Titolo: Due.
Autore: Matteo Scoz.
Casa Editrice: Curcu & Genovese.
Pagine: 459.
Trama: Cosa ci fa James Bergstein, un ragazzo di Trento figlio di genitori americani misteriosamente scomparsi e che egli non ha mai conosciuto, sperduto nelle vallate del Nanga Parbat, nell'Asia himalayana? Che cosa porta un ragazzo normale come lui ad essere colto dalla disperazione, a migliaia di chilometri da casa, nutrendo la speranza che il domani non venga mai? E un'incredibile avventura quella che l'ha condotto in quel luogo, un'avventura che prende il via grazie all'incontro con Alex, la sorella che fino a quel momento non aveva mai incontrato. Così, sulle tracce dei loro genitori, inseguendo un mistero che lega indissolubilmente luoghi magici come le montagne di Trento, l'Egitto, l'Africa Nera e l'Asia, i due ragazzi cercheranno di mettere insieme i tasselli del disegno che ha portato i loro genitori sul punto di svelare un mistero impensabile, conducendoli però alla morte. Appellandosi solo al proprio coraggio, alla propria intelligenza e a pochi amici fidati i due ragazzi dovranno ricostruire pezzo dopo pezzo il cammino dei loro genitori sfidando l'unica cosa al mondo che mai non cambia: il tempo.
Un altro libro comprato a scatola chiusa (devo smettere di farlo!). Un altro libro consigliatomi, stra-consigliatomi, da altri che non ha soddisfatto le mie aspettative. Un altro libro che fino a cinquanta pagine dalla fine non mi convinceva, ma che con quel finale assurdo, irreale e incongruente mi ha sorpresa, riguadagnando punti (lo so!, non si può leggere un libro per il solo finale, però...).
Sentivo parlare da tempo di questo primo libro di Matteo Scoz (il libro è del 2005 quindi si capisce che ne ho sentito parlare), autore trentino all'epoca esordiente, edito da Curcu & Genovese. Alla svendita della biblioteca comunale ne ho trovata una copia in ottimo stato e l'ho acquistata. Il libro è rimasto sullo scaffale per dei mesi, poi mi sono decisa a leggerlo. Mi aspettavo un romanzo d'avventura, ma lineare, e invece mi sono vista catapultare in un mondo alla Indiana Jones, dove buoni e cattivi si rincorrono e si scontrano per arrivare primi alla meta, tra strani artefatti ancestrali e popolazioni scomparse. Insomma, non proprio il mio genere. Ma, come ben sapete, odio lasciare i libri a metà, quindi, di buona lena e con molta volontà, mi sono decisa a concludere la lettura.
Più procedevo nella lettura, meno la storia mi convinceva per la sua assurdità e difficoltà, ma arrivata alle ultime cinquanta pagine qualcosa è cambiato. Forse l'impellenza del finale. Forse la voglia di svelare il mistero. Fatto sta che la storia si è fatta più fluida, dinamica e interessante. Lo stile dell'autore si è semplificato: basta eterne scene descrittive (se leggerà questa recensione mi perdonerà, ma io non sopporto le descrizioni troppo lunghe, soprattutto se riguardano momenti della giornata o luoghi), basta artifici letterari, basta flashback. Con queste semplificazioni il romanzo ha preso un ritmo nuovo, serrato, intenso, da vero e proprio romanzo d'avventura (che poi, sia chiaro!, spesso semplificare è più difficile che aggiungere, quindi davvero bravo). Il finale poi è sorprendente. Sorprendente e quasi incompatibile con tutta la storia precedente. Un colpo di scena talmente inaspettato da risollevare l'intera visione del romanzo e dare al lettore finalmente una chiave di lettura sensata di una vicenda che si snoda per più di 400 pagine senza conoscerne il narratore.
Come detto, la storia potrebbe fare concorrenza ad un film di Indiana Jones. I due fratelli Bergstein, separati dal Caso o dal Destino in circostanze misteriose e inspiegate, si ritrovano dopo quasi vent'anni grazie all'intervento di Giovanni Nobili, guida alpina e amico degli scomparsi genitori dei ragazzi. I due si mettono alla ricerca della verità sulla morte dei genitori. Tra le montagne del Trentino, Assuan, l'Africa e il Nanga Parbat si trovano a vivere avventure e a scoprire cose che mai avrebbero pensato. Tra artefatti ancestrali che dovrebbero donare la vita eterna, chiavi senza serratura e personaggi misteriosi, scopriranno che alla fine "Sempre di due e mai di una è costituita, nel mondo, la natura delle cose".
Accompagnati da amici vecchi e nuovi, vivranno avvenimenti ed esperienze quasi inimmaginabili.
Una nota a parte merita la scena della cena del 5 ottobre a casa del signor Blyssed. Bella, ben descritta, ma ricorda davvero molto la scena dell'appartamento in "Il Maestro e Margherita" di Michail Bulgakov. Nel libro di Bulgakov, si presentano al cospetto della "regina" tutti questi personaggi più o meno particolari e la festa ha inizio. In "Due", a casa del signor Blyssed si presentano tutte queste persone che, in un modo o nell'altro, sanno o fanno parte della storia dei due ragazzi. Sfarzo, balli, rivelazioni e segreti, in entrambi i casi. Puro caso? O ispirazione? In entrambi i casi, una scena ben costruita.
Concludo con le parole di James Bergstein:
Cancellerò per sempre ogni tua lacrima e ogni tua tristezza. Seguirò per sempre la canzone che scaturisce dai tuoi occhi. Cercherò per sempre il tesoro del tuo sguardo e del tuo sorriso, e lo custodirò gelosamente tra le mie mani.
perché sia mai che manca la storia d'amore. Un amore puro, intenso e pieno di speranza. Un nuovo inizio. Un nuovo viaggio.
Aspetto i vostri commenti e i vostri pareri se avete letto il libro. Altrimenti leggetelo!