lunedì 4 aprile 2016

Preghiera per Černobyl', Svetlana Aleksievič.

Titolo: Preghiera per Černobyl'.
Autore: Svetlana Aleksievič.
Casa Editrice: Edizioni E/O.
Pagine: 300.

Trama: «Questo libro non parla di Černobyl’ in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. A interessarmi non era l’avvenimento in sé, vale a dire cosa era successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto. Il mistero. Černobyl’ è un mistero che dobbiamo ancora risolvere... Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, destini, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Černobyl’ è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l’acqua e la terra. Tutto il loro tempo. Questi uomini e queste donne sono stati i primi a vedere ciò che noi possiamo soltanto supporre... Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io stessi annotando il futuro».


Volevo leggere questo libro da prima che l'autrice vincesse il Nobel per la Letteratura nel 2015, ma non ne avevo mai avuto l'occasione. Quando in libreria è uscita la nuova edizione di questo romanzo - reportage (quella con la fascetta gialla con scritto a caratteri cubitali "Nobel 2015", per intenderci) ero sempre più interessata a questo volume. Ogni volta che passavo in libreria mi sentivo sempre più attratta da questo libro e, un paio di settimane fa, complice un progetto - articolo che ho in mente per Parte del discorso, l'ho finalmente acquistato.

Svetlana Aleksievič, con questo lavoro, ci regala la possibilità di osservare una delle vicende che più hanno cambiato l'Europa e il suo assetto politico - economico da un punto di vista diverso e unico. Con gli occhi di chi ha vissuto il disastro nucleare, il Lettore può entrare a contatto con una realtà e un nuovo mondo che sono spesso dimenticati dietro le grandi facciate delle colpe e delle accuse. L'Aleksievič non indaga cause, colpe e colpevoli, ma le vite dei sopravvissuti e le loro emozioni, testimonianze storiche senza eguali nel caos generato da un disastro quale è stato quello di Černobyl'.
Non ho intenzione di dilungarmi perché voglio lasciar parlare le testimonianze e le voci di chi ha vissuto sulla propria pelle questo disastro. Io vi consiglio di leggerlo perché è una testimonianza unica e importante per guardare con occhio diverso un fatto che ha segnato tutta l'Europa e il mondo intero.
Ci sono state due catastrofi concomitanti. L’una sociale: è colato a picco sotto i nostri occhi l’enorme continente socialista; l’altra cosmica: Černobyl'. Due esplosioni globali. Ma la prima è più vicina, comprensibile. La gente si preoccupa delle cure d’ogni giorno, del quotidiano: con che soldi comprare, dove andare? Cosa credere? Sotto quali insegne tornare a schierarsi? Sono cose della vita di ognuno e di tutti. tutti invece vorrebbero dimenticare Černobyl'. All'inizio si sperava di vincerlo, ma, comprendendo la vanità di questi tentativi, non se ne è più parlato. La realtà sfugge alla comprensione. È difficile difendersi da ciò che non si conosce. Che l’umanità non conosce. Černobyl' ci ha trasferiti in un’altra epoca.Abbiamo di fronte a noi una realtà nuova per tutti.Ma di qualsiasi cosa parli l’uomo, nel contempo svela anche se stesso. Si è posto di nuovo il problema del senso da dare alla nostra vita. Chi siamo?La nostra storia è una storia di sofferenze. La sofferenza è il nostro culto. Il nostro rifugio. Ne siamo ipnotizzati. Ma io volevo porre anche altre questioni, sul senso della vita umana in generale, della nostra esistenza sulla Terra.Ho viaggiato, conversato, preso appunti. Queste donne, questi uomini sono stati i primi… a vedere ciò che noi possiamo soltanto supporre. Ciò che rimane comunque un mistero per tutti. ma saranno loro stessi a raccontarlo…Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io stessi annotando il futuro. (Svetlana Aleksievic, introduzione)

All'epoca l’idea che avevo delle centrali nucleari era assolutamente idilliaca. A scuola, all'istituto ci avevano insegnato che erano delle favolose “fabbriche dove si produceva l’energia partendo da niente”, nelle quali le persone in camice bianco sedevano ai quadri di comando e premevano dei pulsanti. Černobyl' è saltata in aria su uno sfondo di assoluta impreparazione delle coscienze. Con in più l’assenza di qualsiasi informazione. In mezzo a montagne di documenti con l’indicazione “segretissimo”: “mantenere segrete le informazioni sull'incidente”, “mantenere segrete le informazioni sui risultati delle cure mediche”, “mantenere segrete le informazioni sul livello di irradiazione del personale che ha partecipato alla liquidazione”. Circolavano le voci più disparate: qualcuno aveva letto sui giornali, qualcuno aveva sentito, a qualcuno avevano detto… C’era anche chi ascoltava le radio occidentali, allora erano le uniche a dire quali compresse assumere e in che modo. Ma per lo più la gente pensava: in realtà i nostri nemici sono ben contenti, ma noi li deluderemo. Da noi è tutto a posto. E il 9 maggio i veterani sfileranno come sempre alla parata… Come poi si è saputo, perfino quelli che avevano spento l’incendio del reattore disponevano solo di notizie vaghe. Avevano detto loro: sembra che sia pericoloso prendere in mano la grafite… Sembra… (Zoja Danilovna Bruk, ispettore per la protezione della natura)

Ci affidavamo alla sorte, nel profondo dell’anima siamo tutti fatalisti, non farmacisti. E non razionalisti. La mentalità slava… Credevo nella mia buona stella. Ha – ha! Ed eccomi qua, invalido di seconda categoria… mi sono ammalato subito. Quella maledetta sindrome da raggi… E dire che prima di questo non avevo neanche la cartella clinica al poliambulatorio. Al diavolo! Non sono il solo… La mentalità… (Aleksandr Kudrjagin, liquidatore)

6 commenti:

  1. Bello,ho ancora più voglia di leggerlo, ma sono in un momento un po'particolare e tanta intensità e dolore non fanno al caso mio ora. Ti è piaciuto il suo modo di narrare? Secondo me è estremamente potente

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    1. Lo stile è assolutamente coinvolgente. Entri nella storia e nelle storie. Un grido di dolore e speranza. Eccezionale!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Grazie a te per avermi lasciato un commento!...
      Questa lettura è diffcile e drammatica, ma apre gli occhi e il cuore!

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  4. Ciao Anto, arrivo in ritardo su questo tuo bellissimo post. La proposta del libro mi ha affascinata e mi ha lasciato con un po' di amarezza nel constatare che di fronte alle catastrofi (umane, ambientali o politiche) che produciamo noi esseri umani,insistiamo ad usare lo stesso comportamento: girarci dall'altra parte e fingere che non sia accaduto nulla. Lo hanno fatto i tedeschi che vivevano vicino ai campi di concentramento, lo facciamo noi davanti alle guerre che distruggono Il medio Oriente e lo hanno fatto con Chernobyl non assumendosi la doverosa responsabilità di quanto accaduto e preferendo invece lasciar morire tante persone in nome di una normalizzazione inutile. Come sempre le tue recensioni sono sempre stimolanti e ci prrmettono di abbandonare questi meccanismi in cui incappiamo tutti!!! Grazie fanciulla!

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