Titolo: La chimera.
Autore: Sebastiano Vassalli.
Casa Editrice: BUR Rizzoli.
Pagine: 361.
Trama: Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, e come tanti destinato a essere cancellato senza lasciare tracce. C'è però una storia clamorosa, soffocata sotto le ceneri del tempo, che Sebastiano Vassalli ha riportato alla luce: la storia di una donna intorno alla quale si intrecciano tutte le illusioni e le menzogne di un secolo terribile e sconosciuto. Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, un giorno viene scelta da due contadini e portata a Zardino, dove cerca di vivere con la fede e la semplicità che le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente. Perché è scura d'occhi, pelle e capelli, come una strega, e una volta è svenuta al cospetto del vescovo Bascapè, l'uomo che doveva diventare Papa e che si è messo in testa di trasformare in santo chiunque abiti quelle terre. E poi perché Antonia è bella, troppo bella, ed è innamorata, ed è indipendente: in lei ci dev'essere per forza qualcosa di diabolico... Vassalli illumina gli angoli più oscuri di un secolo senza Dio e senza Provvidenza, ricostruendo un episodio che è stato crocevia di molti destini e che, in un turbine di menzogne e fanatismi, ci dice molto di come si è formato il carattere degli italiani.
Un CAPOLAVORO. Non so davvero da dove cominciare per parlare di questo libro. Tutti lo conoscerete e molti lo avranno letto. Io ho aspettato tanto prima di leggerlo perché sapevo di non essere pronta ad affrontarlo. Una decina di giorni fa ho deciso che i tempi erano maturi ed era ora di leggere Vassalli. Mi sentivo pronta ad affrontare questo signor Libro nel modo giusto, senza spaventarmi od annoiarmi. Ed infatti così è stato. Mi sono lasciata trasportare nel Seicento senza pensare troppo a cosa avrei trovato. Il quadro che mi è stato posto davanti è una società non poi così diversa da quella attuale, fatta di pregiudizi, chiacchiere e malelingue, di mala-politica e mal costume, di problemi e soluzioni inesistenti, di difficoltà e fatica.
"Il Langhi dunque riferì al governatore le ragioni dei novaresi; il governatore le ascoltò, e lasciò che le leggi rimanessero com'erano. Del resto, era una precisa tecnica di governo al tempo della dominazione spagnola in Italia, questa di costringere i sudditi a convivere con leggi inapplicabili e di fatto inapplicate, restando sempre un poco fuori della legge: per poterli poi cogliere in fallo ogni volta che si voleva riscuotere da loro un contributo straordinario, o intimidirli, o trovare una giustificazione per nuove e più gravi irregolarità. Così è nata l'Italia moderna, nel Seicento: ma può essere forse motivo di conforto, per noi, sapere che il malcostume ci è venuto da fuori, e che è più recente di quanto comunemente si creda."
Se quella descritta in questo breve estratto non fosse espressamente indicata come l'Italia del Seicento, verrebbe da credere che il Vassalli stia parlando dell'Italia moderna. E questa sensazione accompagna il Lettore per tutto il romanzo. Tra intrighi, tradimenti, siccità e raccolti, il Lettore vive costantemente quella sensazione di incertezza sul momento storico descritto. Questo perché, in fondo, l'Italia moderna, con le sue contraddizioni e le sue problematiche, tanto diversa non è da quella del Seicento. E Vassalli lo sapeva bene e ha sfruttato questa particolarità a suo favore, per raccontarci contemporaneamente la vicenda di Antonia nel Seicento e la nostra negli anni moderni (il libro è del 1990).
Detto questo, passiamo alla storia che il romanzo ci racconta.
Antonia è un'esposta che vive alla Pia Casa di Novara. La piccola Antonia non ha mai visto quello che sta al di fuori delle mura del collegio, ovvero il mondo, fino a che i Nidasio non decidono di prenderla con sé. In un istante la vita della piccola Antonia cambia. Vive nella bassa con i Nidasio, cresciuta come una figlia e amata. Ma fin da subito la diffidenza dei paesani e delle comari segna la sua vita. Antonia cresce bene nella bassa, troppo bene e troppo bella secondo le malelingue. Cominciano a circolare voci terribili e infondate sul conto di Antonia, voci che la portano ad essere additata come strega. Fino alla tragica conclusione.
Ad arricchire la vicenda di Antonia ci sono incontri con i potenti esponenti del Clero del tempo, aneddoti sulle usanze della bassa, descrizioni di avvenimenti eccezionali di Novara e storie di personaggi minori. L'affresco che Vassalli ha dipinto per noi è articolato, complesso e coloratissimo. Leggendo il romanzo il Lettore sorride, si arrabbia, soffre e prova le più disparate emozioni.
La vicenda di Antonia ha dell'incredibile. Pensare a cosa faceva la Santa Romana Chiesa, mi fa sempre venire i brividi. Condannare al rogo una giovane, soltanto perché è più libera e più bella, più emancipata e più intraprendente della altre, perché le malelingue (quelle maledette donnette che invece che fare la calza dovevano mettere in giro chiacchiere!) sussurravano chissà quali crimini compiuti dalla sfortunata, è una barbarie. Una barbarie. E nessuno può farmi cambiare idea, anche se non credo che qualcuno voglia farlo. Per non parlare delle torture, delle condizioni disumane e degli ingiusti processi. Proprio meglio sorvolare. Antonia è stata vittima delle invidie, dell'ignoranza e del suo status di donna-giovane-bella-esposta. Una combinazione micidiale e, all'epoca, assolutamente da condannare. Di tutta la terribile storia, di tutte le parole spese e non, di tutti i fatti e le dichiarazioni, solo le parole del boia restano degne di nota, perché tutte le altre sono solo frutto di fanatismo religioso e pagano che non fa altro che distruggere, nel Seicento come oggi, tutto ciò che c'è di bello.
Bruciare vivi è la morte più orrenda che ci sia e io non credo di togliere nulla alla pena che i giudici hanno stabilito per la strega togliendole un poco di quella capacità di intendere che è anche capacità di soffrire. Che Dio mi perdoni se sto per commettere un errore, e che Dio ci aiuti!
Servirebbero altri dieci post per analizzare uno alla volta tutti i temi trattati: la corruzione del Clero, la riforma e la controriforma, la condizione della donna, e quella dei poveri contadini della bassa, l'avidità e il potere, la morte e l'Inquisizione, e via dicendo. Tempo ce ne sarebbe, ma spazio non abbastanza.
Vorrei spendere ancora due parole solo per le considerazioni finali dell'autore a proposito del Seicento. Il Seicento di Vassalli è reale, crudele e non filtrato, mentre quello a cui ci aveva abituato il Manzoni è filtrato, romanzato e quasi all'acqua di rose (come ci dice Vassalli). Ecco. Io non ci avevo mai pensato prima di leggere questo romanzo. Ingenuamente non avevo mai pensato di paragonare quello che ci racconta il Manzoni con il Seicento dei libri di Storia. Ma in effetti ci sono differenze, incongruenze e piccole differenze. Questo non fa de I Promessi Sposi un romanzo meno significativo, ma fa riflettere. E Vassalli "giustifica" così le scelte del Manzoni e le proprie (e proprio con queste parole voglio concludere).
E' con quel genere di persone e in quell'ambiente, che si è formata l'Italia moderna. In un clima di povertà e di illegalità diffuse dove le regole, che pure esistevano, non arrivavano a contrastare lo strapotere dei forti sui deboli; e dove la religione, che avrebbe dovuto attenuare i contrasti, finiva invece spesso per accentuarli. E' in quell'epoca che va cercata l'origine di molti nostri difetti (per esempio della nostra scarsa socialità compensata da una socievolezza spesso falsa, o della convinzione, comune a molti, che le leggi esistano soltanto per favorire i furbi; o, infine, dell'attesa di un "salvatore" che sistemi tutto e faccia funzionare tutto) e di molte caratteristiche negative della nostra società. Ed è lì che ha preso forma, in età moderna, il nostro carattere nazionale. Quel carattere che il Manzoni, uomo del Risorgimento, volle correggere almeno in parte per renderlo più presentabile; e che io invece mi sono limitato a raccontare, senza aggiungergli e senza togliergli nulla. Partendo dalle sue origini. Come già aveva fatto Manzoni.