lunedì 30 novembre 2015

Plymouth. Week #12.

Salve lettori!
Oggi non è domenica, ma sono qui a scrivere (in ritardo!) la weekly da Plymouth, l'ultima. Sono infatti rientrata in Italia venerdì scorso dopo tre mesi passati in terra inglese. Sono stati tre mesi molto speciali. Ho imparato tanto e scoperto tante cose. Ma era tempo di tornare a casa, anche perché presto è Natale. E che Natale è se non sei a casa?

Mount Edgecumbe
Il progetto MoVE2015 mi ha permesso di fare un'esperienza lavorativa ed umana all'estero che non tutti hanno la fortuna di fare. So di essere stata molto fortunata.
Sono partita in un momento in cui tutto mi sembrava ancora più difficile del solito e molto, ma molto, più grigio. Alla fine dell'estate ero stanca e stufa della mia situazione e partire per un po' mi ha fatto molto bene.

Ho capito che mi piace lavorare. A fine giornata vedi che hai prodotto qualcosa, vedi dei risultati. Quando torni a casa sei soddisfatto e puoi staccare e fare altro, senza quella costante spada di Damocle sopra la testa che ti ricorda che avresti potuto studiare qualche pagina in più o frequentare un corso in più.
Ho imparato a stare da sola. Ad arrangiarmi ed andare avanti anche se ho qualcosa che non va. 
Ho imparato a camminare nel mondo e tra le persone senza guardare per terra. Perché anch'io valgo (e soprattutto al lavoro me lo hanno fatto capire, apprezzando il mio lavoro e il mio impegno) e anche a me piace guardare il sole che splende.

Tramonto a Ernesettle
Ho capito che un po' "inglese" lo sono. Mi piacciono i posti, le storie, le ambientazioni. Amo cercare i luoghi di zia Jane (Austen, ndr) e zia Emily (Bronte, ndr), però casa è sempre casa. 
Non ho incontrato zia Jane o zia Emily, ma a Plymouth ha vissuto zio Conan Doyle.
Ho imparato a bastarmi quando le persone a cui voglio bene mi mancavano tantissimo. E ho capito chi conta davvero nella mia vita.
Ho conosciuto grandi persone, ma anche qualche parassita. 
Ho migliorato il mio inglese e le mie competenze.

Plymouth vista da Royal William Yard
Ho capito che non posso girare per il Devon senza un Lactoflorene in borsa.
Ho appreso per certo che gli inglesi non girano sempre con l'ombrello. E' una leggenda metropolitana.
Ho visto bambini al guinzaglio, vecchiette con i capelli arcobaleno e outfit che manco Enzo e Carla riuscirebbe a migliorare. 
Ho "celebrato" Halloween secondo la tradizione british
Ho assaggiato cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. 

Dopo questa esperienza posso dire di essere cambiata. Ho più consapevolezza di me, delle mie capacità. E, forse, comincio a fare chiarezza tra quello che voglio e quello che gli altri vogliono da me. 
Dopo questi tre mesi a Plymouth ho capito che posso e voglio essere felice. La felicità non è raggiungere ciò che gli altri si aspettano che tu raggiunga, ma rincorrere ciò che ci soddisfa e ci fa alzare ogni giorno con il sorriso. La felicità è la capacità di non fermarsi, di restare sempre in movimento, di scoprire e di essere curiosi.

Plymouth mi rimarrà nel cuore. E probabilmente ci tornerò. Questa esperienza ha segnato un passaggio importante nella mia vita. Plymouth è stato il luogo di questo passaggio. 
Come avrete ben capito, io sono felicissima di aver fatto questa esperienza (se non si era già capito nelle scorse settimane!). Spero di avervi tenuto compagnia in queste settimane con questa weekly. 
Aspetto i vostri commenti e le vostre impressioni!
Alla prossima!

lunedì 23 novembre 2015

Eleanor & Park, Rainbow Rowell.

Titolo: Eleanor & Park.
Autore: Rainbow Rowell.
Casa Editrice: Orion.
Pagine: 329.

Trama: La loro storia inizia una mattina, sul bus che li porta a scuola. Park è immerso nella lettura dei suoi fumetti e perso tra le note degli Smiths, Eleanor si siede accanto a lui. Nessun altro le ha fatto posto, perché lei è nuova e parecchio strana. Il loro amore nasce dai silenzi, dagli sguardi lanciati appena l’altro è distratto. E li coglie alla sprovvista, perché nessuno dei due è abituato a essere il centro della vita di qualcuno. Tra insicurezze e paure, Eleanor e Park si scambiano il regalo più grande: amare quello che l’altro odia di sé, perché è esattamente ciò che lo rende speciale. Sarà la loro forza, perché, anche se Eleanor non sopporta quegli sfigati di Romeo e Giulietta, anche il suo legame deve fare i conti con un bel po’ di ostacoli, primo fra tutti la famiglia di lei, dove il patrigno tiranneggia incontrastato. Riusciranno i due ragazzi, per una volta nella vita, ad avere ciò che desiderano?


Prima di iniziare a parlare di questo libro (classificato come young adult, ma che definire solo così mi sembra riduttivo perché è molto di più), credo sia giusto riportare quello che l'autrice scrive per presentarci i due personaggi del suo romanzo.

Park. Park ha 16 anni. Assomiglia a sua madre. E litiga con suo padre. E pensa che la sua vita sarebbe più facile se avesse la patente. Potrebbe guidare per andare a scuola e ascoltare la sua musica punk rock forte quanto gli pare, e potrebbe smettere di pensare agli scherzi sul bus. Nel frattempo, Park ha deciso che la cosa migliore da fare è essere invisibile. Se nessuno può vederti, nessuno può prenderti come bersaglio.

Eleanor. Eleanor ha 16 anni. È la nuova arrivata a scuola. E l'ultima arrivata a casa - il suo patrigno l'ha lasciata tornare a casa dopo averla buttata fuori un anno prima. E tutto ciò che vuole dalla vita è sopravviverle. Tutto ciò che vuole dagli altri è essere lasciata sola. Eleanor ha ribelli capelli rossi e bizzarri vestiti. È il tipo di persona che tutti guardano, anche se lei sta fissando il pavimento. Eleanor non può essere invisibile, nemmeno provandoci. 

Park è l'unico ragazzo asiatico del vicinato. Non ha molti amici, ma ha smesso da tempo di essere bersaglio di scherzi e commenti. Siede sempre sul fondo del pulmino e legge i fumetti per dimenticarsi del mondo che lo circonda. Park sembra aver trovato un discreto equilibrio e si crogiola tra i suoi supereroi e la musica punk rock. Ma il suo mondo viene sconvolto quando, sul pulmino, sale Eleanor, capelli rossi, vestiti bizzarri e quello sguardo perso da 'primo giorno in una scuola nuova'. Vuoi per gentilezza, vuoi per scelta obbligata, Park le lascia il posto vicino a sé. Si forma così una coppia davvero strana: il ragazzo asiatico, nerd al punto giusto e dall'anima punk rock, e la ragazza nuova, capelli rossi e aspetto imperfetto. 

Rainbow Rowell riesce a raccontarci attraverso questi due personaggi una storia alla Romeo e Giulietta (non finisce in tragedia, tranquilli!), una storia d'amore adolescenziale in cui tutti possono riconoscersi e che ci racconta come l'amore, quello vero, non guarda la carta d'identità di nessuno. Leggendo queste pagine ci si ritrova a sorridere e sospirare come i personaggi, perché ci siamo sentiti tutti così almeno una volta nella vita. Non importa a che età ci siamo innamorati, ma abbiamo sentito anche noi le farfalle nello stomaco, abbiamo desiderato anche noi qualcuno, abbiamo detto a qualcuno 'ti amo' per la prima volta.
He'd roll the thought over in his head until the next time he saw her. In class, at her desk. On the bus, waiting for him. Reading alone in the cafeteria. Whenever he saw Eleanor, he couldn't think about pulling away. He couldn't think about anything at all. Except touching her. Except doing whatever he could or had to, to make her happy.
Le fasi dell'innamoramento ci sono tutte: avvicinamento, conoscenza, simpatia, affetto, amore, passione. Davvero leggendo questo romanzo ci si trova a rivivere sensazioni ed esperienze vissute, come se fossimo noi gli attori di questa vicenda. 
Nel romanzo, ovviamente, il tema centrale è l'amore (tra adolescenti nello specifico), ma non mancano tematiche di fondo come bullismo, violenza domestica, amicizia, accettazione del diverso e famiglie allargate. Tutti questi temi sono trattati con estrema delicatezza per far capire anche al pubblico più giovane come certi comportamenti e certe situazioni non sia corretti. La Rowell non regala morali, ma lanciando sassolini qua e là lascia al Lettore il tempo per riflettere e tirare le proprie conclusioni sui temi più spinosi e quotidiani per un adolescente di questi tempi.
Did she miss him? She wanted to lose herself in him. To tie his arms around her like a tourniquet. If she showed him how much she needed him, he'd run away.
La storia di Eleanor e Park fa sospirare, piangere, esultare e ricordare. Lo stile è diretto e tocca le corde giuste. È un libro adatto a tutte le età, non solo per i giovani lettori. Di tanti libri classificati come young adult, credo che questo sia uno dei più belli (e non per nulla è tra i bestseller consigliati dal New York Times). Io l'ho acquistato per caso  (tanto per cambiare!) perché appena arrivata in Inghilterra cercavo qualcosa di semplice da leggere. La copertina mi aveva catturata subito (in effetti è bellissima), ma non mi ero decisa subito ad acquistarlo, e non l'ho acquistato immediatamente, ma durante una successiva visita in libreria. Però ne vale la pena. Il libro è proprio bello. Si legge velocemente e con molto piacere. Se la storia mi è piaciuta, se lo sviluppo mi è piaciuto, se il finale mi aveva lasciata in sospeso e con una punta di amaro in bocca che cercava di coprire tutta la dolcezza che avevo letto in 325 pagine, la nota finale dell'autrice mi ha aperto un mondo (e non solo nei confronti di questo libro, ma dei libri in generale).

WHAT ARE THE THREE WORDS? [...] I knew the readers would assume those three words were 'I love you'. I want readers to assume that. It's the obvious answer - and it's a happy answer. Wouldn't be lovely if Eleanor finally said, 'I love you'?  But I can't bring myself to confirm that interpretation. [...] I mean, I created Eleanor and Park. I should be able to tell you, concretely, what it says on the postcard. But there's something about that moment between them...It's the end of the book, and we're getting ready to leave the characters. Their story is about to become their own again (if you imagine that characters keep on living after you close a book; I do). [...] In that moment, as the author - the voyeur-in-chief - it didn't feel right to read it, to share it. [...] I think I did give them a happy ending. I mean, I know it's not really an ending; there aren't wedding bells and sunsets. This isn't the end for these two people. It's just where we leave them. But they're 17 years old. I don't believe that 17-years-old get happy endings. They get beginnings. This is the end of the story about Eleanor and Park, but it's the beginning of something else. And I have so much hope for them.

Noi tutti, in qualità di Lettori, siamo ammessi nel mondo di personaggi che erano e continueranno ad essere anche quando avremo finito di leggere un libro. Quindi, proprio perché ogni personaggio ha un 'prima' e un 'dopo', non possiamo aspettarci sempre l'happy ending o una conclusione. Dobbiamo essere pronti ad accettare una continuazione oltre il libro o un finale aperto. Dobbiamo usare la nostra immaginazione, riflettere e guardarci attorno perché, chi l'ha detto che, girando la testa, non ci capiti di vedere un ragazzo asiatico e una ragazza dai ribelli capelli rossi che si tengono per mano e ci sorridono?!
Se questo libro mi ha lasciato qualcosa, al di là della storia e dei contenuti, è di 'lasciare andare' i protagonisti dei libri che leggo e non pretendere necessariamente di sapere tutto fino alla fine. 

Io vi consiglio di leggerlo. Non aspattatevi un young adult come tanti altri. Qui troverete molto di più. E, arrivati alle ultime righe, vi troverete a sospirare. Amerete Eleanor e Park, affronterete con loro la vita e vi innamorerete di nuovo (e non solo del libro!).
Aspetto i commenti di chi lo ha già letto. Alla prossima!

domenica 22 novembre 2015

Plymouth. Week #11.

Salve lettori!
È domenica ed è tempo di weekly. Questo è l'ultimo appuntamento in diretta da Plymouth perché venerdì torno in Italia, ma non sarà il post conclusivo di questa rubrica. Mi riservo di scrivere il post finale una volta rientrata a casa, per chiudere con un bel bilancio finale...
Le settimane sono volate ed è tempo di pensare a far le valigie. Davvero non so come farò a far stare tutto nel mio bagaglio e la cosa più difficile sarà separarmi da alcuni dei libri acquistati perché sono davvero troppi. Ho deciso di regalare i libri che non posso portare con me alla struttura dove lavoro e dove c'è una piccola free library. In questo modo qualcuno potrà leggerli ed amarli come ho fatto io.

Oggi è la mia ultima domenica in terra inglese e la mia host-family ha pensato bene di portarmi in gita. Siamo stati in un piccolo villaggio nel bel mezzo del Dartmoor Park dove c'è un pub molto particolare... L'Highwayman Inn è un pub a forma di stivale (ebbene sì!, io ho trovato lo stivale di Gulliver) e all'interno è assolutamente bizzarro e unico. Una cosa pazzesca tra kitsch, gotico e non so che altro. Dentro ci si trova di tutto, dalla poltrona di Dracula all'arredamento tipico della nave di Jack Sparrow, dalle statue egizie ai trofei da caccia. Una cosa da vedere.

Per quanto riguarda le letture, ho terminato ieri Eleanor & Park di Rainbow Rowell e la recensione è pronta, ma uscirà sul blog domani perché oggi non volevo pubblicare due post. Vi posso solo anticipare che mi è piaciuto proprio tanto e che ve lo consiglio. Stasera inizierò il mio secondo Jodi Picoult con Keeping Faith. Spero davvero vada meglio che con il precedente.

Con questo post chiudo la serie di weekly da Plymouth e vi do appuntamento alla prossima settimana per il bilancio di fine esperienza. Alla prossima!

lunedì 16 novembre 2015

Picture perfect, Jodi Picoult.

Titolo: Picture perfect.
Autore: Jodi Picoult.
Casa Editrice: Hodder.
Pagine: 436.

Trama: Una donna si risveglia in un cimitero, ferita e sanguinante, senza ricordare nulla. Non sa cosa sta facendo lì e nemmeno chi è.
Viene salvata da un poliziotto, appena arrivato a Los Angeles. Dopo giorni di attesa, viene colta completamente di sorpresa quando finalmente viene identificata da Alex Rivers, star numero uno di Hollywood e suo marito. 
Cassie è scioccata e incredula a causa della favola nella quale si ritrova. Ma non tutto è come sembra, e c'è qualcosa di oscuro e disturbante dietro la bella facciata. Solo quando piano piano la sua memoria torna, la sua vita perfetta inizia a crollare sotto il peso della verità e Cassie si trova a dover affrontare scelte che non si sarebbe mai sognata di dover affrontare.


Ho ricevuto questo libro in regalo dalla mia host-mum. Non avevo mai letto prima Jodi Picoult, ma mi sembrava un buon libro da leggere in lingua originale e fare pratica. Essendo un regalo, l'ho accettato a scatola chiusa, senza ben sapere cosa aspettarmi. 
Devo ammettere che inizialmente ho fatto molta fatica. L'ho addirittura abbandonato per poi riprenderlo alcune settimane dopo. 

Il libro si apre con Cassie che si risveglia in un cimitero, sanguinante, ferita e senza memoria. Viene soccorsa da Will Flying Horse, un poliziotto di origine indiana appena arrivato a Los Angeles. Subito scatta la meccanica del romanzo d'amore. Lei è spaventata, non sa dove si trova, è ferita. Lui la porta in salvo, la cura, cerca di aiutarla a capire chi è e cosa ci faceva in quel cimitero. Dopo dieci minuti lui è già innamorato e geloso (quando Alex arriva a riprendersi la moglie). Lei è indecisa se mettere il piede in una seconda scarpa o starsene buona, visto che non si ricorda nulla, e allora opta per stare sul vago e vedere l'evolversi del tutto.
Ecco. A questo punto avevo smesso di leggere. Insomma, sembrava davvero il romanzetto senza sugo e senza storia. Non potevo sopportare oltre la pagina 100 questa telenovela.

Poi però mi sono fatta prendere dallo scrupolo. Questo libro mi era stato regalato e mi sembrava scortese non tentare di andare un pochino oltre. Quindi armata di coraggio e determinazione l'ho ripreso in mano.
Poche pagine dopo il punto in cui avevo lasciato il libro, inzia una lunghissima parte nella quale Cassie, frammentariamente, ricostruisce la sua storia con Alex, la sua vita e quello che le è succeso. Da qui e per almeno 200 pagine, ci si dimentica completamente di Will (povero Will, già innamorato e mai considerato). Cassie inizia a ricostruire la sua vita e salta fuori una vita coniugale caratterizzata da abusi e violenza. Ecco allora che la storia inizia a farsi un pochino più interessante, non perché sia bello leggere di violenza domestica, ma perché il Lettore continua a leggere per vedere quando Cassie finalmente si decide a lasciare questo imbecille che la picchia. E invece no!, lei resta. Per tre lunghi anni lei resta, subisce, accetta e perdona. E tu pensi "Ma perché diavolo non lo mandi a quel paese?!". No. Lei rimane. Vuole essere la crocerossina che redimerà il cattivo di Hollywood e lo farà risorgere come una Fenice. 
Mentre Cassie racconta tutto come un fiume in piena, mi sono trovata più di una volta a chiedermi dove fosse finito Will e quando sarebbe finalmente tornato in scena. Alla fine, sono stata accontentata.
Quando Cassie scopre di essere incinta e scappa da Alex per salvare il suo bambino (che, per inciso, lui aveva messo fin da subito in chiaro di non volere), da chi va la povera sfortuna? Da Will. Ovvio. Cassie confessa tutto, piange, si dispera. E lui, innamorato come prima, la porta dai suoi nonni in una riserva indiana in South Dakota. Qui le cose sembrano migliorare. Nasce il bambino, Cassie si avvicina a Will (che partecipa ad un rituale indiano per addossarsi le sofferenze di Cassie. Una scena molto intensa, primitiva e molto emozionante) e tutto non potrebbe andare meglio.
Poi però torna Alex. Ebbene sì!, non si è buttato da un ponte e darsi all'alcol non gli ha impedito di tornare per riprendersi Cassie. Anzi è stata proprio lei a chiamarlo.

Cassie torna a Los Angeles con Alex (si!, ancora la crocerossina). Will si dispera. E io ho pensato "Lei è scema e Will è un povero pirla". Le mie speranze di vedere Cassie e Will insieme svanivano pagina dopo pagina, tra riunioni, terapie di coppia e paparazzi. Ma alla fine (proprio le ultime 10 pagine), dopo averle prese di nuovo, finalmente Cassie lascia quel delinquente di Alex e, a quanto si può intuire dalle mezze parole, sceglie di essere felice con Will (o almeno lo spero).


Capite bene dopo questo mio lungo monologo che se invece di una recensione sul blog, stessi facendo un video per YouTube, qui un bel hashtag #librodimerda (scusate il francesismo)  non potrebbe che starci bene. Come si fa a trattare un tema delicato come la violenza domestica in modo serio con un incipit da harmony e uno sviluppo affidato alle parole di una protagonista che sembra sempre più scema? Io non avevo mai letto Jodi Picoult, ma tutti me ne avevano parlato bene. Per carità!, il libro è scritto bene, ma è la storia che lascia a desiderare. La violenza domestica non è uno scherzo, è un problema che affligge, purtroppo, tante, troppe, donne. Non si può scriverne con leggerezza. 
Il finale mi è piaciuto. Cassie riconquista la propria libertà e la propria dignità. E il messaggio è positivo, finalmente. 
Non so se ho inziato con il libro sbagliato. Non mi fermerò qui, ho un altro libro della Picoult da leggere e spero sarà migliore di questo. 
Purtroppo non tutti i libri possono piacere. 
Questo non mi è piaciuto. Non tutto almeno, solo in alcune parti (che vi lascio qui per concludere questo interminabile post).

Ridiculous. My heart was pounding, as if I were about to be discovered with a gram of cocaine. It was only a dime-store romance novel, my one vice. I didn't smoke, I rarely drank, I've never done drugs, but I was completely addicted to those stupid books on whose covers an overripe woman lounged in the arms of a drifter. I was so embarassed that I wrapped the, in brown parcel paper, like I used to do with textbooks in elementary school. I would read them on public buses and on the benches outside UCLA, pretending they were anthropological treaties or Pulitzer Prize-winning fiction. (ammettiamolo, tutti noi amiamo dei libri che non ammetteremmo mai di amare)

She didn't say anything, but she didnt't get out of the truck right away, either. Instead they slipped into that comfortable zone where there didn't have to be words. They caught each other's eyes. I love you, Will thought.
I know, Cassie answered. But while he was still savoring that smallest triumph, she slid from the truck and walked right out of his life. (qui ero proprio arrabbiata!, ma davvero eh).

Alla prossima!

domenica 15 novembre 2015

Plymouth. Week #10.

Salve lettori!
Come state? Io sono qui a raccontarvi la mia settimana numero 10 in terra inglese. Poche novità questa settimana perché qui è ormai arrivato l'inverno, freddo e pioggia la fanno da padroni e le attività possibili si sono davvero ridotte. 

Una cosa importante da dire però c'è! Martedì 10 novembre il blog ha compiuto un anno. Un anno di post, commenti, conoscenze e confronti. Un anno che grazie a tutti voi che mi seguite è stato bellissimo e intenso.
Come avevo anticipato sulla pagina Facebook, avrei raccolto i vostri commenti in un post. Ho ricevuto molti "mi piace" (che ho voluto interpretare come un augurio) e tre commenti (lo so siete timidi!). 

La mia amica Martina di Un buon libro e una tazza di thè (a proposito!, sul suo canale è in corso un bel giveaway) mi ha fatto una domanda: "Quale è stata la cosa che ti ha maggiormente ispirata ad aprire il tuo blog un anno fa?".
Beh, ho aperto il blog in un giorno nerissimo dal punto di vista universitario. Volevo avere la mia "valvola di sfogo", qualcosa che mi dimostrasse che posso fare quel che voglio. E poi volevo mettere ordine tra i miei pensieri e le mie opinioni.

Giuseppe Russo, amico e autore di I caduti di pietra (vi ricordo che il 22 novembre si terrà l'incontro a Roma), mi ha scritto: "Augurissimi...sono davvero felice di averti incontrato nel mio percorso culturale...Avanti così sempre!". 

Serena invece mi ha scritto tantissimi commenti di auguri e complimenti, tra i quali questo: "Io lovvo lovvo il tuo blog...ti seguo ovunque tipo stalker". 
Dopo aver scoperto di avere una "stalker" così gentile e con la quale è bellissimo parlare di libri, mi sono sciolta. Che dire? Grazie!

Tornando a Plymouth, questa settimana solo pioggia e niente gita. Ho quasi ultimato la lettura di Picture perfect di Jodi Picoult (se mi riesce lo finisco stasera). Alla fine non si è rivelato così male e spero di parlarvene presto. 
Oggi mi sono autoregalata Wreck this journal (everywhere). Avete presente no? Quel libro che si deve completare, colorare, scarabocchiare e via dicendo? Ecco. Quello. L'ho preso in versione 'everywhere' e non normale perché è molto più piccolo, costa meno (dato non irrilevante visto che non so nemmeno se lo completerò tutto) e meno pesante (visto che non ho idea di come farò a far stare tutto in valigia).

Per questa settimana è tutto. Io vi ringrazio per il sotegno, i commenti e le interazioni. Vi ricordo che quello di domenica prossima sarà l'ultimo appuntamento con la weekly da Plymouth perché il 27 novembre torno a casa e quindi il post sulla settimana numero 12 lo scriverò dall'Italia.
Alla prossima!!!

giovedì 12 novembre 2015

I caduti di pietra - BlogTour. Appuntamento a Roma per il gran finale.

Salve lettori!
Come ben ricordate, questo blog si era occupato della tappa n°1 del blogtour dedicato al libro di Giuseppe Russo intitolato I caduti di pietra. Il nostro viaggio alla scoperta del libro si è  concluso da alcune settimane, ma, causa maltempo, l'incontro finale a Roma deve ancora tenersi e si terrà il 22 novembre 2015 presso il caffè letterario Mangiaparole.

Cliccando qui potete rivedere la tappa e tutto il calendario del blogtour, leggere la sinossi del libro e rileggere le regole del blogtour. E, se non lo avete già fatto, recuperare tutte le altre tappe!

Invito tutte le persone di Roma e dintorni a raggiungere il caffè letterario Mangiaparole e sostenere Giuseppe Russo nel suo progetto partecipando alla presentazione del suo libro. Oltre ad essere uno scrittore molto talentuoso, Giuseppe è una persona straordinaria e di grande cultura e saprà sicuramente appassionarvi alla sua materia di studio e ricerca.

Per qualsiasi informazione aggiuntiva, vi rimando al post precendente, al sito dell'autore o alla sua pagina Facebook. Oppure potete commentare qui sotto per esprimere le vostre perplessità o curiosità. 

domenica 8 novembre 2015

Plymouth. Week #9.

Salve lettori!
Eccomi qui a raccontarvi una nuova settimana a Plymouth. Questa weekly sta diventando il mio metronomo per scandire il tempo che passa e per contare quanto manca al ritorno a casa. E questo grazie a voi che mi dimostrate settimana dopo settimana di gradire i miei brevi resoconti. Questa settimana le cose da dire non sono moltissime, ma vi regalerò alcune chicche sulle mie esperienze...

Qui ha piovuto quasi tutta la settimana. Ebbene sì!, il tempo inglese alla fine è arrivato. La pioggia ha portato via ogni possibilità di vedere ancora tramonti eccezionali come quello che vedete qui in foto, ma spero di avere occasioni simili prima di tornare a casa...
Questa è stata la settimana della Bonfire Night (5 novembre), ovvero la settimana in cui c'era una scusa buona per uscire. Nella ormai stranota, anche per voi, location del faro sono stati sparati i fuochi d'artificio e c'era una specie di luna park con bancarelle e giostre (niente zucchero filato però, solo quello confezionato!, ma io volevo lo zucchero filato vero). I fuochi in sé non erano nulla di eccezionale, ma è stata una buona occasione per stare in compagnia ed assaporare un po' di atmosfera british.

E per non farmi macare nessuna esperienza, con sommo gaudio e rivolgendo un pensiero alle zie Jane ed Emily (Austen e Bronte, ndr), ho sperimentato il cream tea. Sono stata in una carinissima tea house chiamata RumpusCosy. Ci hanno portato due scones con marmellata di fragole e crema e il tè  (per me mela e cannella, delizioso!). Sembrava di essere tornati indietro nel tempo. Guardando fuori dalle vetrate si poteva osservare il via vai di gente e macchine mentre si assaporava con corpo e mente qualcosa di assolutamente vecchio stile e unico. Un'esperienza immancabile per chi viaggia in questi luoghi.

In quanto a letture, è uscita a metà settimana la recensione di The haunted hotel di Wilkie Collins, che trovate qui. Ho poi ripreso a leggere Picture perfect di Jodi Picoult. Ho deciso di darle una seconda possibilità visto che tutti ne parlano così bene, ma sinceramente non so se ho fatto bene. Sono a metà, quindi presto conto di potervene parlare con maggiore cognizione di causa.

Per questa settimana è tutto. Vi ricordo che da un paio di settimane potete trovarmi su Instagram come garden_library se volete seguirmi. 
Alla prossima!

mercoledì 4 novembre 2015

The haunted hotel, Wilkie Collins.

Titolo: The haunted hotel.
Autore: Wilkie Collins.
Casa Editrice: Penguin Vintage.
Pagine: 261.
Questa edizione include anche il racconto breve The Dream Woman.

Trama: Un eminente dottore riceve la visita di una donna disperata con una sola domanda da porgli: 'sono il Male, o pazza?'.
Quando un servitore italiano smette di mandare lettere alla moglie a Londra, lei si convince che sia stato assassinato.
Nella buia stanza di un palazzo sul Canal Grande, un lord inglese si ammala e muore. 
Come sono connessi questi piccoli misteri? Trascorri la notte nella stanza 14 del più elengante hotel di Venezia, e scopri la verità - se ci riesci...


Come mi capita ormai troppo di frequente, ho comprato questo libro perché mi ero lasciata conquistare dalla copertina. Non avevo ben chiaro cosa sarei andata a leggere, ma sapevo sarebbe stata una lettura ideale per la settimana di Halloween.
Non conoscevo Wilkie Collins. Mea culpa. Non so come sia possibile (ora che lo conosco) non conoscere l'amico e collaboratore numero uno di Dickens, scrittore di gialli che ti tengono incollato alle pagine e non ti lasciano scampo...
Questa è stata davvero una grande mancanza da parte mia, ma finalmente ho colmato questa grave lacuna...

La scrittura è fluida e accattivante. Le pagine scorrono veloci e la storia tiene il Lettore incollato alla storia. Collins tesse una tela di fatti, personaggi e misteri che catturano anche il più scettico dei Lettori. 
Io stessa non sono esattamente una fan del genere giallo, ma stavolta sono stata catturata all'amo. 

La storia è intrigante. Una Contessa, un Barone, un Lord e la sua famiglia. Una promessa sposa, una moglie e un marito. Un servitore, sua moglie e una lettera contenente denaro. Un assassinio, un complotto o un patto segreto?
Tante vite si incontrano, si scontrano e si ri-incontrano nella stanza 14 di un lussuoso albergo veneziano. 
Ho trovato geniale l'idea di sciogliere la matassa attraverso gli atti di un componimento della stessa Contessa. Vaneggiamenti di una mente malata, fantasia o realtà? Ogni Lettore può tirare le proprie conclusioni....

Il racconto incluso nel volume è una storia di sogno e fantasmi. Leggendolo mi ha ricordato nello stile  (non nei contenuti!) alcuni racconti di Cechov...Intimo, familiare e semplice. Una mezzoretta piacevole e interessante. Il finale lascia un po' di amaro in bocca, ma risulta comunque in linea con la storia. 

Altro non posso aggiungere perché questi libri non vanno svelati, ma scoperti. Se li avete letti aspetto un vostro commento. Altrimenti vi consiglio di leggere Wilkie Collins perché la sua scrittura  ha qualcosa di incredibile. 
Per gli amanti del mistero, del giallo e delle ambientazioni vagamente gotiche, questo libro è perfetto.
Caldamente consigliato!

domenica 1 novembre 2015

Plymouth. Week #8.

Salve lettori!
È domenica e quindi è tempo di weekly sulla mia vita qui a Plymouth. Il tempo corre quanto Bolt. Scrivo un post ed è subito tempo di scriverne un altro...

Le giornate di lavoro passano veloci tra un'attività, un incontro e una scoperta. Ogni giorno è diverso. Conosco persone nuove, faccio esperienze diverse e porto a termine compiti differenti.
Credo di essere stata molto fortunata.

Questa settimana niente gita con la scuola. Il fine settimana è stato comunque baciato da uno splendido sole e ho passato la maggior parte del tempo al faro del quale vi ho parlato già molte volte (ma che vedete in foto). Una temperatura e un tempo assolutamente inusuali per questo periodo dell'anno mi hanno permesso di godermi il sole e l'aria aperta con i miei amici. Gli inglesi vanno ancora in giro con i vesiti estivi e i sandali, ma questo è un altro discorso più adatto ad un blog di moda che non a questo blog. Lascio ad altri il compito di commentare questo fattaccio...!

Come ben sapete, ieri si è celebrato Halloween. Tutti a dirmi "Che fortuna ad essere in Inghilterra per Halloween!" oppure "Chissà che bello che sarà!".
E invece...invece nulla!
Io mi ero organizzata....Sto leggendo The haunted hotel di Wilkie Collins, ho guardato The nightmare before Christmas di Tim Burton e mi ero comprata una maschera e dei guanti. Tutto per entrare in sintonia con questa festa che non ci appartiene. E invece è stata una delusione. È tutto un mito, una leggenda metropolitana. Non tutti gli inglesi festeggiano Halloween, non tutti si travestono e non tutti escono. I bambini che facevano "dolcetto o scherzetto" c'erano ed erano molto carini, ma in centro città per le strade non c'era nessuno. Tutti a far la fila davanti ai locali (pieni come uova alla faccia delle leggi sulla sicurezza), mascherati sì, ma non da paura. Sembrava un carnevale anticipato iniziato nel momento sbagliato. Non so, mi aspettavo qualcosa di diverso, più pauroso e meno commericiale, più tradizionale e meno mondano. Insomma, un altro frammento del "mito inglese" che si sgretola...
Come detto, sto leggendo il libro di Collins ed è bellissimo. Conto di finirlo presto. Vi ricordo che sul blog trovate la recensione di Gorsky di Vesna Goldsworthy. Se non l'avete letta correte a farlo!

Questa è stata la mia settimana in breve. Aspetto i vostri commenti e le vostre opinioni. Alla prossima!