Autore: Sarah Waters.
Casa Editrice: TEA.
Pagine: 531.
Trama: Hundreds Hall, l’antica dimora di campagna della famiglia Ayres: varcarne i cancelli dopo trent'anni è un momento di grande trepidazione per il dottor Faraday, lui che ancora bambino, nel lontano 1919, ne aveva ammirato con occhi sgranati lo sfarzo e lo splendore. Quel passato, tuttavia, è ormai un vago ricordo: i suoi abitanti — la vedova del Colonnello Ayres e i figli Roderick e Caroline — sono, infatti, impegnati in una disperata battaglia per salvare dalla rovina se stessi e la casa. Ma proprio quest’ultima sembra gettare le ombre più funeste sul futuro: stanze che di colpo diventano trappole, pareti da cui emergono sussurri malevoli e segni inquietanti, un devastante incendio notturno.., chi, o che cosa, c’è dietro questi eventi? Quale mistero grava sul destino degli Ayres? Ma, soprattutto, fino a che punto si spingerà la minaccia? Sarah Waters si confronta con un classico tra i generi letterari, la ghost story, e lo rinnova assottigliando il confine tra sovrannaturale e psicopatologico. Di consueto c’è solo la sua maestria narrativa, con cui restituisce il quadro raffinato e puntuale di un mondo drammaticamente sospeso tra passato e presente. Un mondo in cui le paure umane prendono pericolosamente forma, e dove, in un crescendo lento ma inesorabile, la voce della ragione appare sempre più un debole appiglio di fronte ai ricordi, ai desideri e alle pulsioni represse che travolgono le menti dei protagonisti, e con loro il lettore.
Non conoscevo Sarah Waters e i suoi romanzi fino a che non ho visto un video di Leda (youtuber e blogger di Lepaginedileda) nel quale lei esprimeva il suo amore per questo romanzo. Lì per lì non mi ero lasciata tentare (il video risale al 2015) perché non mi sembrava affatto il mio genere, ma poi recentemente sono riuscita a recuperarne una copia e ho pensato di dare una possibilità alla Waters. Tutti quelli che hanno letto questo romanzo me ne hanno parlato bene, se non benissimo, quindi mi ci sono buttata con grandi aspettative e qualche timore.
Il romanzo viene classificato come romanzo gotico, ma, ad essere sincera, non ho trovato molti tratti gotici sparsi nel romanzo, a meno che, chi lo ha classificato, non abbia inteso, con la parola 'gotico', di indicare la decadenza della società e della casa, con qualche pizzico di mistero e fantasmi.
La narrativa della Waters è magistrale, questo sì!, e molto coinvolgente, ma fin dalle prime pagine del romanzo ho vissuto un continuo déjà vu che, davvero, non so da dove possa essere scaturito. Non ho ricordo di aver letto in passato questo romanzo (sarebbe strano che non me lo ricordassi) e sono pressoché certa di non averlo letto perché non è il genere di libri che leggo di solito, non rispecchia le mie scelte e nemmeno rientra nella mia zona di comfort. Eppure nulla nel romanzo mi ha sorpresa o spaventata particolarmente, tutto aveva l'aria familiare. Ho cercato su internet se, per caso, fosse stato tratto un film dal romanzo, ma la risposta è negativa. Ho provato ad indagare sui modelli presi ad esempio dalla Waters, sperando di trovare un autore del passato o un racconto che potesse avere qualcosa in comune con il romanzo, ma niente. Io davvero non so come spiegarmelo, ma io questa storia la conoscevo. Non nei minimi dettagli, ma nella sua impostazione e nei suoi personaggi.
L'unica cosa che mi è venuta in mente è The haunted hotel di Wilkie Collins, libro che ho letto l'anno scorso mentre ero in Inghilterra. Non so, secondo me ha qualcosa in comune con il romanzo della Waters, ma, sia chiaro!, non sto insinuando che la Waters abbia scoppiazzato, ma che abbia preso spunto forse sì.
A parte questo mio 'aver già letto il libro' che resterà nei casi irrisolti della mia vita, posso solo dirvi che il romanzo è scritto davvero bene, invoglia a girare una pagina dopo l'altra e l'ambientazione è profondamente e suggestivamente british. La decadenza della società post-bellica e i cambiamenti che hanno segnato l'Inghilterra di quegli anni fanno da cornice ad una vicenda torbida, dai risvolti poco chiari, ingarbugliata come una matassa che, purtroppo, viene sbrogliata fin là. Nel finale, infatti, si spiega, ma non si spiega, e questo, per me, non è il massimo. Avrei preferito che alla fine, in un modo o nell'altro, ci fosse un mea culpa o una chiamata agli acchiappafantasmi, insomma. Sono conscia che il finale del romanzo, in realtà, cela in sé anche la risposta, ma qualche pagina in più di dietro-le-quinte non ci sarebbe stata male.
Nel complesso il romanzo è bello, ideale per chi ama le ambientazioni british di fine Ottocento ed i suoi abitanti, un po' meno per chi ama le storie di fantasmi. Non ho altro da aggiungere, purtroppo, perché l'eterno déjà vu che ho avuto con il romanzo mi ha impedito di stupirmi, spaventarmi o focalizzarmi sulle piccole cose.
Io vi consiglio di guardare il video di Leda nel quale, molto entusiasticamente, racconta del suo rapporto con questo libro. Io spero di avervi in qualche modo incuriositi e aspetto di conoscere le vostre opinioni in merito a questo romanzo che resta comunque un ottimo libro. Alla prossima!
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