Un piccolo libricino, una piccola rarità. Ci ho messo mesi a trovarlo. |
Titolo: Il cavaliere di bronzo. Racconto pietroburghese.
Autore: Puškin Aleksàndr Sergéevič.
Casa Editrice: Raffaelli Editore.
Pagine: 60.
Nota: Collana Poesia contemporanea n. 6. Con testo a fronte in lingua originale. A cura di Gianfranco Lauretano.
Trama: Il cavaliere di bronzo (in russo Медный всадник: Петербургская повесть) scritto nel 1833 è un poema narrativo . È considerato uno dei più significativi lavori della letteratura russa.
Il poema è formalmente diviso in tre parti (introduzione, 1ª e 2ª parte):
- Nell'introduzione viene elogiata la natura della creazione della nuova capitale russa, Pietroburgo, vista come una "finestra sull'Europa" fondata da Pietro il Grande per essere un baluardo difensivo da cui tenere sotto controllo l'Europa, non solo dal punto di vista militare ma anche, e forse soprattutto, da quello culturale. Puškin del resto crede nel destino illuminatore della Russia;
- Nella prima parte viene presentato Eugenio, un uomo discendente da una casata una volta in auge e adesso decaduta, senza nessun genio particolare e con una vita mediocre, lamentoso nei confronti del proprio destino, attaccato alla vita solo in prospettiva della sua speranza, il suo "sogno", una ragazza, Paraša, e la sua vedova madre. È il cosiddetto piccolo uomo, senza ambizioni se non quelle di avere una stabile vita. Per tutta la notte la Neva, il fiume di Pietroburgo, lotta con le forze esterne del mare, che però alla fine ha ragione delle sue difese e invade la città, che resta in balia della distruzione per una notte intera. Una volta terminata la furia della tempesta, la città torna alla normalità, con il freddo popolo indifferente agli accadimenti e pronto a portare avanti la quotidianità senza troppi patemi;
- Eugenio però, resosi conto di aver perso ciò che era la sua speranza, ovvero Paraša, morta durante l’alluvione, perde la ragione e si avvia ormai straniero per le strade della città. Vive così per un periodo vagando senza meta, fino a quando non si trova sotto la statua di Pietro, esattamente nel luogo dove aveva preso scampo durante la tempesta. La mente sembra schiarirgli e sfoga col suo pugno chiuso la rabbia contro l’immobile e forte imperatore, fondatore della città e responsabile di questa sua apertura sul mare e, quindi, della conseguente devastazione dell’inondazione. La statua prende allora vita e insegue per la città Eugenio che, in preda al terrore, cerca disperatamente la salvezza. Non la troverà e, senza che venga specificato come, viene trovato morto forse vicino ai resti di quel sogno infranto che aveva dato un senso alla sua vita.
La statua di Pietro il Grande, anche nota come Cavaliere di bronzo. Fonte: St Petersburg Guide. |
Gianfranco Lauretano nella prefazione scrive: «È l'ultimo dei poemi scritti da Puškin. Un’opera talmente critica nei confronti del potere che l’autore non la pubblicò mai in vita sua, certo che la censura zarista non lo avrebbe permesso. […] Il potere, secondo Puškin, ci fa fuori facendoci credere capaci di guidare il nostro destino con le nostre forze solitarie e perdenti.»
Ed infatti è proprio quello che succede al protagonista, Evgenij. Il Piccolo Uomo Evgenij viene sopraffatto dal potere e dalla furia degli avvenimenti e cade in rovina, perde tutti i suoi averi e la sua lucidità. E' vittima e schiavo del potere, non c'è speranza per i suoi sogni. Non appena il Piccolo Uomo alza la testa per protestare contro la sua mala sorte, il potere si scaglia contro di lui con ancor maggiore forza e lo punisce per l'ultima volta.
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