martedì 31 marzo 2015

Snapshots #2.

Salve lettori!
Eccomi qui con un nuovo appuntamento con Snapshots (la rubrica mensile che vuole seguire l'esempio de La lista del venerdì proposta da molti blogger).
Vi ho già spiegato il mese scorso in cosa consiste questa rubrica, quindi non mi ripeto ma comincio subito.

MARZO 2015.

Un libro.

L'amore ai tempi del colera, Gabriel Garcia Marquez.

Non voglio dilungarmi molto, perché ho già parlato ampiamente di questo libro qui. E' un libro molto famoso. Tutti lo ricordano per la bellissima storia d'amore (che io non ho trovato!).
Questo romanzo rappresenta comunque una scoperta e una rivalutazione dell'autore Gabriel Garcia Marquez che non mi aveva molto convinta né con Cent'anni di solitudine né con Racconto di un naufrago.



Una copertina.

La copertina del mese è quella di Reykjavik Café di Sólveig Jónsdóttir. Appena l'ho vista ho esclamato: "Voglio quel libro!". Anche se non so nemmeno di cosa parla, ma la copertina mi piace davvero tanto.






Una canzone.

La canzone di questo mese è:


Tatuami di Claudia Megré. Figlia di un talent, questa ragazza ha una voce graffiante, diversa. L'ho scoperta grazie ad uno spot pubblicitario, ma tant'è!, alla fine l'ho cercata su YouTube e mi è piaciuta.

Un film.

Questo mese ho guardato davvero pochissimi film. Serie tv ne ho viste molte, ma film no. Non sono andata nemmeno una volta al cinema a marzo. Ma avrei tanto voluto vedere Maraviglioso Boccaccio, diretto dai fratelli Taviani.


Anche per questo mese di marzo le mie istantanee sono finite. Aspetto di conoscere le vostre! A presto.

lunedì 30 marzo 2015

Liebster Award.

Lettori!, oggi vi propongo un post molto diverso dal solito. Sono stata nominata Liebster Award 2015 e, proprio di questo, tratterà questo post!


Liebster Award... cos'è? E' un premo che viene conferito da un blogger ad altri blogger, con lo scopo di farli conoscere nella rete e per far sì che a loro volta promuovano altri blog che li hanno colpiti. 

Ecco le regole per partecipare:
· Ringraziare il blog che ti ha nominato. 
· Rispondere alle 10 domande. 
· Nominare altri 10 blog. 
· Porre 10 domande. 
· Comunicare la nomina ai 10 blog scelti. 

Io ringrazio Laura di Write for Passion per avermi nominata in questo simpatico "giochino".

Le 10 domande che Laura mi ha fatto:

  1. Qual è stato il libro che ti ha fatto appassionare alla lettura?
    Che domanda difficile! Non ricordo quale libro mi abbia fatto esclamare: "Voglio essere una lettrice!". Ma, sicuramente, uno dei primi libri che ho adorato durante l'infanzia è Pattini d'argento di Mary Mapes Dodge.
  2. Hai mai scritto libri, racconti o poesie?
    Non ho mai scritto nulla del genere. Amo leggere, ma non mi sento adatta a scrivere e, ammetto, di non averne mai avuto il desiderio o l'aspirazione.
  3. Hai un solo blog?
    Assolutamente sì! 
  4. Che cosa proporresti come iniziativa per gli scrittori emergenti?
    Qui sul blog c'è ampio spazio per gli autori emergenti (e non). Ho già proposto due cicli di interviste e sono sempre disponibile per anteprime e/o presentazioni. E' giusto valorizzare i nuovi scrittori. E poi è sempre bello scoprire titoli e mondi diversi.
  5. Che genere di libri preferisci leggere?
    Leggo un po' di tutto: romanzi, saggi, racconti. Non amo la fantascienza e i fantasy troppo "spinti" (quelli con creature assurde o troppo complicati). Amo molto i classici, soprattutto quelli russi.
  6. C'è qualcuno che devi ringraziare per la tua passione per i libri?
    Ho sempre letto fin da bambina, quindi dovrei ringraziare i miei genitori. Ma se penso alla mia passione per come è ora, credo di dover "ringraziare" tutti quei professori universitari che a lezione sbagliavano (e sbagliano tuttora) congiuntivi, coniugazioni e tempi verbali, perché mi hanno aperto gli occhi e mi hanno ricordato che, per non essere come loro, mi sarebbe bastato aprire un libro!
  7. Perché hai deciso di aprire un blog?
    Ho aperto il blog per due motivi: primo, perché volevo uno spazio tutto mio dove gestire meglio le mie idee e le mie recensioni (la pagina Facebook non mi bastava più), e, secondo, perché volevo sperimentare qualcosa di nuovo, approcciarmi in modo più diretto con chi ama leggere.
  8. Che libro stai leggendo in questo momento?
    In questi giorni sto leggendo Gala Cox di Raffaella Fenoglio.
  9. Quali altre passioni hai? 
    Suono il clarinetto dai tempi delle elementari. Poi amo cucinare, mi piacciono la natura, i bei film e le serate in compagnia.
  10. Leggi anche libri di testimonianze, biografie o "manuali"?
    Biografie pure no, ma qualche romanzo intriso di storia vera e personaggi realmente esisti sì. Per quanto riguarda i manuali, beh, non sono proprio il mio genere.
E adesso, è ora di nominare dieci blogger a cui passare la palla e che, spero, risponderanno a queste domande:
  1. Qual è il tuo libro preferito?
  2. Hai un sistema di catalogazione dei libri letti?
  3. Cosa pensi dei social network come Goodreads o aNobii?
  4. Compri mai libri online?
  5. Ti piacciono i libri usati?
  6. Con chi condivi la tua passione per i libri nella vita non virtuale?
  7. Perché hai deciso di aprire un blog a tema letterario?
  8. Meglio libro cartaceo o e-book?
  9. La libreria per me è...
  10. Partecipi mai a gruppi di lettura?
Se decidete di partecipare, lasciatemi nei commenti il link ai vostri post così vengo a vedere!

venerdì 27 marzo 2015

Cime tempestose, Emily Brontë.

Titolo: Cime tempestose.
Autore: Emily Brontë.
Casa editrice: Edizioni Crescere.
Pagine: 349.
[Lo so che l'immagine della copertina con il prezzo è orribile, ma non ne ho trovate altre che corrispondessero all'edizione che ho io. Perdonatemi!]

Trama: Questo classico della letteratura inglese, pubblicato per la prima volta nel 1847, racconta la storia di un amore distruttivo, quello di Heathcliff per la sorellastra Catherine, che si svolge su un’alta e ventosa collina dello Yorkshire, in una tenuta chiamata appunto “Cime tempestose”. A narrare la vicenda è il signor Lockwood, che quarant'anni più tardi si ritrova a passare la notte nella tenuta e che, incuriosito dalla presenza di strani personaggi, chiede spiegazioni all'anziana governante Nelly Dean. Il racconto della donna comincia dal giorno in cui il signor Earnshaw, proprietario di “Cime tempestose”, porta a casa da una sua visita a Liverpool un orfano dalla pelle scura: Heathcliff . Il ragazzo si lega profondamente a Catherine, figlia del signor Earnshaw, ma le differenze sociali finiscono con il separarli, anche se la loro amicizia si è ormai trasformata in amore. Catherine sposa il ricco e gentile Edgar Linton, pur amando disperatamente Heathcliff , e quando questi viene a conoscenza del matrimonio, furibondo, giura vendetta. La sua passione è così violenta da indurlo alla distruzione degli Earnshaw e dei Linton. Solo poco prima della prematura scomparsa di Catherine i due riusciranno a dichiararsi il loro amore infinito, che va oltre la morte, tanto che gli abitanti del bosco, ancora molti anni dopo, sostengono di vedere due fantasmi camminare nella brughiera mano nella mano.



Cime tempestose, o meglio Wuthering Heights, è un classico della Letteratura inglese, un romanzo che fece molto scalpore all'epoca, ma che ora è considerato uno dei migliori esempi di romanzo vittoriano. Credo di aver scelto di leggerlo proprio perché è un classico della Letteratura. Emily Brontë è sicuramente la sorella Brontë che gode di minor fama e meno riconoscimenti, ma rappresenta comunque un riferimento per chi ama l'epoca vittoriana.
Ho trovato quest'edizione molto carina in un negozietto dell'usato, ma è stata una vera occasione! Solo 4€ per un libro come nuovo, brossura fresata e copertina verniciata. Un libro bello, con una copertina che mi ha attirata subito, che vale la pena avere in libreria.

La storia narrata è quella di due casate (Earnshaw e Linton) che hanno la sfortuna di incontrare sul loro cammino Heathcliff. Sì!, ho detto proprio sfortuna. In definitiva, se il signor Earnshaw non avesse portato a casa l'orfanello dalla pelle scura (Heathcliff appunto) non sarebbe successo nulla: niente morti, niente pazzi, niente vendette, niente matrimoni. Niente di niente. Tutti sarebbero rimasti nel loro verde praticello sulle colline a coltivare fiori e bere tè. Invece tutto si complica!
La prima metà del libro è stata una pena. Ho faticato a leggerla e ho persino pensato di abbandonare la lettura. Poi, dopo la metà, una scrittura più fluida e, a tratti, dinamica, mi hanno convinta a proseguire. Sembrava quasi ci fosse nel libro la mano di due Emily diverse. 

Ammetto di non aver capito a fondo tutti i passaggi della storia. Non avevo nemmeno capito che Catherine fosse incinta. Alla nascita della piccola Cathy sono dovuta tornare indietro di qualche pagina per capire...(che cosa vergognosa! Lo so, dovevo stare più attenta...).
La storia in generale mi ha delusa e anche i personaggi non sono stati da meno. Non so cosa avrebbe pensato il signor Lockwood se fosse realmente esistito e avesse incontrato tutti questi personaggi, ma, per quanto mi riguarda, il racconto della signora Dean mi ha permesso di studiare un tantino più a fondo le passioni e i sentimenti umani.
Catherine è una ragazzotta viziata e stronzetta (scusate il francesismo, ma non mi viene altra parola adatta). Non sono riuscita a sopportarla. Troppi cambi di umore, troppi colpi di testa. Una banderuola insomma!
Edgar Linton è l'uomo buono, ingenuo fino all'eccesso. Innamorato di una donna che non lo ricambia a dovere, padre premuroso, ma anche lui viziato e abituato ad una vita di agi e comodità.
Cathy, la figlia di Catherine e Edgar Linton, è una ragazzina con un destino segnato dalla sete di vendetta di Heathcliff. Però ho apprezzato molto che, alla fine, ci sia per lei un lieto fine con Hareton (nipote di Catherine).
E ora arriviamo a Heathcliff, l'artefice di tutte le sventure del romanzo. Da dove venga non si sa, ma mette subito scompiglio e crea problemi. Non l'ho ben capito. Il suo grande amore per Catherine non si rispecchia nei fatti volti a conquistare la donna amata, ma nella vendetta. Io credo che Heathcliff sia un personaggio cattivo e pieno di paranoie che non è riuscito a vivere una vita normale perché troppo preso a combattere il mondo che lo circonda, convinto di essere sempre vittima di qualcosa o qualcuno e di meritare vendetta.

Non posso dire, questa volta, né che il romanzo mi è piaciuto né che il romanzo non mi è piaciuto. Mi sono piaciuti lo stile della seconda parte del libro, il lieto fine di Cathy e Hareton e anche la pettegola signora Dean. Ma non mi sono piaciuti Catherine, Heathcliff e il continuo bisogno di vendetta.
Sono contenta di aver letto il libro perché era un titolo che mi mancava nella mia collezione di classici, ma non credo lo consiglierei...Anche il finale, con tanto di fantasmi che sembrano aggirarsi per i boschi, non mi ha convinta...
Resto con un po' di amaro in bocca, ma d'altronde, non tutti i classici possono piacere!

mercoledì 25 marzo 2015

IntervistAutore #16 : Gino Morabito.

Salve lettori!
Nuovo appuntamento con le interviste all'autore. Oggi conosciamo insieme Gino Morabito e il suo romanzo Smorfia. Leggete cosa mi ha raccontato.


Nome, Cognome, Età.
Gino Morabito, 39

Professione.
Impiegato contabile.

Aspirazioni professionali.
Sto imparando che la vita ti fa delle “smorfie” strane lungo il percorso che hai già intrapreso…
Diciamo, quindi, che l’aspirazione professionale a cui tendo è quella di riuscire a comunicare il mio “essere” ad altri diversi da me, nel modo più efficace.

Raccontaci qualcosa di te.
Gino Morabito è nato a Catania, classe 1976. Vive e lavora a Belpasso, dove si occupa di contabilità. Da sempre appassionato della comunicazione e della lingua italiana in tutte le sue espressioni, collabora con il magazine Sociart Network. Esordisce nella narrativa con il racconto intitolato Tre probabili inizi (Inkwell Edizioni, agosto 2014). Sempre per la Inkwell Edizioni pubblica (nel dicembre 2014) il suo primo romanzo dal titolo Smorfia.

Di cosa tratta il tuo primo romanzo, Smorfia?
Smorfia è l’uomo con in testa il suo aeroplano. E ti fa volare. È l’uomo dall'entusiasmante voglia di vivere e dall'ostinata forza d’animo. Colui che, costantemente in bilico tra preoccuparsi e occuparsi, scegli sempre di agire. Ad ogni costo! È l’uomo in grado di trasformare ogni sogno in progetto e di progettare sogni. Ma soprattutto, Smorfia, è un autentico testimone della speranza, quella smisurata capacità di speranza che trasmette a chiunque entri in contatto con lui.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché? E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Più che il preferito, il primo libro che mi viene in mente è Il nome della rosa di Umberto Eco, con il verso latino “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” (che ha dato origine al titolo). Per quanto riguarda l’autore, invece, colui che è maggiormente nelle me corde è senz'altro Alessandro Baricco. La sua scrittura è una commistione affascinante di tecnica, potere seduttivo della parola e profondità narrativa.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
La passione per la scrittura è un talento che ho ricevuto all'atto della nascita, assieme all'esigenza di comunicare. Si tratta, però, di un dono, che ho consapevolizzato di voler accettare solo qualche anno fa. Adesso, sto cercando – attraverso lo studio continuo della tecnica e l’uso corretto della parola – di affinare al meglio quel talento, per condividerlo con le persone con cui entro in contatto.

Potendo descrivere il tuo stile con tre aggettivi, quali sceglieresti e perché?
Intimista, semplice ma non facile. Il motivo? Bisogna leggerlo per comprendere.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Scrivo con una certa regolarità da circa quattro anni, e cerco di farlo ogni giorno… come un dovere che mi è stato dato l’onore e la gioia di compiere. Scrivere, rimane comunque un divertimento. Un gioco serio, con delle regole precise da rispettare: impegno, costanza, dedizione.

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
Ho già pubblicato tre lavori: il libro dal titolo Giochi di squadra, che fa parte della collana “Giochiamo!” (Edizioni Fiordaliso, dicembre 2012); il racconto Tre probabili inizi, contenuto nella raccolta “Indizi di carattere” (agosto 2014), e il romanzo Smorfia (dicembre 2014), ambedue editi da Inkwell Edizioni, una casa editrice di Catania che sta credendo in me e nel mio stile di scrittura.

Quanto ha inciso sulla buona riuscita del tuo romanzo avere una casa editrice che ti sosteneva e appoggiava? Credi sarebbe stato possibile ottenere lo stesso risultato con il self-publishing?
La stesura di un romanzo, per molti aspetti, potrebbe essere assimilata a una gravidanza. Già in quei mesi a ridosso del “parto” cominci a preparare al meglio il “luogo” che dovrà accogliere la tua creatura, non ti improvvisi ostetrico ma confidi che la “clinica” con le eccellenze del settore abbia un posto riservato anche per lei. E ti affidi. Chiaramente, poi, il legame con la casa editrice è doppio, perché duplice dev'essere il vincolo di fiducia. I risultati si chiamano libro!

E, come ultima domanda, ti chiedo: meglio cartaceo o e-book?
Pur vivendo nell'era 2.0 e riconoscendo tutte le potenzialità in divenire del formato elettronico, rimango ancorato al concetto “romantico” della carta stampata, con quell'odore inconfondibile di pagine che si sfogliano al passaggio dei polpastrelli, e prendono vita nella realtà.

Io ringrazio Gino per la disponibilità. Vi lascio il link alla sua pagina Facebook se siete interessati a scoprire qualcosa di più. 
Alla prossima!

martedì 24 marzo 2015

Presentazione #3: Giuseppe Russo.

Salve lettori!
Eccomi qui anche oggi a presentarvi un autore italiano e il suo libro. Oggi conosciamo insieme Giuseppe Russo e il suo saggio I caduti di pietra (in catalogo da pochissimi giorni). 

Il libro.

I caduti di pietra (Campania 1940-1943; Storia di una regione in cui cadde anche la cultura), Photocity edizioni.

Il 10 giugno del 1940 l'Italia fascista entrava in guerra, persuasa da un'illusione storica e da calcoli politico-militari totalmente errati. A Napoli, diventata uno strategico trampolino di lancio verso il Mediterraneo, la guerra portò enormi disastri, inghiottendo non solo più di ventimila civili innocenti, ma danneggiando e devastando per sempre una grande fetta del patrimonio storico, artistico e culturale della città. La stessa sorte, seppur in misura minore rispetto alle tragedie della problematica città partenopea, toccò ad altre zone della regione. Numerosi centri furono prima bombardati dagli angloamericani, poi colpiti dai nazisti in ritirata, e successivamente usati e violentati dall'occupazione degli Alleati. Questi ultimi, inizialmente definiti "liberatori", alla fine agirono ugualmente come un esercito d'occupazione feroce e non meno odioso del nemico in ritirata. Gli anni della guerra, in Campania, furono tre volte più devastanti che nel resto d'Italia. Non caddero solo militari e civili. Caddero anche le pietre angolari della nostra cultura.

«...Un palazzo del 1600, con una storia di circa 350 anni, era stato quindi riorganizzato con sale destinate a ‘wine bar’, come nel Salone degli Ambasciatori, in un perverso percorso di trasformazioni e violenze alla storia, all'arte e alla stessa cultura partenopea. Nel corso dei lavori di trasformazione, i tecnici militari bucarono, ad esempio, le volte di vari ambienti per attrezzarli ed installare tubature a soffitto, deturpando i ‘Passetti della Regina’ dipinti da Domenico Antonio Vaccaro, e sfregiando anche i pavimenti di antica maiolica per creare le canalizzazioni di terra dei servizi, come segnalato in una relazione dello stesso Bruno Molajoli. Ma uno dei peggiori danni fu fatto nella Sala di Maria Cristina, dove il soffitto fu addirittura imbiancato (scialbatura), facendo sparire l'affresco della ‘Aurora’ del De Mura, un'opera della seconda metà del 1700 realizzata per Ferdinando IV di Borbone, nella stanza che sarebbe stata riconvertita in sala di vestizione del Re..»

L'autore.

Giuseppe Russo, classe '72, amante della storia e delle tradizioni locali italiane ed europee, tecnico informatico, web master, scrittore di testi tecnici e dottore in scienze del turismo per i beni culturali cum laude, si dedica da anni alla ricerca storica sulle deturpazioni culturali subite durante i periodi bellici del '900. Proprio a seguito di questa passione, termina il percorso universitario con una tesi che oggi rappresenta la base fondante del suo progetto personale: il recupero dei beni culturali e delle tradizioni locali perse o deturpate durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Impegnato da tempo nel sociale, ha in corso progetti legati alla tutela dell'infanzia che stanno per concretizzarsi in una collana di favole che permetteranno, attraverso la completa donazione dei proventi, la messa in sicurezza di istituti scolastici e strutture di accoglienza per bambini. La sua filosofia è semplice: ricordare il passato per costruire un futuro migliore. Su questo motto continua giornalmente ad impegnarsi per contribuire culturalmente, e anche come volontario di diverse associazioni nazionali, alla rinascita del territorio e dei beni culturali italiani.


Anche questa volta, ho approfittato dell'occasione per porgere qualche domanda all'autore. Leggete cosa mi ha risposto.

Hai pubblicato il tuo saggio con Photocity edizioni (ex Boopen). Hai optato per il self-publishing fin da subito oppure sei stato costretto a scegliere questa strada non avendo trovato case editrici "fisiche" disposte a metterlo in catalogo?
Prima di tutto mi preme salutare tutti i gentili amici che leggono questo stupendo blog, e soprattutto ringraziare la gentilissima Antonella che lo ha ideato e ne rappresenta, quindi, l’anima pulsante. In relazione alla mia decisione di pubblicare questo saggio battezzato I caduti di pietra, testo disponibile da oggi (ieri per chi legge) sul catalogo dell’editore Photocity Edizioni (Ex Boopen), devo sicuramente dire che la scelta del self-publishing risponde ad una volontà personale precisa e studiata. Tra le mie competenze c’è il web e l’informatica, e di natura sono sempre aperto a nuove soluzioni che fanno incontrare le persone in modo diretto e “meno mediato” da passaggi economici. Questi passaggi di mano, ma dovrei dire di “profitto”, vincolano quasi sempre la libertà di espressione e modificano in modo profondo il messaggio finale. Avendo deciso di autopubblicarmi, quindi, ho dichiarato a tutti i potenziali lettori che non ho bavaglio, e che la mia ricerca storica è oggettiva e non ammorbidita o deviata da un editore che potrebbe modificare il mio messaggio per motivi economici. Penso che ciò sia una garanzia per i lettori, anche se ammetto che alcuni si spaventano nel sentire "self-publishing" perché si associa questo meccanismo ad un concetto di “minor qualità del libro”. Il mio testo è stato letto in anteprima da un discreto numero di lettori (Tester), i quali ne hanno apprezzato la semplicità e la chiarezza. Spero che questo possa garantire i lettori più esigenti, pur dichiarando apertamente che sono uno scrittore esordiente e quindi ancora “immaturo tecnicamente”. Ma chi ben inizia, “magari” è già a metà dell’opera, no?

Nel tuo saggio hai deciso di parlare del patrimonio artistico, culturale e storico di Napoli e della Campania, distrutto durante la guerra. Credi sia un tema di interesse e sentito nella società attuale?
Si ho deciso di parlare di un aspetto poco conosciuto della Seconda Guerra Mondiale. Fiumi di inchiostro sono stati usati per scrivere migliaia di libri sul secondo grande conflitto mondiale, e oramai i lettori sono stanchi di leggere di questioni politiche e belliche. Forse per questo anche gli studenti si allontanano sempre più dai libri di storia. Gli scrittori, spesso professori universitari preparatissimi, continuano a concentrarsi sullo stesso argomento, e ancor più spesso usano un linguaggio tecnico, poco semplice, vicino all'elitarismo culturale. Io non sono nessuno, sono un laureato in materie economiche ed umanistiche appassionato di storia, ma sicuramente non la insegno, e per questo motivo so usare solo un linguaggio semplice, da lettore e non da “professore” direi, e soprattutto ho deciso di raccontare una storia normale fatta di piazze, palazzi, monumenti, stadi, chiese, madonne e affreschi distrutti e violentati durante la guerra in Campania. Cosa vuol dire? Vuol dire che ho esaminato i danni terribili che la guerra ha provocato anche alle nostre anime, alla nostra cultura, a ciò che ci rende italiani. Nella nostra grande diversità regionale, siamo tutti accomunati da una base morale e culturale che ci rende unici nel mondo. Una base che è l’essenza stessa delle donne e degli uomini di questo Paese. Senza di essa non esisteremmo, e guarda caso è rappresentata dai nostri paesaggi, dai monumenti, dai nostri libri, dalle nostre piazze, dalla nostra arte in tutte le sue forme. Durante gli anni della guerra, soprattutto in Campania, non caddero solo militari e civili, ma caddero anche pezzi importanti della nostra cultura. Per questo motivo ho definito i nostri monumenti come “caduti di pietra”, equiparandoli poeticamente ad esseri umani colpiti, feriti o uccisi durante i fatti bellici. Forse, per far capire il sentimento che ha ispirato il titolo e questa ricerca storica, è il caso di leggere questo piccolo passo:

«... I palazzi da preservare, le statue e altri monumenti, venivano avvolti da ‘barbacani’, ‘incastellature’,o più semplicemente da alte mura composte da sacchetti di sabbia, come trincee al fronte, a dar il senso di soldati accovacciati per restare al sicuro dagli spari nemici...»
Ritengo che questo passo del libro renda un’immagine poetica delle nostre città, e sono certo che i lettori ne comprenderanno il senso. E quindi si, sono certo che il tema sia particolarmente interessante.

Quale risposta speri di ricevere dal pubblico?
Ovviamente spero in una risposta positiva, ma sono consapevole che l’argomento storico, per i motivi già elencati prima, oramai spaventa tanti lettori. Sono quindi consapevole che dovrò lavorare con passione per far comprendere a tutti che questo non è l’ennesimo libro di storia sulla seconda grande guerra, ma sviscera con semplicità un aspetto molto più vicino alla gente normale. La vita di tutti gli italiani, per quanto non vogliano più rendersene conto, è scandita dai nostri beni culturali. Ogni città racchiude dei tesori a cui siamo assuefatti, ma che ci rappresentano totalmente. Sapere cosa abbiamo perso, o cosa è stato “violentato” durante il passaggio degli eserciti che combatterono lungo la penisola, è argomento che ha suscitato un interesse molto acceso in ogni seminario o anteprima che ho tenuto. Sono fiducioso. Credo che i lettori italiani vogliano davvero scoprire il proprio territorio, anche ricordando cosa accadde ad un piazza, ad una statua, ad una madonna, o ad un palazzo reale durante il peggiore periodo bellico della nostra storia.


Se volete saperne qualcosa di più: Facebook, Twitter, sito internet.

Io mi sento di ringraziare Giuseppe sia per le sue belle parole sul blog sia per la sua disponibilità a raccontare del suo saggio e a raccontarsi. Penso abbia fatto un lavoro incredibile e gli auguro davvero tantissima fortuna e tante soddisfazioni!
Alla prossima!

mercoledì 18 marzo 2015

Tempesta, Lilli Gruber.

Titolo: Tempesta.
Autore: Lilli Gruber.
Casa Editrice: Rizzoli.
Pagine: 385.

Trama: “Mi chiamo Hella, Hella Rizzolli, e la mia voce viene dal passato.” Quel passato è il 1941, in un’Europa in cui il nazismo dilaga vittorioso assoggettando un Paese dopo l’altro. Hella crede ancora nel Führer, ma lui le sta strappando ciò che ha di più prezioso: Wastl, il suo fidanzato, che parte per il fronte dopo un’ultima settimana d’amore a Berlino. Sul treno che riporta Hella a casa c’è anche un giovane falsario, Karl, che in fuga da una Germania ormai troppo pericolosa per i nemici del regime ha deciso di rifugiarsi in Sudtirolo. Ma nemmeno quella terra chiusa tra le montagne è al sicuro dalle tempeste della storia: nei quattro anni successivi, che devasteranno il mondo, l’orrore del nazismo e la realtà della guerra arrivano anche qui, culminando nell'occupazione da parte dei tedeschi nel 1943. Hella e la sua famiglia sono costretti ad abbandonare le loro illusioni, e Karl a confrontarsi con il Male. In questo nuovo episodio della storia della sua Heimat e della sua famiglia, cominciata con Eredità, Lilli Gruber riprende le fila della vita di Hella, la sua prozia, per seguirla attraverso gli anni cruciali della Seconda guerra mondiale: dall'apertura del fronte orientale alla lunga campagna italiana degli Alleati. Un viaggio della memoria e dell’immaginazione che combina ricerca, interviste e avvincente fiction, costruendo un libro che ha il respiro della grande Storia e il passo della narrativa d’avventura. Nella parabola di Hella e di Karl si disegna la tragedia di un popolo, quello sudtirolese, e di un intero continente, intrappolati tra due regimi sanguinari e prigionieri di un dilemma: salvarsi la vita, o salvarsi l’anima?




Tempesta è il secondo capitolo della saga che Lilli Gruber ha scritto sulla sua famiglia e sulla sua Heimat. Ho sempre apprezzato il lavoro della Gruber giornalista, ma da quando ho scoperto la Gruber scrittrice con questi romanzi, la apprezzo anche in veste di narratrice.
Il libro non è un romanzo, non è un saggio, non è un racconto, ma è tutte e tre queste cose insieme. E' un romanzo perché narra di persone realmente esiste, dei loro sentimenti e delle loto vite; è un saggio perché la parte storica è curatissima, a tratti didattica, per permettere a tutti di entrare nel profondo di tutti gli intricati avvenimenti che hanno segnato la storia europea e italiana; è un racconto perché alla narrazione dei tempi di guerra, la Gruber alterna capitoli nei quali riporta le interviste fatte a chi la Guerra l'ha vissuta e combattuta.
Tempesta è un libro complesso, importante, storico, ma davvero ben curato.

Lilli Gruber riprende la narrazione da dove si era fermata nel primo capitolo della saga (Eredità). Se nel primo libro l'attenzione era focalizzata sugli avvenimenti dell'intera famiglia, ancora tutta riunita a Pinzon, nel periodo della Prima Guerra Mondiale fino ai primi anni '30, ora, nel secondo capitolo, l'attenzione è concentrata su Hella, la prozia della Gruber, sulla sua vita, i suoi valori, le sue vittorie e le sue sconfitte. Hella è una donna decisa, convinta, votata alla causa ariana, ma costretta dagli eventi a ricredersi e a tornare sui suoi passi. La Storia insegna ad Hella una dura verità che la sconvolge come donna, come figlia e come sorella.

Ammetto che nel primo libro Hella non mi stava molto simpatica. In Tempesta mi è piaciuta di più, anche se il suo credere fermamente nel nazismo ad un certo punto era abbastanza fastidioso davanti a certi avvenimenti storici che avevano fatto vacillare nelle loro convinzioni persino le cariche del partito. Dopo la morte (presunta, perché il corpo non fu mai trovato) di Wastl, Hella cambia. E' una donna distrutta, diversa, vuota, divorata da una perdita che non riesce ad elaborare e che la porta al tragico finale. (Non vi dico come va a finire sennò farei uno spoiler epocale!)

Alle vicende della famiglia Rizzolli-Tiefenthaler (si scriverà così poi?) si mescolano quelle di Karl, giovane falsario berlinese, scappato da Berlino a causa della sua fede comunista. Messosi in salvo in Sudtirolo, Karl viene presto rintracciato e si ritroverà, suo malgrado, a falsificare carte e documenti per il fratellastro Oskar, ufficiale nazista, in un susseguirsi di scambi di identità, fughe, viaggi e colpi di scena.

Il libro è bello, merita, se non altro per La Storia nella storia, ovvero il capitolo finale che la Gruber ci regala e che racconta al lettore gli ultimi atti del secondo conflitto mondiale visti con gli occhi dei sudtirolesi. Io vi consiglio di leggere il libro, ovviamente leggete prima Eredità! Vi lascio un brevissimo estratto dal capitolo finale:

Nella grande partita a scacchi per il destino dell'Europa, questo pezzetto di terra non conta molto. il 13 aprile 1945 i russi hanno preso Vienna. L'Armata Rossa abbevera i suoi cavalli alle antiche fontane nel cuore del Vecchio Continente. I comunisti vincitori fanno più paura dei nazisti sconfitti. E la frontiera alpina del Brennero è una difesa naturale a cui gli americani non possono rinunciare. A dispetto di Woodrow Wilson e del diritto dei popoli all'autodeterminazione, sanno benissimo che l'Italia è strategica. Deve restare sotto l'influenza occidentale. Non è il caso di ridiscutere le sue frontiere. Il Tirolo, diviso dopo la Prima Guerra Mondiale, non verrà riunito dalla Seconda. E pochi anni dopo il sangue ricomincerà a scorrere. Ma questo è un altro capitolo della nostra storia. 

Spero di avervi incuriositi almeno un pochino. Se avete letto anche voi questi libri, fatemi sapere cosa ne pensate. Alla prossima!

martedì 17 marzo 2015

Presentazione #2: Raffaella Fenoglio.

Salve lettori!
Eccomi di nuovo qui a scrivere per presentarvi una scrittrice italiana che ho avuto modo di conoscere proprio attraverso il blog: Raffaella Fenoglio. In questa sede vi racconterò qualcosa dell'autrice e vi introdurrò il suo romanzo Gala Cox.


Il libro.

Ero al centro del mondo, con un uomo che conosceva lingue che io nemmeno sapevo esistessero. Calata in un immenso patrimonio di tecnologie, antiche e moderne.

Gala Cox Gloucestershire ha quindici anni e frequenta il liceo artistico. Ha un carattere indeciso, un'intelligenza fuori dal comune e la passione per le materie tecniche. E non sta affrontando un bel momento. Ha appena perso la sua migliore amica, Nadia, in un terribile incidente dai risvolti misteriosi e suo padre se n'è andato di casa. Ora vive solo con la mamma, Orietta, medium scostante e autoritaria, e alcuni spiriti vaganti tra i quali l'indiano Matunaaga e la monaca benedettina Ildegarda di Bingen. Gala crede di sapere tutto sull'aldilà, fino a quando non inizia a frugare nello studio del papà alla ricerca di una traccia che le permetta di ritrovarlo. Qui, una scoperta casuale le aprirà le porte di un mondo prima sconosciuto e lei dovrà ricredersi e affrontare una lotta che la renderà una ragazza più forte, molto più di quanto abbia mai potuto immaginare.




L'autrice.

Raffaella Fenoglio è nata a Sanremo, vive in Liguria, a Vallebona, con il marito, il figlio, il cane Steel e i due pesci rossi Indie e Pendent. È laureata in Economia Europea, Internazionale e Transfrontaliera. Lavora in mezzo ai numeri. E forse li dà anche….
È autrice del fantasy Gala Cox e Il mistero dei viaggi nel tempo, entrambi pubblicati da Fanucci Editore.
Nel 2007 con alcune amiche ha fondato l’associazione P.E.N.E.L.O.P.E., impegnata sul territorio nell'educazione di genere e nella lotta al femminicidio.
È la blogger di Tre Civette sul Comò, e tiene una rubrica sulla rivista Bluecult.it intitolata Non sono zuccherosa. Il blog Tre Civette sul Comò è membro del AIFB- Associazione Italiana Food Blogger ed è entrato a far parte del portale Wordrecipes Expo 2015.
Ha scritto Pan e Pumata e il pericolo che scoppiasse la terribile bomba, pubblicato da  Zem Edizioni, volume - arrivato alla terza edizione – contenente ricordi e ricette della Liguria di Ponente.

Ho approfittato della disponibilità di Raffaella per porgerle alcune domande. Leggete cosa mi ha raccontato!

Hai scritto un libro di ricordi e ricette liguri, scrivi per una rubrica online, e ora un romanzo per ragazzi. Generi diversi che ti appartengono tutti. Ma ce n'è uno che ti appartiene più degli altri?
Diciamo che la cucina è una passione che coltivo quotidianamente, io e le mie Tre Civette, ovviamente, (mi raccomando citale perché sono molto permalose). Scrivere per ragazzi è un'esperienza nuova ed entusiasmante. Ho ricevuto parecchie mail da giovanissimi lettori che si sono appassionati alla storia di Gala e Dennis, e la cosa mi ha gratificato non poco...

Perché un ragazzo dovrebbe leggere il tuo libro Gala Cox? Cosa lo rende speciale?
Non lo so, a me è piaciuto scriverlo, per me è speciale e unico. Ho cercato di trasmettere questa sensazione nelle pagine del romanzo. Gala Cox non è una ragazzina qualunque, ama le scienze, alleva formiche, ha uno spirito indiano come tata, e questo è solo l'inizio...

La Fanucci Editore è una casa editrice di tutto rispetto. Sei felice di questa collaborazione? E ce ne saranno altre in futuro?
Ho alcuni progetti in corso - di cucina e non - , e spero proprio di continuare a collaborare col team della Fanucci Editore.

La presentazione è finita. Sentirete parlare di nuovo di questo libro in quanto lo leggerò molto presto e vi farò dunque conoscere il mio personale parere. E chissà che non ci sia anche un evento di qualche tipo legato al libro. Nuovi aggiornamenti quanto prima!
Vi ringrazio per essere passati e aver letto anche oggi il blog. Vi saluto con un'altra breve citazione tratta da Gala Cox

"Avete mai visto una persona così? Ve lo dico io. No. Voi siete diversa. La vostra energia...". La guardammo. E avvenne una cosa incredibile. Si polverizzò sotto i nostri occhi.

Alla prossima!

lunedì 16 marzo 2015

IntervistAutore #15: Angela Gagliano.

Salve lettori!
Nuovo appuntamento con le interviste all'autore. Oggi conosciamo insieme Angela Gagliano, vincitrice del premio Cittadella nel 2012 e nel 2014, con all'attivo ben 4 romanzi. E' stata una chiacchierata molto interessante. Leggete cosa mi ha raccontato!

Nome, Cognome, Età.
Angela Gagliano 33 anni.

Professione.
Impiegata nel settore assicurativo.

Aspirazioni professionali.
Inventastorie.
[Mi piace la definizione "inventastorie". Sei la prima persona che intervisto che lo usa. Mi sa tanto di magico.]

Raccontaci qualcosa di te.
Siciliana, sono migrata giovanissima al nord con la mia famiglia. Scrivo da quando ho imparato a farlo. Scoprire l'alfabeto è stato come ricevere la chiave di un mondo segreto. Ho pubblicato il mio primo romanzo nel 2011. Un'esperienza allo sbaraglio, senza guida e senza obiettivi precisi. Il premio Cittadella 2012 mi è servito a dare una svolta più matura a questa passione. Ho cominciato a seguire dei corsi di scrittura e mi sono affidata a un agente letterario (Francesca Costantino), che segue il mio percorso. Sul mio cammino ci sono tre romanzi fantasy pubblicati e un racconto. Vorrei poter essere considerata un'autrice versatile, capace di emozionare con una storia di fantasia, così come portare a riflettere su tematiche essenziali.

Wow! Non sapevo avessi vinto il premio Cittadella. Una bella soddisfazione! La vincita di questo premio è stata un trampolino di lancio o soltanto una svolta a livello personale che ti ha permesso di maturare come scrittrice? E, se posso chiedere, qual è stata la motivazione della giuria che ti ha permesso di vincere?
Vincere il Cittadella (Pantheos. I sigilli. si classificò secondo nella sezione Nuove Chimere nel 2012, mentre Pantheos. L'extra Senso fu eletto primo, nel 2014) è stata una svolta a livello personale. Le mie storie e i miei personaggi hanno appassionato i giurati, la mia scrittura è piaciuta, per quanto acerba. Lo studio e i corsi che ho seguito da quel momento in poi mi hanno aiutata a migliorare. I miei "trofei" sono stati uno stimolo a non fermarmi. Sono ancora ferma sul mio "trampolino", salterò quando sarò pronta.

Se dovessi descrivere il tuo stile con tre aggettivi quali sceglieresti? 
Il mio stile: criptico, istintivo, scenografico.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Ho un libro preferito per ogni periodo trascorso della mia vita. Cominciai a scrivere il mio primo romanzo dopo aver letto I fiumi scendevano a Oriente di Leonard Clark, perciò mi sento di menzionarlo. Tra i miei autori preferiti S. King, T. Brooks, D. Brown, ma ce ne sono molti altri. Leggo tutto, di tutti. Non ho pregiudizi. Mi piace farmi consigliare dagli amici, per poter condividere con loro opinioni.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
Credo di esserci nata. Mamma leggeva molto. Deve trattarsi di genetica. Cominciai il mio primo romanzo una mattina. Immaginai una storia, con dei personaggi, e mi venne voglia di raccontarla, così che tutti potessero conoscerla.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Dal 2007.

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
Pantheos. I sigilli, 2011, Albatros. Il filo.
Primo capitolo di quella che diventò una trilogia. Ambientato nell'epoca moderna, la storia si intreccia attorno a personaggi secolari, angeli disertori del paradiso, che preferirono l'esilio nel sottosuolo terrestre, al dominio dell'arcangelo Mahael l'Onnipotente. Nel primo atto gli arcangeli dichiarano guerra al mondo, inviando sul mondo piaghe apocalittiche. Gli angeli ribelli saranno costretti a intervenire per salvare l'umanità. Nel romanzo si svolgerà la prima battaglia, nel deserto di Atacama.
Pantheos. L'Extra Senso, 2013, Editrice GDS.
Il secondo atto della saga si svolge nel sottosuolo dell'isola spagnola di Lanzarote. I superstiti alla battaglia di Atacama si preparano alla guerra finale. Nell'attesa svilupperanno un potere extra sensoriale che li eleverà alla loro natura primordiale.
Il Profanatore di Mondi, 2014, 0111Edizioni.
Due adolescenti appartenenti a realtà parallele. Un solo destino. Sol, terrestre londinese, si risveglia in un pianeta sconosciuto governato da leggi irrazionali e genera un blackout che avvia i mondi al collasso. Inizia così a vagare alla ricerca della strada per il ritorno sulla Terra. Cinque anni dopo il suo arrivo, quando tutto oramai sembra perduto, il veggente Muron gli restituisce la speranza grazie a una profezia. Sol giunge nella città di Samelia, dove incontra Sam. Insieme affrontano un viaggio oltre i confini dei mondi, poiché dalle loro azioni dipende il destino di tutti. Ostacolati dall'oscurità perenne, dalla magia e da continui pericoli di morte, scopriranno quanto il loro legame sia speciale, ma proibito dalle Leggi della natura. Extramondo ed extraterrestre si troveranno davanti a una scelta: condannare i pianeti o il loro amore. 
Pelle di parole, 2015 selfpublish.
Si tratta di un racconto. In genere lo presento con un estratto: “Il silenzio bussò alla mia porta. Lo feci accomodare, ma misi le cose in chiaro: non c'era cibo, il caffé sapeva di muffa e le sigarette erano mie. Il telefono cellulare giaceva muto sulla pila di libri, intatta da settimane. Leggere mi stancava. Gli acari si moltiplicavano in colonie sui ripiani. Persino il rubinetto della vasca aveva smesso con il suo plic, plic, plic. Avevo staccato il citofono, scampando all’incombenza di dover aprire il portone agli addetti alle consegne. Tutto andava a meraviglia, poi finirono le sigarette.” Tratta temi attuali: anoressia, amore omosessuale, violenze familiare, tutto questo sotto l'occhio di un Dio venerato, ma assente.

In Pelle di parole tratti argomenti molto delicati e attuali. Come ti è venuta l'idea di trattare di questi argomenti? E' stato difficile? 
Pelle di parole è un'amplificazione di esperienze vissute e ascoltate. Sono particolarmente sensibile quando si parla di DCA (Disturbi del comportamento alimentare) o di DAP (Disturbi alimentari psicogeni). Per quanto se ne sia parlato, credo che ci sia ancora molto da dire. Riguardo al conflitto tra omosessualità e Credo, mi sono limitata a riportare reazioni comuni, sulla base di testimonianze, anche se devo ammettere che dar voce alla mia protagonista, in tal senso, è stato piuttosto naturale.

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidata ad una casa editrice o hai fatto da te?
Il mio primo romanzo lo inviai ad Albatros. Conobbi la casa editrice tramite uno spot pubblicitario. Inviai il manoscritto soltanto ad Albatros, mi rispose dopo qualche mese e accettai. GDS arrivò dopo la premiazione di Pantheos. I sigilli al premio Cittadella. Una casa editrice piccola, ma che selezionava e sceglieva i propri autori, senza chiedere contributo per la pubblicazione. 0111Edizioni mi fu consigliata da un'amica. Non ho mai avuto grosse pretese, scrivo perché mi diverto. Amo promuovermi in autonomia, conoscere i miei lettori personalmente, perciò non ho mai prestato attenzione alla “qualità” del servizio editoriale. Mi piace andare nelle piazze, partecipare come ospite a serate culturali, condividere stand con altri autori.

Preferisci quindi una promozione più dinamica e radicata sul territorio. E la risposta del pubblico è buona? Hai trovato molti lettori?
Non disdegno nessun tipo di promozione. Mi piace parlare con la gente, stringere mani, consigliare una storia piuttosto che un'altra in base ai suoi gusti. Trovo il passaparola molto efficace. Ho conquistato lettori in piazza, tra le bancarelle delle feste rionali, inaugurazioni, interviste tv e radio, ho persino introdotto un concerto. Ogni esperienza mi ha dato qualcosa.


Io ringrazio di cuore Angela per essersi prestata all'intervista. Lascio alcuni link per chi fosse interessato a scoprire qualcosa di più: blog di Angela, pagina Facebook (ma potete trovarla anche su Twitter) e questa è la sua mail (angelagagliano.autrice@gmail.com).

venerdì 13 marzo 2015

Segnalibri handmade.

Salve lettori! 
Il post di oggi sarà un pochino particolare. Infatti voglio presentarvi un carinissimo tutorial che ho trovato sul web per costruirsi da sé un segnalibro in pochissimi minuti.
Non appena ho visto questo video ho deciso di provare. E, datemi retta!, se ci sono riuscita io che ad educazione tecnica prendevo sempre un "buono" risicato (come in ginnastica del resto), visto che il mio livello di manualità è scarsissimo, potete riuscirci anche voi!
Ho fatto due segnalibri (uno per la mia mamma e uno per me), ma, ovviamente, non sono venuti belli come quelli del video, anche se fanno la loro figura...

Il tutorial.


Non conosco la ragazza del video, ma la ringrazio ugualmente perché grazie al suo tutorial ho scoperto di non essere totalmente priva di manualità. 

I miei segnalibri.

 

Ed ecco a voi le mie creazioni!...Non sono poi così brutti...
E alla fine il risultato è questo:


Che ve ne pare?! Io sono abbastanza soddisfatta e sicuramente ne farò degli altri. Se deciderete di provare a farne qualcuno anche voi, mandatemi le fotografie delle vostre creazioni sulla pagina Facebook
Alla prossima!

mercoledì 11 marzo 2015

L'amore ai tempi del colera, Gabriel García Màrquez.

Titolo: L'amore ai tempi del colera.
Autore: Gabriel García Màrquez.
Casa editrice: Mondadori.
Pagine: 493.
[Edizione economica tascabile]

Trama: Per più di mezzo secolo Florentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza del Caribe, senza mai vacillare e senza mai perdere la speranza, neppure davanti al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno, incrollabile sentimento che Florentino continua a nutrire contro ogni evidenza fino all'inattesa, quasi incredibile, conclusione. Una storia d'amore e di speranza nella quale García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo impegno di denuncia sociale per raccontare un'affascinante epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico e splendido da cui emerge il gusto intenso per una narrazione corposa e fantastica, un affresco in cui, con affettuosa ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di moda e abitudini, tra la lussureggiante natura e l'ineguagliabile gente dell'assolato Caribe.



Il mio terzo Màrquez. L'unico che ho scelto, visto che degli altri due uno mi era stato regalato (Cent'anni di solitudine) e l'altro era stato un acquisto pazzo al Libraccio (Racconto di un naufrago). Il primo Màrquez che ho letto con piacere e molto velocemente. Chi mi segue su Facebook sa già che questo libro mi ha divorata. Sì!, non sono stata io a divorare il libro, ma lui ad inghiottirmi, a non permettermi di staccarmi dalle pagine, a farmi entrare nella storia a tal punto da avere una voglia pazza di andare avanti. Ma attenzione!, come avrò modo di spiegarvi in seguito, non avevo una voglia matta di proseguire nella lettura per la storia d'amore che tutti tanto decantano, ma per il realismo quasi doloroso con il quale l'autore non solo racconta l'amore, ma anche l'essere umano stesso.

Avevo aspettative molto alte su questo libro, ma per i motivi sbagliati. Non ho trovato questa grande storia d'amore di cui tutti parlavano e che mi aveva spinta ad acquistare il libro. Giuro di averla ricercata, ma non l'ho vista. Quando sento parlare di grandi storie d'amore penso a Romeo e Giulietta, a Elizabeth Bennet e Mr. Darcy, a Dante e Beatrice; amori difficili, travagliati, impossibili, tragici, ma che conservano quel qualcosa di magico che ci fa amare queste coppie più di altre.

In questo romanzo, invece, non so come si possa vedere la grande storia d'amore. Davvero, non lo so. All'inizio, forse, si intravede una potenziale grande storia: Florentino e Fermina sono giovani, apparentemente innamorati e inesperti. Florentino è quasi tenero quando fa ingresso nel mondo dell'amore, della devozione, del romanticismo. Ma il suo amore diventa ben presto a senso unico quando la sua amata torna da un lungo viaggio completamente diversa e lo respinge. Ed ecco che scatta la fase dell'amore platonico, dell'amore idealizzato e irraggiungibile che nobilita l'animo.
Fin qui niente di strano: innamoramento, amore platonico. Però, perdonatemi!, se uno eleva la sua donna a dea e vive di amore platonico, se uno è così devoto da consacrarsi alla donna amata, dalla sera alla mattina non diventa un puttaniere di prima categoria (scusate la parola!)!!
Florentino prima decide di promettere amore eterno, poi (in circostanze alquanto strane e bizzarre) scopre i piaceri della carne e, seppur inseguendo il suo amore ideale, si fa una scuderia di amanti che farebbe invidia pure a Rocco (Siffredi, si intende)!
Eh no!, o uno si spende per l'amore romantico e ideale o fa il farfallone! Le due cose non possono andare a braccetto. Florentino non è costretto ad andare con altre donne, lo sceglie spontaneamente. Inutile nascondersi dietro al voler sostituire l'amata con un'altra per alleviare i dolori dell'amore non corrisposto!
Solo alla fine del romanzo, quando Fermina resta vedova, Florentino torna sui suoi passi, si redime (dopo essere entrato in un vortice che lo ha portato a vivere un amore con una ragazzina di cui è tutore, un po' come in Lolita) e instaura un amore maturo con Fermina. Ecco, nell'ultimo capitolo si vede il grande amore, quasi dolce e confortante negli anni della vecchiaia. Ma solo alla fine.

Ma, come vi dicevo, ciò che mi è piaciuto di questo romanzo è il realismo. Ho apprezzato tantissimo tutti i personaggi "minori". Mi sono piaciute la figura di Trànsito Ariza, madre di Florentino, colei che con la sua saggezza ha seguito le sorti del figlio fin dall'inizio, "I sintomi dell'amore sono gli stessi del colera" aveva detto al figlio; la figura del dottor Juvenal Urbino, marito di Fermina, perché con il suo essere così terra-terra, privo di aspettative romantiche dalla vita, così poco innamorato dell'amore ideale, ma così attaccato al matrimonio come istituzione (sebbene in tutto il romanzo sia evidente il suo amore per la moglie), ha impedito che tutta la storia si perdesse nei meandri dell'amore idealizzato; ma, soprattutto, ho adorato le donne, le amanti, le puttane di Florentino.
Ebbene sì!, nel romanzo di una grande storia d'amore (che chissà dove l'hanno vista tutti!), io ho trovato che le donne, le amanti, le puttane di Florentino fossero i personaggi migliori di tutto il libro. Donne forti, coscienti della propria condizione misera e miserabile, donne distrutte dalla vita che si sono ricostruite da sole. La vedova di Nazaret, Sara Noriega, Leona Cassiani, América Vicuña e tutte le altre, sono donne piene di umanità, ma che dall'Umanità hanno ricevuto soltanto le briciole; dalle loro bocche escono verità profonde, che fanno male, che bruciano e sconvolgono, ma che aprono gli occhi:

"Per opera e grazia di un matrimonio di interesse con un uomo che non ama" lo interruppe Sara Noriega. "È il modo più basso di essere puttana."

Molte volte glielo disse: "Ti adoro perché mi hai fatto diventare una puttana." Altrimenti detto, non aveva torto. Florentino Ariza l'aveva spogliata della verginità di un matrimonio convenzionale, che era più perniciosa della verginità congenita e dell'astinenza della vedovanza. Le aveva insegnato che nulla di quanto si fa a letto è immorale se contribuisce a perpetuare l'amore. E una cosa che da allora in poi sarebbe stata la ragione della sua vita: l'aveva convinta che si viene al mondo con i propri orgasmi contati, e quelli che non vengono usati per qualsiasi motivo, proprio o altrui, volontario o coatto, sono persi per sempre.

Questo romanzo mi è piaciuto molto, ma non per la storia d'amore, non smetterò mai di dirlo. E' il primo Màrquez che apprezzo e che non ho fatto fatica a leggere. So che, probabilmente, a causa di tutto quello che ho scritto, molti si infastidiranno e mi diranno che non ho capito il romanzo, che non l'ho letto con attenzione e che l'ho snaturato. Ma non è forse vero che ogni lettore trova nel libro che legge qualcosa di unico e diverso? Ebbene, io ho trovato una cosa diversa dal grande amore. Ho trovato grandi donne, grandi personaggi femminili e grandi verità.

Mi sono dilungata moltissimo, forse davvero troppo! Vi chiedo scusa. Ringrazio chi è arrivato in fondo a questa eterna recensione. Aspetto i vostri commenti e le vostre critiche (anche se spero non ce ne saranno!). Alla prossima!

martedì 10 marzo 2015

IntervistAutore #14: Andrea Righi.

Salve lettori!
Eccomi qui con un'intervista fresca fresca. Finalmente, dopo molte donzelle, oggi ho il piacere di introdurvi Andrea Righi, scrittore esordiente che, sono sicura, apprezzerete molto dopo aver letto questa nostra chiacchierata.

Nome, Cognome, Età.
Andrea Righi, 38 anni.

Professione.
Impiegato tecnico nel settore metalmeccanico.

Aspirazioni professionali .
Non è che io abbia aspirazioni più che altro coltivo un sogno: diventare scrittore.

Raccontaci qualcosa di te.
Sono nato nella provincia emiliana, a Castelfranco Emilia, tra vigna, grano e nebbia, e cresciuto li. Ho fatto solo gli studi superiori poi ho subito iniziato a lavorare. Amo la montagna,gli spazi aperti e i colori della mia campagna, mi piace parlare e scrivere.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Ho due libri preferiti: Il vecchio e il mare di Hemingway, per la potenza della storia che racconta, e  Due di due di De Carlo, che mi ha cambiato la vita.

In che modo il libro di De Carlo ti ha cambiato la vita?
Il libro di De Carlo è stato un pugno nello stomaco in un momento di crescita, una spinta che ti butta a terra mentre cammini. Mi sono guardato dentro parecchio e ho capito l'importanza del rapporto amici-tempo, che è eterno. Mi ha fatto guardare meglio le persone e anche me stesso. Avevo tanti Guido Laremi attorno e non li avevo mai notati.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
Scrivo da sempre poesie e canzoni.

Scrittore, poeta e paroliere. Ti senti tutte queste cose insieme o sono tre parti di te completamente distinte?
Cosa mi sento? Tutti e tre e nessuno dei tre...Scrivo per esprimere emozioni e per comunicare. Quello che esce lo prendo. Però mi piace raccontare quindi credo che la prosa sia la mia strada.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
A scrivere seriamente ancora devo iniziare.

Potendo descrivere il tuo stile con tre aggettivi, quali sceglieresti e perché?
Il mio stile? Mmmhhh...Mio (sicuramente!), cupo e criptico perché ha sempre un senso nascosto.

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
Il mio primo romanzo si chiama  SAMHAIN. E' un libro horror-thriller ambientato nei luoghi a me cari: Bologna, Castelfranco e Augusta (Sicilia), la città di origine di mia moglie.

Hai qualche altro lavoro pronto nel cassetto, magari una raccolta di poesie? Oppure ancora non hai pensato a progetti futuri?
Ho un altro lavoro e mille idee per i prossimi ma non svelo nulla.
(Giustamente!, ma io la domandina insidiosa la faccio sempre!)

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
Ho pubblicato il mio primo lavoro con una piccola casa editrice locale.

La scelta di pubblicare il tuo romanzo con una piccola casa editrice è stata dettata dalla voglia di ottenere come prodotto finale un libro cartaceo al posto del sempre più diffuso e-book oppure è frutto del caso e delle coincidenze della vita?
Ho scelto la casa editrice più comoda che mi dava la possibilità di lavorare nel mio silenzio e di autogestirmi. È per meriti che voglio emergere, non per pubblicità.
(E bravo Andrea! Il mondo dell'editoria oggi non è affatto semplice, ma con questo spirito sono sicura che riuscirai ad emergere!)


Anche questa intervista è terminata. Spero vi siate divertiti a leggerla e che lascerete un segno (ovvero un commento) del vostro passaggio. Io ringrazio Andrea per la disponibilità! 
Alla prossima!

venerdì 6 marzo 2015

IntervistAutore #13: Consuelo Murgia.

Salve lettori!
Dopo settimane di attesa tornano le interviste agli autori. Oggi conosciamo insieme Consuelo Murgia. Leggete cosa mi ha raccontato.

Nome, Cognome, Età.
Consuelo Murgia, 31 anni.

Professione.
Insegnante di inglese precaria part-time

Aspirazioni professionali .
Scrittrice e traduttrice di romanzi dall'inglese e dallo spagnolo all'italiano

Raccontaci qualcosa di te.
Consuelo Murgia nasce a Roma il 26 luglio 1983 da padre sardo e madre d’origine abruzzese, ma di fatto ha sempre vissuto in provincia. Nel 2002 consegue la maturità scientifica con 100/100. Nel 2005 si laurea in lingue con 110 e lode e nel 2008 consegue anche la laurea magistrale, sempre con il massimo dei voti. Spinta dalla sua passione per la letteratura postcoloniale, scrive la prima tesi su Andrea Levy e la Black British Literature, mentre la seconda è incentrata sullo Sri Lanka.
Nel 2004 effettua uno stage presso la redazione magazine di RaiNews24 e nel 2005 riceve una borsa di studio per un corso di tedesco a Vienna. Nell’anno scolastico 2006-2007 lavora in Austria come assistente di lingua italiana, grazie all’apposito bando del Ministero dell’Istruzione. Nell’estate del 2007 invece insegna italiano presso la Sociedad Italo-Mexicana Dante Alighieri di Monterrey. Una volta conclusi gli studi universitari, inizia a collaborare con vari istituti di ricerche di mercato e centri di formazione di Roma, oltre a lavorare come traduttrice per agenzie di traduzione sia in Italia che all’estero.
I suoi quattro diari di viaggio in Messico sono stati pubblicati sul sito Paesi Online, mentre una poesia e un racconto sono apparsi sulla rivista SitoPreferito Magazine. Il racconto Monteperdido è stato invece pubblicato da Robin Edizioni nell'edizione 2010 della raccolta Racconti di Provincia. Su Amazon è possibile trovare i romanzi Granito e Fichi d’India e In Crisi, la raccolta di racconti Incubando Altre Storie e la raccolta di poesie e disegni Le Mie Mani Da Mostro. Attualmente risiede a Monterotondo con il marito messicano e la figlia.

La passione per la letteratura postcoloniale da dove nasce?
Nasce dalla mia attrazione per i luoghi lontani ed esotici. Quando andavo a scuola, la mia parte preferita del programma di geografia era quella che parlava dei Paesi extraeuropei, in quinta elementare come argomento d’esame ho scelto la tratta degli schiavi tra Europa, Africa e America, in terza media mi sono concentrata sulla problematica del Terzo Mondo e in particolar modo sul Brasile e la deforestazione dell’Amazzonia e alla maturità invece mi sono presentata con l’imperialismo tra Ottocento e Novecento. Come vedi, è una passione che ha radici lontane.

Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Il mio libro preferito è Love’s Affliction di Fidelis O. Mkparu e mi è piaciuto perché parla della travagliata storia d’amore tra un ragazzo nigeriano e una ragazza bionda e ricca negli Stati Uniti di fine anni Settanta. La mia autrice preferita invece è Lucía Puenzo perché nei suoi romanzi affronta sempre tematiche spinose, ma intriganti come quella dei nazisti rifugiatisi in Argentina dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Finalmente un'insegnante di inglese che non mi dice che la sua autrice preferita è Jane Austen e il suo libro preferito Cime Tempestose. Niente Austen nella top3 degli scrittori preferiti?
No, direi di no. Un paio di anni fa ho letto il romanzo Emma di Jane Austen e l’ho trovato piacevole e ben scritto, ma come altri della stessa autrice parla di una giovane alla ricerca dell’amore della sua vita, sogno che i personaggi della Austen riescono sempre a coronare, mentre purtroppo l’autrice non ci è riuscita nella sua vita reale. Insomma, secondo me i romanzi di Jane Austen sono come delle telenovelas ante litteram.

Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
La mia passione per la scrittura è nata da bambina ed è scaturita leggendo.

Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Durante l’infanzia e l’adolescenza scrivevo il mio diario segreto, ma mi sono decisa a scrivere un vero e proprio romanzo solo dopo essermi sposata.

Insomma il matrimonio ha segnato una svolta nella tua carriera da scrittrice. Tuo marito e la tua famiglia ti appoggiano in questo cammino?
Sì, sicuramente. Ho deciso di scrivere non più solo per me stessa, ma anche per gli altri, per far sapere a mia figlia chi era sua madre prima della sua nascita e per lasciare una traccia di me nel mondo, perché con il ricordo si può prolungare una parte della propria esistenza oltre i limiti temporali che ci sono concessi in questo mondo. Mio marito spera tanto che io riesca a vendere i diritti per la trasposizione cinematografica dei miei libri.

Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
Finora ho scritto due romanzi, una raccolta di racconti e una raccolta di disegni e poesie.
Granito e Fichi d’India è un romanzo fortemente autobiografico che narra, sotto mentite spoglie, la mia vita fino ai ventisei anni e affronta quindi tematiche come il primo amore e quelli successivi, il bullismo a scuola, i viaggi all'estero, gli studi universitari, il lavoro precario e frustrante in un call center, l’incontro su internet con quello che ora è mio marito, tre anni di relazione a distanza Italia-Messico e infine il matrimonio.
In Crisi invece è la storia di una famiglia italiana alle prese con i problemi della società odierna: perdita del posto fisso, rapporti di coppia che si incrinano, scuole in cui vengono promossi tutti a prescindere dal merito, discriminazione delle donne con figli sul lavoro, convivenza difficile tra italiani e immigrati e fra stranieri vecchi e nuovi, coppie miste e crisi d’identità nazionale, adozioni internazionali e la speranza, un concetto costantemente ripetuto dai telegiornali per ammansire le masse ma che, se da un lato può essere una salvezza, dall'altro si rivela essere una condanna, convincendo la gente ad accettare sempre la realtà per quella che è, senza cercare mai di migliorarla.
Passando ai racconti, posso dire che Incubando Altre Storie è una raccolta che riunisce dei brevi testi eterogenei scritti nel corso di vari anni. Alcuni affrontano temi concreti come il lavoro precario, la morte di persone vicine alla propria famiglia e l’aborto spontaneo, altri invece sono trascrizioni di sogni in cui spesso il tema ricorrente è il Messico.
E per concludere, Le Mie Mani Da Mostro è una raccolta che riunisce la maggior parte dei disegni e delle poesie da me scritte a partire dagli anni Novanta. Alcune di esse parlano d’amore, altre invece sono riflessioni sullo scorrere del tempo e la brevità dell’esistenza.

Nei tuoi romanzi affronti tematiche importanti. Hai avuto un buon riscontro tra il pubblico o è stato difficile promuovere i tuoi lavori?
Ho avuto un discreto riscontro di pubblico, ma mi auguro che aumenti nel tempo. Sicuramente affrontare tematiche importanti non aiuta, visto che molte persone preferiscono dedicarsi a letture di pura evasione, ma io non potrei mai scrivere qualcosa in cui non credo.

Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
Ho proposto i miei lavori a varie case editrici, ma le uniche che mi hanno risposto affermativamente sono state quelle che ho poi scoperto essere a pagamento e così ho deciso di ricorrere al self-publishing, prima con ilmiolibro e poi con Amazon KDP e devo dire che quest’ultima opzione mi ha dato maggiori soddisfazioni permettendomi di raggiungere centinaia di persone, perché mentre Il mio libro è un sito frequentato praticamente solo da aspiranti scrittori, ad Amazon si rivolgono anche i semplici lettori ed è quindi molto più facile trovare gente disposta a leggere i tuoi libri.


Ringrazio Consuelo per la sua disponibilità. Vi lascio alcuni link che la riguardano: pagina Facebook e blog, inoltre qui trovate i suoi lavori Granito e Fichi d’IndiaIn CrisiIncubando Altre Storie e Le Mie Mani Da Mostro.
Alla prossima!

mercoledì 4 marzo 2015

La casa dipinta, John Grisham.

Titolo: La casa dipinta.
Autore: John Grisham.
Casa Editrice: Oscar Mondadori.
Pagine: 336.



Trama: Arkansas, anni cinquanta. Una famiglia di contadini assume una famiglia di montanari per aiutarli nella raccolta del cotone nelle loro piantagioni. In questo apparentemente pittoresco quadro, si notano invece tutti i problemi, non ultimo il timore di perdere il raccolto. La storia ci viene raccontata da Luke Chandler, un bambino di sette anni che vive in prima persona tutta la situazione.



Su Wikipedia si legge (sì lo so che non è una fonte attendibile, ma stavolta va bene): "Il romanzo fu scritto da Grisham prima di diventare famoso e pubblicato solo in seguito. L'ambientazione è sempre nel sud degli Stati Uniti, ma non è un giallo giudiziario, differentemente dalle altre opere dello scrittore statunitense. Dal romanzo è stato tratto un film per la tv del 2003, diretto da Alfonso Arau."

Ho deciso di riportare questo breve frammento per far capire quanto La casa dipinta sia un romanzo diverso, nuovo, per chi è abituato ai gialli giudiziari che hanno fatto apprezzare al pubblico John Grisham. Anch'io ho conosciuto Grisham attraverso i suoi gialli giudiziari, ma devo dire che l'ho adorato anche in questa nuova veste. Un romanzo bellissimo, malinconico, a tratti epico, raccontato con gli occhi di un bambino di sette anni: Luke Chandler. 

Arkansas rurale, 1952. La famiglia Chandler si appresta a raccogliere il cotone, unica fonte di guadagno per tutta la famiglia: Pappy (il nonno), la nonna, mamma, papà e Luke. Luke è il protagonista e la voce narrante di tutto il romanzo. Racconta con gli occhi di un bambino e come solo un bambino può fare tutto ciò che avviene durante il raccolto: dalla ricerca dei braccianti (montanari e messicani) alla guerra in Corea (lo zio Ricky è in Corea a combattere), dal sabato pomeriggio in paese al luna park che arriva in città, dalle discussioni familiari alle domeniche in Chiesa.
Luke vive un'esistenza tranquilla fino al giorno dell'arrivo degli Spruill (i montanari) e dei messicani nella loro fattoria. Con l'arrivo dei braccianti qualcosa cambia: due omicidi, una fuga d'amore, e poi un bambino illegittimo, un fratellino in arrivo, l'alluvione, il trasferimento al Nord in cerca di lavoro per saldare i debiti. E ogni volta Luke si trova suo malgrado coinvolto: assiste agli omicidi, diventa confidente delle donne di casa, assiste alle decisioni degli uomini. Luke è un bambino, ma porta sulle sue spalle i fardelli dei grandi. Luke è un bambino fin troppo responsabile: si accorge dei problemi finanziari dei genitori e decide di spendere i soldi guadagnati con il cotone per comprare la vernice necessaria a finire di dipingere la casa (impresa iniziata da Trot, figlio dei montanari, ma rimasta incompiuta alla loro partenza). Il tutto per far felice la madre, avvezza a ben altra vita che a quella di campagna. 
La fuga finale verso un mondo nuovo, il Nord, per lavorare in fabbrica e poter saldare i debiti causati da un raccolto andato male è una scena assolutamente strappalacrime. I vecchi restano alla fattoria per tentare di portare avanti un mondo "vecchio", faticoso, difficile, spesso ostile, quale è quello della campagna, della raccolta, della terra. I giovani partono dalla fattoria per cercare una vita migliore, un futuro, e per mettere chilometri tra loro e quella terra causa di mille problemi e mille disgrazie. In mezzo resta Luke: lusingato dall'idea di una vita più agiata e sicura (sarà poi davvero così?), si dispiace di dover abbandonare i nonni e la casa dipinta senza sapere se e quando tornerà. Ammetto che mi è scesa una lacrimuccia.

Mi sono dilungata un bel po' stavolta, quindi penso si sia capito che questo romanzo mi è piaciuto. L'ho trovato scorrevole, piacevole e di compagnia (sì, proprio come uno di quegli animali domestici che ti stanno vicino e ti posano la testa sulle ginocchia mentre leggi). Io ve lo consiglio caldamente per due motivi: primo, è un Grisham diverso, inedito e, soprattutto, originale, visto che ha scritto La casa dipinta prima del grande successo; secondo, è un romanzo che si legge bene, in modo scorrevole, che ci fa conoscere un'America diversa, rurale, ricca di contraddizioni e fascino, un'America pre-Vietnam, pre boom-economico, pre tutto, un'America genuina, colorata e difficile. 

Se deciderete di leggere questo romanzo, non dimenticatevi di farmi conoscere la vostra impressione. Io mi fermo qui perché ho raccontato molto e credo di avervi trasmesso le mie impressioni su questo libro.
Grazie per aver letto il blog anche questa volta. Lasciate un commento! Alla prossima!