venerdì 30 gennaio 2015

La frase della settimana #10.

Eccomi qui, un'altra settimana è passata ed è tempo di un nuovo appuntamento con la rubrica "La frase della settimana". Oggi ho scelto una citazione tratta da Zio Vanja di Anton Čechov, che ancora non ho letto, ma questa frase mi ha fatto venire alla mente moltissimi pensieri e quindi ho deciso di proporvela. Non so se i miei ragionamenti saranno attinenti alla frase e al contesto, ma è quello che la frase mi ispira.


Quelli che vivranno dopo di noi, fra due o trecento anni, e ai quali stiamo preparando la strada, ci saranno grati? Si ricorderanno di noi con una buona parola? Balia, non ricorderanno! 

-Anton Čechov



Siccome ho il sospetto che questo post degenererà e che perderò il filo del discorso, premetto fin da ora che lo sto scrivendo in un momento un po' complicato che non mi permette di vedere tutto sotto la giusta prospettiva. Ciò che scriverò potrà sembrarvi assurdo o troppo pessimistico, quindi mi scuso già adesso. Prendete questo post come il vaneggiamento di una studentessa in sessione d'esame e in lotta con il sistema.

Bene!, detto questo meglio cominciare con le cose serie.
Perché una frase di Čechov? Oggi ho scelto questa frase perché, come sapete bene, io sono convinta che i grandi autori russi abbiano ancora moltissimo da dirci ed insegnarci.
Perché proprio questa frase? Perché in queste poche righe è racchiuso uno dei temi centrali di tutte le generazioni passate e future: chi verrà dopo sarà riconoscente per tutto quello che è stato fatto per migliorare vita, tecnologia, ambiente,...?
La risposta è semplice: assolutamente no! Le generazioni successive non rispettano e non apprezzano ciò che le generazioni prima hanno creato. Basta guardarsi attorno per accorgersene. Abbiamo per caso avuto rispetto del mondo che ci hanno consegnato i nostri genitori? No. Nessuno si preoccupa di preservare, tutti sprecano e usano. Allora come potremo pretendere che i nostri figli, in futuro, apprezzino il mondo che gli consegneremo. E' impossibile, oltre che impensabile.
Chi ha preparato la strada per noi che viviamo negli anni 2000 probabilmente non si aspettava che il suo lavoro e le sue fatiche venissero cestinate in funzione di interessi personali e finanziari (sia a libello familiare che a livello più ampio).

Sarà che in questi giorni sono acida e pessimistica, ma io vedo solo verità nelle parole di Čechov e nessuno spiraglio di redenzione. Forse la prossima settimana, quando sarò più lucida, mi pentirò di aver messo per iscritto questo mio pensiero, ma per adesso la vedo così.
Aspetto i vostri commenti! Alla prossima settimana!

martedì 27 gennaio 2015

IntervistAutore #11 : Chiara Aurora Giunta.

Con grande gioia, oggi vi propongo l'intervista fatta a Chiara Aurora Giunta, scrittrice e traduttrice per alcune tra le maggiori case editrici italiane e socia della casa editrice VandA e-publishing.

Nome, Cognome.
Chiara Aurora Giunta.

Professione.
Scrivo romanzi da 25 anni e spero proprio di continuare.

Raccontaci qualcosa di te.
Sono siciliana di nascita e milanese d'adozione: non saprei dire quale città ha maggiormente influito sulla mia professione. Mi sono trasferita a Milano a 20 anni, qui mi sono laureata in Scienza Politiche e ho avuto tre figli. Ho iniziato a collaborare con le case editrici (Mondadori, Leonardo, Club degli Editori, Salani, Neri Pozza e per finire VandA) prima come lettrice, quindi come traduttrice e infine come scrittrice. Ho pubblicato 3 titoli con la Mondadori, romanzi rosa, un saggio per ragazzi con Salani (Rumoroso Risorgimento), due romanzi storici con Neri Pozza (AÉLIS e Il Velo di Agata) e ora un romanzo con VandA, una casa editrice online (Maria Recupero della Pescheria).

Hai fatto una bella gavetta prima di arrivare a scrivere per le Case Editrici più note. Cosa ti senti di consigliare a chi desidera intraprendere la tua stessa strada?
Alle giovani donne che sentono l'istinto di scrivere credo io possa solo consigliare di utilizzare gli strumenti più moderni. Non a caso molte scrittrici, a cominciare dalla James di 50 Sfumature di grigio, hanno trovato la via più breve pubblicando sul web.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Non ho un solo libro preferito, ma posso elencarne alcuni: I promessi Sposi, Via col vento, Il gattopardo, I vecchi e i giovani, Il giovane Holden, La suora giovane, la saga di Harry Potter, 50 Sfumature di Grigio, Il cacciatore di aquiloni, Gabriella garofano e cannella, Tropico del cancro, Furore, La famiglia Ashkenazy...bastano?
Avrei voluto essere Boccaccio e scrivere come lui.

Moltissimi titoli, moltissimi generi diversi. Quale genere ti appartiene maggiormente? E se dovessi descrivere il tuo stile con 3 aggettivi, quali sarebbero?
Il filo che lega tutti i miei romanzi è storia, rivisitata attraverso i sentimenti dell'individuo, soprattutto l'amore.
Il mio stile cambia con il periodo storico a cui mi riferisco. Scrivendo di D'Annunzio ho usato una prosa piena e barocca. Narrando una storia ambientata nel Medioevo mi sono immedesimata con il linguaggio dell'epoca, solenne o estremamente povero. Nel mio ultimo romanzo, in un certo senso storico poiché rievoca gli anni 60, la prosa è diventata lineare e condita di espressioni un po' volgari come ci si può aspettare da chi, come la mia protagonista Maria, non ha studiato e deve sopravvivere in un mondo di uomini. Quindi definirei la mia scrittura: mutevole, umorale e frutto di un approfondito studio dell'epoca che cerco di narrare.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
La passione per la scrittura l'ho avuta da sempre, sin dai banchi di scuola. 

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Seriamente da quando in Mondadori mi proposero di scrivere un romanzo rosa. Collaboravo come traduttrice: quindi ho iniziato per caso. 

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
I romanzi rosa avevano una ambientazione storica, come i due romanzi che ho pubblicato con Neri Pozza, AÉLIS e Il velo di Agata. Il primo è la storia della governante e maîtresse di D'Annunzio, basata su un suo diario. Il secondo una storia ambientata tra il 1040 e il 1095 quando in Sicilia arrivarono i normanni. Mi interessava descrivere come nel passato convivessero diverse culture e religioni attraverso la piccola storia di una ragazza protetta da un Velo magico. Il mio ultimo romanzo invece è ambientato negli anni 60, in un certo senso è un romanzo storico anch'esso. In chiave comica racconta la vita turbolenta di una popolana siciliana afflitta da troppi figli e senza un marito...

E ora, la fatidica domanda: e-book o libro cartaceo?
Non saprei scegliere tra e-book e cartaceo: li amo entrambe. Credo che nel futuro, come è accaduto per i quotidiani, il mercato si dividerà tra i due e che il mercato del digitale dovrà ancora crescere in Italia. Una crescita che mi auguro con tutto il cuore anche perché sono appena entrata come socia nella casa editrice VandA e-publishing con la quale ho pubblicato il mio ultimo romanzo.


Io mi sento di ringraziare di cuore Chiara Aurora Giunta per essersi prestata a questa intervista e per aver riposto pazientemente a tutte le mie domande. Se volete seguirla, questi sono la sua pagina Facebook e il suo sito
Alla prossima!

lunedì 26 gennaio 2015

Book tag: Il corpo umano.


Salve lettori!
Rieccomi con un nuovo tag game. Questo l'ho trovato spulciando sul web nel blog Il baule d'inchiostro che, sinceramente, non conoscevo, ma il tag mi è piaciuto e ho deciso di riproporlo. Cominciamo!


OCCHI - UN LIBRO DI CUI TI SEI INNAMORATA AL PRIMO SGUARDO.

Assolutamente Sasenka di Simon Sebag Montefiore. 
Ero entrata in libreria soltanto per fare un giro, ma poi ho visto questa copertina, così malinconica e romantica e non ho resistito. All'epoca non conoscevo nemmeno Montefiore, che poi è diventato uno dei miei scrittori preferiti, ma il libro l'ho comprato lo stesso. 






BOCCA - UN LIBRO CHE HAI LETTO E CHE CONOSCONO TUTTI.

Direi Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Tutti lo conoscono, è un classico, ma io sono arrivata a 25 anni prima di leggerlo. Non so perché, tutti lo leggono da bambini e poi lo rileggono da grandi. Io invece l'ho letto soltanto da grande, ma mi è rimasto nel cuore. Bellissimo, delicato, istruttivo.






POLMONI - UN LIBRO FONDAMENTALE NELLA TUA VITA.

Il libro della mia infanzia: Pattini d'argento di Mary Mapes Dodge.
Quando ero piccola lo leggevo tutte le estati durante le vacanze in montagna. Questo libro ha segnato l'inizio della mia carriera da lettrice. 








STOMACO - UN LIBRO CHE HAI DIVORATO RAPIDAMENTE.

Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi.
Libro bellissimo, doloroso e costruttivo. Scritto divinamente, sembra di essere nel salotto della Nafisi, pagina dopo pagina, a sentir parlare dei più grandi romanzi di tutti i tempi, dalla Austen a Fitzgerald. 
Letto in brevissimo tempo.





FEGATO - UN GROSSO LIBRO.


Il mio primo Mammut. I magnifici 7 capolavori della letteratura russa, autori vari.
Questo libro ha segnato il passaggio da una semplice infatuazione per gli autori russi all'innamoramento più totale. E non dico altro sennò potrei non riuscire più a fermarmi.







APPENDICE - UN LIBRO CHE TI E' PIACIUTO E NON TI E' PIACIUTO, INSOMMA E' INDIFFERENTE.

Il gusto proibito dello zenzero di Jamie Ford.
Non posso dire sia un libro brutto, ma nemmeno posso dire che mi è piaciuto. La storia non è sfruttata e sviluppata a dovere. Un grande potenziale sprecato.








CUORE - UN LIBRO ROMANTICO.

The girl in Times Square di Paullina Simons.
Romantico, struggente, avvincente. Uno dei migliori libri di sempre. Letto in lingua originale perché in Italia l'autrice non viene più tradotta. Bellissimo.








CERVELLO - UN LIBRO REALISTICO E RIFLESSIVO.

Eredità di Lilli Gruber.
Con lo stile tipico del giornalismo, la Gruber ricostruisce le vicende della propria famiglia e racconta la questione alto-atesina senza giri di parole o leggende metropolitane. Sicuramente questo romanzo fa riflettere, e deve farlo!, perché questa parte di Storia non viene mai insegnata e nessuno ne parla mai.






CAPELLI - UN LIBRO CHE HAI COMPRATO PERCHE' AVEVA UNA BELLA COVER.

Avevo deciso di leggere Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, ma non sapevo quale edizione scegliere e quindi mi sono affidata alla copertina per sceglierla.
E ha vinto l'edizione della Mondadori. Il quadro in copertina è perfetto per il romanzo, per la confusione e le vicende narrate.







UNGHIE - UN LIBRO CHE PER TE VALE ORO.

Chi mi conosce sa che io adoro Paullina Simons e che colleziono e conservo come oro tutti i suoi romanzi. Qui cito Il cavaliere d'inverno perché è il libro che me l'ha fatta conoscere, ma potrei mettere qualsiasi altro suo romanzo.








Bene!, il tag è finito. Io invito tutte le blogger e tutti i blogger che mi seguono a farlo e a lasciarmi nei commenti il link al loro post così potrò leggere anche le loro scelte. Invito tutti a commentare e lasciarmi qualche risposta.
Alla prossima!

venerdì 23 gennaio 2015

A letto con il nemico, Angela D'Angelo.

Titolo: A letto con il nemico.
Autore: Angela D'Angelo.
Formato: E-book.
Pagine: 129.
 
Trama: Cristina De Santis è una donna pratica ed equilibrata, ma quando segue le partite della Stars Roma, la squadra di pallacanestro in cui gioca suo fratello Edoardo, si trasforma in una sostenitrice appassionata, aggressiva e sanguigna. Soprattutto con gli avversari arroganti, presuntuosi e un po’ duri. Come Nicola Zanini, capitano della squadra rivale e nemico storico di Edoardo: sguardo magnetico e un fisico che toglie il fiato più di una pallonata allo stomaco. La rivalità tra i due uomini non ferma Nico, che inizia a fare una corte spietata a Cristina. Con lui, lei ritroverà se stessa, anche se sarà difficile abbandonarsi completamente. Una donna che ha già visto fallire i propri sogni può fidarsi di un uomo? A maggior ragione se è il nemico? Quando l’attrazione diventa incontrollabile, la passione supera qualsiasi rivalità sul campo. Un romanzo coinvolgente ed eccitante come una finale. Un canestro vincente all’ultimo tiro, un incontro che vi terrà incollati e con il fiato sospeso, in cui l’arbitro è soltanto il cuore.
 
 
Anche questa volta mi sento di premettere che ho ricevuto il libro dall'autrice, dopo averla contattata per un'intervista (che deve ancora uscire, ma che uscirà presto).
Visto che in questo periodo non ho molto tempo per leggere, ricevere questo breve romanzo è stata una fortuna, nel senso che ho potuto leggerlo in poco tempo e senza fatica. Infatti è scritto molto bene, in modo fluido e dinamico.
I protagonisti della storia non sono i classici "figoni" dei libri della James o simili, bensì sono sportivi (e sì!, il termine "sportivo" si porta dietro tutte le implicazioni del caso: addominali da dio greco, prestanza fisica e tutto il resto). E nemmeno le protagoniste sono le solite bellissime e inconsapevoli di esserlo, ecc...Sono donne normali, belle sì!, ma con le loro paure e insicurezze e i loro sentimenti.
Già questo discostarsi di tutti i protagonisti (femminili e maschili) dai soliti stereotipi mi ha ben disposta verso la storia. 
Il fatto poi che non ci fosse lo stra-usato triangolo amoroso mi ha ancor di più convinta che non avrei letto la solita storiella.
 
La vicenda è molto semplice, lineare e scorrevole.  I fatti sono ben suddivisi e nulla è lasciato in sospeso. Le "incriminate" scene di sesso non sono né volgari né numerose, quindi i benpensanti non troveranno nulla da recriminare, mi dispiace!

Cristina e Nicola sono una bella coppia, ben assortita e che non permette al lettore di annoiarsi. E poi, direi che Nicola può tranquillamente sostituirsi a Mr. Grey: va bene l'uomo bello e rampante, ma vogliamo mettere il pirata in sella ad una bella moto?!

Mi fermo qui, altrimenti rischierei di svelare troppo. Vi do appuntamento tra alcuni giorni quando uscirà l'intervista all'autrice. A presto!
 

La frase della settimana #9.

E' venerdì e quindi è tempo di "La frase della settimana". Oggi ho scelto una citazione di John Ruskin (scrittore e poeta britannico) che trovo bellissima. 

archivio.panorama.it

I libri possono essere divisi in due categorie: i libri di un'ora, e i libri di tutti i tempi... 
- John Ruskin



Trovo questa citazione molto adatta ai nostri tempi. Oggigiorno chiunque scrive un libro, si pubblica qualsiasi cosa e la qualità del prodotto oscilla tra il discreto e l'insufficiente. Perciò un vero lettore deve sapersi muovere tra tutto questo mare di volumi per scovare il libro "di tutti i tempi", il libro della vita, il libro che davvero merita. 

Ma andiamo con ordine. Cosa sono i libri di un'ora e i libri di tutti i tempi secondo me? 
I libri di un'ora sono tutti quei libri, belli anche, ma che a distanza di tempo non ricordo se non dietro una fitta nebbiolina. Sono quei libri che entrano nel dimenticatoio perché non mi hanno lasciato nessun insegnamento, nessuna perla di saggezza. 
Ci sono poi i libri di un'ora (o meglio i libri di un minuto) che sono tutti quei fiumi di libri che non compro, che non mi interessano, che letto uno li hai letti tutti, e via dicendo.
I libri di tutti i tempi sono invece tutti quei libri che mi hanno insegnato o mi hanno lasciato qualcosa, che mi sono rimasti nel cuore e che ricordo con piacere (e sia ben inteso che non sono soltanto Classici). Si tratta quindi degli Imperdibili, di quei libri che un lettore consiglierebbe ad occhi chiusi ad un altro.

Detto questo, credo che John Ruskin abbia espresso una grande verità. Con il mare di libri che vengono pubblicati e messi in commercio oggi, ogni individuo si sente lettore, anche se i Lettori (quelli con la L maiuscola) sono sempre meno. La lettura si sta trasformando in un fenomeno puramente consumistico, si vende praticamente qualsiasi cosa, perché fa figo (scusate la parola!) avere in casa dei libri  e tutti ne comprano per metterli in bella vista senza nemmeno sapere cosa comprano. 
Il Lettore invece non compra tanto per comprare. Cerca e analizza, pondera e riflette. Un libro non deve essere per un'ora, ma per sempre. Deve insegnare, dare e arricchire.
Ecco, questo secondo me si sta perdendo. Vanno per la maggiore i libri di un'ora, mentre i libri di tutti i tempi vengono sempre più snobbati perché non fruibili dalla massa.

Lo so!, in questo momento sto facendo la parte della snob, spocchiosa e con la puzza sotto il naso (e un po' è vero!), però io non credo di aver descritto uno scenario così assurdo e irreale. 
Ovvio poi che ognuno avrà la sua definizione di libri di un'ora e libri di tutti i tempi, però chi legge sceglie un libro per qualcosa, non a caso come chi invece è un lettore solo di facciata.
Io per oggi mi fermo qui, credo di aver detto abbastanza sciocchezze! Aspetto i vostri commenti...
Alla prossima!

giovedì 22 gennaio 2015

La colonna sonora delle mie letture #3.

Nuovo abbinamento libro-musica. Un tantino scontato stavolta, ma poi vi spiegherò il motivo. Intanto vi presento il libro e il brano, poi in fondo lascerò un breve commento. Il libro è La sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj, mentre il brano è La Sonata per pianoforte e violino in la maggiore n. 9, op. 47 di Ludwig van Beethoven, comunemente nota come Sonata a Kreutzer.

Il libro.

L'intera vicenda ha luogo durante un viaggio in treno. La voce narrante è quella di un uomo che rimarrà per tutto il romanzo uno sconosciuto, tanto per il lettore quanto per lo stesso Vasja Pozdnyšev, al quale non dirà mai il proprio nome. Quest'uomo registra una conversazione tra alcune persone, le quali dissertano animatamente a proposito dei principi fondanti dell'amore, e della sua stessa definizione. In particolare, emergono le posizioni nettamente contrapposte di una signora, che difende l'amore «fondato sulla comunanza d'ideali o sull'affinità spirituale», e quella di un uomo «dai capelli grigi, dall'aria solitaria e dagli occhi scintillanti», che è poi Pozdnyšev. Costui in seguito si ritrova nello scompartimento da solo con lo sconosciuto narratore, al quale inizia a raccontare la sua storia.
Oltre a rievocare gli anni dell'unione coniugale, con i suoi rituali, i suoi gesti, le sue convenzioni e le sue ipocrisie, Pozdnyšev confessa il proprio terribile segreto. Dopo aver presentato alla moglie un musicista, egli inizia a sospettare una relazione tra i due. In particolare, una sera, mentre i due eseguono l'uno al violino, l'altra al pianoforte la Sonata a Kreutzer di Ludwig Van Beethoven, l'uomo avverte l'intero peso dei propri dubbi. Tuttavia, convinto che il musicista stia per partire ed uscire per sempre dalla sua vita, Pozdnyšev si assenta di casa alcuni giorni per curare i propri affari in provincia. Una lettera della moglie, ricevuta due giorni dopo la partenza, riaccende la gelosia dell'uomo: il violinista non è partito e le ha già fatto visita. Pozdnyšev ritorna precipitosamente a casa, dove arriva in piena notte. Trovandola a tavola con il musicista, in preda alla rabbia, l'uomo pugnala la moglie.
Pozdnyšev si rende conto della gravità del misfatto soltanto alcuni giorni dopo, quando viene condotto presso il tumulo della moglie. Al termine del proprio racconto, congedandosi, il disperato uxoricida implora il perdono del proprio compagno di viaggio.
Il dubbio sull'effettivo tradimento della moglie non è svelato da Tolstoj: se la donna avesse davvero voluto tradire il marito, perché avvertirlo della presenza del musicista, quando le era ben nota la gelosia di Pozdnyšev per quest'uomo? Sembra altrettanto inverosimile che la moglie voglia davvero consumare un rapporto extraconiugale sotto gli occhi dei figli, della balia e della servitù, senza la minima precauzione. Allo stesso tempo la visita ad una donna sposata in piena notte nella Russia di fine Ottocento, così come l'evidente intesa tra lei ed il musicista, forte di un'educazione libertina nei salotti parigini, non possono non generare il sospetto sulla natura del loro rapporto.

Il brano. 

La Sonata a Kreutzer, fu composta tra il 1802 e il 1803 e pubblicata nel 1805 con dedica al musicista francese Rodolphe Kreutzer. Con i suoi 40 minuti circa di durata, è la sonata più lunga e difficile fra le composizioni per violino di Beethoven.



Quando iniziai a leggere questo racconto di Tolstoj, non riuscivo ad entrare perfettamente nella storia. Siccome era scritto nell'introduzione che Tolstoj scrisse questo racconto ispirato alla Sonata a Kreutzer di Beethoven per scommessa con altri due intellettuali della sua epoca (e fu l'unico dei tre a terminare il suo lavoro ispirato a questo brano), decisi di ascoltare il pezzo "incriminato". Rimasi a bocca aperta! La difficoltà, la complessità e l'articolazione del brano sono incredibili. 
Capii solo dopo aver ascoltato il brano sia il protagonista che i suoi dilemmi interiori e il ritmo dei suoi pensieri. Nello scrivere questo racconto Tolstoj ha seguito il ritmo e le cadenze della sonata. Bellissimo! Tutto aveva preso un aspetto diverso sotto i miei occhi e la lettura del racconto si stava dimostrando sempre più incalzante e interessante. Lessi il racconto in brevissimo tempo e ancora adesso lo ricordo con molto piacere. Ecco perché, seppur scontato, questo è l'abbinamento perfetto!

Qualcuno ha letto questo racconto o conosce la Sonata a Kreutzer? Aspetto i vostri commenti!
Al prossimo abbinamento!

martedì 20 gennaio 2015

Il mio lieto fine, Eilan Moon.

Titolo: Il mio lieto fine.
Autore: Eilan Moon.
Formato: E-book.

Trama: Serena è un agente letterario di Milano. Si sente realizzata e ama il proprio lavoro. Quando sulla sua strada si incroceranno i destini di Christian e Nicola, la vita di Serena cambierà. Lei, che non aveva mai cercato di piacere a nessuno e che era sempre stata se stessa, si ritroverà a indossare una maschera per piacere al proprio principe azzurro. Ma Serena ha davvero bisogno del principe azzurro o piuttosto dell’indomabile pirata?
La vera storia di una ragazza che non credeva di poter essere una principessa.





Anche questa volta, mi sento di premettere che ho ricevuto questo romanzo (in formato digitale) direttamente dall'autrice che me lo ha donato in occasione dell'intervista uscita per questo blog. 

Il romanzo o racconto lungo, dato che sono 134 pagine e, come avrete capito, per me si inizia a parlare di romanzo dalle 200 pagine in su (che poi nulla ha a che vedere con la recensione questa considerazione, scusate!), è carino, scorrevole e ben scritto. 
Per chi, come me, non è appassionato del genere è un tantino difficile giudicare un romanzo di questo tipo perché mancano i riferimenti o i termini di paragone. Ci proverò comunque.

Nella premessa o nell'introduzione (ora non ricordo), viene precisato che la storia è ispirata a episodi di vita vissuta e che, ovviamente, i nomi sono stati cambiati per tutelare la privacy dei veri artefici di questa vicenda. Con questa premessa, mi aspettavo qualcosa di diverso, non so!, forse perché sono abituata a tutt'altro genere...non che la storia non sia intrigante e coinvolgente, anzi!, però la vicenda narrata esula dal concetto che ho io in testa di "vita vera". Poi i confini che identificano la vita vera sono soggettivi, quindi...
Però il primo capitolo del romanzo mi aveva messa un tantino in guardia. Mi sembrava troppo frettoloso nell'introdurre tutta la vicenda, ma già dal secondo la storia ha assunto un ritmo meno serrato che mi ha attirata molto di più e che si è protratto per tutto il romanzo.
I personaggi sono tutti belli, ricchi, giovani e rampanti. Questo mi ha ricordato i personaggi di molti altri libri letti (per me solo quelli di Sylvia Day) e sentiti nominare. Ecco, questa è la nota stonata di tutti i romanzi di questo tipo e, quindi,  anche di questo. Io odio i personaggi perfetti fino all'eccesso. Preferisco un personaggio meno costruito e più umano (ecco la seconda considerazione che non fa proprio parte della recensione...oggi sto divagando!).

Dopo un monologo contenente due considerazioni che esulano dalla recensione di Il mio lieto fine e alcune digressioni, cercherò di sintetizzare il mio pensiero su questo romanzo. 
Il romanzo è scorrevole, ben scritto, curato e piacevole. Il triangolo amoroso e gli scrupoli sentimentali reggono bene e la storia non è noiosa. Il finale (che non vi svelo!) mi ha ricordato molto la puntata conclusiva de Il commissario Manara programmato in Rai alcuni anni fa, ma manco questo centra molto con la recensione! 
Per chi ama il genere credo sia un'ottima lettura! Quindi lo consiglio alle appassionate!
Ogni tanto leggo pure io romanzi e racconti di questo tipo per staccare un po' tra un classico e l'altro e, a volte, mi è capitato di leggerne di carini. Questa è una di quelle volte. Ho letto Il mio lieto fine volentieri e in breve tempo. E' stata una lettura fluida e intrigante.
E, tanto per la cronaca, io avrei scelto Nico dalla prima volta che è comparso sulla scena! Altro che scrupoli e ripensamenti. Le donne prediligono sempre il pirata, il principe azzurro è superato!...

lunedì 19 gennaio 2015

IntervistAutore #10: Eilan Moon.

Oggi conosciamo un'altra autrice giovane. Infatti, per la rubrica "IntervistAutore", vi propongo la mia intervista a Eilan Moon. Leggete cosa mi ha raccontato.

Nome, Cognome, Età.
Eilan Moon, 34 anni.

Professione.
Al momento sono quasi disoccupata, l’azienda dove lavoro sta chiudendo e io sono alla disperata ricerca di un lavoro.

Aspirazioni professionali.
Non ho aspirazioni particolari a livello lavorativo, se invece parliamo di arte e ciò che amo davvero fare, allora ammetto che il mio sogno sarebbe quello di poter mantenere me e la mia famiglia attraverso la scrittura.

Raccontaci qualcosa di te.
Eilan Moon nasce dal mio bisogno di condividere i miei scritti, quindi viene alla luce nel 2012 quando apro un blog letterario e inizio a diffondere le mie storie brevi, per poi pubblicare il mio romanzo d’esordio –primo della omonima trilogia- R.I.P. Requiescat In Pace. Ho pubblicato poi l'urban fantasy Teufel, il Diavolo scritto a quattro mani con la sociologa Antonella Ghidini. La mia ultima fatica è un romance contemporaneo dal titolo Il mio lieto fine che ho scritto ispirandomi a una storia reale. Per mia scelta i miei romanzi sono auto pubblicati, ma nonostante questo curati nei minimi particolari: a livello di editing del testo, le copertine, la trama e gli scenari al loro interno.

Si può dire che sei una scrittrice versatile. Racconti brevi, urban fantasy, romance contemporaneo. Sono tutti generi che ti appartengono da sempre oppure li hai scoperti un po' per volta?
Come lettrice ho sempre letto di tutto, saggi compresi, quindi posso dire che i miei scritti mi appartengono tutti, le storie le ho nel sangue e le parole mi permettono di mostrarle agli altri. Se ho un genere che prediligo? Quello sì. Come lettrice il mio preferito è sicuramente l'urban fantasy, il paranormal romance e l'horror con tutti i suoi sottogeneri. Invece come autrice dipende dal momento in cui mi trovo e dal mio umore.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Questa è una domanda davvero difficile perché non saprei sceglierne uno. Allora, sicuramente dei contemporanei ci sono Veronica Roth e Gena Showalter con la sua trilogia che ha per protagonista Alice Bell. Se parliamo di grandi opere, ho un amore particolare per l’Iliade di Omero, per Pascoli e per Dante Alighieri.

Omero, Pascoli, Dante. Questi tre grandi poeti ti hanno aiutato a diventare la scrittrice che sei oggi? 
No. Ciò che scrivo io non può minimamente essere paragonato o anche solo nominato al fianco di questi autori indimenticabili.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
Io scrivo da sempre o almeno da quando ricordo. Il sogno di diventare una autrice iniziò dopo aver visto alla televisione il film All'inseguimento della pietra verde dove la protagonista, scrittrice famosa, vive una serie di avventure in stile Indiana Jones e ovviamente incontra l’amore. All'epoca avevo nove anni.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Da otto anni.

Una scrittrice in erba! La tua famiglia ti ha sempre incoraggiata e sostenuta o non ha sempre condiviso la tua sfrenata passione per la scrittura?
La mia famiglia è diversa adesso da quando ero una ragazzina. Da bambina mia madre non mi ha mai spinta a coltivare i miei sogni e mio padre non è uno che legge... ora c'è mio marito che più che incoraggiare diciamo che accetta questa passione, mio figlio un po' meno: vorrebbe la mamma sempre con sé, mi auguro che nel futuro le cose cambino in meglio.

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
Come dicevo prima, a oggi ho pubblicato quattro lavori. Un gotico, un urban fantasy, una breve raccolta, anzi brevissima, di storie dell’orrore e un romanzo d’amore contemporaneo. A breve uscirà il secondo capitolo della trilogia gotica: R.I.P.

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
Per mia scelta ho optato per l’auto pubblicazione, questo dopo aver iniziato a entrare e comprendere il mondo dell’editoria moderna, dove la differenza la può fare solo un grande editore con i giusti investimenti, mentre i piccoli e medi editori hanno ben poco da offrire agli esordienti e agli emergenti. Questo lo dico con causa per esserci passata attraverso, ma devo anche dire a tutti che i piccoli editori italiani fanno tutto quel che possono e che è in loro potere per dare il meglio e dovrebbero essere maggiormente considerati dai lettori e dai librai.

Se dovessi dare un consiglio ad un giovane scrittore che vuole pubblicare il suo primo lavoro, quale sarebbe? 
Non credo proprio di essere nella posizione di dispensare consigli, l'unica cosa che posso dire è di non aver fretta e di leggere e rileggere centinaia di volte il proprio lavoro, di farlo leggere ad altri e imparare ad accettare le critiche e i consigli. Troppo spesso, sia da autrice che da lettrice, mi sono ritrovata in mano opere non curate e scritte in una lingua che non è definibile "italiano corretto". Credo che la conoscenza della nostra lingua scritta sia la parte fondamentale del ruolo di autore, il resto si vedrà con il tempo.

Infine, la fatidica domanda: e-book o libro cartaceo?
Fino a qualche tempo fa avrei detto: cartaceo forever, ma ora è diverso. Se devo scegliere prediligo il formato digitale, in questo periodo della mia vita. Le motivazioni sono diverse. Prima di tutto il risparmio economico che per me è diventato un "must"; seconda cosa, mi muovo molto e portarmi dietro dei bei libroni pesanti diventa scomodo, il reader è leggero e pratico e grazie a lui posso portare con me la mia libreria completa! Ovviamente mi piacciono ancora i libri in carta, ma i miei acquisti sono prevalentemente digitali, al momento.

Io ringrazio di cuore Eilan Moon per essersi prestata all'intervista. Se volete seguirla o sapere qualcosa di più del suo lavoro, potete seguire la sua pagina Facebook
Alla prossima intervista!

domenica 18 gennaio 2015

Per favore, uccidimi, Angela Volpe.

Titolo: Per favore, uccidimi.
Autore: Angela Volpe.
Formato: E-book.

Trama: Christopher Evans è concentrato sulla sua carriera universitaria, ma una serata piovosa porta con sé un incontro intrigante e surreale, che lo immergerà in un mondo di cui non sospettava l’esistenza. Coinvolto suo malgrado in eventi tragici, scoprirà il suo lato battagliero e lo metterà a disposizione di una ragazza speciale, destinata a cambiare le sorti di molti.



Premetto che ho ricevuto questo racconto breve in formato e-book direttamente dall'autrice in occasione dell'intervista che le ho proposto proprio per questo blog. 
Detto questo, ammetto di aver apprezzato questo racconto. Fluido, scorrevole, con le giuste dosi di attesa e sorpresa. Adatto a chi non ama particolarmente il genere. Si legge in poche ore. Personalmente, se fosse stato un tantino più lungo, sarei stata contenta.
Il racconto mi è piaciuto anche perché i richiami a Le Fanu e Stoker sono abbastanza evidenti e, come sapete bene, io li ho adorati entrambi nel corso del 2014. 
Sebbene sia un racconto breve, nulla è lasciato al caso. Personaggi, ambientazione e situazioni sono ben descritti, tutto è curato nel dettaglio. 
Io ve lo consiglio. Una lettura piacevole e scorrevole, adatta anche come stacco tra due letture lunghe e faticose.

venerdì 16 gennaio 2015

IntervistAutore #9: Angela Volpe.

Riprende il ciclo di interviste all'autore che avevo interrotto prima di Natale. Oggi conosciamo insieme Angela Volpe, scrittrice con all'attivo un romanzo e un racconto breve (molto bello peraltro!).

Nome, Cognome.
Angela Volpe.

Professione. 
Impiegata assicurativa

Aspirazioni professionali.
Credo sia più corretto parlare di aspirazioni artistiche, è troppo presuntuoso pensare di poter fare la scrittrice di professione! Mi piace il mio lavoro, anche se vorrei più tempo libero per dedicarmi alla scrittura. 

Raccontaci qualcosa di te.
Sono nata e cresciuta a Verona. Sono un’accanita lettrice da sempre, ma negli ultimi anni mi sono particolarmente affezionata al genere fantasy, distopico, steam punk. L'altra mia grande passione è la musica (specialmente rock), che traspare dai miei scritti, infatti ogni capitolo del mio primo romanzo inizia con frasi riprese da brani musicali.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito. 
È difficile come scegliere una stella nel firmamento, ma diciamo che uno dei romanzi che più mi ha ispirato è Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Ho più di un autore preferito per ogni genere letterario, ma se devo sceglierne uno in particolare, nomino l’autrice di cui ho letto più libri in assoluto: Agatha Christie.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita? 
Ho ricordi abbastanza nitidi di quando mi assegnavano i primi temi alle elementari e già allora mi piaceva molto scrivere, quindi non so determinare un momento preciso in cui è nata questa passione, ma credo senza dubbio che sia scaturita dall'amore per la lettura.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio? 
Ho iniziato seriamente a raccogliere e assemblare i miei appunti e le pagine ‘volanti’ nel 2010. Scrivo regolarmente (almeno 3 pagine al giorno!) dal 2011.

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi? 
Il mio primo romanzo compiuto e pubblicato da una casa editrice (non a pagamento, ci tengo a sottolinearlo) si intitola Darkness and Hope. Si tratta di un urban fantasy/paranormal romance nel quale c’è tutto: azione, sentimenti, mistero, personaggi interessanti. Amo la storia che ho scritto, perciò mi fermo qui per non cadere nell’auto celebrazione, per un giudizio imparziale potete leggere le recensioni su Goodreads. Recentemente ho pubblicato un racconto breve in formato elettronico, Per favore, uccidimi, è il mio primo esperimento di self publishing e mi sarà di aiuto per decidere in che forma pubblicare il mio secondo romanzo, Sorrow and Devotion. Quest’ultimo è il seguito di Darkness and Hope e si distingue da esso soprattutto perché cambia la voce narrante. Ho già ricevuto due proposte di pubblicazione (da case editrici non a pagamento!) ma solo in formato elettronico. Nel frattempo ho scritto due racconti romantici, stile chick lit, il primo dei quali verrà pubblicato da una casa editrice abbastanza conosciuta. 

Ho avuto la fortuna di leggere il tuo racconto breve Per favore, uccidimi. Devo dire che è stata una lettura molto piacevole. Ho notato che la protagonista femminile si chiama Carmilla come il personaggio ideato da Le Fanu. È una coincidenza o è voluto!? 
Il racconto è un breve prequel del romanzo Darkness and Hope, e il riferimento a Le Fanu è voluto. Mi piaceva l'idea di creare una sorta di ponte tra le due storie, perché Carmilla è la storia gotica che preferisco.

Ho notato nel tuo racconto dei richiami, o almeno credo, presi da Le Fanu, Stoker e, permettimi, una famosa serie tv. Mi sbaglio? 
Io adoro la scrittura arcaica e raffinata di Le Fanu e Stoker, perchè riescono a creare suspance pur senza descrivere scene violente e ho cercato di trarre ispirazione da loro anche per lo stile narrativo. Al Pisa Book Festival, il relatore che mi ha intervistata ha affermato candidamente “L'atmosfera di Darkness and Hope a tratti mi ha ricordato Buffy the vampire slayer”. Onestamente, mentre scrivevo non me ne sono accorta, ma mi fa piacere. È uno dei telefilm dark che più ho amato e spero che la mia eroina sia all'altezza del paragone con Buffy!

Nei ringraziamenti alla fine del tuo racconto hai scritto che il tuo primo romanzo verrà tradotto in inglese. Sei contenta che il tuo lavoro esca dai confini nazionali o ti spaventa? 
Il racconto Per favore, uccidimi sarà tradotto in inglese e ne sono entusiasta! Ho di proposito voluto pubblicarlo in self publishing, in modo da essere totalmente padrona dei diritti ed essere libera di tradurlo. Sarebbe magnifico se la casa editrice decidesse di far tradurre anche Darkness and Hope, ma la scelta spetta a loro e per il momento non l'hanno proposto.

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te? 
Ops, temo di aver già risposto nella precedente domanda! Conosco i lati positivi del self publishing: libertà totale di decisione e soprattutto la sicurezza di mantenere i diritti sull’opera, tuttavia sento la necessità di essere spalleggiata da un editore, anche se questo non significa avere delle agevolazioni concrete. La piccola editoria non spende tempo e denari nella promozione, che è sempre a carico dell’autore, però offre un appoggio che mi fa sentire meno sola in questo vasto oceano. Per questo motivo continuerò a cercare un editore per i miei prossimi scritti.

Infine, la fatidica domanda: e-book o libro cartaceo?
In questi giorni, dovendo decidere per i miei futuri romanzi, mi sto ponendo il grande dilemma: digitale o cartaceo? La maggior parte dei miei lettori è ancora affezionata al cartaceo, ma probabilmente il digitale potrebbe diffondersi con più facilità. Spero di non dover scegliere, mi piacerebbe trovare una casa editrice disponibile a pubblicare in entrambi i formati!

Io ringrazio Angela per essersi prestata all'intervista. Vi lascio i link al suo sito e al suo profilo Twitter se volete conoscere qualcosa in più sui suoi lavori.
Alla prossima!

La frase della settimana #8.

Nuovo appuntamento con "La frase della settimana". Questa volta ho scelto una citazione tratta da Anna Karenina di Lev Tolstoj, romanzo straordinario, assolutamente uno dei miei preferiti, che racchiude tra le sue pagine vere perle di vita. Un romanzo che va letto (si lo so!, di solito non impongo le mie letture, ma per questo capolavoro faccio un'eccezione), un romanzo formativo ed eccezionale.


"Io penso", disse Anna sfilandosi un guanto, "che se ci sono tanti ingegni quante teste, ci sono tanti generi d'amore quanti cuori." 
-Lev Tolstoj





Non so quanti di voi abbiano letto questo romanzo. A prima lettura, questa frase potrebbe suonare come semplici sciocche parole dette da una donnetta qualsiasi. Questo perché la sto trattando fuori dal suo contesto. Qui non si tratta soltanto di chiacchiere tra donne (e in realtà questa frase viene pronunciata dalla protagonista davanti a degli uomini), ma di qualcosa di più ampio. 

Anna è una donna estremamente intelligente, imperfetta e indipendente. Un'eroina che sa il fatto suo, che sbaglia e ama, che non ha paura di buttarsi e vivere la vita, anche se questo può significare la rovina o, come succederà a lei alla fine del romanzo, la morte.

Anna esprime una grande verità. Siamo tutti diversi: ogni persona pensa ed ama a modo proprio. Al di là delle convenzioni sociali e dell'uso comune. La storia d'amore tra Anna e Vronskij è unica, fuori dagli schemi e assolutamente riprovevole. Anna pensa con la sua testa, sceglie per sé (almeno inizialmente, prima di dover fare i conti con i suoi istinti di madre) e ama a modo suo. 

Allora penso che, se nel lontano 1877, Tolstoj proclamava e promuoveva l'individualità con il suo romanzo e la sua eroina Anna, noi del 2015 dovremmo coltivare la nostra unicità e smettere di omologarci. Siamo unici. Siamo fatti dei nostri sentimenti, dei nostri errori e delle nostre conquiste. Non dobbiamo dimenticarlo, nemmeno nei momenti più bui quando sarebbe più facile essere come "gli altri".

Forse sono andata fuori tema, senza forse. Però ogni volta che leggo questa citazione sono questi i pensieri che mi frullano in testa.
Aspetto i vostri commenti.
Alla prossima settimana per una nuova citazione!

martedì 13 gennaio 2015

La colonna sonora delle mie letture #2.

Sono di nuovo qui a parlavi di abbinamenti più o meno sensati libro-musica. Non posso farci nulla! E' più forte di me! Associare ad uno specifico libro della musica mi risulta naturale quasi quanto respirare.
Per questo secondo appuntamento ho scelto un libro che, in realtà, non mi è piaciuto molto, ovvero Che tu sia per me il coltello di David Grossman. Il libro non mi è piaciuto perché ha uno stile troppo complicato per me, non sono riuscita ad entrare nella storia e non ho quindi potuto apprezzarne tutte le sfumature che invece sono nascoste tra le righe. Un po' mi è dispiaciuto non riuscire ad apprezzarlo come si deve, magari ci riproverò. Intanto partiamo con questo abbinamento!


Il libro

In un gruppo di persone, un uomo nota una donna sconosciuta che sembra volersi isolare dagli altri. Yair, commosso da quella che egli interpreta come un'impercettibile e ostinata difesa, le scrive una lettera, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo. Un mondo privato si crea così fra loro e in questo processo di reciproco avvicinamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, chiedendogli con imperiosa delicatezza una inaspettata svolta interiore...


La canzone.

Ho abbinato al romanzo di Grossman un brano particolare: A Klezmer Karnival di Philip Sparke. Un brano (eseguito con la Banda di cui faccio parte) che rispecchia bene, a mio avviso, lo spirito gioioso e divertente, anche se complicato, proprio del popolo ebraico. Vi lascio il video così potete ascoltarlo:


Fin dalla prima volta che ho ascoltato questo brano, l'ho trovato adatto allo stile narrativo di Grossman. Semplice, avvincente, stratificato e incisivo. E poi il libro può essere diviso in tre differenti parti, così come questo brano: nella prima parte prevalgono conoscenza, incontro e apertura al nuovo; nella seconda si trovano insicurezza, malinconia e una buona dose di angoscia; infine, nella terza ci sono frenesia e rapida conclusione. 

Non so se qualcuno che ha letto il libro come me, ascoltando questo brano, si trova in accordo con me. Personalmente credo sia un buon abbinamento. 

Aspetto un vostro commento! Al prossimo abbinamento!

domenica 11 gennaio 2015

La colonna sonora delle mie letture #1.

Per il primo numero di questa rubrica ho scelto di parlarvi della colonna sonora che ho associato a Il cavaliere d'inverno di Paullina Simons che, come ormai sapete perfettamente, è la mia scrittrice preferita. Sin dalla prima volta che ho preso in mano questo libro, la canzone che mi accompagna tra le pagine di questa storia è sempre la stessa. Ma andiamo con ordine!

Il libro.
Leningrado, 1941. Tatiana e Dasha, sorelle ma soprattutto grandi amiche, si stanno confidando i segreti del cuore, quando alla radio il generale Molotov annuncia che la Germania ha invaso la Russia. Uscita per fare scorta di cibo, Tatiana incontra Alexander, un giovane ufficiale dell'Armata Rossa che parla russo con un lieve accento. Tra loro scatta subito un'attrazione reciproca e irresistibile. Ma è un amore impossibile, che potrebbe distruggerli entrambi. Mentre un implacabile inverno e l'assedio nazista stringono la città in una morsa, riducendola allo stremo, Tatiana e Alexander trarranno la forza per affrontare mille avversità e sacrifici proprio dal legame segreto che li unisce. 

La canzone.
The road to Mandalay di Robbie Williams. Vi lascio il video ufficiale, così chi non la conosce può ascoltarla.  


Questa canzone mi ha accompagnata per tutta la lettura del libro della Simons. Ogni volta che osservo la mia libreria e vedo Il cavaliere d'inverno, mi ricordo della canzone e la canticchio. Potrà sembrarvi assurdo, ma è proprio così!
Vi starete chiedendo perché associo proprio questa canzone al libro, all'avvincente storia di Tatia e Shura. Vi riporto un brevissimo estratto: 

There's nothing left for you to give
The truth is all that you're left with
Twenty places then at dawn
We will die and be reborn
I like to sleep beneath the trees
Have the universe at one with me
Look down the barrel of a gun
And feel the moon replace the sun
Everything we've ever stolen
Has been lost, returned or broken
No more dragons left to slay
Every mistake I've ever made
Has been rehashed and then replayed
As I got lost along the way

Più ascolto o leggo queste parole e più mi convinco si adattino perfettamente anche alle vicende dei protagonisti del libro. A sensazione, ho sempre trovato calzante questa canzone. Se penso alla sofferenza, ai patimenti, alle gioie e ai sentimenti di Tatiana e Alexander, questa canzone mi sembra perfetta.

So che è un tantino assurdo pretendere di adattare una canzone, scritta per un motivo e con uno scopo, ad un libro, però adoro farlo. Ogni grande storia deve avere una colonna sonora e i libri sono i più grandi narratori di grandi storie, quindi meritano certamente una colonna sonora. 
Invito chi conosce il libro ad ascoltare la canzone e pensare ai protagonisti mentre la ascolta per poi dirmi se, almeno un po', non è azzeccata questa scelta (al di là del video di Robbie Williams che, ovviamente, non può essere attinente al libro).
Invito invece chi non ha mai letto il libro a leggerlo. Non smetterò mai di fare propaganda per Paullina Simons. Credo fermamente sia una grande scrittrice, ahimè troppo poco nota e valorizzata in Italia.

Al prossimo abbinamento! Per scoprire insieme libri e canzoni. 
P.S.: Se anche voi siete soliti abbinare libri e canzoni potete propormi i vostri abbinamenti che sarò felicissima di condividere. 


sabato 10 gennaio 2015

Tag: I sette peccati capitali della lettura.

Dovendo studiare, ma non sentendomi molto ispirata, oggi mi sono messa a gironzolare nei blog che seguo e da Un buon Libro e una tazza di Thè ho trovato questo simpaticissimo tag che ora vi propongo. Cominciamo!


Avarizia: Qual è il libro più costoso?

Il libro per il quale ho speso di più in assoluto è Tatiana's table di Paullina Simons, capitolo 3.5 della trilogia de Il cavaliere d'inverno. Lo volevo a tutti i costi. L'ho cercato per moltissimo tempo prima di trovarlo. L'ho acquistato da un venditore australiano (ebbene sì!, me lo sono fatta spedire dall'Australia) e me ne sono fregata altamente del prezzo finale. Questo libro mi serviva per ampliare la mia collezione di libri della Simons e ora che ce l'ho sono felicissima. Un piccolo gioiello molto raro, se si pensa che la stessa autrice non sa consigliare sul come reperirlo, dato che era stato pubblicato con bassa tiratura.



Ira: Con quale autore hai un rapporto di amore/odio?

Non è semplice rispondere, ma credo che l'autore con il quale maggiormente ho un rapporto di amore/odio sia Fëdor Dostoevskij. In generale gli autori russi mi piacciono e mi piace tutto quello che nel corso dei secoli hanno prodotto, ma con Dostoevskij è diverso. Alcuni suoi lavori come Le notti bianche li ho trovati bellissimi e li ho letti volentieri, mentre altri come Delitto e castigo non sono nemmeno riuscita ad arrivare in fondo. Sembrano scritti da persone diverse da quanto li ho trovati distanti. 




Gola: Quale libro hai divorato e riletto di continuo senza alcuna vergogna?

Il libro che ho letto e riletto è L'albero di Shel Silverstein. Si tratta di una favola illustrata, adatta a grandi e piccini, che descrive l'importanza dell'amicizia. La storia di amicizia e mutuo supporto tra un bambino e un albero è arricchita dagli splendidi disegni che già da soli raccontano una storia eccezionale. 
Si legge in dieci minuti, ma merita davvero!






Pigrizia: Quale libro hai tralasciato o messo da parte per pigrizia?

Il libro che, fino ad oggi (ma vorrei rifarmi nel corso del 2015), ho tralasciato è Ulisse di James Joyce. L'ho comprato, è lì che mi aspetta, ma fino ad ora mi hanno sempre spaventata la mole e i contenuti, insomma tutto quanto di questo libro mi ha bloccata. Non so perché in realtà, di libri voluminosi e "importanti" ne ho letti parecchi. Spero di riuscire ad affrontarlo presto.







Superbia: Di quale libro ti piacerebbe parlare per sembrare estremamente intellettuale?

Direi che andrebbe bene qualsiasi classico. Meglio se un classico della letteratura russa, che io adoro, ma che molti tralasciano perché la considerano troppo pesante. Dovendo scegliere un titolo direi Padri e figli di Ivan Turgenev. 
Turgenev racconta le vicissitudini di una famiglia russa di buon rango dal punto di vista del padre e del figlio. Vengono così a galla le differenze generazionali proprie di ogni epoca, dall'antichità ad oggi. Come tutti i grandi romanzi russi, anche questo libro a tratti è ancora attuale e rispecchia il mondo. Spunti per una conversazione ce ne sarebbero moltissimi!




Lussuria: Quali caratteristiche trovi più attraenti nei personaggi sia maschili che femminili?

Che domanda difficile! 
Credo di non avere dei requisiti standard che mi fanno amare o odiare un personaggio letterario. Non sono attratta da una particolare dote o caratteristica. 
Sicuramente la mia coppia del cuore sono e rimarranno sempre Tatia e Shura (Il cavaliere d'inverno). Non c'è nulla da fare. Dopo aver conosciuto loro non ho più trovato altra coppia tanto intensa, bella e coinvolgente. 





Invidia: Quale libro vorresti ricevere come regalo? 

Regalatemi un libro e sarò felice!
Sì beh, piano però! Vedete di non regalarmi libri ciofeca o quei libri "che leggono tutti quindi devono essere belli per forza". Siate creativi e originali. 
Chi mi conosce sa perfettamente cosa leggo e cosa non leggo. Se proprio uno non sa che pesci pigliare, può sempre sbirciare la mia wishlist di aNobii.







Il tag è finito. Spero vi siate divertiti a leggere le mie riposte. Se decide di riproporre il tag sul vostro blog, non dimenticate di lasciarmi il link al vostro post qui sotto, così potrò leggere le vostre riposte!
Alla prossima!

venerdì 9 gennaio 2015

La frase della settimana #7.

Torna l'appuntamento settimanale con la rubrica "La frase della settimana". Ho pensato di riprendere le mie riflessioni partendo dal fatto di cronaca che in questi giorni ha sconvolto l'Europa e il mondo intero: l'attentato di Parigi al Charlie Hebdo. So che è un argomento difficile e delicato. Non mi dilungherò più del necessario, cercherò soltanto di lasciare una riflessione, un pensiero. 

www.thedrum.com
Je suis Charlie. (slogan)

Prima di ogni altra libertà, datemi la libertà di conoscere, di esprimermi e discutere liberamente secondo coscienza. (John Milton)

Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire. (George Orwell)


Ho scelto di citare due grandi uomini, nonché grandi pensatori, per iniziare questo post. Credo non ci siano parole per descrivere i fatti degli ultimi giorni. Non voglio dilungarmi o cadere nelle banalità o nei luoghi comuni che si rincorrono sui social network e in rete.
Voglio soltanto dire che è assurdo che nel 2015 succedano queste cose. 
Non riesco a concepire che degli uomini possano ucciderne degli altri perché la pensano diversamente. Siamo una civiltà "evoluta", viviamo in un'epoca in cui libertà di stampa e opinione sono reali; come si può uccidere per una vignetta, per un articolo o per una frase?
Io fatico a trovare delle riposte o delle spiegazioni. Non le cercherò in questo breve post. 
Questi fatti di cronaca sono lo specchio di una società che si sta perdendo. Io spero e credo ancora che qualcosa possa cambiare. Sogno un mondo migliore. E mi auguro che in futuro, se avrò la fortuna di avere dei figli, potrò farli crescere in un mondo più sereno.

Concludo con le parole del mio caro Fëdor Dostoevskij: "La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità.". Non so a cosa pensava il buon Fëdor quando ha scritto questo, ma sicuramente c'è un fondo di verità in ciò che ha sempre scritto.

Alla prossima settimana, con una citazione sicuramente più allegra!

martedì 6 gennaio 2015

Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie, Tim Burton.

Titolo: Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie.
Autore: Tim Burton.
Casa Editrice: Einaudi.
Pagine: 138.

Trama: In questo libro Tim Burton, il regista di Ed Wood, Batman, Edward Mani di forbice, The Nightmare Before Christmas, Mars Attacks!, Il Mistero di Sleepy Hollow, Big Fish, La fabbrica di cioccolato e La sposa cadavere, scrive ballate e poesie, e le illustra con tratto lieve. Con la stregata malinconia che pervade i suoi film, Burton ricrea la magia degli antichi libri illustrati per ragazzi portandola in uno stralunato mondo di robot, mostri e dolenti assurdità, e donando a questi figli del nostro tempo una irrevocabile grazia. Del resto tutta l'opera di Tim Burton è segnata da una cifra inequivocabile di orrore, comicità e insieme malinconia, che apparenta le sue figure di esseri sconfitti, o almeno colpiti da un'assoluta solitudine, alle invenzioni della grande arte e letteratura di tutti i tempi. I bambini protagonisti di questo libro sono poco più che Cose Animate, fragilissimi ma irriducibili nella loro voglia di vita, sempre sul punto di essere distrutti da qualche crudeltà di Adulto. Per il lettore italiano, Nico Orengo ha reinventato da poeta i versi di Tim Burton, facendoli propri, e il risultato è un libro doppiamente godibile. Un libro per adulti dal cuore di bambino, e anche per bambini veri.



Il lavoro di Tim Burton mi ha sempre affascinata. Geniale, comico, malinconico e pauroso. Questa raccolta di brevi storie rispecchia in pieno tutte le caratteristiche che lo contraddistinguono e lo rendono riconoscibile al pubblico. 
Ho scoperto questo libricino per caso (ebbene sì!, non sapevo che avesse scritto dei libri). Me lo hanno prestato e in una mezz'oretta l'ho letto tutto. 
I racconti sono eccezionali. Struggenti, malinconici, ma allo stesso tempo umoristici. Il tratto di Burton è portato al massimo. Le illustrazioni poi sono spettacolari. Soltanto guardando i disegni si riesce ad entrare in contatto con il mondo di bambini-cose che l'autore ha voluto ricreare. 
Una piccola chicca per gli appassionati del genere, ma non solo. Il libro è adatto anche per chi non si è mai avvicinato al mondo di Tim Burton e alla sua visione geniale e distorta del mondo. Personalmente, lo consiglierei soltanto agli adulti, a differenza di Orengo che lo reputa anche un libro per bambini.