lunedì 26 giugno 2017

I diari 1862-1910, Sof'ja Tolstaja.

Titolo: I diari.
Autore: Sof'ja Tolstaja.
Casa Editrice: Baldini e Castoldi.
Pagine: 262.

Trama: Sof'ja Behrs aveva solo diciotto anni quando sposò Lev Tolstoj. Dal 1862 fino alla sua morte tenne un diario che è la storia del matrimonio con un uomo dai tanti amori - la letteratura, il popolo, la scuola, la natura - e lei, Sof'ja, che aveva soltanto lui per dare un senso alla propria esistenza. Un racconto denso di emozioni, in cui l'ansia e la paura di non essere amata lasciano affiorare il ritratto sincero e appassionato di una donna e di una moglie che per tutta la vita dovette fare i conti con il genio del marito, travolta da una spirale inesorabile, fatta di noia, solitudine, gelosia e tristezza, cui si aggiungono il fastidio e il distacco di Lev. Sof'ja non accetta di tacere le sue idee e la sua opposizione: "Lev", scrive, "parla per frasi fatte", servendo così a dovere il grande e ammirato scrittore.


Ormai lo sapete: da quando ho scoperto per caso Sof'ja Tolstaja in libreria, non posso fare a meno di leggerla. Mi sono innamorata di questa donna con il suo romanzo Amore colpevole, una risposta tutta femminile a quella controversa Sonata a Kreutzer che tanta fama aveva dato al già noto Tolstoj. L'ho riscoperta più matura e appassionata alcune settimane fa in Romanza senza parole e l'ho amata davvero a fondo ora con I diari. 
Chi mi segue da un po' sa quanto mi piaccia Tolstoj, quindi questa lettura è stata davvero difficile e rivelatrice. Perché? Semplice. Dalle parole di Sof'ja emerge l'uomo vero, prima del genio, e il quadro che ne esce non è affatto lusinghiero, anzi, il buon vecchio zio Lev, ahimè!, qualche punto-stima l'ha perso.
Va bene il contesto storico e culturale, passino le consuetudini e le usanze dell'epoca, ma Lev non era affatto uno stinco di santo in famiglia e certo da un talento della sua portata un pizzico di intelligenza in più nei rapporti affettivi sarebbe stata auspicabile.

Sof'ja ha sposato Tolstoj giovanissima. Piena di speranze e sogni sull'amore, si trova a dedicare la sua intera esistenza a un uomo misogino, interessato principalmente all'amore carnale, disinteressato verso i figli e gli affari, manipolato e fragile - negli ultimi anni, Tolstoj, preso dalle sue conversioni e dalla religione, si è lasciato abbindolare abbastanza facilmente.
La vita di Sof'ja non è stata affatto facile e le pagine del suo diario ce lo raccontano. Inizialmente trova sempre una ragione per perdonare, assecondare o giustificare, ma più il tempo passa - e più i 13 figli crescono - più l'anima della donna intelligente e vogliosa di vita prende spazio, causando non poche liti con l'ormai vecchio Tolstoj. Erano 16 gli anni che separavano marito e moglie e nelle pagine di questi diari se ne sente tutto il peso.
Sof'ja, nonostante dolori e perdite (compresa la morte di due figli), non abbandonò mai Tolstoj, ma le fu negato di assisterlo in punto di morte. Quello che successe dopo, non è dato conoscerlo fin negli intimi dettagli perché i diari sono rimasti ad oggi privati.

Leggere queste duecento e più pagine mi ha permesso di conoscere fino nell'intimo una donna, prima ancora che scrittrice e moglie, che nella sua vita ha vissuto secondo le consuetudini imposte dai tempi, ma che nel pensiero e nell'arte possedeva uno spirito critico, aperto e, talvolta, femminista. Sof'ja auspicava la parità con il marito nell'arte come nella gestione e nell'educazione dei figli. Piccoli tasselli, ma che alla fine dell'Ottocento significavano moltissimo.

Cose da dire ce ne sarebbero ancora moltissime, ma le tengo per me, come confidenze di una cara amica. Se volete scoprire qualcosa di più, non potete fare altro che recuperare tutto il recuperabile di questa donna e lasciarvi trasportare dalla sua scrittura!

giovedì 15 giugno 2017

Saper Scrivere...consiglia. #2

Nuove proposte letterarie, dall'Agenzia a voi lettori.

Salve lettori!
Oggi sono qui per presentarvi due libri molto interessanti e decisamente diversi tra loro, ma legati da un piccolo filo invisibile che li rende figli della stessa grande famiglia: quella dell'Agenzia Letteraria Saper Scrivere. La mia collaborazione con questa Agenzia è molto recente, ma trovo molto promettenti i libri da loro proposti.
Quindi non perdiamo altro tempo e cominciamo!

L'Ammerikano - Pietro De Sarlo

Titolo: L’Ammerikano.
Autore: Pietro De Sarlo. 
Editore: Europa (Edificare universi). 
Data di uscita: 22 novembre 2016. 
Pagine: 204. 

Il tranquillo scorrere della vita a Monte Saraceno, un piccolo paese dell’Appennino lucano, viene sconvolto dall’arrivo di un uomo dal passato oscuro e inquietante: l’Ammerikano. 

Wilber Boscom, l’ultimo discendente di una coppia emigrata clandestinamente negli Stati Uniti, ha appena portato a compimento la sua personale e atroce vendetta contro una famiglia mafiosa italo-americana, gli Zambrino, ed è per questo costretto a fuggire per evitare sanguinose ritorsioni. Ma appena l’uomo approda nel piccolo centro all’ombra dei pozzi di petrolio della Val D’Agri, il suo passato si intreccia con la placida realtà del luogo, alterandone inevitabilmente gli equilibri e innescando una sequenza di eventi che vede in Vincenzo, un suo lontano parente, un contraltare perfetto del protagonista. 
La fitta trama di questo libro si snoda in modo piacevole, alternando tragedia e commedia, noir e rosa, ma tenendo sempre alto il livello emotivo della narrazione, e ciò che scorre sotto la superficie del romanzo, condotto con uno stile avvincente e al contempo ironico, è una sovrapposizione di strati splendidamente contrastanti, dove finanza e traffici internazionali si mischiano alle tradizioni e ai vizi di un’Italia che non c’è più. Che crediamo non ci sia più…

Maison Rouge - Pasquale Capraro

Titolo: Maison Rouge.
Autore: Pasquale Capraro. 
Editore: Astro Edizioni (collana E-sordisco). 

Nella Parigi di fine Ottocento, in pieno clima bohémien, Amélie, una ragazza di campagna, giunge in città dopo essere stata notata da Madame Claire, durante una permanenza in Provenza. 
Colpita dalla sua avvenenza, la donna le propone di trasferirsi a Parigi come domestica. Lì la giovane scopre che la signora è anche tenutaria della “Maison Rouge”, un bordello di lusso. Nel giorno del suo diciottesimo compleanno, la maîtresse Madame Claire la introduce nella maison e la fanciulla conosce Gilbert, un affascinante borghese. Tra i due nasce l’amore, ma le convenzioni sociali del tempo e la differenza di ceto impediscono agli innamorati di vivere la loro storia. Il destino da cortigiana di Amélie l’attende…


Cosa ne pensate di questi due libri così diversi e così intriganti? Io ho richiesto all'Ufficio Stampa di Saper Scrivere una copia di L'Ammerikano perché vorrei leggerlo e recensirlo per voi, ma anche Maison Rouge non deve essere affatto male. Avevate già sentito parlare di questi romanzi oppure li avete scoperti grazie a me? 
Aspetto di conoscere le vostre impressioni e i vostri pareri! Alla prossima!

lunedì 12 giugno 2017

Random Updates #9

Rubrica di aggiornamenti a caso.
Salve lettori!
E' da un po' di tempo che non vi aggiorno su ciò che mi succede, quindi stamattina ho deciso di prendermi venti minuti e provare a spiegarvelo.

Inizierei col dire che il mio buon proposito di pubblicare qualcosa in pagina ogni giorno è miseramente fallito. Ci sono riuscita per alcune settimane, poi i mille impegni e la poca costanza che mi contraddistinguono hanno fatto il resto, ovvero mi hanno messo i pali fra le ruote e tutto è andato a monte. Lo so, la pagina, così come il blog, non sono il mio lavoro ed è normale che possano esserci periodi produttivi e periodi meno produttivi, ma mi stanno così a cuore che vorrei davvero essere più costante. E' per questo che ho deciso che, dopo il lancio del nuovo blog, mi rimboccherò le maniche e  mi organizzerò secondo un piano editoriale ben studiato. Questo non per fare la fighetta, ma per non buttare alle ortiche il lavoro di anni che, il buon Mr Facebook, dall'alto delle sue politiche sulle pagine, ogni giorno di più cerca di minare. Voglio fare in modo che la pagina sia sempre attiva e vi offra storie e spunti. Ce la farò?! Non lo so, ma la voglia c'è!

Ora, situazione del nuovo blog. Ci sto lavorando ormai da un mesetto e mezzo. Certo, il tempo non è molto, quindi vado a rilento, ma procedo. Il logo è quasi pronto, ciò significa che, una volta che avrò in mano quello, potrò lavorare sulla grafica e poi mettermi davvero d'impegno per spostare tutti gli articoli (sono quasi 300!, God save me). 
Vi avevo promesso che sarebbe stato tutto pronto per fine giugno, ma vedo più realistico eliminare qualsiasi tempistica e aggiornarvi invece più spesso su progressi e battute d'arresto. 
Non vedo comunque l'ora di terminare questo trasloco digitale perché, in tutta onestà, con Blogger sto avendo sempre più problemi e, sempre più spesso, mi vedo costretta ad usare il computer dell'ufficio per impaginare i miei post perché il mio computer di casa non lo regge più - nel senso che fanno proprio a cazzotti! 
E poi WordPress mi piace di più, mi lascia più spazio di manovra e mi permette di sperimentare e migliorarmi. 

Avrete sicuramente notato che, ultimamente, ho postato poco sul blog, ma non è stato solo per problemi legati alla piattaforma, ma, semplicemente, ho letto poche cose e ho avuto poco tempo per scrivere post chiacchiericci. 
Nelle ultime settimane ho letto Memorie di una geisha di Arthur Golden, Spy story love story di Nicolai Lilin, due pacchetti dell'Orma Editore (Woolf e Brontë) e Romanza senza parole di Sof'ja Tolstaja. Sono state tutte letture da 4 o 5 stelle, se vogliamo adottare il metro di valutazione di Goodreads e ve le consiglio tutte!
Ora mi sono buttata su una lettura estiva, leggera e tranquilla: Chocolat di Joanne Harris. Ci credete se vi dico che ho visto il film miliardi di volte, ma non avevo mai letto il libro?!

Un ultimo accenno veloce a come sta andando il mio Servizio Civile. Sto imparando molte cose e sto facendo molte esperienze. Il periodo estivo si prospetta curioso, ma non molto intenso. Se tutto va bene, imparerò ad utilizzare InDesign che, di tutta la Suite Adobe, ancora mi manca. Ah!, sto anche scrivendo moltissimo - motivo per cui, a fine giornata, non ho più neuroni disposti a mettersi al lavoro per il blog. Stiamo preparando il nuovo numero del periodico informativo e sono già a 3 articoli scritti anche stavolta. In più mi sono pure cimentata nella scrittura di un articolo (quasi 6.000 caratteri) per riviste turistiche tipo Touring. Io mi sto divertendo un mondo perché faccio ciò che mi piace e, a quanto pare, mi riesce anche abbastanza bene.

Anche stavolta gli aggiornamenti random sono diventati un post eterno. Se siete arrivati fino in fondo, grazie di cuore! Io spero di avervi dato informazioni un po' su tutto. Se avete domande o curiosità non esitate a scrivermi! Alla prossima!

sabato 10 giugno 2017

Romanza senza parole, Sof'ja Tolstaja.

Titolo: Romanza senza parole.
Autore: Sof'ja Tolstaja.
Casa Editrice: Baldini & Castoldi.
Pagine: 160.

Trama: Romanza senza parole è la seconda opera narrativa di Sof’ja Tolstaja, dopo il grande successo di Amore colpevole.
Rimasta sepolta in un archivio di Mosca, è stata pubblicata per la prima volta in lingua tedesca nel 2010, in occasione del centenario della morte di Lev Tolstoj: fu la stessa Tolstaja a chiedere che uscisse postuma per evitare di inasprire la sua lunga crisi matrimoniale. La storia intreccia la passione, il senso del dovere e il potere dirompente della musica nella vita di Sascha. Con la morte della madre, la giovane sprofonda in una grave depressione. Pyotr, l’insensibile marito, è interessato solo al suo giardino, non è in grado di confortarla e di rompere il muro di silenzio che ormai li divide. Sarà invece l’incontro con Ivan Iljitsch, pianista e musicista di talento, a sconvolgere la vita di Sascha: ascoltandolo suonare le Romanze senza parole di Mendelssohn, la giovane proverà infatti un’inattesa felicità, provocata non solo dalla musica, ma soprattutto dalla passione che la donna nutrirà per Ivan e che la segnerà tragicamente.




Ho terminato la lettura di questo libro da alcuni giorni ormai, ma ho aspettato a scrivere la recensione perché, in tutta onestà, non sapevo (e ancora adesso non so!) come fare per parlarvene. Non è un romanzo normale, è più una confessione, un frammento di vita che Sof'ja Tolstaja ci regala e che va trattato con molta cura e affetto.

Leggendo la trama il romanzo sembra non promettere molto di più di quello che offrono tanti altri romanzi, ma se si pensa da chi fu scritto e in quale epoca, tutto prende una sfumatura diversa e più interessante. Dobbiamo infatti pensare che Sof'ja Tolstaja è stata per buona parte della sua vita la moglie ombra di uno dei più famosi scrittori russi: Lev Tolstoj. Il loro rapporto non è stato tutto rose e fiori, ce lo racconta lei stessa nel suo romanzo Amore colpevole, ma, nonostante questo, lei gli fu fedele, anche quando fu allontanata e non le fu permesso di vederlo in punto di morte.
Non deve essere stato facile per una donna come Sof'ja mettere da parte ambizioni e progetti per non oscurare il marito, per non metterlo in agitazione o, più semplicemente, per non mostrare le sue abilità di narratrice.
Entrambi i suoi romanzi sono un grido di protesta e ribellione alle imposizioni e alle situazioni che Sof'ja ha dovuto affrontare. In entrambe le protagoniste si legge molto di lei, mentre si legge di altri. Le passioni di Anna e le passioni di Sascha sono, in realtà, quelle di Sof'ja. la Tolstaja ci apre il suo cuore e scrive di quei sentimenti che alle donne, all'epoca, non erano concessi - basti pensare che Sascha, per viaggiare, deve chiedere il permesso scritto del marito!

Sof'ja Tolstaja mostra un animo quasi femminista e le sue parole suonano come una ribellione ai diktat della società in cui viveva, una specie di sfogo verso l'esterno delle frustrazioni vissute in privato.

In questo romanzo, come nel precedente, ho avuto la sensazione di ritrovare un'amica, una confidente che, certa della mia riservatezza, mi racconta passioni, innamoramenti e cotte quasi giovanili.
Il finale mi ha lasciata molto amareggiata, ma, forse, è giusto sia finito così. Per l'epoca in cui è stato scritto questo romanzo è fin troppo avanti, un finale diverso sarebbe stato impossibile. Ma sicuramente se la Tolstaja lo avesse scritto ai nostri giorni, il finale sarebbe stato diverso e molto più positivo per Sascha - e quindi per lei.

Io ho detto tanto, ma senza dire molto alla fine...certo è che il romanzo mi è piaciuto e io ve lo consiglio! Se lo avete letto e volete parlarne, scrivetemi pure!

giovedì 1 giugno 2017

Spy story love story, Nicolai Lilin.

Titolo: Spy story love story.
Autore: Nicolai Lilin.
Casa Editrice: Einaudi.
Pagine: 240.


Trama: Alësa ha quarantacinque anni e un buco nero al posto del cuore. Ha ucciso molti uomini, forse tanti quanti sono i libri che ha letto. Ma adesso l'imprevisto ha fatto irruzione nella sua vita su una bicicletta rossa, nei panni della donna più sbagliata di cui ci si possa innamorare. Nicolai Lilin non rinuncia alla sua cifra - la scrittura ruvida e potente, e uno sguardo spietato sulle umane contraddizioni -, ma fa un altro passo e si cimenta con i generi, mescolandoli con intelligenza. Spy story love story è la prova dell'evoluzione di un autore che forse, come il suo personaggio, ha scoperto il suo lato più vulnerabile, più sincero, e ha saputo trasformarlo in forza.
Quando ha commesso il suo primo omicidio Alësa era solo un bambino al quale la vita aveva già tolto tutto. Da quel giorno non si è più fermato, e nel suo occhio è comparsa una macchia nera dentro la quale precipita poco a poco la realtà. Ha l'attitudine del cacciatore, vive solo, viaggia leggero, non scappa davanti a nulla. L'unica fuga che si concede sono le pagine dei grandi romanzi, il luogo in cui immaginare cosa si prova a essere davvero umani. Da anni lavora come killer al servizio di Rakov, adesso però vorrebbe dire basta, essere finalmente libero. Ma è proprio Rakov a fissare il prezzo di quella libertà: commettere un altro omicidio - l'ultimo -, a Milano. Una missione che sembrerebbe da principianti, e che invece lo costringerà a mettere in discussione tutte le sue regole: quelle del codice criminale e quelle che lui stesso si è imposto, coltivando una solitudine perfetta. Ad affiancarlo in quell'ultima missione ci sarà Ivan, per volere di Rakov. Un ragazzo che ha la faccia pulita, i modi impacciati, un talento naturale per fargli perdere le staffe e un'inscalfibile determinazione a conquistarsi la sua fiducia. Peccato che Alësa non si fidi di nessuno, nemmeno di se stesso. Specialmente da quando si è imbattuto negli occhi di Marta, che paiono «la culla di ogni cosa, un'armonia perfetta alterata da piccole esplosioni di caos». Sarà lei, Marta, - vitale, entusiasta, il viso ostinatamente rivolto all'insù, - a metterlo di fronte alla sua vulnerabilità. Nicolai Lilin ci cattura con un intreccio da spy story in cui nessuno è mai solo chi dice - o crede - di essere. Ma il suo è un trucco, l'esca con cui ci attira ad affacciarci sull'abisso: Spy story love story è un romanzo sulla libertà di scegliere, sulle tenebre e la luce che abitano negli uomini. Perché anche quando il destino sembra scritto, si può decidere da che parte stare.



L'anno scorso ho partecipato alla presentazione di questo romanzo e ascoltare Nicolai Lilin parlarne mi aveva fatto salire una voglia incredibile di leggerlo. Ma, si sa, gli Einaudi costicchiano e quindi ho aspettato il momento propizio per avere la mia copia. Grazie ad un fortunato scambio su AccioBooks mi sono procurata una copia quasi intonsa del romanzo e l'ho iniziato subito.
Non appena ho comunicato sulla pagina Facebook che lo stavo leggendo, mi si è presentata l'occasione di farlo insieme a Serena e così la lettura in solitaria del mio terzo Lilin si è trasformata in un gruppo di lettura virtuale a due.
E' stato bello e stimolante confrontarmi mano a mano con Serena perché abbiamo messo a confronto idee e presentimenti così che la lettura è stata ancora più emozionante.
Ho quindi deciso di raccontarvi cosa penso di questo romanzo riportandovi alcune mie battute che ho scambiato con Serena in privato perché credo racchiudano tutto quello che vorrei dire, ma che non riuscirei a scrivere per bene.

Innanzitutto direi che Alësa ha molto di Nicolai - come per esempio la passione per la Letteratura e l'attaccamento alle tradizioni, tanto per citarne due. Avendo sentito Lilin parlare e raccontare la sua vita, credo che abbia messo molto di se stesso in questo personaggio che, in fin dei conti, lotta per cambiare un destino che sembra già scritto, come se la speranza di riscatto di Alësa fosse un po' quella di Lilin. Le esperienze e il vissuto del Nicolai della trilogia siberiana un po' si ritrovano in Alësa, nel suo modo impostato e improntato alle regole. 
L'arrivo di Ivan cambia le carte in tavola, rende tutto più interessante e regala anche qualche momento divertente in perfetto stile russo. Certo è che anche Ivan ha il suo perché e la sua storia mi ha lasciata davvero di stucco. Il motivo per cui si trova a far fronte comune con Alësa  non può lasciare indifferente il lettore perché entrano in gioco morale e sentimenti.
Ivan e Alësa in fondo si riscoprono più simili di quanto potessero credere e, seppur mossi da motivazioni diverse, finiscono per fare gioco di squadra contro il nemico comune che, ovviamente, è Rakov.
Inizialmente il libro è lento, perché Lilin ha questa capacità tipicamente russa di mettere a proprio agio il suo lettore, di farlo entrare nella storia, prima di dare il via alle danze, come se volesse essere pienamente sicuro che tutta l'attenzione sia focalizzata sulla lettura. Poi il ritmo diventa incalzante e la voglia di sapere cosa succede dopo ti fa divorare pagina dopo pagina.
La crudeltà che racconta Lilin fa paura: riesce a raccontare delitti efferati con una lucidità e una freddezza agghiaccianti. Credo che la dote migliore di Lilin sia saper raccontare la crudeltà umana senza filtri e retorica: crudo e vero da far male
Il finale aperto lascia sicuramente ben sperare per un seguito, anche perché i personaggi hanno ancora molto da dire e raccontare. 
Una cosa che mi piace molto di Lilin e del suo stile sono le "perle" sull'Occidente e sullo stile di vita occidentale che mette in bocca ai suoi protagonisti, in ogni romanzo. Sono critiche molto aspre e allo stesso tempo molto realistiche se ci si ferma a pensare. A tratti è davvero illuminante fermarsi ed osservarsi con gli occhi di chi ci vede da fuori, fa quasi ridere.

Concludendo, direi che lo stile mi è piaciuto molto, come sempre. Adoro la crudezza di Lilin, il suo non nascondere, quel raccontare senza filtri e retorica la vita e i suoi demoni. Il protagonista mi ha fatta innamorare per la sua voglia di riavere la vita perduta, una sorta di riscatto. Inizialmente lento, il libro poi si è fatto incalzante e coinvolgente. E' il modo di Lilin di coinvolgere e far entrare il lettore nella storia. Il finale aperto lascia ben sperare - se non ci sarà un seguito siamo già pronte ad organizzare un sit-in sotto casa di Lilin!