
- Il respiro del buio, Nicolai Lilin, edito da Einaudi. Ok, lo so, Einaudi era tra i dissidenti, era presente solo con un Punto Einaudi e non con un super stand, ma cercavo questo libro da mesi ed era l'ultima copia lì allo stand, mi stava chiamando. Era lì per me e l'ho preso;
- I pacchetti di Austen, Brontë e Woolf, editi da L'Orma Editore. Qui sono andata sul sicuro perché adoro questa casa editrice e l'idea di questi libricini. Ne ho presi solo tre, ma il mio obiettivo è quello di averli tutti! Anche qui espositori gentilissimi e sempre con il sorriso.

Se il mio bottino è rimasto contenuto, per questioni di spazio e budget, non è stato lo stesso per le emozioni. Ho vissuto una giornata incredibile, ho incontrato Martina di Un buon libro e una tazza di the e Ylenia, anche lei blogger come me. E, ovviamente, ci siamo scattate la foto di rito nella Piazza dei Lettori, sotto l'immensa torre di libri. 
Non ho partecipato a nessun incontro. Non che non ce ne fossero di mio interesse, anzi ne avevo segnati almeno una decina tra sabato e domenica (compresi alcuni del Salone Off), ma ero talmente presa dall'atmosfera, dalle persone e dalla varietà di stand e libri che mi sono completamente dimenticata degli incontri.
Me lo avevano detto che la prima volta al Salone sarebbe stato come vivere sulle nuvole, dimenticandosi di ciò che ci circonda...

E' stato il Salone del riscatto, per Torino e per i lettori. E' stata l'edizione della creatività e dell'energia, della condivisione e dell'assenza di barriere. E' stata l'edizione più social e paparazzata di sempre. E' stata un'edizione che, finalmente, è stata anche la mia.
Ho incontrato persone amiche, ho comprato libri, ma ho scoperto anche molte cose. Ho scoperto che la metro di Torino è più bella della Tube londinese, che al Salone del Libro panchine e aree di sosta non sono contemplate, che esistono case editrici piccole, minuscole, ma che con il loro entusiasmo riescono a coinvolgere il lettore in un modo tutto loro. 
Ho avuto tra le mani il mio primo pass stampa della storia - che, manco a dirlo, è finito dritto dritto nel mio bullet journal, sulla pagina di domenica, a ricordo di una giornata incredibile. 
Purtroppo non sono riuscita ad incontrare tutte le persone che avrei voluto, ma mi rifarò!, perché se non al SalTo31, con ogni probabilità Torino mi rivedrà al SalTo32!

venerdì 19 maggio 2017

Memorie di una geisha, Arthur Golden.

Titolo: Memorie di una geisha.
Autore: Arthur Golden.
Casa Editrice: Tea.
Pagine: 571.

Trama: Circondate da un'aura di mistero, le geishe hanno sempre esercitato sugli occidentali un'attrazione quasi irresistibile. Ma chi sono in realtà queste donne? A tutte le domande che queste figure leggendarie suscitano, Arthur Golden ha risposto con un romanzo, profondamente documentato, che conserva tutta l'immediatezza e l'emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una geisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l'infanzia, il rapimento, l'addestramento, la disciplina - tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del '900, l'hanno condotta a diventare la geisha più famosa e ricercata. Un romanzo avvincente e toccante, coronato da uno straordinario ritratto femminile e dalla sua voce indimenticabile.


Ero tentata di non scrivere nulla su questo romanzo. Un po' perché è conosciutissimo, un po' perché non ci sono parole adatte per descriverlo. Questo libro è un capolavoro, è scritto benissimo e coinvolge il Lettore come pochi libri sanno fare.
Golden trasporta il suo Lettore in una Kyoto senza tempo e magica, come se tutto fosse immobile, nonostante tutto attorno i grandi avvenimenti del Novecento stiano piano piano sgretolando tutto il sistema. 
Non so perché questo romanzo ancora mancasse nella mia libreria, ma averlo recuperato mi ha restituito un pezzettino del puzzle e ora che dagli scaffali questo volume mi osserva, mi sento più contenta. E' uno di quei libri che vanno letti. Le ragioni che spingono a leggerlo possono essere molto diverse tra loro, ma sicuramente saprà soddisfare anche i palati più raffinati. 

Sayuri racconta la sua vita, dall'infanzia nel piccolo paese di pescatori dove è nata, fino alla sua affermazione come geisha di Kyoto.
Nel corso della sua vita ne ha viste davvero tante e ne ha vissute ancora di più, ma non racconta il suo passato con rimpianto o astio, ma con una pacifica accettazione che, credo, possa appartenere soltanto agli orientali. Con garbo ed eleganza racconta al Lettore la sua vita, fatta di incontri, personaggi illustri e regole. 
Le regole sono le fondamenta su cui si erge l'intera esistenza di una geisha e Sayuri cerca sempre di restare fedele a queste leggi, fino al momento in cui i sentimenti di donna prevalgono sull'essere geisha e, con un colpo di coda, sconvolge la sua vita. 
Non va infatti dimenticato che le geishe sono donne e provano sentimenti e paure come tutti, anche dietro a quel cerone bianco che le rende quasi senza espressione. Quello che riesce a fare Sayuri nelle sue memorie è proprio svelare i sentimenti, le amicizie, gli amori e i sospiri di una ragazza diventata suo malgrado geisha.

Secondo me è un libro di una delicatezza estrema, così intimo e personale da far quasi piangere. Nulla è enfatizzato, tutto è pacato e non ci sono rimpianti.
Il finale poi mi è piaciuto moltissimo. Ho tifato per Sayuri sin dalla prima pagina e leggere della sua fortuna mi ha fatto davvero piacere.

Voi avete letto questo romanzo? Vi era piaciuto? Fatemi sapere e alla prossima!

martedì 16 maggio 2017

Panorami d'inchiostro - BlogTour.

Maggio è il mese dei libri e organizzare un BlogTour ci è sembrato il modo migliore per festeggiare.

Salve lettori!

Oggi sono qui a scrivere un post molto particolare. Come vi ho già accennato, ho infatti deciso di partecipare ad un BlogTour - era un vita che non facevo più cose del genere, ma stavolta il tema mi ha stuzzicata moltissimo - e proporvi così il mio panorama d'inchiostro preferito.

Come ben sapete, sono un'appassionata della Russia, dei romanzi lì ambientati e dei suoi autori. Potevo allora non cogliere l'occasione per regalarvi una breve incursione a San Pietroburgo?! Direi proprio di no! Ho deciso però di non proporvi un unico punto di vista, ma di proporvene tre. Ho scelto tre citazioni, appartenenti a un autore o a un'autrice che io amo profondamente, vissuti in epoche diverse e plasmati da esperienze diverse, ma che con le loro parole hanno saputo raccontare un pezzetto di quella magica città che è San Pietroburgo.

La prima citazione che ho scelto è tratta da Il cavaliere di bronzo di Puškin e ci descrive la nascita di questa grandiosa città. Non mi dilungherò molto perché vi avevo parlato di questo libricino nella prima recensione scritta su questo blog ormai secoli fa. Quello che salta subito agli occhi però è la potenza e la magnificenza di questa città che, nel tempo, ha affascinato re, imperatori, guerrieri e viaggiatori. Puškin riesce a mettere su carta la grandezza di una città, ad alimentarla con parole e memorie, come nessun altro aveva fatto prima di lui. Solo leggendo queste poche righe, il Lettore attento può finire per ritrovarsi sulle rive della Neva o sotto la statua di Pietro ad osservare il tramonto.
Immagine presa qui.
Passarono cent’anni e la giovane città
vanto e potenza del settentrione
sorse superba e sontuosa
dai boschi bui e dalle paludi;
dove prima il pescatore finlandese,
triste figliastro della natura,
da solo dalle basse rive
gettava nelle acque sconosciute
la sua vecchia rete, adesso, proprio lì,
sopra sponde piene di vita
si addensano le moli edificate
di palazzi e torri; vascelli
a frotte da tutto il mondo
arrivano di corsa ai ricchi scali;
la Nevà si è vestita di granito;
ponti s’inarcano sulle acque;
le sue isole si sono ricoperte
di giardini di colore verde scuro
e di fronte a una più giovane capitale
si è oscurata la vecchia Mosca
come davanti a una nuova imperatrice
la vedova in veste porporina. 
- Il cavaliere di bronzo, Aleksandr Puškin, 1831 –

La seconda citazione che ho scelto ci racconta un'altra faccia di Pietroburgo: Dostoevskij ci speiga infatti che tutti i ricchi, in estate, lasciavano la città per trasferirsi in campagna e dedicarsi alla vita semplice e oziosa. Un modo di vivere che potremmo definire impossibile al giorno d'oggi, ma che all'epoca era all'ordine del giorno. E poi la campagna russa ha il suo fascino e non mi risulta difficile comprendere la voglia di spostarsi e vivere più vicini alla natura. In estate quindi la grande città diventava quasi deserta e assumeva un aspetto vuoto e malinconico, per poi ridestarsi in autunno e tornare alla frenesia di sempre.

Nikolay Dubovskoy, Dacha v Sillamyagakh, 1907
Se mi capitava di incontrare una lunga processione di carrettieri  che, con le redini nelle mani, procedevano pigramente accanto ai carri carichi di intere montagne di mobilia di ogni genere, di tavoli, sedie, divani turchi e non turchi e altre masserizie domestiche, su cui, in cima a tutto, troneggiava sovente, proprio in cima al carro, una cuoca mingherlina, che sorvegliava i beni padronali come la pupilla del suo occhio; se guardavo le barche stracariche di suppellettili domestiche che scivolavano per la Neva o la Fontanka, fino alla Čërnajarečka o alle isole, - carri e barche si decuplicavano, si centuplicavano ai miei occhi; sembrava che tutto si fosse trasferito in dača a intere carovane; sembrava che l’intera Pietroburgo minacciasse di trasformarsi in un deserto, cosicché alla fine mi sentii pieno di vergogna, offeso e triste: non avevo decisamente un posto né un motivo per andare in dača. 
- Le notti bianche, Fëdor Dostoevskij, 1859 –

La terza citazione è di Paullina Simons, una delle mie autrici preferite, se non la mia preferita, che nel suo romanzo più famoso, Il cavaliere d'inverno, descrive in modo dettagliato Leningrado - San Pietroburgo ha cambiato molti nomi nel corso del tempo - e riesce a farci sentire il freddo e ci permette anche di sentirci sulle rive della Neva, mentre il vento sferza e la gente è costretta a tenere ben premuto sulla testa il colbacco. Si tratta di una Leningrado moderna, quasi contemporanea - il romanzo è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale - e forse è per questo che il Lettore sente più sua la descrizione della città e del rigido inverno.

Immagine trovata qui.
Anche nei caldi mesi estivi nell'aria di Leningrado si percepiva una punta di gelo, come se l’Artico volesse ricordare alla città che l’inverno e il buio erano soltanto a poche centinaia di chilometri. Il vento era freddo anche nelle pallide notti di luglio. E ora che il mese di ottobre era arrivato e la città silenziosa e abbandonata veniva bombardata ogni giorno, l’aria non era semplicemente fredda, e il vento portava con sé qualcosa di più del gelo dei ghiacci polari. Portava la disperazione di chi non ha più speranze.  
- Il cavaliere d’inverno, Paullina Simons, 2001 -

Il nostro breve viaggio a San Pietroburgo è finito, anche se ci sarebbero tantissime altre citazioni da proporre per provare a raccontare questa città. Ho scelto tre grandi autori, tre descrizioni che regalano un pezzettino di San Pietroburgo e dei suoi abitanti. Un viaggio lungo epoche e sentimenti diversi, attraverso privazioni e sfarzi, che però ben racconta una delle città più famose di Russia.
Con questo post spero di avervi fatto viaggiare un po' con la fantasia e di avervi suggerito delle letture interessanti. Certo non pretendo di essere riuscita a raccontarvi la città di Pietro, perché ci vuole ben altro che tre citazioni e un post su un blog per farlo, ma in attesa di poter esaudire il mio desiderio e partire per vedere dal vivo questi luoghi, questo è quello che ho potuto fare e raccontarvi!

Fatemi sapere se questa tappa vi ha incuriositi. Vi lascio qui sotto tutte le tappe del BlogTour e vi auguro buona giornata! Alla prossima.



venerdì 12 maggio 2017

Presentazione BlogTour Panorami d'inchiostro e Ricordi d'inchiostro.

Salve lettori!
Oggi sono qui per presentarvi un'iniziativa alla quale ho deciso di partecipare su invito della mia collega blogger di Libera tra i libri

Dal 23 aprile al 31 maggio in tutte le regioni italiane i lettori sono protagonisti di dibattiti, incontri, presentazioni, mostre e mille altri eventi imperdibili, che si possono cercare sul sito ufficiale di Il maggio dei libri.
Con alcune amiche blogger abbiamo deciso di dar vita a due diversi appuntamenti dedicati al mondo di carta che tanto amiamo, incentrati su alcuni dei temi che caratterizzano la nuova edizione del Maggio dei Libri.



Panorami d'inchiostro (15 - 20 maggio), dedicato ai paesaggi letterari ossia a quelle descrizioni di luoghi reali o fantastici che ci fanno sognare ad occhi aperti.









Ricordi d'inchiostro (22 - 28 maggio), perfetto per tutti coloro che adorano gli anniversari di vita e scrittura degli autori che popolano i nostri scaffali.



Si tratta del nostro personale modo di rendere omaggio a Il maggio dei libri e condividere con i nostri lettori la nostra passione e i nostri ricordi.

Segnatevi sull'agenda tutte le tappe. Noi ci stiamo lavorando da giorni e non vediamo l'ora di cominciare!
Io ho deciso di dare il mio contributo per Panorami d'inchiostro perché lo sentivo più mio. Il post è quasi pronto, manca davvero pochissimo. Se siete curiosi non perdetevi nessun appuntamento! Potrete scoprire luoghi e romanzi che vi faranno appassionare e confrontarvi con blogger e lettori. Io vi aspetto!

venerdì 5 maggio 2017

Io viaggio da sola, Maria Perosino.

Titolo: Io viaggio da sola.
Autore: Maria Perosino.
Casa Editrice: Einaudi.
Pagine: 144.

Trama: Questa è la storia di una donna la cui vita ha sterzato all'improvviso. Ma è anche molto altro. Un kit di sopravvivenza per cavarsela da sole, tra alberghi, treni, piazze deserte, amici, amori e agguati di malinconia. Una guida gioiosa, eccentrica, ricca di consigli pratici ed esistenziali: da come infilare l'intera vita in valigia a come gustarsi una città acchiappando i piaceri, le emozioni, l'altrove e se stessi. Un libro che fa bene al cuore, al cervello e a numerosi altri organi, perché mescola con naturalezza intelligenza e ironia. Queste pagine sfuggono a una semplice definizione: sono un corso di autostima, un racconto divertente, un diario involontario, un manuale intemperante. Soprattutto sono vive, effervescenti, e fanno meglio - molto meglio - di una seduta dall'analista. Fanno quello che farebbe una cara amica. Se sei giù, ti fanno venire voglia di metterti in ghingheri e uscire. Se sei incline a guardarti l'ombelico, ti fanno venire il sospetto che là fuori, in mezzo alla gente e alle cose che ancora non conosci, si giochi una parte importante della partita. Viaggiare da sole significa buttarsi con curiosità nei luoghi in cui capita di trovarsi per scelta, per lavoro, per fuga. Significa cambiare valigia («è il trolley l'invenzione che più di ogni altra, pillola anticoncezionale inclusa, ha contribuito alla liberazione delle donne»); scegliere l'albergo giusto, mangiare a un tavolo per uno senza sentirsi tristi. Anche da sole si può prendere un aperitivo sulla terrazza di un bar di Istanbul guardando il Bosforo. E dirsi che, certo, per mangiare le ostriche sarebbe meglio essere in due, ma in fondo la scelta peggiore è non mangiarle affatto. E a poco a poco, grazie alla forza dei pensieri e della scrittura, le pagine di questo libro trasmettono un'energia davvero contagiosa, ti spingono a partire anche da fermo, preoccupandoti di aprire delle porte e non di chiudere casa.

La domanda è: ne valeva la pena?
Non di viaggiare, su questo non ho dubbi, o meglio, è andata così e credo di non aver avuto una scelta.
Ma di soffrire così tanto per avere così tanto. Che per costruire esperienza fosse necessario toccare il dolore. Di attraversare il dolore per costruire vita, e quanta vita!
Ne valeva la pena? E' questa la domanda che credevo di aver infilato nel bagaglio. Cosa rispondere?
No, perché il dolore non fa bene. Il dolore fa male. E fa perdere: luoghi, persone, tempo. Sì, perché solo se si mette in conto di vivere ci capiterà di trovare qualcosa di molto bello e qualcosa di molto brutto.
Non riuscendo a trovare la risposta giusta, io ho viaggiato. E nel corso del tempo, o nel corso di questo viaggio, ho imparato dei trucchi che mi hanno aiutato ad acchiappare i piaceri che riuscivo ad acchiappare e a non scansare la paura.
Dettagli? Forse, ma se anche stare al mondo non è che un dettaglio, stare nel mondo per me è una questione di dettagli.
Buono o cattivo che sia, il risultato lo devo alla mia storia, ma so di doverlo anche a un piatto di ostriche mangiate a Parigi, ai baristi e ai giornalai delle città che frequento, a un piccolo albergo di Urbino, ai treni ad alta velocità, agli incontri casuali e a quelli non casuali. Insomma, alla vita, sia pure la vita che s'intravede dal finestrino di un treno o dalla finestra di un albergo a tre stelle senza camere con vista.
Ne valeva la pena?
Non c'è posto, nel trolley, per questa domanda.

Volevo leggere questo saggio sul viaggiare da moltissimo tempo. Ma, come ben sapete, non sono una tipa da saggistica quindi non mi andava di comprare questo piccolo libro a prezzo pieno e ho preferito aspettare l'occasione giusta che, come un treno perfettamente in orario, non ha tardato ad arrivare: ho infatti scambiato questo libro su AccioBooks (sì, ancora quel sito magnifico e malefico allo stesso tempo che ti fa ottenere libri gratuitamente, ma che incrementa in modo esponenziale la presenza di libri in casa). 

Devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di completamente diverso. Pensavo si trattasse di un manuale di istruzioni per sole donne, invece sono stata piacevolmente sorpresa perché leggerlo è stato come chiacchierare con un'amica di lunga data.

L'autrice con il suo modo spigliato e fresco ci racconta delle sua vita, delle sue avventure e dei suoi viaggi, dispensando qua e là trucchetti e consigli ottimi per una donna che vuole viaggiare da sola.
Non conoscevo l'autrice prima di leggere questo saggio, ma questo libricino mi ha aperto il mondo di una donna libera, determinata, femminista e piena di sentimento.
Il viaggio ha sempre fatto parte della vita dell'autrice sotto molte forme: viaggio di famiglia, viaggio di coppia, viaggio di lavoro e, last but not least, viaggio "per essere". In questa ultima categoria secondo me rientrano tutti quei viaggi necessari alla propria vita, per costruirsi o ricostruirsi come essere umano. Si tratta di quei viaggi che fino a non molti anni fa alle donne erano vietati, ma che poi, con l'emancipazione femminile, sono diventati prova di una capacità emozionale e di adattamento incredibile delle donne in generale.

Leggere Maria Perosino è stato un po' come ritrovare la me che, due anni fa ormai, si accingeva a partire per l'Inghilterra per scoprire posti nuovi e scoprirsi. Moltissime sensazioni descritte, molte persone e tanti problemi li ho vissuti anch'io, li ho sperimentati e sono riuscita, in qualche modo, ad affrontarli. Avrei voluto leggere questo libro prima di partire, mi avrebbe fatto sentire più sul pezzo, in un certo senso.
Certo è che il viaggio è l'unica cosa che ci rende veramente liberi e più ricchi e chi può permettersi di viaggiare alimenta il proprio Io con esperienze ed emozioni che chi resta a casa sul divano non può nemmeno immaginare. Forse allora è meglio seguire l'esempio dell'autrice: viaggiare e diventare parte dei luoghi che visitiamo, per poter poi tornare a casa con l'essenza di quei luoghi.

Io viaggio da sola non è un libretto d'istruzioni per donne, ma è un invito a riempire il trolley e sperimentarsi. Ogni donna ha i suoi viaggi, che sono solo suoi e non sono replicabili da altre. Non resta che partire e andare alla conquista di noi stesse!

martedì 2 maggio 2017

Snapshots #25

Rubrica di recap mensile.

Salve lettori!
Eccomi finalmente qui a raccontarvi il mio mese di aprile attraverso libri, canzoni e film (forse!). Aprile è stato un mese davvero molto importante per me sotto molti punti di vista: ho avviato nuove collaborazioni, ho letto molto, ho partecipato alla realizzazione di più eventi, ma, soprattutto, sono arrivata a metà del mio Servizio Civile (sigh!). 
Sapere di essere arrivata già a metà mi spaventa un pochino perché la carta del Servizio Civile puoi giocartela una volta sola nella tua vita, non si può mica ripetere la mossa, quindi nei prossimi sei mesi dovrò assolutamente consolidare conoscenze e competenze, così da poter trovare poi un lavoro in autunno. Saranno mesi complicati, non privi di ansie e incertezze, ma sono convinta che tutto si risolverà nel modo giusto e voglio restare positiva!

Prima di iniziare con i preferiti, una piccola precisazione. Come ben sapete ho iniziato a lavorare su un nuovo blog. Se potessi lavorarci costantemente per una settimana, potrebbe essere visibile già per metà mese, ma visto che non ho tutto questo tempo, vedo più fattibile il suo lancio per giugno. In settimana vorrei darvi qualche anticipazione sulla grafica e sull'impostazione del tutto in un post di aggiornamento, quindi se siete curiosi seguite le mie pagine social!

Detto questo, via con i preferiti di aprile!

Un libro.

Ad aprile ho letto tre libri e ne ho iniziato un quarto. Un mese molto positivo, anzi positivissimo se si tiene conto del fatto che tutto ciò che ho letto mi è piaciuto davvero moltissimo. 
Ero indecisa su quale libro eleggere come preferito del mese. Felicità familiare di Lev Tolstoj mi è piaciuto perché, come ho scritto nella recensione, "credo che Tolstoj abbia scritto un romanzo unico, un inno all'amore maturo, battendo sul tempo scrittori, filosofi e tuttologi che nei secoli successivi hanno tritato, scorporato e ricomposto questo tema". Il profumo di Patrick Süskind è stato una vera e propria rivelazione, non mi aspettavo un romanzo così intenso e sorprendente, "in meno di 300 pagine Süskind è riuscito a mettere tutto quello che un Lettore cerca in un romanzo, così come il suo Grenouille ha voluto racchiude l'essenza dell'essere umano nella sua boccetta".
Ma leggere Monkeys with Typewriters di Scarlett Thomas è stato come seguire un corso di scrittura creativa in formato tascabile da portarsi sempre dietro e sfogliare all'occorrenza. Ho imparato moltissime cose leggendolo e ho sicuramente appreso nozioni che mi permetteranno di essere una lettrice migliore. E poi, insomma, io non sono una tipa da saggistica, quindi stavolta è stata l'occasione giusta per mettere sul gradino più alto del podio mensile qualcosa di diverso e di qualità.

Una copertina

A maggio sarò al Salone del Libro di Torino per la prima volta nella mia vita!, quindi, come da tradizione, anch'io, come ogni altra blogger, ho iniziato a stilare la mia personale lista degli acquisti librosi. Sta diventando un tantino lunga, ma poi mica è detto che compro tutto, è solo per avere un'idea...Quindi niente copertina ad aprile, soltanto tantissimi titoli che vorrei e che mi frullano in testa...Non vi svelo nulla però, ci sarà tempo e modo per farlo.
Ah!, ovviamente la domanda è implicita. Voi ci sarete a Torino?!

Una canzone.

Ad aprile le opzioni erano due: o vi citavo per il terzo mese di fila Ermal Meta - il che sarebbe stato pesante e scontato ormai - oppure sceglievo una canzone non recentissima, ma che nell'ultima settimana, complici sagre ed eventi vari, mi è entrata in testa e mi frantuma ogni giorno il cervello come un martello pneumatico. Ecco, ho scelto la seconda ipotesi.


Un film.

Dovrei decidermi a eliminare questa categoria perché sono mesi che non cito un film degno di questo nome. Se al cinema esce qualcosa che mi piace, non ho il tempo per andarlo a vedere. Se per miracolo in televisione mandano un bel film, io ho un altro impegno. Se trovo il film che mi interessa in streaming, come minino non mi va la connessione. Più che film del mese qui dovrei citare la catastrofe del mese...
Come avrete capito, niente film neanche ad aprile, però a mia discolpa vorrei dire che sono stata pochissimo a casa e il mio tempo libero era ridotto all'osso. Per rimediare ho ripreso a guardare qualche serie tv, ma senza impegno, soltanto per passarmi qualche ora in tranquillità. 
Voi avete da consigliarmi qualche film?

Un booktuber.

Qualcosa ad aprile sono arrivata a guardare, anche se non sono riuscita a recuperare tutti i video in arretrato. Mi sono concentrata principalmente sui miei canali preferiti, visto lo scarso tempo a disposizione, quindi le mie scelte sono ricadute su Ilenia Zodiaco, Le Pagine di Leda e Martina Belli. 
Lo so, credo di avervi già parlato di loro, ma per quanto mi riguarda sono i miei tre canali librosi preferiti.

Un articolo.

Come si fa a spiegare a persone nate in un'epoca in cui il computer non esisteva e lo storytelling poteva essere scambiato al massimo per una marca di profumo che vuoi essere una storyteller? E' molto difficile, quasi impossibile, però io ho voluto provarci e ho scritto un articolo in merito per Parte del Discorso. Ne è uscita una chiacchierata su quello che ho imparato in questi ultimi mesi, senza pretese, solo per raccontare un pezzettino di me.


Bene!, il mio mese di aprile finisce qui. Spero di avervi tenuto compagnia e di avervi dato qualche spunto interessante. Se vi va, raccontatemi nei commenti il vostro mese di aprile. Alla prossima!