Nuovo appuntamento con "IntervistAutore". Oggi conosciamo una giovanissima scrittrice, Mariasole. Leggete cosa mi ha raccontato.
Nome, Cognome, Età.
Mariasole Maglione, 17 anni.
Professione.
Frequento la classe quarta del liceo scientifico. Nei pomeriggi invernali e durante l'estate faccio qualche lavoretto, ad esempio dare ripetizioni, fare la babysitter o la cameriera, per guadagnare qualche soldo da mettere da parte.
Aspirazioni professionali.
Sono un'aspirante giornalista/scrittrice/scienziata/ricercatrice. Sì, come si può notare ho ancora le idee piuttosto confuse riguardo al mio futuro! Certamente una volta diplomata intraprenderò il cammino universitario, tuttavia ancora non ho un'idea precisa sul ramo in cui voglio cimentarmi. L'indecisione verte tra qualcosa di più umanistico/letterario (lettere e filosofia o giornalismo) e qualcosa di più scientifico (geologia, ingegneria ambientale o astronomia). Ad ogni modo, via dalla scelta della mia carriera futura, ogni tanto rispolvero ancora il sogno nel cassetto che ho da anni di riuscire a pubblicare con una grande casa editrice e diventare così un'autrice di successo facendo per lavoro ciò che più mi piace fare, ovvero scrivere.
Raccontaci qualcosa di te.
Non mi è mai particolarmente piaciuto presentarmi/scrivere di me, perché nonostante tutto: 1) credo che una persona si debba conoscere, e leggere di lei non è conoscerla, e 2) non ci conosciamo mai abbastanza per essere del tutto sinceri in ciò che scriviamo, e magari tra due giorni già mi pentirò di ciò che ora dirò. Ad ogni modo, ci proverò.
Sono una sognatrice che vive in bilico tra il mondo reale e una dimensione astratta fatta di libri, sogni e tanta immaginazione. Sono molto sensibile ed emotiva e, a detta di tutti, solare e altruista. Vivo di libri (ne ho sempre uno sulla scrivania, sul comodino, nello zaino, sul banco di scuola, in borsa e via dicendo, anche a tavola), di musica (amo cantare), del ritmo della natura (amo osservare le trasformazioni delle nuvole in cielo, le stelle, i tramonti, l'alba invernale) e di frasi svolazzanti e pensieri segreti. Sono una ragazza semplice ma dall'animo fragile e complesso; metto tutta me stessa nelle cose che faccio e di solito penso più agli altri e al bene degli altri che non a me stessa.
Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Questa è la domanda peggiore per quasi tutti i lettori accaniti. Io, personalmente, sono sempre stata attratta fin da piccola dai romanzi fantasy, e sono una fan di tutte le loro sottocategorie, dall'adventure fantasy all'urban fantasy, al paranormal romance/young adult; ne leggo a valanghe. L'autrice che più mi ha colpito e ispirato nelle mie storie è probabilmente Cassandra Clare con la saga di Shadowhunters, ma amo anche il modo di scrivere e i mondi inventati della nostra Licia Troisi e sono cresciuta leggendo la Rowling. Tuttavia a volte mi piace trattare qualcosa di più "classico", e allora devo assolutamente porre Jane Austen tra i miei idoli, con il suo Orgoglio e Pregiudizio che mi ha fatto e mi fa ancora sognare. Due autori che rimangono nel mio cuore e per cui nutro una profonda stima, infine, sono l'americano John Green, la cui scrittura mi fa impazzire, e ultimo ma non ultimo l'italiano Alessandro D'Avenia: diciamo che, se dovessi andarmene per sempre e potessi portare un solo libro con me, porterei uno dei suoi.
Potendo uscire per un tè con un autore o un'autrice del passato, chi sceglieresti e perché?
Se si dovesse trattare di un autore o un'autrice del passato, probabilmente sceglierei Petrarca. Non nascondo che sarebbe difficile comunicare, non sono una grande amica del volgare del milletrecento, ma il suo animo difficile e controverso mi ha sempre attirato, così come la lotta interiore tra i beni terreni e qualcosa di più elevato, e mi affascinano molti suoi scritti, in cui si avvertono tutta la tensione e la complessità della sua persona quasi quanto nelle sculture di Michelangelo (altro artista che adoro, anche se non si tratta di un autore). Tuttavia, per un tè forse la mia scelta potrebbe ricadere anche su Jane Austen che, come ho detto in precedenza, è un'autrice che adoro. Ovviamente non la conosco benissimo (magari avessi avuto la fortuna di incontrarla) ma ne ho letto la biografia, e tornare indietro nel tempo all'Inghilterra ottocentesca del preromanticismo significherebbe realizzarmi un sogno.
Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
Fin dalle scuole elementari ero molto brava a scrivere. I miei temi erano lunghissimi e ricchissimi di dettagli, e i "molto volenterosa" in penna rossa della maestra svettavano in bella vista accanto ad ogni voto. Mi dicevano che avevo fantasia da vendere, e io non mi stancavo mai di scrivere storie e soprattutto di leggerne. Ero e sono un topo di biblioteca, e questo mi ha sempre aiutato moltissimo. Penso, comunque, che la passione per la scrittura sia scaturita da me stessa, nel senso dalla me stessa dall'indole timida, introversa, fragile e sensibile, tendente a nascondersi piuttosto che ad esporsi. Se prima scrivevo perché dovevo fare un tema in classe o come compito per casa, poi crescendo ho cominciato a scrivere perché ne sentivo il bisogno, era proprio una necessità primaria e di cui alla fine ho dovuto accettare l'evidenza. Mi sfogavo in quaderni che andavano a sostituire i diari segreti (troppo corti per contenere il torrente impetuoso di parole che mi affollavano il cervello e il cuore) e riuscivo, così, a placare la mia interiorità, che è sempre stata complessa e instabile. La scrittura mi aiutava e mi aiuta ad aprirmi, anche se mi apro con un foglio di carta inanimato, che non può rispondermi ma perlomeno può ascoltarmi, e ciò significa che non mi contraddice e mi lascia manifestare ciò che sento dentro attraverso le parole. È un'emozione indescrivibile a parole, quella di una vera e propria simbiosi con la scrittura. La scrittura, per chi ama scrivere, crea dipendenza come una droga.
Tu sei giovanissima, cosa ne pensa la tua famiglia di questa passione sfrenata per la scrittura?
I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato, in tutte le mie scelte e tra loro anche in questa, ovvero nella scelta di alimentare questa dote, di non abbandonarla. Sono brava anche a disegnare e a cantare ma al momento mi sto concentrando soprattutto sullo scrivere, e loro vedono quanto mi piaccia, non protestano se trascorro ore davanti al pc o china su un quaderno, non l'hanno mai fatto. Sono orgogliosi di me per il primo traguardo che ho raggiunto, la pubblicazione di Media Nocte. Poi ho due sorelle più piccole, e la più grande di loro ha la mia stessa passione e ha già iniziato a scrivere un romanzo. Quasi ragazze prodigio, direbbero alcuni... o, forse, solo ragazze con una dote nascosta che hanno scoperto presto e hanno deciso di non perdere. Scrivere mi aiuta moltissimo; anche nei temi a scuola riesco a dire cose che a voce, forse, non saprei spiegare. Ecco perché, credo, i miei genitori non hanno mai osato criticare o scoraggiare la mia voglia di scrivere. Sanno che scrivere, così come cantare o aiutare gli altri o sorridere, mi rende quella che sono, e togliermi questa passione significherebbe annientare una parte di me.
Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Agli albori della terza media (avevo quindi dodici anni) la professoressa di italiano ci propone di iscriverci in Libero e di creare un blog della classe. Lo facciamo, io mi registro con un nickname anonimo, e dopo un mese o due circa mi viene voglia di fare un blog tutto mio. Da quel che ricordo, è stato da allora che ho iniziato a scrivere "sul serio". Se prima usavo i miei quaderni chiusi a chiave nel cassetto per sfogare ciò che provavo durante il giorno, ora aprivo il computer, scrivevo una storia che contenesse tutto ciò che volevo dire e a volte (non sempre) la pubblicavo, senza il mio nome, e vedevo cosa ne pensavano gli altri. E ottenevo riscontri piuttosto positivi da parte dei blogger e dei viaggiatori della rete. Questo è stato il mio trampolino di lancio, molto probabilmente; da allora non mi sono mai fermata. Scrivo ovunque e qualunque cosa mi passi per la testa, dalla riflessione su una citazione famosa alla frase di sfogo che non posso dire alla persona che ho davanti in quel momento, dall'idea per un libro alla massima che mi salta intesta automaticamente in seguito ad un particolare episodio.
Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
Ho una chiavetta usb piena zeppa di lavori incompleti, iniziati ma mai finiti. Finora l'unico portato a termine è il romanzo urban fantasy che ho pubblicato quest'estate, Media Nocte, e proprio perché è stato il primo che ho completato ho voluto, con il supporto dei miei genitori, usarlo come start. Media Nocte era una delle storie iniziate e incomplete, sepolte sotto strati di altri file, ma un giorno ho deciso che avevo delle idee abbastanza interessanti per portarla avanti, allora l'ho rispolverato, gli ho dato un titolo e, semplicemente, ho continuato a scrivere, fino a che ho visto finalmente la fine. Ha avuto una elaborazione piuttosto travagliata, oserei dire, ma se così non fosse stato non sarei qui, ora, a parlarne.
Di cosa tratta esattamente il tuo primo romanzo, Media Nocte?
Media Nocte è un romanzo urban fantasy (il primo volume di quella che diverrà probabilmente una trilogia ) che tocca tra le pagine il tema del Bene e del Male e del loro eterno e vicendevole equilibrio. Vi cito in poche righe la trama, per dare un'idea generale della storia: Destiny Bryant ha sedici anni e fa parte di una famiglia di Ribelli: essi hanno il compito di tenere sotto controllo il Popolo delle Ombre, l’insieme di tutte le creature della notte che si nutrono di energie umane. Da un po’ di tempo sono impazzite, e perciò devono essere affrontate: ma il Bene può davvero sconfiggere il Male? Può davvero annientare definitivamente l’opposto della medaglia? Bene e Male coesistono, così come Amore e Odio: non l’uno oscura l’altro, ma l’uno compensa l’altro. Bisogna solo ritrovare l’equilibrio.
Si tratta perciò di una revisione personale del mondo delle creature della notte, in mezzo al quale la protagonista, Destiny, dovrà comprendere cosa davvero rappresentano il Bene e il Male, se due fazioni distinte o una miscela di persone, emozioni, casualità e scelte.
Vorrei specificare che, via dalla storia e dalla trama forse "già sentita" - come alcuni mi hanno detto - ciò che a me sta a cuore, oltre alla caratteristica della scorrevolezza e alle emozioni che può risvegliare dentro al lettore il mio libro (così mi hanno detto le persone che l'hanno letto) è il suo significato, e ciò che traspare dalle righe e dallo spirito ribelle e difficile della protagonista, che rispecchia quasi tutta me stessa. La bellezza di ciò che lascia il romanzo ritengo sia il senso delle scelte che lei e le persone che ama si ritrovano ad affrontare nel corso degli eventi.
Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidata ad una casa editrice o hai fatto da te?
Come ho detto prima, l'unico lavoro che ho pubblicato, finora, è
Media Nocte. Non mi sono affidata ad alcuna casa editrice: ho valutato a lungo la possibilità di contattarne una, anche una di piccola e magari qui in zona, ma visti i tempi lunghi di attesa e la possibilità di una non risposta ho preferito informarmi meglio sul self-publishing, che alla fine ho scelto come soluzione. Ho perciò fatto "da me" utilizzando il sito
Lulu per pubblicare il mio romanzo, dopo averne letto le buone recensioni e essere venuta a conoscenza che è sempre più utilizzato anche qui in Italia e che è uno dei migliori siti di auto pubblicazione sia per autori emergenti che per autori già conosciuti.
Per ultimo, la fatidica domanda: e-book o libro cartaceo?
Rispondo senza esitazioni: libro cartaceo.
Ancora non sono riuscita ad abituarmi all'idea di un libro in formato digitale, davvero. I libri sono scritti per lasciare qualcosa ai lettori, certo, ma sono fatti per essere toccati, annusati, sfogliati, consumati! Per esaurirsi a furia di essere riletti. Sono fatti per essere guardati, studiati, citati, messi in bella mostra su una mensola. Ovvio che la bellezza dei libri è in primo luogo il loro contenuto, ma diciamocelo, cos'è un libro senza... il libro? La copertina di mille fatture differenti, la leggerezza e la porosità della carta, il peso di un tomo di mille pagine in confronto a un volumetto di cento pagine, e poi il profumo... il profumo! La fragranza irripetibile della carta stampata, l'odore tenue dell'inchiostro... E i segnalibri sempre diversi, che si adattano magari ad un libro in particolare, e il ricordo vivo di chi ci ha regalato quel dato volume...
Tutto questo, tutta questa vita viene persa per un e-book facilmente scaricabile e più economico? Il piacere di tenere in mano qualcosa di tua proprietà, di cui sarai geloso fino alla morte se andrà in mani altrui, la possibilità di scorrere velocemente le pagine per ritrovare una particolare citazione, la mano che corre all'angolo della pagina nell'attesa trepidante di terminarla e di poterla voltare... Tutte le sensazioni e le emozioni che trasmettono i libri, i libri veri, dove finiscono? Annientate e dimenticate a causa della rivoluzione tecnologica? Abbiamo già perso le vecchie e romantiche lettere, chiuse in una busta magari con un marchio di ceralacca, abbiamo perso l'ansia dell'attesa di un loro arrivo, la felicità di ritrovarle nella buca delle lettere. Ora abbiamo smartphone ultimo modello che ci presentano il simbolo della letterina, e in pochi clic abbiamo letto il messaggio o la mail e risposto...
Un libro è come una persona. Una persona è quello che è grazie al connubio di spirito - carattere, atteggiamento, ideali, principi, scelte, eccetera - e corpo. Un libro è quello che è grazie al connubio di contenuto - storia, tema, argomenti trattati, stile, ritmo, caratteristiche, eccetera - e struttura vera e propria, reale e concreta. Il libro e la persona sono "un'unione di forma e materia, che da la sostanza/l'essenza/il sinolo della cosa stessa", direbbe Aristotele.
Per concludere, via dalla mia caparbietà e dalla filosofia e dalle mie idee legate ad un passato che rimpiango e che rivorrei indietro (forse è strano, detto da una diciassettenne, ma io tornerei volentieri al Medioevo se ciò significasse riavere libri veri e lettere vere), sono una forte e irremovibile sostenitrice del libro cartaceo. Parlo da persona che ha già avuto esperienze con libri letti in pdf al cellulare, pur di concludere una saga visto che in biblioteca non li trovavo (ci ho pianto il cuore a ridurmi così, ma ho fatto un sacrificio in favore della mia curiosità.)
Ecco perché il mio romanzo, probabilmente, non uscirà in e-book. È una scelta personale nel rispetto dei miei ideali.
Anche quest'intervista è terminata. Io ringrazio Mariasole per l'intervista e la disponibilità. Mi ha fatto molto piacere conoscerla e poter intervistare una così giovane scrittrice.
Alla prossima!