Nuovo appuntamento con le interviste all'autore. Oggi conosciamo insieme Gino Morabito e il suo romanzo Smorfia. Leggete cosa mi ha raccontato.
Nome, Cognome, Età.
Gino Morabito, 39
Professione.
Impiegato contabile.
Aspirazioni professionali.
Sto imparando che la vita ti fa delle “smorfie” strane lungo il percorso che hai già intrapreso…
Diciamo, quindi, che l’aspirazione professionale a cui tendo è quella di riuscire a comunicare il mio “essere” ad altri diversi da me, nel modo più efficace.
Raccontaci qualcosa di te.
Gino Morabito è nato a Catania, classe 1976. Vive e lavora a Belpasso, dove si occupa di contabilità. Da sempre appassionato della comunicazione e della lingua italiana in tutte le sue espressioni, collabora con il magazine Sociart Network. Esordisce nella narrativa con il racconto intitolato Tre probabili inizi (Inkwell Edizioni, agosto 2014). Sempre per la Inkwell Edizioni pubblica (nel dicembre 2014) il suo primo romanzo dal titolo Smorfia.
Di cosa tratta il tuo primo romanzo, Smorfia?
Smorfia è l’uomo con in testa il suo aeroplano. E ti fa volare. È l’uomo dall'entusiasmante voglia di vivere e dall'ostinata forza d’animo. Colui che, costantemente in bilico tra preoccuparsi e occuparsi, scegli sempre di agire. Ad ogni costo! È l’uomo in grado di trasformare ogni sogno in progetto e di progettare sogni. Ma soprattutto, Smorfia, è un autentico testimone della speranza, quella smisurata capacità di speranza che trasmette a chiunque entri in contatto con lui.
Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché? E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Più che il preferito, il primo libro che mi viene in mente è Il nome della rosa di Umberto Eco, con il verso latino “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” (che ha dato origine al titolo). Per quanto riguarda l’autore, invece, colui che è maggiormente nelle me corde è senz'altro Alessandro Baricco. La sua scrittura è una commistione affascinante di tecnica, potere seduttivo della parola e profondità narrativa.
Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
La passione per la scrittura è un talento che ho ricevuto all'atto della nascita, assieme all'esigenza di comunicare. Si tratta, però, di un dono, che ho consapevolizzato di voler accettare solo qualche anno fa. Adesso, sto cercando – attraverso lo studio continuo della tecnica e l’uso corretto della parola – di affinare al meglio quel talento, per condividerlo con le persone con cui entro in contatto.
Potendo descrivere il tuo stile con tre aggettivi, quali sceglieresti e perché?
Intimista, semplice ma non facile. Il motivo? Bisogna leggerlo per comprendere.
Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
Scrivo con una certa regolarità da circa quattro anni, e cerco di farlo ogni giorno… come un dovere che mi è stato dato l’onore e la gioia di compiere. Scrivere, rimane comunque un divertimento. Un gioco serio, con delle regole precise da rispettare: impegno, costanza, dedizione.
Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
Ho già pubblicato tre lavori: il libro dal titolo Giochi di squadra, che fa parte della collana “Giochiamo!” (Edizioni Fiordaliso, dicembre 2012); il racconto Tre probabili inizi, contenuto nella raccolta “Indizi di carattere” (agosto 2014), e il romanzo Smorfia (dicembre 2014), ambedue editi da Inkwell Edizioni, una casa editrice di Catania che sta credendo in me e nel mio stile di scrittura.
Quanto ha inciso sulla buona riuscita del tuo romanzo avere una casa editrice che ti sosteneva e appoggiava? Credi sarebbe stato possibile ottenere lo stesso risultato con il self-publishing?
La stesura di un romanzo, per molti aspetti, potrebbe essere assimilata a una gravidanza. Già in quei mesi a ridosso del “parto” cominci a preparare al meglio il “luogo” che dovrà accogliere la tua creatura, non ti improvvisi ostetrico ma confidi che la “clinica” con le eccellenze del settore abbia un posto riservato anche per lei. E ti affidi. Chiaramente, poi, il legame con la casa editrice è doppio, perché duplice dev'essere il vincolo di fiducia. I risultati si chiamano libro!
E, come ultima domanda, ti chiedo: meglio cartaceo o e-book?
Pur vivendo nell'era 2.0 e riconoscendo tutte le potenzialità in divenire del formato elettronico, rimango ancorato al concetto “romantico” della carta stampata, con quell'odore inconfondibile di pagine che si sfogliano al passaggio dei polpastrelli, e prendono vita nella realtà.
Io ringrazio Gino per la disponibilità. Vi lascio il link alla sua pagina Facebook se siete interessati a scoprire qualcosa di più.
Alla prossima!
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