venerdì 19 agosto 2016

Addio a Berlino, Christopher Isherwood.

Titolo: Addio a Berlino.
Autore: Christopher Isherwood.
Casa Editrice: Adelphi.
Pagine: 252.

Trama: «Io sono una macchina fotografica con l'obiettivo aperto» dichiara l'alter ego di Chris­topher Isherwood arrivando nell'autunno del 1930 a Berlino, dove resterà fino al 1933. Un obiettivo – si può aggiungere – inesorabile, attraverso il quale partecipiamo come dal vivo ai suoi incontri nel cuore pulsante di una Repubblica di Weimar che si avvia al suo fosco tramonto: da un'eccentrica, anziana affittacamere alla sensuale Sally Bowles, aspirante attrice un po' svampita, a Otto, ombroso proletario diciassettenne, a Natalia Landauer, rampolla di una colta famiglia ebrea dell'alta società. Tra cabaret e caffè, tra case signorili e squallide pensioni, tra il puzzo delle cucine e quello delle latrine, tra file per il pane e manifestazioni di piazza, tra crisi economica e cupa euforia – da nulla dettata e in bilico sul Nulla –, Isherwood mette in scena «la prova generale di una catastrofe» e ci fa assistere alla resistibile ascesa del nazismo. Non solo: cogliendo con ironia corrosiva i presaghi rintocchi che accompagnano la grandeur di un mondo «inutilmente solido, insolitamente pesante», ci consegna una purissima, scabra narrazione che ci ricorda come la Storia – e ogni storia – sia sempre contemporanea.


Questo libro è entrato nella mia libreria quasi per caso, per uno strano gioco del Destino. Mi sono iscritta ad AccioBooks un mesetto fa e, ad oggi, ho già concluso parecchi scambi interessanti. Per chi non lo sapesse, AccioBooks è un sito tutto italiano che permette di scambiarsi libri tra lettori, tutto per la modica cifra di 1.28€ (ossia il costo del Piego di Libri). Il libro di Isherwood è stato il primo libro che mi è arrivato a casa (nell'ordine ho poi collezionato Dostoevskij, D'Avenia, Douglas, Hickman e altri, per un totale di otto libri scambiati) e l'ho iniziato quasi subito. 
Ho scelto questo libro per puro caso, in quanto non ne avevo mai sentito parlare, ma con gli Adelphi difficilmente si casca male.

Il libro non è brutto in sé, è un romanzo corale che, attraverso le storie di svariati personaggi, mette in luce il declino della Repubblica di Weimar fino all'ascesa di Hitler, ma non mi ha soddisfatta in pieno.
Lo stile di Isherwood è piacevole, scorrevole e ricercato, ma le vicende narrate e la conclusione mi hanno lasciata con un velo di amarezza, come se nulla fosse concluso e tutto fosse ancora da scrivere (che, in realtà, potrebbe anche essere una scelta stilistica azzeccata, visto quello che successe in Germania dopo il 1933). Però non so, quel qualcosa di irrisolto e non scritto mi ha lasciata perplessa.
I personaggi del romanzo sono vari e variopinti e ciascuno, nella sua piccolezza e irrilevanza in un contesto più ampio e complesso, racconta un pezzo di storia e di vita che contribuisce a completare il quadro più ampio di una nazione in progressivo declino.

I più mi avevano parlato benissimo di questo romanzo e ne conservano un ricordo splendido, ma io non so davvero cosa pensare. Non capisco se dovrei meditare e sedimentare le mie idee e, solo allora, forse, capire a fondo il libro e il suo significato, o se è accettabile anche la mia neutralità per un romanzo sicuramente meritevole. Certo è che non mi è dispiaciuto, soprattutto per lo stile narrativo e il ricercato vocabolario. 

Sono davvero in difficoltà a scrivere altro su questo romanzo, quindi passo la palla a voi che mi seguite sempre...Avete letto questo romanzo? Cosa ne pensate? Aspetto i vostri commenti per schiarirmi un pochino le idee e capire un po' meglio questo libro e il suo autore. Grazie e alla prossima!

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