Autore: Nicolai Lilin.
Casa Editrice: Einaudi.
Pagine: 240.
Trama: Alësa ha quarantacinque anni e un buco nero al posto del cuore. Ha ucciso molti uomini, forse tanti quanti sono i libri che ha letto. Ma adesso l'imprevisto ha fatto irruzione nella sua vita su una bicicletta rossa, nei panni della donna più sbagliata di cui ci si possa innamorare. Nicolai Lilin non rinuncia alla sua cifra - la scrittura ruvida e potente, e uno sguardo spietato sulle umane contraddizioni -, ma fa un altro passo e si cimenta con i generi, mescolandoli con intelligenza. Spy story love story è la prova dell'evoluzione di un autore che forse, come il suo personaggio, ha scoperto il suo lato più vulnerabile, più sincero, e ha saputo trasformarlo in forza.
Quando ha commesso il suo primo omicidio Alësa era solo un bambino al quale la vita aveva già tolto tutto. Da quel giorno non si è più fermato, e nel suo occhio è comparsa una macchia nera dentro la quale precipita poco a poco la realtà. Ha l'attitudine del cacciatore, vive solo, viaggia leggero, non scappa davanti a nulla. L'unica fuga che si concede sono le pagine dei grandi romanzi, il luogo in cui immaginare cosa si prova a essere davvero umani. Da anni lavora come killer al servizio di Rakov, adesso però vorrebbe dire basta, essere finalmente libero. Ma è proprio Rakov a fissare il prezzo di quella libertà: commettere un altro omicidio - l'ultimo -, a Milano. Una missione che sembrerebbe da principianti, e che invece lo costringerà a mettere in discussione tutte le sue regole: quelle del codice criminale e quelle che lui stesso si è imposto, coltivando una solitudine perfetta. Ad affiancarlo in quell'ultima missione ci sarà Ivan, per volere di Rakov. Un ragazzo che ha la faccia pulita, i modi impacciati, un talento naturale per fargli perdere le staffe e un'inscalfibile determinazione a conquistarsi la sua fiducia. Peccato che Alësa non si fidi di nessuno, nemmeno di se stesso. Specialmente da quando si è imbattuto negli occhi di Marta, che paiono «la culla di ogni cosa, un'armonia perfetta alterata da piccole esplosioni di caos». Sarà lei, Marta, - vitale, entusiasta, il viso ostinatamente rivolto all'insù, - a metterlo di fronte alla sua vulnerabilità. Nicolai Lilin ci cattura con un intreccio da spy story in cui nessuno è mai solo chi dice - o crede - di essere. Ma il suo è un trucco, l'esca con cui ci attira ad affacciarci sull'abisso: Spy story love story è un romanzo sulla libertà di scegliere, sulle tenebre e la luce che abitano negli uomini. Perché anche quando il destino sembra scritto, si può decidere da che parte stare.
L'anno scorso ho partecipato alla presentazione di questo romanzo e ascoltare Nicolai Lilin parlarne mi aveva fatto salire una voglia incredibile di leggerlo. Ma, si sa, gli Einaudi costicchiano e quindi ho aspettato il momento propizio per avere la mia copia. Grazie ad un fortunato scambio su AccioBooks mi sono procurata una copia quasi intonsa del romanzo e l'ho iniziato subito.
Non appena ho comunicato sulla pagina Facebook che lo stavo leggendo, mi si è presentata l'occasione di farlo insieme a Serena e così la lettura in solitaria del mio terzo Lilin si è trasformata in un gruppo di lettura virtuale a due.
E' stato bello e stimolante confrontarmi mano a mano con Serena perché abbiamo messo a confronto idee e presentimenti così che la lettura è stata ancora più emozionante.
Ho quindi deciso di raccontarvi cosa penso di questo romanzo riportandovi alcune mie battute che ho scambiato con Serena in privato perché credo racchiudano tutto quello che vorrei dire, ma che non riuscirei a scrivere per bene.
Innanzitutto direi che Alësa ha molto di Nicolai - come per esempio la passione per la Letteratura e l'attaccamento alle tradizioni, tanto per citarne due. Avendo sentito Lilin parlare e raccontare la sua vita, credo che abbia messo molto di se stesso in questo personaggio che, in fin dei conti, lotta per cambiare un destino che sembra già scritto, come se la speranza di riscatto di Alësa fosse un po' quella di Lilin. Le esperienze e il vissuto del Nicolai della trilogia siberiana un po' si ritrovano in Alësa, nel suo modo impostato e improntato alle regole.
L'arrivo di Ivan cambia le carte in tavola, rende tutto più interessante e regala anche qualche momento divertente in perfetto stile russo. Certo è che anche Ivan ha il suo perché e la sua storia mi ha lasciata davvero di stucco. Il motivo per cui si trova a far fronte comune con Alësa non può lasciare indifferente il lettore perché entrano in gioco morale e sentimenti.
Ivan e Alësa in fondo si riscoprono più simili di quanto potessero credere e, seppur mossi da motivazioni diverse, finiscono per fare gioco di squadra contro il nemico comune che, ovviamente, è Rakov.
Inizialmente il libro è lento, perché Lilin ha questa capacità tipicamente russa di mettere a proprio agio il suo lettore, di farlo entrare nella storia, prima di dare il via alle danze, come se volesse essere pienamente sicuro che tutta l'attenzione sia focalizzata sulla lettura. Poi il ritmo diventa incalzante e la voglia di sapere cosa succede dopo ti fa divorare pagina dopo pagina.
La crudeltà che racconta Lilin fa paura: riesce a raccontare delitti efferati con una lucidità e una freddezza agghiaccianti. Credo che la dote migliore di Lilin sia saper raccontare la crudeltà umana senza filtri e retorica: crudo e vero da far male.
Il finale aperto lascia sicuramente ben sperare per un seguito, anche perché i personaggi hanno ancora molto da dire e raccontare.
Una cosa che mi piace molto di Lilin e del suo stile sono le "perle" sull'Occidente e sullo stile di vita occidentale che mette in bocca ai suoi protagonisti, in ogni romanzo. Sono critiche molto aspre e allo stesso tempo molto realistiche se ci si ferma a pensare. A tratti è davvero illuminante fermarsi ed osservarsi con gli occhi di chi ci vede da fuori, fa quasi ridere.
Concludendo, direi che lo stile mi è piaciuto molto, come sempre. Adoro la crudezza di Lilin, il suo non nascondere, quel raccontare senza filtri e retorica la vita e i suoi demoni. Il protagonista mi ha fatta innamorare per la sua voglia di riavere la vita perduta, una sorta di riscatto. Inizialmente lento, il libro poi si è fatto incalzante e coinvolgente. E' il modo di Lilin di coinvolgere e far entrare il lettore nella storia. Il finale aperto lascia ben sperare - se non ci sarà un seguito siamo già pronte ad organizzare un sit-in sotto casa di Lilin!
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