Autore: Alessandro D'Avenia.
Casa Editrice: Mondadori.
Pagine: 254.
Trama: Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Vi ricordate qualche recensione fa, quando vi dicevo che arrivo in ritardo sui libri-del-momento, ma ci arrivo? Ecco, questo è un esempio lampante. Questo romanzo di Alessandro D'Avenia, se non erro, è del 2010, ne ho sentito parlare e riparlare, ne hanno fatto un film (molto bello secondo me), è stato tradotto in altre lingue, ne hanno scritto sulle principali testate giornalistiche, eppure io dovevo ancora leggerlo. Non perché non ne fossi attratta, anzi! Solo che, come sapete, non leggo mai un libro finché è sulla bocca di tutti perché non mi piace essere influenzata e allora preferisco aspettare. Soltanto che avevo aspettato un po' troppo ed è andata a finire che, quando mi ero decisa a comprarlo (anche se, permettetemi di dirlo, ma quasi venti euro per questo romanzo mi sembra eccessivo), si trovava solo l'edizione con la copertina riadattata per il film e allora ho desistito.
Ecco però che, alcune settimane fa, mi è venuto in aiuto AccioBooks (sì sempre lui!, non ve lo linko più perché ormai sarete stufi di sentirlo). Mi è arrivato a casa il romanzo giusto in tempo per partire per la mia breve vacanza e l'ho portato con me senza esitazioni.
Il romanzo è perfetto per gli adolescenti proprio perché D'Avenia volutamente voleva rivolgersi agli adolescenti, ma è scritto molto bene e, spesso, non guasta nemmeno ad un adulto (o presunto tale) leggere certe cose e ricordarne altre magari dimenticate, quindi è un libro adatto a tutti.
Sapevo perfettamente cosa aspettarmi dal romanzo perché avevo già visto il film, ma il libro si è rivelato ugualmente una continua sorpresa. Certo, lo stile e il gergo usati sono ideali per un pubblico un pochino più giovane di me, ma mi è piaciuto davvero molto.
La delicatezza e la profondità con le quali l'autore tratta temi così complessi e difficili da accettare mi hanno lasciata incantata, davvero senza parole se non ammirazione e stupore. Se fossi stata una di quelle lettrici che hanno il coraggio di sottolineare i propri libri, beh!, credo che avrei sottolineato quasi tutto il libro. Io davvero non trovo le parole per descrivere la passione del Sognatore (che vorrei tanto mi appartenesse almeno un pochino), la sofferenza di Leo, il coraggio e la maturità di Beatrice, la pazienza e l'amore di Silvia. Non credo esistano parole adatte a descrivere la reale realtà (scusate il gioco di parole) dei personaggi di questo romanzo. Tutto è curato, tutto è vero, tutto è assolutamente, dannatamente, reale. Chapeau.
Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco... Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso. Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l'ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare??), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.Ma perché sono così? Perdo il controllo. Non so stare solo. Ho bisogno di... manco io so di cosa. Che rabbia! Ho un iPod in compenso. Eh sì, perché quando esci e sai che ti aspetta una giornata al sapore di asfalto polveroso a scuola e poi un tunnel di noia tra compiti, genitori e cane e poi di nuovo, fino a che morte non vi separi, solo la colonna sonora giusta può salvarti. Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un'altra dimensione. Entri nell'emozione del colore giusto.
E poi ci sono loro nel romanzo, i colori. Bianco, rosso e azzurro. Mi è piaciuto tantissimo come i colori siano stati usati per descrivere emozioni e persone, l'ho trovato un modo diretto e allo stesso tempo sottile per focalizzare l'attenzione sulle cose importanti. Mi sono ritrovata a pensare ai colori mentre leggevo ed al loro significato e mi sono resa conto che non c'è niente, come i colori, che riesca ad esprimere al meglio una sensazione. Non ci sono parole. Non ci sono canzoni. Non ci sono poesie. A volte, possono esserci solo i colori.
Fisso l'azzurro degli occhi di Silvia: un mare in cui far naufragio senza morirne, sul fondo del quale c'è sempre pace, anche quando la superficie è in tempesta. E mentre questo mare mi culla, sorrido il sorriso perfetto. Il mio sorriso dice senza parole che quando cominci a vivere davvero, quando la vita nuota dentro il nostro amore rosso, ogni giorno è il primo, ogni giorno è l'inizio di una vita nuova. Anche se quel giorno è il primo giorno di scuola.
Molti mi hanno detto che questo libro è banale, solamente per adolescenti, ma io l'ho trovato davvero delicato e incredibile. Sarà perché, in fondo in fondo, sono ancora la ragazzina con gli occhi a cuoricino, ma mi è piaciuto.
Vorrei sapere cosa ne pensate voi di questo romanzo, perché mi sembra chiarissimo da quello che ho scritto sopra come la penso io in merito. Fatemi sapere nei commenti.
L'ho letto quando ero ancora alle superiori, ma lo avevo trovato comunque per ragazzi più giovani di me :) Sulla delicatezza nella narrazione e sulle frasi da sottolineare mi trovi d'accordo con te. Inoltre è un libro che è un inno alla vita e alla speranza. Però, sai che ti dico? Che ho preferito il secondo romanzo, anche lui adolescenziale, ma che mi ha emozionata moltissimo. Ancora aspetto che sia il momento per consigliarlo alla mia sorellina :)
RispondiEliminaQuesto è stato il mio primo D'Avenia, ma credo leggerò anche gli altri... :)
EliminaCome sempre mi hai fatto venire una gran voglia di leggere questo libro! Dagli estratti che hai inserito mi sembra molto diverso dal film, molto più profondo e studiato. Come ti avevo già scritto in precedenza, a me il film non era piaciuto per niente e avevo archiviato totalmente questo libro. Ma a questo punto credo che gli darò una chance e vedrò come mi parla! 😊 grazie per la recensione, è splendida come sempre!!!
RispondiEliminaGrazie!!! :*
EliminaQuanta responsabilità che mi dai!...leggi una mia recensione e riesco a farti cambiare idea, ti ringrazio!
Secondo me è una lettura carina e ci sta...il film non gli rende sufficiente giustizia...
Ciao Antonella! Ti avverto che questo è soltanto il primo di una valanga di commenti che sta per scatenarsi sotto i tuoi post, perché sono stata a lungo assente da blogger e devo recuperare! :P
RispondiEliminaStranamente (dico stranamente perché sono come te, e raramente leggo le novità più chiacchierate) lessi questo romanzo nel periodo in cui uscì, e cioè quando ero al liceo; ricordo che provai un misto di cose contrastanti... Da una parte mi piacevano le idee alla base della storia, mi piaceva tantissimo quel contrasto di colori che attira sin dal titolo. Però c'era qualcosa che mi fece restare fredda, come se le parole di D'Avenia non arrivassero fino a toccarmi. Così per me è rimasto un autore bravino sì ma non troppo interessante.
Credo sia una questione di equilibrio tra gusti personali, sensibilità e del momento giusto: mi rendo conto che da adolescente ero molto esigente ed avevo gusti particolari. Probabilmente rileggendolo oggi lo prenderei per quel che è, sapendolo forse apprezzare di più. Comunque sia, è pur sempre un libro che mi è capitato di consigliare a chi si trova nell'età giusta perché, al di là di tutto, tra tanta robaccia che c'è oggi in libreria come hai detto tu, D'Avenia scrive bene e sa senz'altro parlare ai ragazzi :)
Ciao Julia! Bentornata =)
EliminaMi fa piacere ritrovarti e sapere che mi sommergerai di commenti. ;)
Io credo che D'Avenia sia un buon 'prodotto italiano' per i ragazzi. Scrive bene, lancia un bel messaggio e non viaggia sul binario dei luoghi comuni...e questo è davvero raro con tutta la roba che si trova in giro.