domenica 23 agosto 2015

I caduti di pietra, Giuseppe Russo.

Titolo: I caduti di pietra.
Sottotitolo: Campania 1940-1943; Storia di una regione in cui cadde anche la cultura.
Autore: Giuseppe Russo.
Casa Editrice: Photocity Edizioni.
Pagine: 224.

Trama: Il 10 giugno del 1940 l'Italia fascista entrava in guerra, persuasa da un'illusione storica e da calcoli politico-militari totalmente errati. A Napoli, diventata uno strategico trampolino di lancio verso il Mediterraneo, la guerra portò enormi disastri, inghiottendo non solo più di ventimila civili innocenti, ma danneggiando e devastando per sempre una grande fetta del patrimonio storico, artistico e culturale della città. La stessa sorte, seppur in misura minore rispetto alle tragedie della problematica città partenopea, toccò ad altre zone della regione. Numerosi centri furono prima bombardati dagli angloamericani, poi colpiti dai nazisti in ritirata, e successivamente usati e violentati dall'occupazione degli Alleati. Questi ultimi, inizialmente definiti "liberatori", alla fine agirono ugualmente come un esercito d'occupazione feroce e non meno odioso del nemico in ritirata. Gli anni della guerra, in Campania, furono tre volte più devastanti che nel resto d'Italia. Non caddero solo militari e civili. Caddero anche le pietre angolari della nostra cultura.


Non sono mai stata un asso in storia, tant'è che alle superiori preferivo programmare le interrogazioni piuttosto che affidarmi al caso. E pure alla maturità, per evitare sorprese, avevo inserito storia in tesina così da levarmi il pensiero (stessa cosa avevo fatto con filosofia, ma questa è un'altra faccenda...). In casa mia però sono cresciuta a pane e Storia (e altre cose, ma fa figo scrivere solo così!) perché il mio papà è un grande appassionato: non si perdeva un numero di Storia Illustrata (chi se la ricorda alzi la mano!) e i libri a tema storico in casa sono ancora oggi tantissimi. 
Ora che vi è chiaro il quadro del mio rapporto con la storia, non vi sarà difficile capire che i libri a tema storico non sono esattamente il mio forte, anche se i romanzi storici mi piacciono molto. Il libro di Giuseppe Russo non è però un romanzo storico, bensì un saggio (il primo saggio che recensisco qui sul blog!), ma non uno di quei noiosissimi e pesantissimi tomi che siamo abituati a trovare nelle biblioteche di facoltà, bensì un libricino scritto con termini semplici e che illustra in modo chiaro e conciso gli avvenimenti.

Giuseppe Russo ha scritto un testo adatto a tutti, anche a chi non è avvezzo a leggere di storia e nella Storia. In modo chiaro ed estremamente divulgativo, ci racconta gli anni della Seconda Guerra Mondiale nella sua Terra, la Campania, attraverso brevi capitoli di storia pura, immagini, citazioni e documenti. Il risultato è un'indagine su un aspetto spesso dimenticato nei conflitti passati come in quelli attuali: la distruzione di tutto ciò che è cultura e che caratterizza un popolo. 
«...I bombardamenti a tappeto non prevedevano solo la distruzione delle infrastrutture e degli obiettivi militari, ma si prefiggevano soprattutto di distruggere il morale delle popolazioni colpite attraverso la cancellazione delle basilari strutture civili di una città: palazzi, ritrovi, piazze, monumenti, trasporti, uffici, fabbriche, chiese. Nulla fu lasciato al caso, né alla pietà...»
Il libro permette al Lettore di compiere un viaggio attraverso ciò che si è dimenticato, riportando alla memoria quei caduti di pietra di cui spesso non rimane che il ricordo. 
Un lavoro curato, di ricerca e riscoperta della memoria, portato avanti da chi quei luoghi li vive e da chi porta con sé i racconti tramandati.

In tutta sincerità, non è stato facile leggere questo libro. Insomma, tornando a quello che dicevo all'inizio, la storia non è mai stata la mia materia preferita. Forse mi mancano delle nozioni base che mi avrebbero permesso di procedere più spedita, però il libro è davvero fatto bene. Il mio giudizio quindi non è completamente attendibile perché non leggo quasi mai libri così (per non dire mai!, ma suona troppo male), ma sono intenzionata a prestarlo al mio papà e al mio ragazzo, due appassionati di storia con i fiocchi, anche se per epoche e motivi diversi. Credo in tutta onestà che lo apprezzeranno e, se così sarà, sarò ancora più convinta del buon lavoro che ha fatto Giuseppe Russo con questo libro! 

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