Why was it, she wondered, that in books love was the only thread stitching together a narrative, but in real life, it was only part of the tapestry? In real life there was hunger and irritation. There was rejoicing. There was anger, a desire to read, to sleep, to sing, a quest for revenge, physical aliments, much discomfort. Mosquito bites and runny noses, fainting at the worst times, missing trains and buses, being robbed, fighting in alleys, being stoned. There was terror, real and imagined, and a meadow full of ghostly dread. There was living with a baby inside you fathered by a man you didn't love, riding trains next to another man you didn't love. And there was love too, galloping like a paladin through the boggy bayou. There was love.
Chloe, la protagonista di Lone Star, sta viaggiando da sola su un treno che da Cracovia la porta a Trieste per raggiungere il suo innamorato. Due cose vengono messe in luce: la prima è come il viaggiare in treno regali momenti personali di riflessione e possibilità di fare scelte cruciali (perché si sa!, il viaggio in treno dona quell'atmosfera così speciale che ti mette subito nel giusto mood per riflettere); la seconda è come i libri, a volte, ci ingannino, parlandoci dell'amore e delle sue sfumature (non di grigio!). L'amore nei libri è sempre perfetto, vince su tutto ed è il fulcro del tutto. Ma nella vita reale? Nella vita reale non è così. L'amore, nella realtà, è un pezzetto (o anche un insieme di pezzetti) di quel magico puzzle che è la vita, ma non è l'intero puzzle, e Chloe lo sta sperimentando sulla sua pelle mentre viaggia verso Trieste e quel Castello a picco sul Mare che tanto la affascina.
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