Titolo: La felicità familiare.
Autore: Lev Tolstoj.
Casa Editrice: BUR.
Pagine: 243.
Note: testo russo a fronte.
Trama: Il romanzo, a distanza di quasi centoquarant'anni dalla sua prima pubblicazione e rispetto alle altre opere di Tolstoj, rimane la più candida e poetica rivelazione sul mondo dello scrittore poco più che trentenne. L'idea fondamentale di quest'opera è il senso della vita sottoposto a molte verifiche e infiniti ritocchi. Da un comune romanzo sull'amore Tolstoj costruisce un romanzo sulla vita, anzi sulla vitalità che avrebbe distinto più tardi molti dei suoi personaggi. Egli tenta di fissare quest'attimo nella sua naturale fugacità quando la donna e l'uomo si avvicinano a quello stato di grazia che si avverte nel momento dell'innamoramento.
In un post precedente vi ho raccontato del blocco del lettore che mi ha colpita tra la fine di marzo e l'inizio di aprile. Per lasciare dietro l'angolo questo blocco sono dovuta ricorrere a una delle più efficaci medicine per me: un classico russo! Ne ho alcuni in attesa di lettura, ma ho preferito buttarmi su qualcosa di breve e non troppo impegnativo, ovvero La felicità familiare del caro zio Lev.
Si tratta di un racconto più che di un romanzo, ma la forza morale e gli insegnamenti in esso racchiusi consentono il paragone con romanzi ben più famosi dello stesso autore. L'intero vicenda viene raccontata da Maša, protagonista e voce narrante del romanzo, che gioca ruoli diversi - amica, innamorata, sposa, amante - e attraverso le esperienze della quale scopriamo i valori esistenziali assoluti per Tolstoj. Il romanzo fu scritto in pochi mesi e ci racconta della felicità tanto sospirata dall'autore sin dall'infanzia. Tolstoj cerca di fissare questa felicità nella naturale fugacità che scaturisce dall'incontro di una donna e di un uomo, una specie di stato di grazia che si avverte nel momento dell'innamoramento, ma che, inesorabilmente, va mutando con lo scorrere del tempo. Nel descrivere lo stato di grazia prima e il decadimento del sentimento poi Tolstoj è un maestro assoluto perché riesce a descrivere in modo impeccabile l'ascesa e la caduta di un sentimento effimero che è destinato a cambiare per lasciare spazio a responsabilità e diktat sociali.
Leggendo questa manciata di pagine il Lettore si trova inizialmente a familiarizzare e patteggiare per Maša, ma poi, dopo il matrimonio e l'ingresso in società, la morale e il buonsenso fanno cambiare idea su questa giovane donna, entrata troppo presto nel mondo e incapace di gestirlo. Se all'inizio la fase dell'amicizia e dell'innamoramento riportano la mente a molti altri romanzi dell'epoca, dove la fanciulla è inesperta e sognatrice, dove il matrimonio sembra la soluzione e la conclusione perfetta, nella seconda parte del romanzo la protagonista diventa avvezza al bel mondo, perde la sua semplicità e il matrimonio sembra andare in frantumi. Ma è proprio quando tutto sembra perduto che l'amore vero, non più fanciullesco, ma maturo, entra in scena e anche Maša cresce e diventa finalmente donna, non più sognatrice che aspira ad un amore romantico, ma madre e moglie secondo i tradizionali schemi dell'epoca.
Il racconto mi è piaciuto molto perché, finalmente, la voce narrante è una donna che cresce e si realizza nel suo essere, vive un cambiamento interiore e scopre una nuova dimensione di sé, dimenticando frivolezze e fanciullezza, complice un marito-amico-aiutante. Perché sì, nulla di tutto quello che succede in Maša sarebbe stato possibile senza Sergej Michajlovic, un uomo all'antica che non mette davanti a tutto la propria felicità, ma quella della persona che gli sta accanto, permettendole di scoprire il mondo, di allontanarsi, di perdersi e di tornare sui propri passi, risorgendo come una fenice dalle ceneri che lei stessa si era cosparsa sul capo.
Io non lo so, forse ho detto un sacco di sciocchezze, ma in questo racconto c'è un'essenza importantissima secondo me: quando si ama qualcuno, quando lo si ama davvero, bisogna essere capaci di accompagnarlo e, se serve, di lasciarlo andare per realizzarsi e crescere; non è trattenendo una persona o vivendo di cliché che si alimenta un rapporto, ma offrendo la libertà a prezzo della nostra infelicità (si spera di breve durata, ovviamente!). Ecco, per questo credo che Tolstoj abbia scritto un romanzo unico, un inno all'amore maturo, battendo sul tempo scrittori, filosofi e tuttologi che nei secoli successivi hanno tritato, scorporato e ricomposto questo tema. Io vi suggerisco di leggerlo. Poi fatemi sapere!
Ho sentito molto parlare di questo libro e vorrei leggerlo, con questa recensione poi la curiosità aumenta :)
RispondiEliminaSono felicissima di aver stuzzicato la tua curiosità ;)
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