Salve lettori!
Eccomi qui anche oggi a presentarvi un autore italiano e il suo libro. Oggi conosciamo insieme Giuseppe Russo e il suo saggio I caduti di pietra (in catalogo da pochissimi giorni).
Il libro.
I caduti di pietra (Campania 1940-1943; Storia di una regione in cui cadde anche la cultura), Photocity edizioni.
Il 10 giugno del 1940 l'Italia fascista entrava in guerra, persuasa da un'illusione storica e da calcoli politico-militari totalmente errati. A Napoli, diventata uno strategico trampolino di lancio verso il Mediterraneo, la guerra portò enormi disastri, inghiottendo non solo più di ventimila civili innocenti, ma danneggiando e devastando per sempre una grande fetta del patrimonio storico, artistico e culturale della città. La stessa sorte, seppur in misura minore rispetto alle tragedie della problematica città partenopea, toccò ad altre zone della regione. Numerosi centri furono prima bombardati dagli angloamericani, poi colpiti dai nazisti in ritirata, e successivamente usati e violentati dall'occupazione degli Alleati. Questi ultimi, inizialmente definiti "liberatori", alla fine agirono ugualmente come un esercito d'occupazione feroce e non meno odioso del nemico in ritirata. Gli anni della guerra, in Campania, furono tre volte più devastanti che nel resto d'Italia. Non caddero solo militari e civili. Caddero anche le pietre angolari della nostra cultura.
«...Un palazzo del 1600, con una storia di circa 350 anni, era stato quindi riorganizzato con sale destinate a ‘wine bar’, come nel Salone degli Ambasciatori, in un perverso percorso di trasformazioni e violenze alla storia, all'arte e alla stessa cultura partenopea. Nel corso dei lavori di trasformazione, i tecnici militari bucarono, ad esempio, le volte di vari ambienti per attrezzarli ed installare tubature a soffitto, deturpando i ‘Passetti della Regina’ dipinti da Domenico Antonio Vaccaro, e sfregiando anche i pavimenti di antica maiolica per creare le canalizzazioni di terra dei servizi, come segnalato in una relazione dello stesso Bruno Molajoli. Ma uno dei peggiori danni fu fatto nella Sala di Maria Cristina, dove il soffitto fu addirittura imbiancato (scialbatura), facendo sparire l'affresco della ‘Aurora’ del De Mura, un'opera della seconda metà del 1700 realizzata per Ferdinando IV di Borbone, nella stanza che sarebbe stata riconvertita in sala di vestizione del Re..»
L'autore.
Giuseppe Russo, classe '72, amante della storia e delle tradizioni locali italiane ed europee, tecnico informatico, web master, scrittore di testi tecnici e dottore in scienze del turismo per i beni culturali cum laude, si dedica da anni alla ricerca storica sulle deturpazioni culturali subite durante i periodi bellici del '900. Proprio a seguito di questa passione, termina il percorso universitario con una tesi che oggi rappresenta la base fondante del suo progetto personale: il recupero dei beni culturali e delle tradizioni locali perse o deturpate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Impegnato da tempo nel sociale, ha in corso progetti legati alla tutela dell'infanzia che stanno per concretizzarsi in una collana di favole che permetteranno, attraverso la completa donazione dei proventi, la messa in sicurezza di istituti scolastici e strutture di accoglienza per bambini. La sua filosofia è semplice: ricordare il passato per costruire un futuro migliore. Su questo motto continua giornalmente ad impegnarsi per contribuire culturalmente, e anche come volontario di diverse associazioni nazionali, alla rinascita del territorio e dei beni culturali italiani.
Anche questa volta, ho approfittato dell'occasione per porgere qualche domanda all'autore. Leggete cosa mi ha risposto.
Hai pubblicato il tuo saggio con Photocity edizioni (ex Boopen). Hai optato per il self-publishing fin da subito oppure sei stato costretto a scegliere questa strada non avendo trovato case editrici "fisiche" disposte a metterlo in catalogo?
Prima di tutto mi preme salutare tutti i gentili amici che leggono questo stupendo blog, e soprattutto ringraziare la gentilissima Antonella che lo ha ideato e ne rappresenta, quindi, l’anima pulsante. In relazione alla mia decisione di pubblicare questo saggio battezzato I caduti di pietra, testo disponibile da oggi (ieri per chi legge) sul catalogo dell’editore Photocity Edizioni (Ex Boopen), devo sicuramente dire che la scelta del self-publishing risponde ad una volontà personale precisa e studiata. Tra le mie competenze c’è il web e l’informatica, e di natura sono sempre aperto a nuove soluzioni che fanno incontrare le persone in modo diretto e “meno mediato” da passaggi economici. Questi passaggi di mano, ma dovrei dire di “profitto”, vincolano quasi sempre la libertà di espressione e modificano in modo profondo il messaggio finale. Avendo deciso di autopubblicarmi, quindi, ho dichiarato a tutti i potenziali lettori che non ho bavaglio, e che la mia ricerca storica è oggettiva e non ammorbidita o deviata da un editore che potrebbe modificare il mio messaggio per motivi economici. Penso che ciò sia una garanzia per i lettori, anche se ammetto che alcuni si spaventano nel sentire "self-publishing" perché si associa questo meccanismo ad un concetto di “minor qualità del libro”. Il mio testo è stato letto in anteprima da un discreto numero di lettori (Tester), i quali ne hanno apprezzato la semplicità e la chiarezza. Spero che questo possa garantire i lettori più esigenti, pur dichiarando apertamente che sono uno scrittore esordiente e quindi ancora “immaturo tecnicamente”. Ma chi ben inizia, “magari” è già a metà dell’opera, no?
Nel tuo saggio hai deciso di parlare del patrimonio artistico, culturale e storico di Napoli e della Campania, distrutto durante la guerra. Credi sia un tema di interesse e sentito nella società attuale?
Si ho deciso di parlare di un aspetto poco conosciuto della Seconda Guerra Mondiale. Fiumi di inchiostro sono stati usati per scrivere migliaia di libri sul secondo grande conflitto mondiale, e oramai i lettori sono stanchi di leggere di questioni politiche e belliche. Forse per questo anche gli studenti si allontanano sempre più dai libri di storia. Gli scrittori, spesso professori universitari preparatissimi, continuano a concentrarsi sullo stesso argomento, e ancor più spesso usano un linguaggio tecnico, poco semplice, vicino all'elitarismo culturale. Io non sono nessuno, sono un laureato in materie economiche ed umanistiche appassionato di storia, ma sicuramente non la insegno, e per questo motivo so usare solo un linguaggio semplice, da lettore e non da “professore” direi, e soprattutto ho deciso di raccontare una storia normale fatta di piazze, palazzi, monumenti, stadi, chiese, madonne e affreschi distrutti e violentati durante la guerra in Campania. Cosa vuol dire? Vuol dire che ho esaminato i danni terribili che la guerra ha provocato anche alle nostre anime, alla nostra cultura, a ciò che ci rende italiani. Nella nostra grande diversità regionale, siamo tutti accomunati da una base morale e culturale che ci rende unici nel mondo. Una base che è l’essenza stessa delle donne e degli uomini di questo Paese. Senza di essa non esisteremmo, e guarda caso è rappresentata dai nostri paesaggi, dai monumenti, dai nostri libri, dalle nostre piazze, dalla nostra arte in tutte le sue forme. Durante gli anni della guerra, soprattutto in Campania, non caddero solo militari e civili, ma caddero anche pezzi importanti della nostra cultura. Per questo motivo ho definito i nostri monumenti come “caduti di pietra”, equiparandoli poeticamente ad esseri umani colpiti, feriti o uccisi durante i fatti bellici. Forse, per far capire il sentimento che ha ispirato il titolo e questa ricerca storica, è il caso di leggere questo piccolo passo:
«... I palazzi da preservare, le statue e altri monumenti, venivano avvolti da ‘barbacani’, ‘incastellature’,o più semplicemente da alte mura composte da sacchetti di sabbia, come trincee al fronte, a dar il senso di soldati accovacciati per restare al sicuro dagli spari nemici...»
Ritengo che questo passo del libro renda un’immagine poetica delle nostre città, e sono certo che i lettori ne comprenderanno il senso. E quindi si, sono certo che il tema sia particolarmente interessante.
Quale risposta speri di ricevere dal pubblico?
Ovviamente spero in una risposta positiva, ma sono consapevole che l’argomento storico, per i motivi già elencati prima, oramai spaventa tanti lettori. Sono quindi consapevole che dovrò lavorare con passione per far comprendere a tutti che questo non è l’ennesimo libro di storia sulla seconda grande guerra, ma sviscera con semplicità un aspetto molto più vicino alla gente normale. La vita di tutti gli italiani, per quanto non vogliano più rendersene conto, è scandita dai nostri beni culturali. Ogni città racchiude dei tesori a cui siamo assuefatti, ma che ci rappresentano totalmente. Sapere cosa abbiamo perso, o cosa è stato “violentato” durante il passaggio degli eserciti che combatterono lungo la penisola, è argomento che ha suscitato un interesse molto acceso in ogni seminario o anteprima che ho tenuto. Sono fiducioso. Credo che i lettori italiani vogliano davvero scoprire il proprio territorio, anche ricordando cosa accadde ad un piazza, ad una statua, ad una madonna, o ad un palazzo reale durante il peggiore periodo bellico della nostra storia.
Se volete saperne qualcosa di più: Facebook, Twitter, sito internet.
Io mi sento di ringraziare Giuseppe sia per le sue belle parole sul blog sia per la sua disponibilità a raccontare del suo saggio e a raccontarsi. Penso abbia fatto un lavoro incredibile e gli auguro davvero tantissima fortuna e tante soddisfazioni!
Alla prossima!
Io mi sento di ringraziare Giuseppe sia per le sue belle parole sul blog sia per la sua disponibilità a raccontare del suo saggio e a raccontarsi. Penso abbia fatto un lavoro incredibile e gli auguro davvero tantissima fortuna e tante soddisfazioni!
Alla prossima!
Nessun commento:
Posta un commento