Salve lettori!
Eccomi qui a presentarvi un giovane autore emergente e il suo romanzo. Oggi conosciamo insieme Gabriele Dolzadelli e il suo libro Jolly Roger - La terra di nessuno.
Il libro.
La terra di nessuno è il primo volume della saga Jolly Roger, nonché libro d'esordio di Gabriele Dolzadelli.
Ambientato nel 1670, narra le vicende di un giovane irlandese di nome Sid, che intraprende un lungo viaggio verso il Mar dei Caraibi alla ricerca del fratello Alexander. Il viaggo lo porterà fino all'isola di Puerto Dorado, piccolo fazzoletto di terra conteso dalle principali potenze europee dell'epoca (Francia, Inghilterra ed Olanda) che ben 9 anni prima si erano alleate per spodestare gli spagnoli dalla colonia. Sid scoprirà presto come Puerto Dorado nasconde un misterioso segreto e che la scomparsa di Alex ne è strettamente collegata. Intrighi, complotti e sotterfugi farciranno le giornate caraibiche dei protagonisti, mentre una nave pirata ancorata all'orizzonte attende con pazienza la propria occasione.
L'autore.
Ragazzo valchiavennasco di 26 anni (classe 1988). Vive a Chiavenna (SO) con sua moglie Natalie, con cui è sposato da tre anni ed attualmente lavora come panettiere in un'azienda locale.
Sin da bambino ha sempre avuto la passione per i romanzi. Inizialmente accanito fan di Michael Chricton (Jurassik Park, Sfera, Congo e TimeLine solo per citarne alcuni) si è poi lasciato trasportare anche da autori come Ken Follett, George R.R.Martin e molti altri, spaziando dal genere avventuroso ai thriller, fino ad arrivare alla fantascienza.
Se dovesse scegliere tre romanzi a cui è particolarmente legato, direbbe senza ombra di dubbio 10 piccoli indiani di Agatha Christie, Un piano semplice di Scott Smith e Il signore delle mosche di William Golding. Questo perché li ritiene romanzi molto significativi e che riescono a saper mescolare bene le carte in gioco disorientando spesso il lettore riguardo a quali personaggi siano realmente buoni e quali no, disegnando processi di maturazione che portano i protagonisti a passare da un fronte all'altro, spesso senza che ce ne si accorga realmente. Sono stati questi generi di letture, uniti alla sua passione per i telefilm, a dargli lo spunto necessario per buttarsi nella scrittura, volendo creare una storia che potesse racchiudere tutti questi elementi attraverso gli occhi di diversi protagonisti ed un sapiente uso di flashback.
Inizia a scrivere Jolly Roger nel 2012 per poi terminarlo un anno dopo. Il romanzo rimane poi nel cassetto a lungo fino a che, riscuotendo pareri molto favorevoli fra i conoscenti, suoi lettori "zero", decide di provare a debuttare nel mondo dell'auto-pubblicazione. Ora il libro è disponibile online sia in formato cartaceo che in e-book e trova consensi nella critica e nelle recensioni ricevute. L'affetto mostrato dal pubblico gli ha dato la carica necessaria per continuare questa avventura così che nel luglio del 2014 comincia la stesura del secondo volume: Le chiavi dello scrigno, che uscirà nella primavera del 2015.
Come in ogni presentazione che si rispetti, non possono mancare alcune domande all'autore.
Solitamente un autore giovane ed emergente progetta un romanzo per volta. Come ti è venuta l'idea di impegnarti in una saga? E' un progetto molto ambizioso e ammirevole...
Direi che è stato qualcosa di molto naturale. Questo perché quando ho iniziato a scrivere Jolly Roger avevo già in mente una storia che non riguardasse un solo protagonista, ma che comprendesse più sotto-trame, sviscerando diversi personaggi.
Mi avevano molto affascinato romanzi come quelli di Ken Follett (Century Trilogy), George R.R.Martin (Il trono di spade o Wild Cards) e Frank Schätzing (Il quinto giorno) in cui si offre al lettore la possibilità di visionare prospettive diverse di una stessa vicenda.
A questo aggiungiamo il fatto che mi aveva anche entusiasmato l'utilizzo dei flash-back in alcune serie tv odierne, come Lost, Once Upon a Time, Revolution ecc.. che mi avevano ispirato ad usare la stessa tecnica anche su carta, così da dare lo stesso effetto di profondità dei protagonisti.
Il risultato? E' stato quello di avere più personaggi, più storie e più back grounds e di certo non si poteva contenere un progetto simile in un solo libro.
Così ho iniziato a disegnare lo scheletro di una saga che ora sta prendendo sempre più forma.
Non mi sono preoccupato troppo della commercializzazione del prodotto.
Ho semplicemente voluto scrivere quello che mi andava di scrivere. Ne è venuto fuori qualcosa di spontaneo ed originale.
Da quello che ho capito leggendo la tua biografia, sei un lettore "forte" (per usare la terminologia che va di moda in questi tempi e che indica una persona che legge molti libri). Leggere molto ti ha aiutato nella stesura del tuo libro? Ti ha permesso di orientarti maggiormente su un certo stile o, piuttosto, di ricercare certi elementi stilistici e narrativi?
Lettore forte è una parola grossa. Almeno, un tempo credevo di esserlo, ma raffrontandomi con diversi gestori di blog che recensiscono libri, i quali a volte leggono più di 60 romanzi all'anno, ho capito che ho parecchia strada da fare a riguardo!
Comunque, l'aiuto avuto dai libri è stato più sull'uso delle tecniche narrative che sullo stile. Non credo di avere uno scrittore, tra quelli che sono sui miei scaffali, che ha uno stile simile a quello da me utilizzato. Diversi blog hanno definito la mia maniera di scrivere semplice e diretta. Personalmente ho cercato di disegnare le immagini delle situazioni e degli ambienti con poche parole ma ben chiare. Questo è stato molto apprezzato. Spero che continui ad esserlo.
Hai auto-pubblicato il tuo libro. E' stato difficile? E, soprattutto, è stata una scelta obbligata, non avendo trovato una casa editrice fisica disposta a credere nel tuo lavoro, oppure hai sempre creduto nel self-publishing?
Il self-publishing è stata una scelta conseguente ai miei obiettivi iniziali, ossia quelli di avere un'opera per me e i miei amici. Furono loro stessi ad incoraggiarmi a trovare un modo di stampare la mia opera affinché ne potessero avere una copia. Così feci ed in breve mi lasciai anche allettare dall'idea di utilizzare lo stesso strumento per renderla disponibile anche ad altri, soprattutto qui dove vivo io attraverso le cartolibrerie.
E' stato un mondo nuovo che non conoscevo. Un mondo che aiuta molto gli scrittori emergenti ma allo stesso tempo è pieno di insidie.
Al giorno d'oggi sono molti coloro che ricorrono a questo tipo di pubblicazione e dunque ci sono in Italia migliaia e migliaia di autori e romanzi che variano da quelli di qualità a quelli scadenti (dato che nell'auto-pubblicazione non può essere garantita la qualità del libro).
Bisogna imparare a destreggiarsi e credere nel valore del proprio romanzo e nella sua capacità di distinguersi.
In più la difficoltà sta anche nel fatto che l'autore autopubblicato deve svolgere tutte le funzioni che adempie la casa editrice. Deve finanziarsi e pubblicizzarsi e questo può essere arduo.
Ma alla fine, quando vedi che nonostante tutti gli scogli riesci a raggiungere diversi lettori ed appassionarli hai una grande soddisfazione che ripaga tutti gli sforzi.
Fino ad ora sono stato contattato da tre note case editrici, che però mi hanno proposto un contratto a pagamento che ho prontamente rifiutato. Altre non a pagamento mi hanno fatto i complimenti per l'opera ma non era nella loro politica un progetto a più volumi.
Per il momento rimarrò dunque sulla strada del self-publishing ma sono ben disposto a valutare, in futuro, proposte di case editrici non a pagamento che vogliano investire in questo progetto.
Io ringrazio Gabriele per la disponibilità. Gli auguro che il suo romanzo (anzi!, la sua serie di romanzi) possa avere un buon riscontro di pubblico e critica.
Alla prossima!
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