Nuovo appuntamento con "IntervistAutore". Oggi conosciamo insieme Erika Scarano, giovane scrittrice con all'attivo già parecchi lavori interessanti. Leggete cosa mi ha raccontato.
Erika Scarano, 24 anni a breve.
Professione.
Studentessa magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata.
Aspirazioni professionali.
Professionalmente Psicologa, ma ciò non toglie che nella vita si possano fare molte più cose.
Raccontaci qualcosa di te.
Mi presento: sono Erika Scarano e sono l’ultima… no, ecco, questo è l’incipit del mio primo romanzo, ma la scrittura è una parte così pregnante della mia vita e di ciò che sono che mi sembra strano non presentarmi tramite ciò che essa rappresenta per me. Naturalmente, oltre alla scrittura e alla lettura, c’è altro, e anzi, mi piace che la vita sia ricca e diversificata, mi piace che non ci si fossilizzi solo su un aspetto. Studio Psicologia, e non potrei esserne più entusiasta, credo che molto spesso si scelga il lavoro solo come via di sostentamento e non come passione da seguire, ma sono del parere che a lungo andare una scelta simile non porti che ad un triste “tirare avanti”, per me incompatibile con la vita. Potrei elencare ciò che mi piace fare, come credo di essere, ma alla fine dei conti, non ci conosce mai veramente. Ma questo non toglie che bisogna provarci ugualmente!
Visto che questo è un blog che parla di libri, vorrei sapere qual è il tuo libro preferito e perché. E magari anche qual è il tuo autore preferito.
Questa è sempre la domanda peggiore. Non so sceglierne uno, non saprei nemmeno da dove cominciare per poter operare una scelta finale. Posso dirti però che ci sono alcuni libri particolarmente significativi, che hanno segnato il mio percorso di scrittura e di vita. In primis, “Il mondo perduto” di Arthur Conan Doyle. Mi è stato consigliato quando avevo 8 anni da mio padre, ed è stato il primo libro “da grandi” che ho letto e che mi ha subito fatto venire voglia di condensare quello che avevo in testa in un libro, il mio primo tentativo di scrivere un romanzo è avvenuto infatti l’anno dopo. Poi non potrei non citare Pirandello, e in particolare “Uno, nessuno, centomila”, che è senza dubbio uno dei miei autori preferiti (forse sì, fossi costretta, sceglierei lui come autore), ed Hermann Hesse, a cui mi sono avvicinata proprio grazie alle tematiche in parte affini di ricerca di sé contenute nelle opere di Pirandello. Altri due libri che per me sono particolarmente significativi sono “Aut-aut” di Kierkegaard che in qualche modo riesce a farmi commuovere rievocando immagini ancestrali che sento esistere in me, e “La nausea” di Sartre, quando si suol dire “il libro giusto al momento giusto”, letto casualmente, o forse no, nell’esatto momento in cui ne avevo bisogno e condividevo con piena forza ogni singola parola scritta. E infine, non per importanza, ma per associazione di pensieri, Virginia Woolf, della quale mi sono interessata più volte, sia in occasione di una conferenza alla quale sono stata invitata a partecipare anni fa come relatrice, sia nella mia tesi triennale di psicologia, e i cui Diari mi hanno fatto sentire un po’ meno sola.
Tra i tuoi libri e autori preferiti ci sono solo "classici", direi. Hai sempre avuto la passione per i classici oppure è solo un caso?
Sono legata ai classici perché in molti di questi trovo ambientazioni e temi che sento più vicini a me, ma naturalmente non leggo solo quelli. Sono una fan di Harry Potter e per anni mi sono dedicata prevalentemente ai fantasy, specialmente a Marion Zimmer Bradley e Anne Rice, ma i classici sono tesori in cui bisogna scavare per trovare ciò di cui si ha davvero bisogno in un mare di bellezza lucente.
Se potessi uscire a cena con un autore del passato o del presente, chi sceglieresti e perché?
Sarebbe stupendo se solo potessi farlo davvero! Ho sognato più d’una volta di essere seduta davanti a una tazza di tè con Virginia Woolf o a cena con Pirandello. Probabilmente passerei i primi dieci minuti a fissarli incredula ed elettrizzata, prima di riuscire a trovare la lucidità per porre una qualunque domanda. Di entrambi ho letto quasi l’intera bibliografia, ma vorrei sentire dalla loro viva voce cosa davvero ha determinato la visione del mondo che hanno inserito in ciascuno loro scritto. Il senso di malessere e disagio in un mondo poco comprensibile e da cui spesso si sentivano estranei.
Quando è nata la tua passione per la scrittura? E da dove pensi sia scaturita?
Non ho un ricordo preciso del momento in cui ho iniziato a scrivere o a leggere con così tanta passione, ma sono sicura che l’input a scrivere con costanza, a condensare i pensieri sparsi in una storia più articolata, sia nato a 9 anni, quando mi sono cimentata nel mio primo romanzo, rimasto chiuso nel cassetto (e assolutamente rimarrà lì!). Il libro che ha segnato la svolta è stato “Il mondo perduto” di Arthur Conan Doyle, regalatomi da mio padre e consigliatomi vivamente perché era stato uno dei suoi libri preferiti da ragazzo. Mi ha rapito completamente, facendomi sorprendere ad ogni pagina della capacità dell’autore di rendere così vivide e reali le sensazioni e le immagini. Ero stata catapultata in un altro mondo senza neppure rendermene conto, e ho capito che quello che sentivo dentro, quello che provavo a scrivere qua e là, andava reso reale.
Da quando scrivi in modo regolare e, permettimi il termine, serio?
A nove anni ho voluto provarci e non ho più smesso, ma era ancora solo un tentativo. A 13 anni ho scritto il mio primo romanzo edito, e da allora continuo a scrivere in maniera regolare, continuando a voler rendere reali i pensieri che mi si accavallano in testa, continuando a farlo un po’ per gioco, un po’ perché è pur sempre un continuo tentativo di miglioramento e di comprensione, di se stessi e del mondo.
Il primo romanzo a 13 anni. Una ragazzina prodigio, se si può dire. Una passione impegnativa la scrittura a quell'età. La tua famiglia e i tuoi amici cosa hanno pensato quando hai iniziato a scrivere?
Sembrerà strano, ma non è stata una grossa sorpresa, soprattutto per i miei genitori. Mi avevano visto per anni trascorrere le giornate a leggere e a scrivere, a spendere i miei pomeriggi in libreria alla ricerca di qualcosa che catturasse il mio interesse per tuffarmi in un’altra storia. La sorpresa è derivata più che altro dalla possibilità che ho avuto di pubblicare le mie storie, so che ne sono fieri perché sanno che scrivendo riesco a realizzare quella parte di me che è così dominante nella mia vita che lasciarla sopita sarebbe come limitarmi a sopravvivere. La mia migliore amica ha sempre compreso la mia passione e mi ha supportato in ogni momento della ricerca, leggendo lei stessa tutto ciò che scrivo in modo da poterne ridere e parlare insieme. E confesso che anche adesso ci divertiamo a leggere insieme i miei scritti simulando le voci dei personaggi!
Quanti lavori hai portato a termine? Ti va di elencarli e raccontarci qualcosa di essi?
“Il segreto di Villa Clamberry – Memorie di un fantasma” è il primo romanzo che ho pubblicato. Si tratta del diario di James Clamberry, un ragazzo che decide di confidare alle pagine la sua intera vita, ma lo fa solo dopo essere morto. Diventato fantasma e costretto a vagare per le stanze desolate della Villa di famiglia a lungo odiata, non può far altro che scrivere e così rivivere, in attesa che qualcosa muti lo stato di quiete in cui si trova intrappolato. Ho amato ogni singolo giorno in cui ho potuto scrivere questo diario. Per alcune ore, ogni giorno, diventavo James, smettevo di scrivere come fossi io, e lasciavo che i pensieri diventassero i suoi. “Madame Bovary sono io” diceva Flaubert, non trovo difficile crederlo.
“Il circolo della vita”, “Il rogo della strega”, “Tre passi” e “Sospiri d’Ombra” sono invece i romanzi appartenenti alla serie Il Circolo della Vita, una saga sul paranormale che inizia con un gruppo di studenti di parapsicologia che intendono svolgere un progetto di ricerca per indagare le prove della vita dopo la morte. Ma nel corso degli anni e dei romanzi, le loro storie si intrecciano, nuovi personaggi si aggiungono e il problema non sarà più scoprire se qualcosa esiste dopo la morte, ma al contrario, tornare a separare i due mondi, quando ormai vivi e presenze tornate dal passato condividono lo stesso spazio e tempo.
L’ultimo scritto edito è invece “La Fata Perduta”. Non avrei mai creduto di dedicarmi ai racconti o alle favole, ho sempre amato i romanzi e li trovavo il modo a me più congeniale per esprimere quello che vedo e sento e immagino. Ma La Fata Perduta è stata una sfida, un tentativo, come lo è sempre la scrittura, è ho voluto cimentarmi, provando a scrivere un racconto destinato in via prevalente ai bambini, ma che in realtà vuole abbracciare il lato fanciullesco di ciascuno, a prescindere dall’età anagrafica. Come dicevo prima, il tema della ricerca di sé è un argomento che mi è da sempre molto caro, e qui, in questa favola, ho voluto parlarne in chiave allegorica, fornire un invito a chiunque voglia ascoltarlo per far capire che non è mai troppo tardi per essere se stessi, per provare a conoscersi e per iniziare il viaggio alla scoperta di sé.
Come hai fatto a pubblicare i tuoi lavori? Ti sei affidato ad una casa editrice o hai fatto da te?
Fin dal primo romanzo ho iniziato la ricerca di una casa editrice, ma in realtà è nato tutto in modo molto casuale. Trovare una cosa editrice non è mai una cosa semplice, soprattutto perché molte rifiutano di prendere in considerazione il manoscritto senza neppure averlo letto o aver guardato quantomeno la sinossi. Avevo finito di scrivere “Memorie di un fantasma” quando ho deciso di farlo leggere ai miei genitori e mia sorella. Mio padre e Cristina lo hanno letto subito, mentre mia madre scherzando mi ha detto che non le piaceva leggere fogli sparsi, e che lo avrebbe letto solo se rilegato e pubblicato. Più divertiti che realmente intenzionati a farlo pubblicare, io e mio padre abbiamo accettato la sfida, proponendolo ad alcune case editrici. Alla fine ho deciso di firmare il mio primo contratto con una casa editrice locale, per poter vivere in prima persona il contatto diretto con il gruppo di lavoro. E sì, alla fine mia madre l’ha letto!
Alla fine tua madre ha letto il tuo libro. Com'è andata? Le è piaciuto?
Alla fine l’ha letto sì, e le è piaciuto molto. Da mia madre ho preso la passione per la lingua italiana e la curiosità per le parole, quindi è stata anche severa nel giudicare l’uso di alcune espressioni piuttosto che altre, ed è un modo di approcciarsi a me che apprezzo tuttora, la critica per aiutare qualcuno a migliorarsi è il miglior modo per far puntare ciascuno al proprio massimo potenziale. Spero che continui a farlo sempre! Anche insiste per voler leggere i miei libri solo dopo la pubblicazione!
Domanda da lettore: e-book o libro cartaceo?
Inizialmente ero una delle sostenitrici del cartaceo in maniera categorica, ma come per tutto non credo esista un concetto assoluto, quindi ho voluto provare l’ebook e devo dire che non è affatto male. È un altro concetto, è un altro metodo di lettura, utile soprattutto da un punto di vista economico e pratico. In viaggio è perfetto, posso portare un’intera libreria senza occupare la valigia solamente con i libri, come in realtà tendo sempre a fare. Credo anche che sia un’ottima possibilità per gli autori esordienti che possono proporre la propria opera a prezzi vantaggiosi, invitando così più lettori a investire nella curiosità piuttosto che a puntare solo su autori già conosciuti.
Nonostante questo non riesco e non voglio rinunciare al cartaceo, amo il profumo della carta e il tocco con le pagine, ogni libro per me è associato anche alla sensazione tattile specifica delle mie mani sulla copertina, del profumo che mi inebria ogni volta che volto le pagine, inizio a leggerlo o lo ripongo sul comodino. Ogni libro viene così a caratterizzarsi non solo per la sua storia ma per l’evento polisensoriale che rimanda a vista, tatto e olfatto.
Rimango del parere che una cosa non escluda l’altra, un libro è un libro, purché si legga, ognuno è libero di trovare il modo più efficace e adatto a sé.
Io ringrazio di cuore Erika per essersi prestata a quest'intervista. E' stato un piacere intervistarla e conoscerla meglio. Se volete seguirla, potete farlo attraverso la sua pagina Facebook.
Io ringrazio di cuore Erika per essersi prestata a quest'intervista. E' stato un piacere intervistarla e conoscerla meglio. Se volete seguirla, potete farlo attraverso la sua pagina Facebook.
Grazie a te per avermi offerto questa occasione! =D Prima o poi dovrai concederci un'intervista a te stessa per scoprire qualcosa in più anche su di te!
RispondiEliminaAhahah..chissà! Se vuoi venerdì ho risposto ad un tag game qui sul blog. Qualcosa di me potresti scoprirla ;)
Elimina