mercoledì 11 marzo 2015

L'amore ai tempi del colera, Gabriel García Màrquez.

Titolo: L'amore ai tempi del colera.
Autore: Gabriel García Màrquez.
Casa editrice: Mondadori.
Pagine: 493.
[Edizione economica tascabile]

Trama: Per più di mezzo secolo Florentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza del Caribe, senza mai vacillare e senza mai perdere la speranza, neppure davanti al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno, incrollabile sentimento che Florentino continua a nutrire contro ogni evidenza fino all'inattesa, quasi incredibile, conclusione. Una storia d'amore e di speranza nella quale García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo impegno di denuncia sociale per raccontare un'affascinante epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico e splendido da cui emerge il gusto intenso per una narrazione corposa e fantastica, un affresco in cui, con affettuosa ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di moda e abitudini, tra la lussureggiante natura e l'ineguagliabile gente dell'assolato Caribe.



Il mio terzo Màrquez. L'unico che ho scelto, visto che degli altri due uno mi era stato regalato (Cent'anni di solitudine) e l'altro era stato un acquisto pazzo al Libraccio (Racconto di un naufrago). Il primo Màrquez che ho letto con piacere e molto velocemente. Chi mi segue su Facebook sa già che questo libro mi ha divorata. Sì!, non sono stata io a divorare il libro, ma lui ad inghiottirmi, a non permettermi di staccarmi dalle pagine, a farmi entrare nella storia a tal punto da avere una voglia pazza di andare avanti. Ma attenzione!, come avrò modo di spiegarvi in seguito, non avevo una voglia matta di proseguire nella lettura per la storia d'amore che tutti tanto decantano, ma per il realismo quasi doloroso con il quale l'autore non solo racconta l'amore, ma anche l'essere umano stesso.

Avevo aspettative molto alte su questo libro, ma per i motivi sbagliati. Non ho trovato questa grande storia d'amore di cui tutti parlavano e che mi aveva spinta ad acquistare il libro. Giuro di averla ricercata, ma non l'ho vista. Quando sento parlare di grandi storie d'amore penso a Romeo e Giulietta, a Elizabeth Bennet e Mr. Darcy, a Dante e Beatrice; amori difficili, travagliati, impossibili, tragici, ma che conservano quel qualcosa di magico che ci fa amare queste coppie più di altre.

In questo romanzo, invece, non so come si possa vedere la grande storia d'amore. Davvero, non lo so. All'inizio, forse, si intravede una potenziale grande storia: Florentino e Fermina sono giovani, apparentemente innamorati e inesperti. Florentino è quasi tenero quando fa ingresso nel mondo dell'amore, della devozione, del romanticismo. Ma il suo amore diventa ben presto a senso unico quando la sua amata torna da un lungo viaggio completamente diversa e lo respinge. Ed ecco che scatta la fase dell'amore platonico, dell'amore idealizzato e irraggiungibile che nobilita l'animo.
Fin qui niente di strano: innamoramento, amore platonico. Però, perdonatemi!, se uno eleva la sua donna a dea e vive di amore platonico, se uno è così devoto da consacrarsi alla donna amata, dalla sera alla mattina non diventa un puttaniere di prima categoria (scusate la parola!)!!
Florentino prima decide di promettere amore eterno, poi (in circostanze alquanto strane e bizzarre) scopre i piaceri della carne e, seppur inseguendo il suo amore ideale, si fa una scuderia di amanti che farebbe invidia pure a Rocco (Siffredi, si intende)!
Eh no!, o uno si spende per l'amore romantico e ideale o fa il farfallone! Le due cose non possono andare a braccetto. Florentino non è costretto ad andare con altre donne, lo sceglie spontaneamente. Inutile nascondersi dietro al voler sostituire l'amata con un'altra per alleviare i dolori dell'amore non corrisposto!
Solo alla fine del romanzo, quando Fermina resta vedova, Florentino torna sui suoi passi, si redime (dopo essere entrato in un vortice che lo ha portato a vivere un amore con una ragazzina di cui è tutore, un po' come in Lolita) e instaura un amore maturo con Fermina. Ecco, nell'ultimo capitolo si vede il grande amore, quasi dolce e confortante negli anni della vecchiaia. Ma solo alla fine.

Ma, come vi dicevo, ciò che mi è piaciuto di questo romanzo è il realismo. Ho apprezzato tantissimo tutti i personaggi "minori". Mi sono piaciute la figura di Trànsito Ariza, madre di Florentino, colei che con la sua saggezza ha seguito le sorti del figlio fin dall'inizio, "I sintomi dell'amore sono gli stessi del colera" aveva detto al figlio; la figura del dottor Juvenal Urbino, marito di Fermina, perché con il suo essere così terra-terra, privo di aspettative romantiche dalla vita, così poco innamorato dell'amore ideale, ma così attaccato al matrimonio come istituzione (sebbene in tutto il romanzo sia evidente il suo amore per la moglie), ha impedito che tutta la storia si perdesse nei meandri dell'amore idealizzato; ma, soprattutto, ho adorato le donne, le amanti, le puttane di Florentino.
Ebbene sì!, nel romanzo di una grande storia d'amore (che chissà dove l'hanno vista tutti!), io ho trovato che le donne, le amanti, le puttane di Florentino fossero i personaggi migliori di tutto il libro. Donne forti, coscienti della propria condizione misera e miserabile, donne distrutte dalla vita che si sono ricostruite da sole. La vedova di Nazaret, Sara Noriega, Leona Cassiani, América Vicuña e tutte le altre, sono donne piene di umanità, ma che dall'Umanità hanno ricevuto soltanto le briciole; dalle loro bocche escono verità profonde, che fanno male, che bruciano e sconvolgono, ma che aprono gli occhi:

"Per opera e grazia di un matrimonio di interesse con un uomo che non ama" lo interruppe Sara Noriega. "È il modo più basso di essere puttana."

Molte volte glielo disse: "Ti adoro perché mi hai fatto diventare una puttana." Altrimenti detto, non aveva torto. Florentino Ariza l'aveva spogliata della verginità di un matrimonio convenzionale, che era più perniciosa della verginità congenita e dell'astinenza della vedovanza. Le aveva insegnato che nulla di quanto si fa a letto è immorale se contribuisce a perpetuare l'amore. E una cosa che da allora in poi sarebbe stata la ragione della sua vita: l'aveva convinta che si viene al mondo con i propri orgasmi contati, e quelli che non vengono usati per qualsiasi motivo, proprio o altrui, volontario o coatto, sono persi per sempre.

Questo romanzo mi è piaciuto molto, ma non per la storia d'amore, non smetterò mai di dirlo. E' il primo Màrquez che apprezzo e che non ho fatto fatica a leggere. So che, probabilmente, a causa di tutto quello che ho scritto, molti si infastidiranno e mi diranno che non ho capito il romanzo, che non l'ho letto con attenzione e che l'ho snaturato. Ma non è forse vero che ogni lettore trova nel libro che legge qualcosa di unico e diverso? Ebbene, io ho trovato una cosa diversa dal grande amore. Ho trovato grandi donne, grandi personaggi femminili e grandi verità.

Mi sono dilungata moltissimo, forse davvero troppo! Vi chiedo scusa. Ringrazio chi è arrivato in fondo a questa eterna recensione. Aspetto i vostri commenti e le vostre critiche (anche se spero non ce ne saranno!). Alla prossima!

4 commenti:

  1. Sono d'accordo con te sul discorso della storia d'amore, però il libro non mi è piaciuto molto anzi si è rialzato solo verso la fine...soprattutto perchè ho odiato Florentino dal primo istante, vogliamo parlare di quando inizia la "storia" con la ragazzina??Dai no, mi sono sentita addirittura offesa in un certo qual modo da questo romanzo; per ora di Marquez ho apprezzato solo Cronaca di una morte annunciata, letto in lingua al liceo e riletto quest'anno in italiano! ^^
    Bella recensione però! ^^

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    1. Grazie Pila!! =) Beh, sicuramente Florentino è insopportabile. Fa di quelle cose al limite del grottesco...
      Ti dirò, questo è stato il mio terzo tentativo con Màrquez. Mi ero detta: "o la va o la spacca". Non so se leggerò altro di suo, ma sicuramente in questo libro mi ha convinta di più.
      Resto convinta che non sia il romanzo di una storia d'amore, ma il romanzo di donne reali, fin troppo reali! ^^
      Mah...hai mai letto Lolita di Nabokov? Per me è un libro bellissimo, che nonostante il tema orrendo che tratta merita... =)

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    2. Si, l'ho letto recentemente e non ho aprezzato più di tanto nemmeno Lolita XD Credo però che Nabokov abbia trattato con "eleganza" un tema così scabroso come la pedofilia, a differenza di questo che ho trovato, a tratti, volgare.

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    3. Vero! Nabokov ha trattato in modo "delicato" un tema scabroso senza cadere nel volgare...Marquez invece non ha avuto questa delicatezza, anzi faceva quasi "male" leggere certe cose...

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